L'ANNUNCIO

Palazzo Yoshida.

Kenta era da poco arrivato  davanti al palazzo Yoshida, l'aria era fredda e i morsi della fame iniziavano a farsi sentire, i piedi erano stanchi e le gambe di piombo, l'unica cosa che voleva ora era un bel letto caldo, la vita da ambasciatore reale era davvero una vita di sacrifici, di bocconi amari e fatiche.

Non solo si era per lo più molto sminuiti da chi compiva cariche più burocratiche e meno impegnative fisicamente, con paroline di troppo che ritraeva l'ambasciatore come una persona poco colta che può svolgere solo mansioni monotone come andare in giro a consegnare lettere e a volte leggerle, magari ricavando qualche mancia qua e di là.
Non era assolutamente così, il lavoro da ambasciatore era assai arduo e impegnativo!  Ioltre Kenta era davvero molto colto, anche più di chi lo attaccava a parole.

A causa dei continui spostamenti Kenta aveva ormai dimenticato il significato della parola "rilassarsi" o "tranquillità", ovunque andasse c'erano ostacoli di ogni tipo, alcuni  lo avevano anche profondamente segnato in modo positivo e altri in modo negativo. Non aveva più i rapporti con gli amici di un tempo, un pò rozzi ma brave persone, o con la sua amata e bellissima sorella, quanto le mancava e che sorte triste aveva avuto quella ragazza così cara e fragile! La concubina era stata la sua sorte dolorosa, anche se di un clan potente ma era risaputo che erano di un gradino inferiore alla prima moglie e sua sorella non era il tipo di donna abbastanza forte che si sarebbe fatta valere, lui doveva essere al suo fianco non un uomo ricco e capriccioso!

Quante volte aveva pensato a lei? Quante volte non aveva dormito per la preoccupazione e i sensi di colpa? Praticamente ogni secondo della sua vita era dedicato a sua sorella, alla sua risata, alle sue espressioni stanche, alle mani calde, a quel modo di sorridere.

Non hanno mai avuto una vita tanto felice ma assieme lo erano di certo. Avevano avuto una sorte piena di disgrazia. La madre di Kenta morì lenta quando lui era solo un bambino, il ricordo di quel bellissimo corpo che si sciupava ogni giorno di più fino a ormai diventare di marmo bianco che veniva portata via mentre lui piangeva per il pavimento sporco e freddo si presentava ogni notte continuo, suo padre si risposò presto ma non fu del tutto una tragedia perché così arrivò Honoka, la sua amata sorella.

Ha sempre avuto un bellissimo rapporto con lei e l'ha sempre protetta da tutto ma proprio lui era stata la causa della sua disgrazia, sarebbe dovuto diventare un cacciatore come il loro bisbetico padre ma aveva scoperto la dote per la scrittura e così per pagare gli studi del fratello Honoka era dovuta diventare una concubina. Kenta aveva avuto la fortuna di essere diventato l'ambasciatore reale, un ruolo di grande prestigio  ma molto impegnativo.

Il suo obbiettivo era uno solamente: ricomprare la sorella, era sicuro poi che il capo clan Yoshida neppure l'amasse e che l'avrebbe ridata a lui con molta facilità ma era risaputo il rapporto col denaro di quel clan così taccagno, risparmiatore ma molto avido.

I soldi per loro erano la priorità su ogni cosa, col denaro per loro si poteva compare anche la felicità e l'amore, sono sempre stati anche molto spendaccioni, amano fare le cose in pompa magna e farsi conoscere ovunque vadano, attirare le occhiate di ammirazione e invidia di tutti ma nonostante ciò non facevano mai il passo più lungo della gamba e sapevano come amministrare il denaro.

Forse ancora non possedevano l'impero ma avevano quasi il monopolio dell'economia del Sol Levante, il loro commercio marino sembrava che si estendesse ogni giorno sempre di più, che fossero destinati a diventare i padroni assoluti del denaro.

Forse sarebbe anche stato così, forse no. La vita è sempre così piena di sorpresa poteva anche succedere che un loro investimento andasse male e che si sarebbero presto ritrovati senza un soldo. O almeno era quello che sperava Kenta, così che fosse stato più facile riavere l'amata sorella anche se sapeva che era impossibile. Il clan Yoshida era spietato con coloro che non gli ripagavano un debito e Kenta era sicuro che neppure da poveri avrebbero rinunciato alla sua amata Honoka.

Ogni sua paga, ogni centesimo in più andava nei suoi risparmi per riavere la sua cara sorella accanto a sé, e c'è l'avrebbe fatta, era più che determinato.

Era così straziante sapere che non l'avrebbe più riavuta con sé che sentiva il cuore lacerarsi ogni secondo di più ma in quel momento era sicuro che sarebbe praticamente morto, sarebbe stata la missione più dolorosa della sua vita.

