GLI OSPITI

Capitale del Sol Levante.

Poi c'era anche chi non era più nella propria calda e accogliente dimora, chi nella capitale ci era già arrivato e che ancora doveva scoprire della pessima notizia, anche perché il terribile evento era da poco accaduto ed era rimasto per ora solo nell'enorme palazzo ma per quanto tempo?

Takehiko Jimbu era nella capitale assieme a quasi tutto il suo clan per discutere con un ricco mercantiere di nuove reclute nel suo esercito. Appena si sente parlare di guerra di sicuro i Jimbu saranno già la.

Orgogliosi, vendicativi, bellici ma fedeli. Le quattro parole che meglio dipingeva o questo antico e maestoso clan, o almeno queste erano le quattro parole principali. Si potrebbero anche dire rispetto, tradizione, lealtà, devozione, furbi, forti, sanguinari, tiranni...

C'erano così tante voci su quel clan che ormai era una leggenda. Alcune di queste erano belle, altre meno belle.
Quel clan era una leggenda vivente.

Il clan Jimbu infatti ha sempre radici collegate da sempre col sangue e a lacrime salate, a fermezza e un senso dell'onore sorprendevole ma in compenso erano davvero uniti tra loro e si aiutavano l'un l'altro, mai un disonore in quel clan. Tranne per quella... Quella donna il cui nome era stato proibito e solo al pronunciarlo si rischiavano frustate, quella rinnegata traditrice...

Takehiko questo lo sapeva bene e andava fiero dei solidi pilastri e tradizioni su cui quel clan secolare si fondava, aveva grandi progetti, la sua ambizione era infinita, vedeva oltre le montagne e sentiva oltre il vento. Voleva spingersi oltreoceano e far diventare il clan Jimbu il più ricco, nobile e potente fra tutti e c'era una sola via che non era quella del mercato o dell'altro come altri invece sostenevano, no la vera via è, era e rimarrà la guerra. Il sangue, la paura.

Chi dice il contrario non ha capito assolutamente nulla su come si comanda e su come si espande un territorio. Purtroppo se si voleva pace c'era prima bisogno di guerra.

Ma altre cose comandano davvero le persone, e per tenerli tranquilli bastano solamente due cose: pane e giochi.

Se darai a loro questo, il popolo non darà mai problemi.

Con lui erano venuti anche sua moglie Juri, donna dalla chioma di onde nere, la pelle sempre un pò abbronzata e i tratti fieri e severi che qualche volta le dimostravano degli anni in più rispetto alla sua vera giovane età, lo sguardo sempre freddo, spesso vestita di rosso sangue. Non la amava con cieca passione, hanno avuto i loro momenti intimi ma più che legati dall'amore legati da un senso di dovere, erano destinati, dovevano sposarsi, dovevano amarsi e così sarebbe stato. Avrebbero avuto una prole numerosa e avrebbero portato avanti il clan.

Juri, dal canto suo, in realtà davvero provava qualcosa per quell'uomo dallo sguardo fiero e severo, anche se non lo dimostrava sempre per la sua natura orgogliosa, sembrava una Jimbu purosangue per quel suo orgoglio. Il loro si può dire sia stato un "matrimonio riparatore" per quel gran disonore e Juri all'inizio era molto mal vista nel clan Jimbu ma al tramonto del primo giorno nel clan già era riuscita a farsi accettare e a farsi amare grazie al suo carisma e al suo fascino, non era una delle tante donnette carine di ricca famiglia, no Juri era qualcosa di più.

Takehiko la considera la compagna ideale, che incarna tutti i sani principi del suo clan alla perfezione, così come dovrebbe essere. L'avrebbe già ripudiata altrimenti. Juri ancora non aveva dato al clan un discendente ma Takehiko era disposto ad attendere ancora, in fin dei conti Juri era ancora molto giovane e c'era tempo, inoltre aveva anche Yumi la sua concubina.

