LA PARTENZA
Luogo impreciso.
Una leggera pioggia aveva iniziato a scendere dal cielo, goccia dopo goccia alzando un leggero tintinnio, era una cosa un pò prevedibile. Le nuvole nere all'orizzonte di certo non indicavano segno di bel tempo, eppure quella pioggia sembrava portare con sé un messaggio.
Hotaru osservò una goccia cadere sul palmo della propria mano, mentre la pioggia iniziò ad aumentare. Ora era del tutto fracida ma continuò a camminare, i capelli che ora le erano attaccati alla fronte e i vestiti che ora le si erano attaccati addosso. Era nata per difendere quel clan e una stupida pioggia non l'avrebbe fermata, erano quasi arrivati a destinazione e sarebbe stato stupido fermarsi. Non solo lei la pensava così, ma anche i suoi compagni.
Il clan Yamato era già in viaggio e ormai mancava davvero poco, forse sarebbero arrivati tra qualche ora. Come aveva già immaginato le strade non erano molto piene quei giorni, anzi non avevano incontrato quasi nessuno ma meglio così, il viaggio era stato ancora più tranquillo.
Ora erano tutti un attimo in riposo, in attesa per ripartire. Fosse stato per Honoka non si sarebbero fermati neppure una volta, neppure di notte, dovevano portare sani e salvi i componenti del Clan, non riposare.
La ragazza ora era seduta tranquillamente a riposarsi, voleva solamente restare in pace, lontana da tutta a tutti, ma a quanto pare c'era qualcuno che non era d'accordo.
Joruri si sedette accanto a Honoka, non le piaceva vedere una persona lì sola e sempre con lo sguardo un pò triste. Si, per Joruri Honoka aveva sempre uno sguardo triste, anche arrabbiato ma per lei voleva solo nascondere la sua tritezza con la rabbia.
Joruri fece un sorriso smagliante per sembrare il più gentile e amichevole possibile ma Honoka non gradì la cosa, sbuffò e girò la testa verso l'altro lato.
<<cosa vuoi?>> chiese con tono annoiato senza guardarla, non le piaceva molto parlare e in quel momenti chiacchierare la considerava una vera e propria perdita di tempo.
La ragazza la osservò bene e si sentì un pò a disagio, non era molto carino che Hotaru si girasse dall'altro lato, d'altronde Joruri voleva solamente parlare.
<<? Io ecco- disse deglutendo e calcolando un sassolino lì vicino- nulla>> sospirò poi la ragazza mentre il suo sorriso si cancellava dal volto.
Joruri era appena entrata ufficialmente a far parte di Protettori del Clan e non aveva ancora legato con tutti, anzi non aveva ancora legato con nessuno. Fino a quel momento non aveva che ricevuto rimprovero per la sua grande impulsività, non le piaceva tanto pensare a una strategia quanto più ad agire direttamente, eppure quella cosa non era tanto apprezzata. Ora però voleva solamente ambientarsi bene, dopo un primo attimo di timidezza aveva deciso di voler far parte di quel corpo in tutto e per tutto e non solo per la carica, voleva avere argomenti con cui parlare con loro, sorridere con loro e magari scambiare anche qualche battuta.
<<allora perché mi stai disturbando?>> disse acida Hotaru lanciandole un occhiataccia.
Joruri provò a ricambiare alla meglio quell'occhiataccia anche se dopo un pò sospirò e lasciò stare. Era una cosa davvero molto stupida quella.
<<io non ti ho disturbata- disse dura la giovane alzandosi- volevo solo essere gentile con te ma a quanto pare...>>
In quel momento Hideki dovette contenere a fatica una leggera risatina mentre le osservava, in quella piccola specie di carrozza su cui stava viaggiando assieme a Ren, suo fratello adottivo maggiore, era davvero divertente osservarle ridere. Forse quel viaggio stava diventando davvero interessante, fino ad ora avevano visto ben poco e d'altronde la compagnia di Ren non era delle migliori.
Conosceva da molto Ren ma non lo aveva mai considerato davvero suo fratello, era sempre un pò sulle sue e freddo ma nonostante ciò Ren gli stava spesso dietro, come una palla al piede e gli dava continui consigli fastidiosi e non richiesti mentre Hideki voleva semplicemente essere lasciato in pace. Un'altra cosa che non sopportava di Ren era certamente il sorriso leggero, Ren aveva sempre quello strano sorriso leggero soprattutto quando il ragazzo era nei paraggi, Hideki non riusciva mai a decifrare quello strano sorriso ma per lui non era assolutamente nulla di buono.