Aveva da poco lasciato la dimora Yamato e sperava che il viaggio fosse stato ancora più lungo del previsto, lui stesso ha cercato scuse per intrattenersi un altro pò in quella dimora protettrice dell'arte. Yuma era stato molto cordiale ed era certo l'avrebbe ospitato per intere primavere ma anche Kenta aveva riconosciuto che era arrivato il momento per partire, non poteva comportarsi in quel modo vigliacco e in più forse ne avrebbe tratto vantaggio.

Quando Kenta arrivò davanti alla dimora Yoshida rimase pietrificato, era sicuro di sentire nel vento la dolce voce di sua sorella con  quel suo profumo di orchidee  e la sua vispa risata.

Eppure già la vedeva, triste e sola in una piccola stanza col capo chino che nascondeva il pianto e i capelli raccolti che le coprivano il viso.

L'uomo scosse la testa, doveva riprendersi. Honoka non era forte ma era molto intelligente e anche l'intelligenza era una forma di forza, se la si sapeva usare si poteva fare davvero grandi cose.

Anche Kenta aveva quella furbizia che poteva anche aiutare molto, era grazie a quella che era entrata nelle grazie del precedente Imperatore e grazie a quella era riuscito a sopravvivere fino a quel giorno.

Kenta strinse i pugni e la pergamena che aveva in mano, fu sorpreso che non ci fosse nessuno a fare da guardia.

Era risaputa la fama leggendaria delle Guerriere del Corteo del Ventaglio.
Donne dalla bellezza di una dea, l'agilità di una serpe e l'intelligenza di un anziano.

Kenta non le aveva mai viste per davvero ma ormai era come se le conoscesse, affiatate, sorelle, abili, bellissime, fedeli, leali e sempre pronte al comando.

L'uomo aveva appena descritto la faccia di quelle donne, quella più importante, quella che la società vedeva e che continuerà a vedere. Quello che in realtà neppure un uomo così colto come Kenta sapeva era che in realtà erano solo frottole, leggende.

Erano tutte dotate di straordinaria bellezza e grande agilità, pronte al comandi e leali, ma in realtà tra loro non esisteva assolutamente la parola "unità" o "sorellanza" come tutti credevano. Infatti quella severità di quelle donne, il loro modo di fare era solo un'arma difensiva contro l'altra. Tra loro erano sempre pronte a pugnalarsi alle spalle per il più piccolo errore e non esisteva la pietà o l'aiuto. O eri forte abbastanza da riuscire a vincere o ero debole e destinata a soccombere e ovviamente nessuna voleva soccombere.

Ma questo Kenta ancora non lo sapeva, per sua fortuna e più di tanto non gli importava, era si sorpreso di non aver trovato nessuno ma era troppo concentrato sul pensiero della sua cara sorella.

Sarebbe stata felice di rivederlo? Stava bene? Ma soprattutto: avrebbe potuto rivederla?

Sua sorella ora era una delle tante proprietà Yoshida e se il capo clan non avresse voluto che lui la incontrasse così sarebbe stato, o almeno  l'avrebbe incontrata in modo clandestino. Voleva assolutamente rivederla e non si sarebbe lasciato fermare da nessuno.

Non  ricordò di aver superato il lussuoso giardino e di essere arrivato fino all'enorme ingresso eppure ora era lì, teso come un fusto, in quella sala a dir poco stupenda e così grande che la fine sembrava non arrivare mai, sorretta da pilastri dorati e con motivi legati alla vita marina: su uno una carpa nuotava affiancata da una sua amica, su un altro un alga circondava il pilastro e su un altro ancora c'era un uomo intento a pescare.

Enormi porte circondavano l'atrio, colorate di un azzurrino vivo e intenso, esattamente come il pavimento.

Kenta si riprese dallo sfarzo del luogo e si concentrò sul suo obbiettivo, osservò la pergamena e scosse la testa.

<<L'ambasciatore reale è qui!>> si annunciò da solo, quasi come a volersi dare un'importanza forzata, come se volesse dimostrare qualcosa a qualcuno. Ma cosa?

In quel momento due ragazze vestite completamente di verde uscirono dalla porta sinistra e due uscirono da quella destra mentre un'altra sembrò comparire da davanti a lui dal nulla, come se fosse sempre stata lì ma non se ne fosse mai accorto.

Sembravano tutte la stessa persona, forse solo l'altezza le distingueva: capelli legati allo stesso modo, stessa dura espressioni, stessa posizione.

Kenta per un attimo si chiese se quelle in realtà non fossero statue e se lui non si stesse immaginando tutto, no erano vive.

