4. Profumo di verde
Il profumo di rosmarino, misto a menta e salvia fresca, invadeva l'aria.
Gli occhi fremevano sotto le lunghe ciglia e le palpebre che iniziavano ad alzarsi. Un fievole lamento le uscì dalla gola secca. Passò la lingua sulle labbra screpolate, aveva sete, tanta sete. Tentò di muoversi, ma al pur lieve movimento un dolore acuto la colpì al fianco sinistro.
***
Erano passati oramai tre giorni dal rapimento. Cannavaro aveva ricevuto i risultati richiesti, lo sperma rinvenuto sui vestiti non apparteneva a nessuno dei tre uomini che ruotavano intorno ad Ada.
Tutte le riprese delle telecamere di sorveglianza dell'ospedale erano state visionate. La donna era stata trasporta fuori dall'ospedale, ancora incosciente a causa del coma indotto, su una sedia a rotelle. Il fantomatico dottore che l'aveva rapita era sempre stato attento a mostrare solo la schiena a queste. Unico indizio certo: la fibra di tessuto naturale, rinvenuta sotto le unghie della donna: verde, come verde era il colore dei pantaloni indossati dal rapitore sotto il camice azzurro.
Questo dettaglio fece scattare qualcosa nella mente dell'ispettore. Un lampo e ricordò...
***
Bruno girava in casa come un indemoniato, svuotando e buttando a terra i cassetti, rovistava freneticamente negli armadi, nelle tasche delle giacche di Ada, tra la sua biancheria e tentò di forzare l'accesso al suo laptop, poi quando aveva ormai perso le speranze... eccola! La chiavetta USB con tutte le credenziali della moglie; appena riuscì a entrare nel sito della banca, urlò scaraventando tutto per aria e uscì di casa correndo.
Arrivò schiumando rabbia a casa di Mauro: bussando, quasi buttò giù la porta e, appena il fratello aprì, gli si lanciò addosso, colpendolo con un diretto al mento e un sinistro allo stomaco. Mauro si piegò su se stesso espellendo tutta l'aria che aveva nei polmoni, indietreggiò barcollando e si riprese appena in tempo per schivare Bruno che gli si gettava nuovamente contro.
«Cacchio fai! Sei impazzito?»
«Tu ti scopi mia moglie e io sarei il pazzo?»
Bruno si fiondò di nuovo su Mauro a pugni chiusi, ma questo fu più veloce e, bloccandogli il polso, gli torse il braccio dietro la schiena fino a quasi slogargli la spalla. Bruno urlò per il dolore.
«Deficiente, ma che ti salta in mente? Che fai a fare questa sceneggiata? Lo so benissimo che di Ada non ti frega nulla e che i viaggi di affari sono solo una scusa per restare quanto più possibile lontano e in compagnia del tuo amante. Anzi non capisco proprio perché diavolo ti sei sposato con lei!»
Bruno lo guardò con odio.
«Dove sono! Dimmi dove sono?»
«Ma dove sono cosa?»
«I soldi, deficiente! I soldi che Ada aveva ricevuto come eredità dopo la morte nell'incidente dei genitori! Cazzo! Due milioni di euro! Volatilizzati! Non sono più sul conto di Ada.»
Mauro barcollò e andò a sbattere con la schiena al muro.
«Du... du... due milioni di euro?»
Si accasciò lungo il muro e iniziò a tossire soffocandosi con la sua propria saliva.
Bruno lo guardò pensieroso stringendosi la spalla con la mano sinistra.
«Vuoi dire che non ne sai nulla? Allora... se non sei stato tu, chi... chi è stato?»
***
Lo sperma era stato un colpo di genio, naturalmente non era il suo, ma glielo aveva fornito una prostituta di strada, dietro pagamento di una cifra notevole, in un preservativo usato da un suo cliente. Era praticamente impossibile potessero risalire al proprietario di questo, e anche se ci fossero riusciti, sarebbero stati cazzi di quel deficiente.