Non era possibile che Ren fosse davvero gentile con lui anche senza chiedere nulla incambio, Ren dal canto suo non capiva molto bene perché Hideki fosse ancora così duro con lui, aveva sempre cercato di aprirsi col ragazzo (anche se era lui stesso il primo non molto adatto alle relazioni umane) ma a quanto pare era una cosa che però era sempre andata a senso unico.
Ren voleva davvero che Hideki iniziasse a comportarsi non più come uno sconosciuto ma come suo fratello, soprattutto ora che sarebbe appena iniziato un nuovo capitolo della loro vita e se lo volevano concludere con un lieto fine dovevamo rimanere assolutamente uniti, non potevano permettersi di litigare.
Ren osservò suo fratello mentre ridacchiava, con un leggero sorriso, fino ad ora Ren aveva giocato con la sua scimmietta: Aki, un dono portato dalla Cina. Ren teneva ad Aki esattamente come se fosse il suo amico più caro, stavano sempre assieme e Ren le parlottolava spesso, inoltre Ren era convinto che Aki fosse una scimmietta molto intelligente e che lo aiutasse spesso, infatti la scimmietta spesso portata al giovane della frutta, dei papiri oppure piccoli utensili.
A Hideki quella scimmietta non è mai stata simpatica, per lui sta tramando qualcosa da tanto tempo.
Alla fine Ren chiese <<cosa stai guardando?>>
Hideki osservò bene Ren con far quasi sdegnato, fino a quel momento non ha pronunciato una singola parola troppo impegnato a giocare con quell'animale pulcioso.
Il ragazzo sospirò sistemandosi una ciocca di capelli per poi tornare ad osservare le giovani donne <<Nulla di che, osservo solo una litigata tra donne>>
<<uh?-il ragazzo si incuriosì anche lui e si sporse per vedere- non sembra che stiano litigando>> ammise poi con tono calmo e sinceramente per lui era meglio così, non sopportava vedere delle persone litigare e un litigio in quel momento sarebbe stato davvero stupido e pericoloso.
Ren vedeva semplicemente due ragazze che probabilmente non andavano molto d'accordo: Hotaru seduta su un tronco e dall'aria annoiata mentre alzava gli occhi al cielo e Joruri che invece era in piedi davanti ad Hotaru con la stessa aria. Nessuna delle due parlava però, infatti Hotaru aveva capito che sarebbe stata solo una stupida perdita di tempo mentre Joruri non voleva sembrare la leccaculo di turno.
<<e loro dovrebbero difenderci- commentò acidamente Hideki a voce forse troppo alta schioccando la lingua schioccando la lingua è osservandole- siamo messi bene>>
Hotaru lo sentì bene e si innervosì ancora di più, lei che aveva fin dalla nascita servita il clan posta ad un tale disonore. D'altronde lei si aspettava di difendere il capo clan, e non i suoi figli viziati non di sangue. Infatti il viaggio degli Yamato era diviso in due parti: per primi viaggiavano, per un'altra strada ovviamente, Yuma assieme a sua moglie e poco dietro di loro la sua concubina, erano accompagnati da Akihiko e.... Mentre Hideki e Ren viaggiavano per una via più secondaria e malfamata accompagnati dalle due donne.
Hotaru sospirò e si rialzò presto, rimettendosi a cavallo <<è arrivato il tempo di ripartire. Non stiamo facendo una normale passeggiata>> detto questo partì, sebbene con passo lento in modo da tenere sott'occhio Joruri e i giovani.
Forse era meglio se fosse stata lei stessa a guidare la carrozza, ma in quel momento aveva un brutto presentimento, sentiva di dover rimanere vigile e pronta all'attacco, e il suo sesto senso non sbagliava mai.
<<finalmente ripartiamo>> commentò acido Hideki, ormai stanco della presenza delle scimmie.
<<Eh si, anche io non vedo l'ora di arrivare>> commentò Ren con un timido sorriso, la scimmietta. In realtà Hideki non voleva ripartire per quel motivo, fosse stato per lui non se ne sarebbe mai andato. Non capiva il perché di questa guerra o di tutto ciò, lui voleva solamente essere lasciato in pace.