Lo notò perché una ragazza che mosse leggermente gli occhi verso la ragazza che stava arrivando verso Kenta, l'uomo non fu sicuro di ciò ma credette che lo sguardo che lanciò la giovane fu di invidia e d'odio.

La ragazza che era ora davanti a lui a differenza delle altre non aveva il copricapo verdognolo e nerastro delle altre che copriva una buona parte del viso, la sua andatura era più sciolta delle altre e in più i capelli erano sciolti. L'uomo notò questo particolare anche per il colore di quei capelli, neri come la pece alla radice ma che sembravano diventare quasi rossastri sulle punte.

Che fosse un effetto di luce?

La ragazza aveva uno sguardo estremamente freddo e altezzoso, come se fosse già pronta e un'altra cosa che la differenziava dalle altre era che non aveva una mano ferma dietro la schiena per reggere il tessen, l'arma tradizionale ma molto poco usata ormai del corteo del ventaglio, ma era lasciata sciolta lungo il fianco e aveva in mano la sua arma privata: una katana ben tenuta e che non era verde come il colore simbolo del clan, ma viola.

Non proveniva da quel clan il cui colore predominante era il verde, eppure Kenta era sicura che non fosse una semplice guerriera, doveva essere la loro comandante ma a giudicare dallo sguardo dell'altra ragazza non aveva molte simpatie.

<<Sono Akemi Yoshida- disse con tono di voce alto e solenne, guardando negli occhi Kenta che improvvisamente si sentì a disagio- Comandante del Corteo del Ventaglio, esercito al servizio del Clan Yoshida! La vostra presenza non era programmata, presentatevi o sarete uccisi!>>

Quella ragazza era un vero blocco di ghiaccio, andava dritto al punto eppure Kenta fosse sicuro che non era autorizzata ad uccidere così su due piedi, forse...

<<Kenta Souto. L'ambasciatore reale. Devo recapitare un messaggio al capo clan Yoshida!>> disse l'ambasciatore con lo stesso tono duro e lo stesso sguardo, quasi come se la loro fosse una competizione.

Le ragazze sembrarono sorprese e tra loro volarono sguardi di preoccupazione e stranezza. Una di loro iniziò a sussurrare alla sua compagna accanto a lei qualcosa ma fu presto ammutolita da Akame che non gradì molto il gesto.

<<Silenzio!>> gridò fulminando le ragazze  in cagnesco e tornando a guardare Kenta <<Che messaggio portate? Sempre se siete l'ambasciatore come affermate.>>

<<Questioni di stato. Devo immediatamente vedere il capo clan, e si sono l'ambasciatore reale.>> insistette, in realtà doveva vedere immediatamente la propria sorella.
Erano così vicini eppure così lontani. Era così occupato a pensare a lei che non curò molto la mancanza di rispetto di Akame.

L'uomo provò a superare la ragazza ma ben presto si ritrovò cerchiato dalle cinque giovani, con una Katana puntata al collo e tre tessen dietro alla schiena e un'altra katana puntata alla gola.

Kenta rimase sorpreso ma non solo lui, Akame si chiese come aveva osato quella sciocca di Yuya agire così, non era la Comandante come lei, solo lei poteva permettersi quei lussi. Lei doveva semplicemente ubbidire e stare al suo posto ma purtroppo conosceva benissimo il carattere ribelle di Yuya ma non era dovuto solo a quello.

Tutto il clan Yoshida era ormai a conoscenza delle loro numerose ed enormi divergenze, sebbene si conoscessero da tantissimo tempo tra di loro non si era mai creato quel legame affettivo o almeno quella complicità che sarebbe dovuto nascere dopo così tanto tempo eppure non era stato così.

Da sempre si sono odiate, quell'odio ha profonde radici che all'inizio sembravano quasi invisibili ma le cose erano degenerate quando Akame era diventata lei la Comandante e non Yuya. Per Yuya fu un vero colpo basso, non se lo sarebbe mai aspettato, eppure era sempre stata lei quella più ligile e ubbidiente, colei che aveva sempre messo in primo piano il dovere e in secondo piano se stessa, no come Akame che aveva sempre avuto quella goccia di ribellione che poteva far traboccare tutto quel vaso perfetto.

Yuya era incredula quella sera, si sentì il mondo che le crollava addosso, si sentiva una fallita, una patetica, mentre Akame si sentì la donna più felice del mondo, c'è l'aveva fatta, era riuscita nel suo obbiettivo.

Come già detto da allora le cose tra le due degenerarono ma non solo, l'intero corteo era diventato peggio di come già era.

Se prima c'era un pò di pietà, c'era un senso di complicità comune ora era scomparso. Sembrava di ballare una dura danza e che al primo passo falso eri fuori.

