20. Pelide Achille
Non appena Percy si mosse mi svegliai immediatamente, sentendo fin da subito la mancanza del suo corpo avvinghiato al mio. Mi rigirai, confusa, cercando di dare un senso ai rumori che sentivo. Di immortales, ma che cavolo stava succedendo?
«Percy!» esclamò una voce strozzata «Vi... voglio... salvare!»
Ci misi qualche istante a riconoscerla. Scattai in piedi, mettendo a fuoco Percy: aveva atterrato Nico sul pavimento della cella e gli teneva il filo della spada sulla gola. «Ah, davvero? E perché dovremmo fidarci di te?»
«Avete... scelta?» rispose Nico, mezzo soffocato.
«Percy, lascialo» dissi con riluttanza. Purtroppo aveva ragione.
Lui imprecò, e fece come gli dicevo. Nico si rannicchiò su sé stesso ed emise dei versi simili a conati di vomito, poi si riprese. Alla fine si alzò in piedi, adocchiando con aria stanca Vortice. Di immortales, quanto avrei voluto mollargli un pugno... «Dobbiamo andarcene di qui» disse.
«Perché?» replicò Percy «Tuo padre vuole parlarci di nuovo?»
Nico trasalì. «Percy, lo giuro sullo Stige, non conoscevo i suoi piani!»
Non si giurava sullo Stige a cuor leggero, e se c'era una persona che lo sapeva era proprio lui. Tuttavia non riuscii a fidarmi immediatamente. Non potei farne a meno. «Sai benissimo com'è fatto tuo padre» intervenni un po' brusca «non dirmi che ti aspettavi qualcosa di diverso»
«Mi ha ingannato. Aveva promesso...». Sollevò le mani. «Sentite... in questo momento dobbiamo solo andarcene. Ho addormentato le guardie, ma non durerà»
Percy sbuffò. Si girò a guardarmi. «Ha ragione» disse a denti stretti.
«Lo so. Non abbiamo scelta». Sbuffai anche io. «Da che parte?»
Nico indicò il muro. Un'intera sezione scomparve, rivelando un corridoio. «Andiamo»
Ci fece strada. Ogni volta che ci imbattevamo in una guardia, Nico la indicava e gli occhi di fuoco dello scheletro si affievolivano. Sfortunatamente però, più lo faceva più sembrava stanco. Nonostante fossi piuttosto arrabbiata con lui non potei fare a meno di preoccuparmi. Quel dannato Morticino si era conquistato un piccolo spazio nel mio cuore. Mi ero affezionata a lui. Ero, però, abbastanza sicura che ciò non mi avrebbe impedito di picchiarlo comunque. Dovevo solo aspettare il momento giusto.
Attraversammo un labirinto di corridoi che pullulavano di guardie. Quando entrammo in una cucina piena di cuochi e camerieri zombie, praticamente ormai Percy portava Nico in braccio. Riuscì ad addormentarli tutti, ma per poco non svenne. Lo trascinò fuori passando per l'ingresso di servizio e puntammo verso le Praterie degli Asfodeli. Non appena mettemmo piede fuori, però, si udii il suono dei gong di bronzo nel palazzo. «Gli allarmi» mormorò Nico mezzo addormentato.
«Che facciamo?»
Sbadigliò, quindi aggrottò la fronte come per sforzarsi di ricordare. «Che ne dici di... scappare?»
«Pensa solo a correre. Vi copro io» dissi a Percy, evocando le Gemelle.
Gli spiriti dei morti si facevano da parte come se il bronzo celeste delle mie katane fosse di fuoco e fiamme. Il suono dei gong rimbombava nei prati. Davanti a noi si stagliavano le mura dell'Erebo, ma più avanzavamo, più sembravano lontane.
"BAUUU!"
Se non fossimo stati negli Inferi avrei detto che la signora O'Leary era una visione celestiale. Percy stava quasi per cedere. L'enorme segugio infernale balzò fuori dal nulla e si mise a correrci intorno, pronta per giocare. «Ciao, bella!» esclamò lui «Puoi darci un passaggio fino allo Stige?»