<<andrà tutto bene>> mormorò tra sé e sé, frase che ripeteva spesso quando era agitato.
Non era il solo ad essere agitato, Yuma lo era ancor di più. Certo, rispetto a qualche sera precedente era decisamente più tranquillo ma non del tutto. Aveva ancora il timore che potessero fare male a lui ma soprattutto alla sua famiglia e non avrebbe potuto sopportarlo.
In quel momento un pensiero gli riempì la mente, cosa avrebbe fatto una volta imperatore? Non ci aveva minimamente pensato. Che cosa stolta da parte sua, proprio lui che aveva tutto sottocontrollo, doveva però sembrare almeno tranquillo per tranquillizzare sua moglie, si accorse però che si era ormai addormentata.
Osservò bene la donna, le voleva molto bene ma non nutriva per lei quella passione e quel fuoco che chiamavano amore. Allora cosa provava per lei?
Non amava neppure la propria concubina, per lui era solo un modo per divertirsi e scaricare lo stress.
Osservò la moglie addormentata un'altra volta, era stato un viaggio lungo ed era normale che si fosse stancata, però doveva svegliarsi ormai mancava davvero poco.
<<Svegliati>> disse semplicemente toccando la spalla della moglie.
La donna si mosse leggermente e aprì piano un occhio, per poi risistemarsi al meglio. Osservò un pò tutto ciò che la circondava con aria sconnessa per poi fermare lo sguardo sul marito, sistemò i lunghi capelli dietro la schiena per poi dire <<mi sa che mi ero appisolata un pò- aprì poi il ventaglio azzurro- siamo a destinazione?>>
Chiese la giovane donna ancora un pò intontita dal sonno. Yuma scosse la testa per poi guardare la donna.
<<Non ancora, Kyiomi. Ma ci siamo quasi- disse quasi per rallegrare la donna, vedendola un pò agitata. Poteva ben capirla e sebbene non fosse il tipo che si dilettava in tutte quelle sdolcerie da giovani decise di consolarla lo stesso- manca davvero poco ormai.>>
<<Già- commentò la donna con voce stanca abbassando il ventaglio e osservando la colta di alberi che si susseguivano- manca davvero poco...>>
<<Sembri preoccupata- dedusse Yuma col suo solito tono pacato e tranquillo che quasi urtò la moglie. Erano appunto sposati, poteva almeno per una volta essere se stesso? Non chiedeva chissà quanta dolcezza ma una volta tanto le sarebbe piaciuto ricevere un fiore o qualche carezza che non fossero dovute solo in ambito formale. Sebbene l'uomo che avesse avanti era già maturo e ormai stanco per quegli affari la, Kyiomi era ancora una ragazzina affamata d'amore, non chiedeva molto- qualcosa ti turba?>>
La donna si chiese se la domanda fosse seria o se fosse una delle sue tante domande retoriche in cui avrebbe iniziato uno dei suoi soliti discorsi da filosofo improvvisato, quei discorsi erano all'ordine del giorno e la donna era sicura che amasse farli.
<<Credo che non ci sia bisogno di una risposta, credo che tu sia ben a conoscenza del perché io mi senta così- disse col suo solito tono di voce tranquilla mentre con le dita giocherellava col ventaglio per distrarsi un pò- tra quanto arriveremo?>>
<<Questione di ore ormai, tre, quattro se non di meno. Abbiamo viaggiato solo presso vie secondarie, per questo non abbiamo incontrato molta vita>>
Sebbene le parole di Yuma volessero essere consolatrice avevano sempre quel tono freddo e duro di sempre, quasi non se ne accorse e non capiva il comportamento della moglie, era una donna sempre così tranquilla e pacata, era solamente agitata per questa situazione non proprio tranquilla.
<<Capisco, ormai ci siamo>> disse la donna guardando il marito e forzando un leggero sorriso, non ancora del tutto convincente.
<<Esattamente. -affermò annuendo leggermente, rimanendo la sua solita posizione composta- stanno per iniziare dei tempi davvero rigogliosi per il nostro clan>>
La donna notò il leggero barlume di goia negli occhi di Yuma, lo invidiò per la sua calma anche in momenti disastrosi come quello. Non lo aveva mai visto agitato da quando erano sposati e neppure in quel breve periodo di "corteggiamento" prima del loro matrimonio, a volte era così tranquillo da essere quasi fastidioso.