Akame era molto severa e pretendeva il massimo severo e rispetto cosa che influenzò tantissimo le altre ragazze: acconciature rigide, espressione statiche, allenamenti ancora più intensi e sveglia ancora prima dell'alba.

Mentre Yuya era colei che provava a mettere i bastoni tra le ruote di Akame e che spesso era da portavoce contro la sua pseudo tirannia.

Il corteo però non si era diviso chi contro Akame e chi conto Yuya o chi pattegiava solo per una e chi solo per un'altra, no erano tutte ragazze neutrali.

Nessuna stava con nessuna, le amicizie erano troppo pericolose così come le preferenze, era meglio tenere i propri pensieri per sé e non mostrare una briciola di simpatia per nessuna.

Così quelle cinque ragazze all'apparenza così unite erano in realtà delle perfette sconosciute.

Akame però non si sorprese, anzi sembrò quasi che lo guardasse con disprezzo a quelle parole o almeno con un certo dubbio.

<<Ah, ma davvero? -disse la giovane con una certa odiosa confidenza- come può provarmi ciò? E soprattutto che messaggio dovreste recapitare?>>

Yuya era incredula. Davvero quella ragazza era così stolta?! Non si trattava di uno schiavo di un semplice commerciante o un contadino, era l'ambasciatore reale!

Non c'erano bisogno di prove, Akame doveva obbedire e basta, inoltre gli abiti riccamente decorati di Kenta, i capelli ben puliti e tenuti legati in una lunga coda con molta cura, erano la prova che era davvero un personaggio di così alto rango. Inoltre Yuya fu sicura di aver visto una pergamena tra la veste dell'uomo.

La ragazza ne aveva abbastanza, così facendo le avrebbe messe tutte in ridicolo e di certo il capo Clan le avrebbe punite.

Yuya abbassò immediatamente la propria arma e si rivolse ad Akame.

<<È il caso di annunciarlo>> disse in tono di sfida facendo un passo avanti verso Akame.

Kenta gliene sarà sempre grato, voleva sbrigarsi e vedere la sua amata sorella, e consegnare il messaggio ovviamente. Forse quella ragazza era l'unica con un pò di cervello. Sperava solo che la ascoltassero.

Yuko era incredula e non provò minimamente a nasconderlo, aveva un carattere ancora molto bambinesco e i suoi tratti non erano ancora maturi: il viso troppo ovale, gli occhi grandi e le labbra sempre in movimento. Spesso era quella che riceveva più richiami di tutte proprio per il suo far capriccioso e cocciuto, anche nel suo modo di parlare c'era un che di infantile, sarà anche perché gesticola molto.

Anche Yuko si allontanò dal giovane, ma non perché appoggiava Yuya anzi, la trovava piuttosto acida e altezzosa, antipatica e sembre che cercava di attirare l'attenzione su di sé anche ai danni delle altre. Yuko trovava che quella era una terribile perdita di tempo e che Akame fosse solo una paranoica troppo incline al dovere, era certo che quell'uomo non era un nemico se lo fosse già le avrebbe attaccate.

<<Trovo che Yuya abbia ragione- parlò poi la ragazza sistemandosi I lunghi e lisci capelli corvini, guardando fissa Akame- sembra proprio l'ambasciatore reale!>>

<<Perché?- disse poi Naomi, la sua espressione sembrava spesso spaventata o imbronciata. Per Yuko non aveva un bel sorriso ed era troppo seria e sarcastica a detta sua, doveva imparare a divertirsi di più, ma oltre a questo era abbastanza gentile. Forse era la più gentile tra quelle cinque.- hai mai conosciuto l'ambasciatore reale?>>

Naomi per la prima volta era totalmente d'accordo con Akame, non conoscevano quello straniero e non era stato annunciato, oltretutto per Naomi aveva uno sguardo strano. Non gli piaceva affatto, poteva essere un ladro, assassino o un truffatore. Che figura avrebbero fatto poi se lo avessero annunciato?
Anche Naomi notò i ricchi abiti ma poteva benissimo averli rubati, oltretutto per l'ambasciatore reale si sarebbe aspettato un uomo più virile, anziano e magari anche con un entrata più fastosa.

Non un uomo giovane e dallo sguardo confuso, che sembrava muoversi come se non avesse idea di dove fosse.

Yuko guardò male Naomi gonfiando leggermente una guancia in segno di disapprovazione e portando le braccia al petto, odiava quando era trattata così e poi non le sembrava di aver detto qualcosa di così sciocco.

Yuya sorrise compiaciuta ad Akame, aveva chi la stava appoggiando. Non era più se far passare o meno Kenta, l'uomo per le ragazze era praticamente sparito, ormai era diventata una questione privata fra Yuya e Akame.