La parola "Stige" la entusiasmò. Saltellò un paio di volte, cercò di mordersi la coda e si calmò quanto bastava per consentirci di spingere Nico sulla sua groppa. Quando salimmo anche io e Percy partì al galoppo verso la porta; superò con un balzo la fila veloce, sbaragliando le guardie e facendo scattare altri allarmi. Cerbero abbaiò, ma sembrava più eccitato che arrabbiato, come per dire: "Posso giocare anch'io?". Per fortuna non ci seguì, e la signora O'Leary continuò a correre. Non si fermò finché non fummo vicino alla sorgente e i fuochi dell'Erebo non furono scomparsi nel buio.
Nico scivolò giù dalla groppa della signora O'Leary e si accasciò come un sacco sulla sabbia nera. Tirai fuori un quadratino di ambrosia che avevo in tasca e glielo ficcai in bocca. «Mmh» borbottò «va meglio. Grazie, Lampadina»
«Morticino del cavolo» borbottai imbronciata «ce l'ho ancora con te. E i tuoi poteri ti sfiniscono troppo»
«Un grande potere comporta una... grande sonnolenza. Svegliami più tardi»
«Ehi, zombie!» lo chiamò Percy. Lo afferrò prima che svenisse di nuovo. «Siamo al fiume. Devi dirmi cosa devo fare!»
Gli diede l'ambrosia rimasta, anche se era un po' pericoloso. Quella roba era un'ottima cura per i semidei, ma ci poteva anche ridurre in cenere se ne mangiavamo troppa. Per fortuna sembrò operare la sua magia. Nico scosse la testa un paio di volte e si rimise in piedi. «Mio padre arriverà presto» disse «dobbiamo sbrigarci»
«Ma non mi dire!» esclamai sarcastica.
La corrente dello Stige turbinava trascinandosi dietro degli strani oggetti –giocattoli rotti, diplomi stracciati, corpetti da ballo sgualciti– tutti i sogni che le persone avevano gettato via passando dalla vita alla morte. «Allora... mi tuffo e fine?» chiese Percy.
«Prima devi prepararti» rispose Nico «o il fiume ti distruggerà, bruciando il tuo corpo e la tua anima»
«Sembra divertente» mormorò Percy.
«Non è uno scherzo» lo avvisò Nico «hai un solo modo per restare ancorato alla tua vita mortale. Devi...»
Si lanciò un'occhiata alle spalle e sgranò gli occhi senza finire la frase. Io e Percy ci voltammo e ci ritrovammo faccia a faccia con un guerriero greco.
Era grande e grosso, il volto crudele segnato da cicatrici e i capelli neri rasati. Indossava una tunica bianca e un'armatura di bronzo, e portava un elmo col pennacchio sotto il braccio. Solo che i suoi occhi erano umani –verde chiaro, come un mare poco profondo– e aveva una freccia insanguinata sul polpaccio sinistro, appena sopra la caviglia. «Achille!» esclamò Percy.
Il fantasma annuì. «Ho avvisato l'altro di non seguire le mie orme. Ora avviserò te»
«Luke? Ha parlato con Luke?»
«Non farlo» continuò Achille «ti renderà potente, ma ti renderà anche debole. La tua audacia in battaglia supererà quella di qualsiasi mortale, ma le tue debolezze e i tuoi difetti aumenteranno di pari passo»
«Vuole dire che avrò un... un tallone d'Achille?» chiese Percy «Non potrei solo... ehm, indossare qualcosa di diverso dai sandali?»
Il fantasma abbassò lo sguardo sul suo piede insanguinato. «Il tallone è solo la mia debolezza fisica, semidio. Mia madre, Teti, lo usò per sostenermi quando mi immerse nello Stige. Quello che realmente mi ha ucciso è stata la mia arroganza. Stai in guardia! Ripensaci!»