Yumi la considerava un vero tesoro, non esattamente come un oggetto ma per lui era in vero simbolo di conquista. Infatti non proveniva dal Giappone o dalla vicina Persia, no. Yumi era greca, prigioniera di guerra dopo un attacco navale alla Grecia.
Yumi era stata ribattezzata con un nome giapponese, aveva dovuto imparare i fretta quella lingua incomprensibile ed abbandonare ogni cosa della sua terra natia.

Non poteva più portare i suoi ricci rossi sciolti al vento ormai sempre legati con quelle strane bacchette che le creavano solamente un grande dolore dietro alla nuca, per renderli lisci erano lavati con acqua bollente ma subito dopo tornavano indomabili. Il trucco pesante per lei ridicolo e osceno, i vestiti del tutto differenti da quelli fino ad ora da lei indossati.
Spesso doveva danzare per cene importanti, suonare o cantare, fortunatamente su queste cose era sempre stata molto dotata altrimenti aveva paura a cosa sarebbe stata riservata. Essere sempre gentile e sorridente, un'altra cosa che era costretta a fare in continuazione.

Yumi era stata creata, prima non esisteva, ha passato molte notti con ansia e paura ma ora è più tranquilla, non felice ma tranquilla. Ha imparato come usare quella sua posizione a suo favore e a farsi strada in quella nobilità così insipida e aspra che prima sembra ti abbracci e poi ti pugnala da un giorno all'altro , anche se le era difficile dato tutte le discriminazioni e pregiudizi che era costretta a subire e che subiva ancora e che ancora subirà. Nonostante ciò la sua amata Corinto era il centro nella sua mente così confusa al momento, il pensiero di tornare a casa era ancora molto vivo e un giorno ci sarebbe di certo riuscita, ne era più che sicura, doveva solo aspettare e tener duro.

Aspettare e tener duro...

Aspettare e tener duro..

<<Aspettere e tener duro>> disse la giovane in quella lingua così difficile e dalle parole così sottili davanti al suo nuovo dono, uno specchietto d'argento regalato dal capo clan, non amava farle molti regali ma quando li faceva erano doni molto sontuosi. Stava cercando di domare un riccio ribelle che proprio non voleva stare al suo posto, quando viveva ancora a Corinto e ancora non aveva quel nome, le raccontavano spesso la storia di Medusa, bellissima giovane che era stata tramutata in un mostro orripilante con orribili serpenti al posto dei propri capelli.

Si chiese se anche per la povera Medusa fosse così complicato sistemarsi. Yumi era sempre stata vanitosa ma da quando era arrivata la lo era ancor di più, anche perché doveva essere sempre perfetta e poi era una delle poche cose da lei permesse di fare e poi li più si era belle più si aveva potere. E lei era bellissima, nessuna poteva competere con lei... Tranne Juri.

Si sistemò il trucco così pesante sul viso, era così differente da tutte quelle donne che la circondavano eppure doveva vestire come loro, parlare come loro, comportarsi come loro. Le sue lentiggini non erano mai del tutte nascoste, anche con tutto quel trucco bianco, c'era sempre quel mezzo puntino nero che si intravedeva, alla fine ci aveva rinunciato e quel trucco bianco non lo usava più, poi non le stava bene.

Sistemò anche la lunghissima veste bianca che indossava, era una veste adatta alla notte ma non era semplice come le tuniche e i pepli che nella sua terra natia erano indossati: erano più stretti sui fianchi e alcuni lo erano anche sulle gambe, alcuni avevamo una strana fascia sul ventre ed erano molto decorati spesso con fiori, altre volte con animali. Come il suo, anche se bianco aveva delle decorazione rosse che raffiguravano alcuni uccelli in volo.

Finalmente il ricciolino ribelle era stato domato. Posò lo specchietto su un mobile in legno e osservò la stanza dove si trovava.

Non era la residenza Jimbu, o almeno no quella ufficiale, era una dimora che apparteneva al clan Jimbu ma era molto poco usata da loro, solo per i viaggi d'affari come quello.