Anche per Akame era così ormai, non avrebbe permesso che vincesse Yuya, quella sciocca doveva imparare a stare al suo posto e anche Yuko l'avrebbe pagata cara per questa sua disobbedienza.

Akame lanciò un'occhiata ad Akiko, l'unica che fino ad ora era rimasta nel più totale silenzio. La sua decisione ora faceva davvero la differenza.

Akiko era quella col carattere più simile ad Akame e per questo si può dire che vadano abbastanza d'accordo, non sono amiche ma neppure nemiche e per entrambe andava benissimo così.

Anche Akiko era sempre dedica ad dovere e mai al piacere, tutto ciò che faceva era per il bene del clan e mai per sé stessa, aveva ormai quasi dimenticato anche che lei fosse una persona estranea dalla fredda guerriera sempre pronta al comando che tutti conoscevano, ma se Akane era dominata da un sentimento di rabbia, frustrazione e acidità Akiko era semplicemente fredda.

Non era antipatica, eccetto alcune occasioni, non era simpatica, non era mai perfida o gentile. Era esattamente un blocco di ghiaccio.

Anche fisicamente la sua bellezza appariva immobile, bloccata da quel viso così privo di emozioni.

Akiko però non era affatto stupida, notò che tutti quanti la stavano guardando pronti ad un suo commento.

Yuya con un sorrisetto sulle labbra, Akemi con uno sguardo freddo, Naomi dubitosa, Yuko curiosa e Kenta un pò confuso.

Kenta aveva sentito molte battutine tra le terribili litigate tra donne ma aveva sempre pensato che fossero solo voci di non troppo peso eppure quelle battute di uomini spesso grezzi si erano rivelate vere. Non poteva credere che quelle donne stessero davvero litigando in un modo così subdolo da sembrare invisibile, per non parlare che per le loro litigata stavano trascurando i loro doveri, ma Kenta non aveva nessuna intenzione di interromperle sia per un briciolo di curiosità sia perché quella situazione poteva anche andare a suo favore.

Akemi alzò lo sguardo col suo solito modo lento, dagli occhi non trapanava nessuna emozione. Alzò le spalle e dopo quello che sembrò un infinità di tempo disse: <<Sono qua per servire il capo clan, non per risolvere questioni sull'identità di uno straniero>>

All'ambasciatore quella frase strappò una piccola risatina che fu presto soffocata dato l'espressione delle altre ragazze.

<<Abbiamo ospiti, ragazze?>> disse poi una voce proveniente dall'alto.

Le ragazze riconobbero la voce e si ricomposero in fretta, allontanandosi da Kenta e rimettendosi nella loro posizione iniziale e abbassando il capo.

Kenta era ancora più confuso, alzò lo sguardo e vide sul pianerottolo delle scale un uomo non molto alto ma decisamente ben vestito, forse anche troppo. Un vestito color porpora e con ricami d'argento arrivava fino a toccare il così decorato pianerottolo, i capelli ben raccolti e un accenno di barba. Dal volto non sembrava un uomo severo, anzi dava un certo senso di paternità e gentilezza.

Kenta non ebbe dubbi, era Shion Yoshida, il Capo Clan.

Era come se già lo conoscesse, tutti ne avevano sentito parlare, "l'uomo che possedeva il mare" così era chiamato da molti per il suo gran commercio di pesca. Uomo furbo, abile, che non si lasciava mai ingannare ma nel suo profondo anche molto gentile, cosa rara per uno Yoshida.

Non erano terribili quanto i Jimbu, sempre assetati di sangue e pronti a marciare per il terreno di guerra, ma non erano molto comprensivi o buoni.

Sono numerevoli le storie di contadini ed artigiani impoveriti, morti o finiti schiavi a causa del clan Yoshida, proprio perché non erano riusciti a ripagare un debito.

Infatti i soldi per quel clan era la loro aria mattutina, anche il loro motto spiegava questa passione per il denaro in modo più chiaro possibile, inoltre è proprio col denaro che erano diventati uno dei clan più forti e temuti del Sol Levante.

Shion in realtà sperava presto che quel pregiudizio su di loro sarebbe presto sparito con lui ma purtroppo è più difficile rompere una montagna che rompere la cattiva parola.

Shion scese presto le scale e si trovò si fonte a Kenta e alle ragazze, Kenta aveva un'enorme voglia di prenderlo a pugni ma doveva contenersi.

<<Signore, ci scusi del disturbo...>> iniziò presto Akane, con ancora il capo chino e la voce molto più pacata. Kenta mai si sarebbe aspettato un atteggiamento così da quella ragazza così violenta e irascibile. Forse quel suo comportamento era dovuto alla sua grande fedeltà.

<<Chi è quest'uomo? Sembra quasi terrorizzato>> disse Shion con una punta di risa nella voce, non per cattiveria in realtà voleva sembrare simpatico. Era molto aperto col prossimo, non eccessivamente ma provava a mettere sempre le persone a proprio agio.