Diceva sul serio. Percepivo il rimpianto e l'amarezza nella sua voce. Stava cercando onestamente di salvare Percy da un destino terribile. Ma non avevamo scelta. «Devo farlo» replicò infatti lui «altrimenti non avrò nessuna possibilità»
Achille chinò il capo. «Io ho tentato, che gli dei mi siano testimoni. Eroe, se devi farlo, concentrati sul tuo punto mortale. Immagina un punto preciso del tuo corpo che resterà vulnerabile. Sarà il punto in cui la tua anima ancorerà il tuo corpo al mondo. Sarà la tua debolezza più grande, ma anche la tua unica speranza. Nessun uomo può essere del tutto invulnerabile. Perdi di vista ciò che ti rende mortale, e lo Stige ti ridurrà in cenere. Cesserai di esistere». Il fantasma mi puntò un dito contro, facendomi trasalire. «Tu. Siete connessi, lo sento. Sei la sua àncora. Non appena entrerà nelle acque dello Stige, dovrai concentrarti su di lui. Se perderà di vista ciò che lo rende mortale dovrai tirarlo fuori. O morirai anche tu»
«Che vuol dire che morirò anche io?» esclamai nello stesso momento in cui Percy diceva: «Che vuol dire che morirà anche lei?»
Achille annuì, indicando Percy. «Lo Stige prosciugherà la tua energia vitale fino all'ultima goccia. E visto che è connessa con la tua» e indicò me «non appena si esaurirà, spolperà te»
Percy voltò la testa di scatto verso Nico, fulminandolo con lo sguardo. Lui trasalì. «Lo sapevi?» ringhiò.
«No, giuro di no» si affrettò a rispondere.
Sospirai. «Percy, andrà tutto bene» cercai di rassicurarlo «ma tu rimani concentrato, d'accordo? Se dovesse arrivare il momento...». Deglutii, improvvisamente nervosa. Non sapevo se ne ero in grado: Di immortales, non sapevo nemmeno da dove cominciare. Ma dovevo farlo per forza. Volevo farlo. «Ti prometto che ti tirerò fuori»
Percy mi fissò per un lungo momento. Poi annuì. «Va bene. Mi fido ciecamente di te». Guardò Achille. «Non è che può dirmi qual è il punto mortale di Luke, vero?»
Il fantasma si accigliò. «Preparati, sciocco. Che tu sopravviva o meno, hai firmato la tua condanna!». E con quest'ultimo pensiero felice, svanì.
«Percy» disse Nico «forse ha ragione lui...»
«Ma se l'idea è stata tua!»
«Lo so, ma ora che siamo qui...»
«Aspettami sulla spiaggia con Alex. Se ci succede qualcosa... be', forse Ade vedrà esaudito il suo desiderio, e dopotutto sarai tu il figlio della profezia»
Non sembrò fargli molto piacere la prospettiva, Percy lo ignorò. Si voltò verso di me, e sembrò incerto per un attimo. Poi, d'improvviso, si sporse in avanti e mi piazzò un leggero bacio a fior di labbra. «Riportami a riva» sussurrò.
«Te lo prometto» risposi sicura. Che gli dei mi fossero testimoni, ci avrei provato con tutte le mie forze.
Percy prese un bel respiro. Si concentrò, e poi si immerse nel fiume. Ebbi la netta impressione che non si fosse inabissato volontariamente, perché cadde con la faccia in avanti. Feci un passo verso di lui, preoccupata, ma Nico mi afferrò per un braccio e mi costrinse a non muovermi. Il ciondolo a forma di tridente diventò freddo d'improvviso, anche se non gelido. Sibilai per la sorpresa, afferrandolo. «Hai sentito Achille» mi disse «concentrati su di lui, sul legame che avete. Devi tirarlo fuori»
«Io non so come fare, Nico» ammisi disperata.
«Concentrati su quello che provi per lui. Visualizzalo nella tua mente. Trovalo»
Be', tanto valeva provare. Chiusi gli occhi, pregando gli dei di darmi la forza necessaria per salvarlo.
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