<<Arriveranno anche gli altri clan, può darsi ci divertiremo>> disse con un sorriso sincero e con un tono di voce vicino a quello infantile, non amava molto le feste o quelle cose ridicole da giovani eppure da quando era una Yamato c'era fin troppa calma nella sua vita, un pò di tempesta serviva sempre.
<<Non stiamo andando ad una festa- preciso l'uomo come se avesse letto i pensieri della donna, la donna abbasso lo sguardo un pò mortificata, quasi come se fosse incolpa- quando incontreremo gli altri clan sarà un momento fortemente diplomatico, dobbiamo essere pronti.>>
La donna si accorse che Yuma aveva perfettamente ragione, era stata una sciocca a pensarla diversamente e doveva semplicemente calmarsi e riflettere provando a mantenere la sua mente lucida.
Anche Aina era agitata, certamente meno di Yuma ma era comunque agitata. La giovane concubina viaggiava da sola e la cosa non la turbava minimamente anzi, ormai sembrava aver iniziato ad amare la solitudine e ad odiare la compagnia che le sembrava qualcosa di quasi invasivo, soprattutto da quando era una concubina.
Non aveva subito angherie chissà quanto disumane nel clan Yamato, anzi doveva ammettere che si aspettava di peggio, in realtà si era rivelato un clan piuttosto tranquillo, il capo clan non era un uomo crudele o lussurrioso, andava da lei solamente per scaricare lo stress e non le aveva mai fatto del male, la moglie del capo clan era una donna molto tranquilla e non c'erano mai stati grandi battibecchi tra le due non certamente una solida amicizia ma neppure una grande rivalità.
Aina era grata a quel clan che l'aveva letteralmente salvata dopo la morte dei suoi genitori, l'aveva salvata da rimanere orfana, l'aveva salvata dal diventare come loro: una criminale. Aina però sentiva di aver bisogno di qualcos'altro nella sua vita, anche se non capiva bene cosa.
Fino ad ora era rimasta nel più totale silenzio per la tutta la durata del viaggio, sia perché viaggiava da sola ma anche perché Yoshiko, la guerriera che la stava accompagnando, a quanto pare non era la tipa che amava parlare. Duranti quelle brevi pause aveva provato a rivolgerle la parola eppure sembrava non gradire.
La giovane donna sospirò e si allenò a sorridere, ora era arrivato il momento di essere davvero cortese, non ameva mai visto nessuno degli altri due clan ed era davvero emozionata.
<<Quando arriveremo?>> chiese poi alla donna che la seguiva col cavallo.
All'inizio Yoshiko tacque, non voleva sembrare scortese, non le parlava non perché Aina le fosse antipatica anzi forse era una delle più simpatiche.
<<A breve>> rispose con voce formale ma non dura, mentre continuò ad osservare davanti a sé.
Aina quasi si stupì, le aveva finalmente rivolto la parola. Sorrise per poi chiudere gli occhi, un pisolino non poteva di certo guastare.
Si svegliò di soprassalto, sudata e affannata. Aveva di nuovo sognato quel giorno, il giorno in cui la sua vita cambiò davanti ai suoi occhi. Si tranquillizzò appena notò che era sempre in quella carrozza, sembrava che fosse ferma. Stava forse sognando? Poteva essere.
Yoshiko col suo solito tono tranquillo le aprì la porta.
<<Siamo arrivati>> disse osservando davanti a sé, allontanandosi subito dalla carrozza.
Yuma mentre scendeva cercava di restare calmo e mantenere l'emozione, anche se era inutile. Ormai erano la, niente sarebbe stato come prima.
Hotaru sorreggeva lo stemma Yamato, un orchidea su uno sfondo totalmente bianco, alzando gli occhi al cielo però non era l'unico stemma a sventolare.
Uno stemma che raffigurava un onda agitata di notte un cerchio che sembrava essere dipinto sul momento sventolavano poco lontani da Yuma.
<<Ci siamo>> Mormorò Akihiko contenendo una risatina e guardando verso il clan Jimbu, in quel momento Takehiko era appena sceso dal proprio cavallo, prendendone le rendini e avanzando con nonchalance verso il palazzo imperiale. Si fermò accanto a Yuma, lo riconobbe subito sebbene fossero passati anni.