Kenta non apprezzò il commento "Schifato o sorpreso sarebbe meglio dire" pensò corrugando ma fronte.

Si schiarì la voce e fissò l'uomo con tutta la sua freddezza.

<<Sono l'ambasciatore reale! -evitò di specificare il proprio nome- ho un messaggio da consegnarle su questioni... Urgenti>>

Disse gettando una veloce occhiata alle ragazze ed ebbe l'impressione che quella più "piccina" e dal viso da bambina, Yuko, e quella con l'espressione un pò triste, Naomi, in realtà stessero un pò origliando cercando di capire cosa lui intendesse. In un altro momento Kenta ci avrebbe riso su ma non erano quelle le circostanze.

Shion si tenne il mento ed annuì, con un espressione improvvisamente seria. Doveva essere una questione molto seria e delicata in genere non aveva mai ricevuto l'ambasciatore in persona, solo qualche missiva da un ufficiale dell'imperatore o dall'imperatore stesso.

La cosa lo allarmò un pò, finalmente la sua vita sembrava prendere una bella piega... Aveva una moglie che l'amava e che amava, era a capo di un impero monetario e suo padre era finalmente morto.

Sarebbe dovuto essere triste, malinconico eppure per la prima volta si sentì finalmente libero... Quanto aveva atteso di sentirsi libero? Sempre.

Suo padre non l'ha solo guidato, lo ha controllato, costringendolo più e più volte in varie azioni: quella di avere una concubina che non amava, quello di sposare una moglie da lui sconosciuta, ma poi tanto amata e così via...

Shion osservò meglio Kenta, aveva un viso familiare ma in quel momento non avrebbe proprio saputo dire chi gli ricordasse, non dormiva da tre giorni per controllare alcuni affari e la prova erano le spesse occhiaie nere sotto gli occhi.

Al capo clan non andava di discutere, anzi, con un gesto mandò via le giovani, eccetto Akame.

<<Suvvia ragazze, non siate sempre così allerta, non tutti sono nemici>> disse quasi in tono di risa. Yuko appena se ne andò gli fece una sonora linguaccia.

<<antipatico>> commentò

<<Suvvia-disse Naomi guardandola dall'alto, la loro differenza d'altezza era notevole- non fare così, dobbiamo a lui molto.>>

<<Sarà>> disse alzando le spalle.

Yuya guardò dietro di sé e osservò Akame, doveva vendicarsi.

<<Tsk>> commentò poi.

Akiko rimase semplicemente in silenzio, sospirando leggermente.

"sono un soldato oppure una bambinaia?" si chiese, trovando la situazione tra il comico e il tragico.

Shion aveva fatto rimanere solo Akame per motivi di sicurezza, non per favoritismi come le altre pensavano.

<<La prego, mi segua>>disse poi Shion risalendo le scale e dirigendosi verso il proprio ufficio.

Kenta provò a non lasciarsi ingannare da tutto quello sfarzo anche se era davvero difficile ed ipnotico. Quella sala sembrava immensa e bellissima.

L'ambasciatore lanciava occhiata ad ogni porta che passavano, alla ricerca di sua sorella, Shion non se ne accorse ma Akame si.

La donna non aveva più dubbi, stava cercando qualcosa, ora non poteva agire a causa della presenza di Shion ma appena sarebbero stati da soli Kenta non sarebbe più rimasto così protetto.

Shion aprì poi una porta il tanto quanto bastava ed entrò nella stanza seguito da Kenta mentre la donna rimase fuori ma vigile e attenta.

"Non avrai scampo sta volta"

L'ufficio era maestoso: grande e con decorazioni marine sui muri, su un piccolo tavolino c'erano tantissime conchiglie tutte stupende e ogni cosa sembrava molto costosa.

"Uno spreco" pensò Kenta, non aveva senso spendere tanto per delle cose non essenziali, non avrebbe mai capito quel piacere nello spendere.

Shion si accomodò davanti a Kenta invitandolo a fare lo stesso.

<<Cosa dovete comunicarmi di così urgente?>>

<<Volete che glielo legga io?>> chiese un pò sorpreso, in genere riceva raramente questo permesso anche se la tentazzione di leggere almeno un paio di righe lungo il tragitto era molta.

<<Tanto, se è importante quanto dite si saprà lo stesso. No?>> disse con una certa calma. Ormai conosceva come andavano quelle cose e che lo si volesse o no presto era sicuro che ovunque si sarebbe saputo.

Kenta annuì un pò sorpreso e prese la pergamena, la osservò bene e poi l'aprì. Purtroppo già conosceva cosa c'era scritto, aveva consegnato quel messaggio altre due volte e inoltre lui c'era quella sera.