Il risultato non era stato proprio quello desiderato: Ada era sopravvissuta e ora qualcuno l'aveva portata via. Aveva sperato di poter concludere il lavoro mentre era ancora incosciente. Ci aveva provato circuendo e influenzando quella povera pazza che era innamorata di quell'imbecille da sempre, ma tutto era precipitato. Poi, anche quella deficiente di Carmela ci si era messa di mezzo prendendo in mano il coltello.
Un piano perfetto che stava colando a picco.
Chi? Chi? Aveva portato via Ada?
E soprattutto... dove erano finiti i soldi dell'eredità?
Tutto quel rischio per ritrovarsi con un paio di mosche in mano!
Se quella sciocca gli avesse concesso il prestito che le aveva chiesto, tutto questo non sarebbe accaduto. Certo, le aveva già chiesto dei soldi e non li aveva restituiti, ma cazzarola! Non era colpa sua se la sfortuna lo perseguitava, ma era sicuro la ruota stesse per girare e le prossime scommesse sarebbero state vincenti. Ora invece, per colpa di quella, si ritrovava con gli strozzini alle calcagna e non sarebbe riuscito a tenere nascosto tutto ancora per molto.
***
Un panno umido sulle tempie le donò sollievo e gocce d'acqua fresca sulle labbra le calmarono l'arsura.
Aprì lentamente gli occhi e il viso sorridente di una donna anziana, dai lineamenti di chi ha sempre lavorato all'aria aperta e i capelli, più bianchi che grigi, raccolti in una crocchia alla nuca da cui sfuggivano ricci ribelli, le si parò davanti.
«Marta? Sei tu?»
«Sì, bambina mia, sono io. Non potevo lasciarti in quel covo di vipere e così ho convinto Francesco a portarti qui da me.»
«Qualcuno ha cercato di uccidermi Marta, io... io non ho visto chi fosse, ma... perché?»
«Oh tesoro, tu sei così ingenua. I soldi, quello è il motore che usa il diavolo.»
«Ma così finirete nei guai! La polizia non sarà contenta di tutto questo.»
«Non preoccuparti bambina. Io sono anziana, più che agli arresti domiciliari che vuoi che mi facciano? E Francesco... Francesco, lo sai, è poco più di un bambino cresciuto, non corre rischi. Tutta la colpa è mia: non potevo permettere che ti facessero male ulteriore. Eravamo venuti per farti visita, ma, quando ho visto quella pazza che si aggirava per l'ospedale, ho rubato un camice da un carrello della biancheria e l'ho fatto indossare al mio nipotino e così eccoci qui.»
Dalla porta entrò un ragazzone sui trent'anni che si avvicinò ad Ada abbracciandola con estrema delicatezza.
«Ciao, cuginetta, come stai?»
«Bene, ora bene.»
E Ada ricambiò l'abbraccio con gli occhi umidi di commozione, mentre la brezza marina, entrando dalla finestra aperta che affacciava sulla baia, le sfiorava il viso.
***
Cannavaro e due agenti si presentato a casa con un mandato di perquisizione. Trovarono ciò che cercavano in un cesto della biancheria sporca che la cameriera non aveva ancora lavato.
***
Mauro osservò Bruno con sguardo duro.
«Sei stato tu allora a tentare di uccidere Ada!»
Bruno alzo il viso di scatto guardandolo negli occhi, stupito.
«No! Che dici! Non ne sarei capace! Lo sai, mi conosci.»
«Solo di una cosa sono certo: appena troveranno Ada farò in modo che non tocchi neanche un euro di quei due milioni... te lo assicuro.»
***
Gennaro era sicuro, se Ada fosse morta, il figlio gli avrebbe concesso il prestito desiderato pur di non fare venire a conoscenza della madre le sue tendenze sessuali, che sarebbero inevitabilmente venute a galla se Ada avesse chiesto il divorzio. Carmela ne avrebbe fatto una tragedia rendendo la vita di Bruno un inferno. Su questo non vi erano dubbi.
Aveva però commesso un errore madornale: non aveva fatto sparire la camicia che indossava quella sera.
Carmela lo guardò delusa mentre lo portavano via, sicura finalmente di ciò che aveva sempre pensato: aveva sposato un completo deficiente.
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