Takeshi osservò con una veloce occhiata diffidente Yuma: alcune ciocche di capelli tendevano al grigio e ormai c'era qualche ruga in più ma manteneva ancora la sua espressione di totale calma e tranquillità, quasi lo invidiò per quello ma era sicuro che in realtà stesse solamente mentendo.
Yuma non si girò verso Takehiko, non lo vide bene ma poté immaginare come fosse, l'ultima volta che lo vide era la personificazione del clan Jimbu.
Dopo qualche secondo ad avviancare i due arrivò Shun, a differenza degli altri due lui sembrava essere piuttosto tranquillo ma non in senso buono, sembrava tranquillo di chi già si fosse adesso, chi già aveva capito che le cose non sarebbero andate bene.
<<È il tuo giorno>> Mormorò Takeshi poggiando una mano sulla spalla di Yuma quasi in segno di amicizia ma che in realtà nascondeva una grande antipatia e sdegno, nessuno ancora sapeva della gravidanza di Juri e, abbastanza fortunatamente, il torace della donna ancora non era cresciuto e quindi l'effetto sorpresa non sarebbe stato rovinato.
Era abbastanza buffo vedere i tre clan riuniti così, ognuno di loro infatti era vestito in modo completamente differente che doveva rappresentare i valori del proprio clan: Takeshi aveva addosso un armatura rosso scarlatto e nera, sul petto inciso il segno del clan e un katana dietro la schiena, Yuma era vestito in modo sombrio ma elegante, una semplice veste azzurro cielo e un coricapo tipico, indossato sotto constrizione della moglie che almeno oggi lo voleva più "adornato", Shun era vestito in pompa magna e si sentiva quasi a disagio in quegli abiti che si vedeva lontano un miglio che non erano affatto stati creati per la sua personalità: una prima veste era verde vivo con decorazioni marine in fili d'argento coperta da un un mantello che arrivava fino a terra di un verde acqua con i bordi dorati, anelli con pietre preziose alle mani e un copri capo molto curato.
Shun aveva indossato di mala voglia quall'abbigliamento così eccessivo, ma se proprio doveva... Shun però era molto determinato, non voleva esattamente diventare imperatore, per lui bastava già il benessere del clan e che la sua famiglia non fosse toccata, più che altro lo preoccupava la propria sorella minore, Chou, la conosceva bene e sapeva quanto potesse essere impulsiva. Era sicuro che ne avrebbe combinate di tutti i colori, doveva assolutamente trovare qualcuno che la tenesse d'occhio, qualcuno che però non facesse parte del clan, così da non destare troppi sospetti, se lo avesse scoperto Chou sarebbe divenuta una bestia.
Nessun altro scese dalle proprie carrozze, neppure le prime mogli, in particolare Juri iniziava a sentire i sintomi della gravidanza e le gambe erano sempre più pesanti, e inoltre il marito stava facendo in modo che Juri non compisse nessuno sforzo, non voleva che accadesse qualcosa alla creatura. Stando a quando disse una curatrice sarebbe stato certamente un maschio, sentiva che la creatura era sana e forte, dotata di una grande intelligenza, Takehiko sperava con tutto il suo cuore che fosse così. Una femmina e soprattutto in quel momento sarebbe stata un vero disonore per tutti, a Juri non importava se fosse stata una femmina o un maschio, lei voleva semplicemente che la propria creatura fosse sana e felice, avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerla.
Chou, vestita perfino in modo più altezzoso del fratello, osservò Juri per bene ma subito capì che c'era qualcosa sotto.
In quel momento le porte del palazzo si aprirono mentre il silenzio regnava nell'aria.
<<Benvenuti>> disse semplicemente Shin col suo solito sorissetto.
ANGOLO AUTRICE
Due e ripeto due capitoli In un solo giorno :3 ecco la vostra sorpsa. Spero vi piaccia e che vi sia piaciuto anche questo capitolo. Come avete visto finalmente tutti si incontreranno e ne accadranno delle belle.
Trama--->
Critiche--->
Cosa avreste aggiunto o tolto? --->
Per chi patteggiate voi? --->
Cosa ne pensate della gravidanza di Juri?--->
Cosa ne pensate di Shun?--->
Yuma?--->
Tekehiko?--->
Team Chou o Team Juri? --->
Teorie--->
Cosa accadrà prossimamente?--->
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