Entrambi i capo clan avevano ordinato di farsi leggere la pergamena, Yuma Yamato aveva assunto un espressione sorpresa ma subito si ricompose, cercando di nascondere le lacrime, Takehiko Jimbu invece aveva dato un pugno alla parete per la sorpresa ma subito aveva sorriso e si andò a preparare.

Chissà come avrebbe reagito Shion.

Kenta sì alzò in piedi e con voce solenne iniziò a leggere: <<A CAUSA DELLA DIPARTITA DEL GRANDE IMPERATORE I TRE CAPI CLAN SONO URGENTEMENTE RICHIAMATI AL PALAZZO IMPERIALE NELLA CAPITALE PER LEGGERE IL TESTAMENTO DI QUELLO CHE FU IL GRANDE IMPERATORE! E SI PREGA DI INTRATTENERSI PER LA INCORONAZIONE DEL FUTURO IMPERATORE! SI PREGA INOLTRE DI RECARSI ENTRO LA PROSSIMA LUNA!>>

Shion si alzò di scatto pieno di sorpresa, forse non aveva sentito bene. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere! Com'era possibile?! Eppure... Non poteva essere possibile...

Shion non sapeva neppure cosa pensare talmente che era sorpreso e confuso.
Alla fine annuì e guardò cupo Kenta.

<<Grazie per i tuoi sergivi>> disse per educazione, in realtà ora per lui era solo un uccello del mal augurio anche se in realtà sapeva che quel pover'uomo non c'entrava nulla.

Eppure qualcosa a Shion non tornava... Ma cosa?! Doveva solamente calmarsi e pensare in modo lucido.

Kenta annuì.

<<Avrei una richiesta da farle...>> disse, era arrivato il momento di parlare del motivo per cui Kenta si sentiva cadere.

Shin scosse la testa e abbassò lo sguardo, si tenne la fronte cercando di focalizzare bene il tutto. <<Mi spiace, ma ora non me la sento di parlare. Se vuole intrattenersi ascolterò le sue richieste domani all'alba se è davvero così importante... Chieda anche ad una delle domestiche o a una delle ragazze se vuole una stanza, c'è spazio.>>

Era meglio se Kenta non lo contraddiva, sia perché quella era una notizia davvero forte da mandar giù ma anche perché era meglio entrare nelle sue grazie se rivoleva la sorella accanto a sé.

L'ambasciatore ripiegò la pergamena ed annuì, si inchinò.

<<Ne parleremo domani>> disse, in realtà non si sarebbe fermato, avrebbe cercato ovunque Honoka e l'avrebbe trovata, anche solo per rivolgerle un piccolo sorriso.

Akemi non c'era più, la cosa lo fece sentire molto sollevato. Quella ragazza era si bellissima non amava il suo sguardo né i suoi modi di fare, era un vero peccato che quella ragazza così bella era anche così acida.

Forse aveva dietro di sé un duro passato, spesso un'arma contro il dolore è la rabbia.

Shion era ancora sorpreso, si sentiva debole e stordito, il sonno arretrato non contribuiva per nulla.

Uscì a fatica dal proprio ufficio per cercare l'unica donna che era sempre capace di renderlo felice, Naho sua moglie.

All'inizio il loro matrimonio non iniziò nel migliore dei modi anzi... Fu un vero proprio scandalo che si sarebbe potuto trasformare in una vera e propria  guerra e in più non l'amava, suo padre lo costrinse ma piano piano l'amore sbocciò tra loro.

<<Fratello. Cosa le è successo?>> chiese poi una voce delicata alle spalle di Shion, Chou sua sorella minore.

A vederla non sembrava la donna capricciosa, cocciuta e crudele che era. Alta, asciutta, capelli sempre ordinati e ben vestita, una voce sottile e mani piccole e calde nascondevano la realtà.
Shion spesso la considerava una vera palla al piede o meglio una sorte di punizione divina ma sotto sotto le voleva bene... Era pur sempre sua sorella dopotutto, nel bene o nel male.

Chou era molto ambiziosa e spesso considerava suo fratello come un ostacolo per le sue ambizioni ma non era colpa sua se era nata donna e secondogenita, inoltre doveva ammettere che Shion era davvero comprensivo e odiava ammetterlo ma di sicuro se fosse stato un altro già l'avrebbe maritata col primo ricco mercante.

Chou non aveva intenzione di sposarsi o almeno non per ora e sarebbe stata lei a decidere chi sposare.

Shion si girò verso la sorella lentamente e la guardò abbozzando un sorriso per non farla preoccupare, per lui sarà sempre una bambina capricciosa.

<<Cara sorella-doveva dirle la verità, l'avrebbe pur sempre scoperto e prima l'avrebbe saputo meglio sarebbe stato- prepara le valigie un lungo viaggio ci attende...>>

<<Un altro viaggio d'affari? Fratello mio, dovrebbe rilassarsi di più>> disse schietta, sbuffò pronta ad aggiungere qualcos'altro per fargli una sorta di ramanzina ma presto fu interrotta dal capo clan.

<<No, il Grande Imperatore... È morto>> disse con noncuranza, cercando di sdrammatizzare la cosa, tentativo del tutto inutile.

Chou sbattè le palpebre sorpresa, come poteva averle detto una cosa del genere con quel tono?! Voleva risposte e se le voleva le avrebbe ottenute!

Lo raggiunse presto <<Cosa?! Come?! E me lo dici così?!>>

<<Come altro avrei dovuto dirtelo?>> rispose osservandola e poi accelerando il passo.

<<N-non lo so... N-non così!>>

<<Chou questo è un grande cambiamento e potrebbe essere qualcosa di molto positivo se tutto andrà bene... Anche per te>> disse, dopotutto sua sorella non poteva rimanere per sempre sotto il suo tetto, non era neppure ben visto.

Chou spalancò gli occhi, aveva davvero intenzione di farla sposare?! No, non sarebbe successo. Suo fratello non era il tipo...

Scosse la testa e lo guardò minacciosa <<Non osare...>>

<<Chou ti prego, io ti voglio bene, sii comprensivo è stata una dura giornata... Almeno oggi metti da parte il tuo odioso ego!>> Shion non parlava mai così, era sempre paziente ma anche la pazienza aveva dei limiti, perfino quella di Shion che appareva infinita.

In realtà l'uomo lo disse con tono di scherzo anche se già si aspettava una reazione così da sua sorella.

Chou rimase a bocca aperta, non veniva mai trattata così da nessuno in particolare da suo fratello. 

<<Bene!>> tornò sui suoi passi <<capitale, eh? Ci sarà da divertirsi, Shun. >> se Shion aspettava che avrebbe fatto la brava sorellina ubbidiente non sarebbe stato così anzi, già chiamandolo col suo vero nome da lui tanto odiato aveva firmato un accordo di guerra.

Chou non sarebbe stata zitta e tranquilla mai.

Shion continuò a camminare fino a che non arrivò da sua moglie Noha, la giovane era tranquilla in una delle tante stanze intenta a scrivere qualcosa.

Shion  la strinse forte a sé.

<<Ti prego, ho bisogno di silenzio.>> disse affondando la testa nella sua spalla.

La donna sorrise e lo strinse.

Kenta stava ancora vagando, quanto era immensa quella struttura? Aveva trovato la cucina, una sala solo piena di strumenti musicali, altre piene di vasi e così via ma di sua sorella neppure l'ombra.

Sentì poi una voce melodiosa cantare, avrebbe riconosciuto quella voce ovunque!

La giovane concubina cantava una leggera melodia mentre disegnava in tranquillità, aveva appena ricevuto dei colori nuovi e ne era davvero felice, non vedeva l'ora che l'imperatore ripartisse per i suoi viaggi, raramente la portava con sé così lei poteva girovagare quando e dove le pareva in pace.

<<HONOKA!>> gridò iniziando a correre per raggiungere la sua amata sorella.

Ad un certo punto sentì una pressione sul collo.

<<Non mi sono mai fidata di te>> furono le ultime parole che udì prima di essere preso con forza.

ANGOLO AUTRICE.
Ciaoooo. La scuola mi tiene impegnata al 200% ma durante il ponte dei morti scriverò di più. A proposito volevo dirvi che con questo capitolo siamo finalmente giunti alla conclusione della presentazione dei personaggi! :D la trama quindi partirà spedita, proprio per questo potrebbero volerci non più 7 giorni ma 9 qwq quindi abbiate pazienza e venia di me! Volevo anche cambiare la copertina, sarà una cosa che farò ad ogni colpo fine di arco narrativo, se così possono essere detto.
Spero che vi sia piaciuto, so che non è il massimo perché ero davvero ansiosa di finire il capitolo.

Che ne pensate--->

Il clan Yoshida vi piace--->

Kenta--->

Shion--->

Chou--->

Corteo del ventaglio--->

Per voi chi morirà prima--->

Idee sui prossimi capitoli--->

Sospetti--->

Secondo voi perché in questo capitolo non c'è "l'incappuciato" --->

Critiche--->

Ora che sono stati, più o meno per motivo di trama, rappresentati tutti i personaggi qual'è il vostro preferito e perché, chi è che potrebbe morire prima e chi il più forte (Ogni oc è bellissimo nel suo modo) --->

Ora passiamo al nostro giochino...
Se dico "STO TORNANDO..."

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