La stanza non era per nulla grande, anche perché era quella specie di letto che riempiva quasi tutta la stanza, c'era sempre una strana luce calda dovuta anche al colore delle pareti e allo strano balcone che era chiuso da una specie di porta di carta.

Nulla di cui stupirsi, il clan Jimbu ha sempre considerato l'arte come qualcosa di superfluo e di non essenziale, quindi non c'era da stupirsi se nella dimora non c'erano molti ornamenti.

Yumi non aveva ancora imparato tutti i termini per riconoscere il mobilio e non le interessava, le parole più importanti le conosceva e stava bene così e sperava che presto non avrebbe più dovuto parlare quella lingua così complessa.

Dopo un pò la porta si aprì e Takehiko entrò con passo deciso, aveva l'aria di non essere molto tranquillo. La veste nera per la notte era perfetta su di lui, non una piega di troppo. Gli occhi cerchiati di rosso e il viso stanco.

Era certamente stressato.

<<Sei arrivato>> disse la rossa ossevandolo con un sorrisetto e sistemandosi sul letto, era giunto il momento. Lo aveva già fatto altre volte e la compagnia dell'uomo era anche molto piacevole, inoltre anche lei ne traeva piacere. A volte.

!!! ATTENZIONE!!!
LA SEGUENTE PARTE È FORTE CON CONTENUTI SESSUALI, QUINDI VERRETE AVVISATI DI QUANDO QUESTA PARTE SARÀ FINITA CON UN ANNUNCIO SIMILE A QUESTO. NELLE REGOLE AVEVO DETTO CHE QUESTE PARTI CI SAREBBERO STATE QUINDI NO SEGNALAZIONI O LAMENTELE GRAZIE.
SE SIETE DELICATI, PICCOLI ECC NON LEGGETE!!! A VOSTRO RISCHIO E PERICOLO!!

<<Si>> rispose in automatico Takehiko osservandola.
Il suo sguardo era più duro del solito, Yumi aveva imparato a riconoscere ognuno di questi, ogni sfumatura, così da tranne lei vantaggio. Sapeva quand'era arrabbiato, allegro, calmo...

Aspettò che l'uomo si accomodò acconti a lei e poi la donna si sistemò sulle ginocchia di lui, fece combaciare i loro corpi posizionando le mani sulle spalle e massaggiandolo piano. Lo osservò attentamente negli occhi con il suo sguardo seducente. Con una mano si alzò piano la lunga gonna in modo da sfidarlo, sedurlo. Voleva vincere lei quella sera.

<<giornata dura, eh?>> disse la rossa sistemandogli una ciocca di capelli dietro l'orecchio e massaggiandolo.

Takehiko le mise una mano dietro la schiena e la attirò a sé ancor di più, sentì il forte odore di lavanda della giovane e chiuse gli occhi. Quella donna lo provocava sempre e cercava sempre di non cadere nelle sue provocazioni, il più delle volte resisteva. Altre no. Come ora.

Lentamente Takehiko abbassò la veste della giovane lasciandola scivolare sulla pelle nuda di lei la quale incarcò la schiena.

<<rilassati, piccolo>> gli sussurrò nell'orecchio, morendo il lobo dell'uomo e iniziò a spogliarlo, sapeva Takehiko cosa voleva e lei glielo avrebbe dovuto dare che lei volesse o no, mentre Takehiko le sciolse la pettinatura per tenerle saldi i capelli la ragazza lo baciò con ardente passione.

La veste di Yumi non era del tutto tenuta stretta e per questo le scivolò facilmente prima sulle spalle per poi lasciare del tutto il suo busto scoperto, un brivo di freddo le passò lungo la schiena.

Iniziò a sentire tutta la passione che scorreva nelle vene di Takehiko e la giovane cacciò un piccolo gemito di piacere, per poi tornare ad occuparsi di far godere l'uomo.

Qualche attimo dopo erano intenti in una danza di piacere carnale e passione, di sudore e corpi caldi che si incontravano, Takehiko che teneva stretti i fianchi della giovane e che gli accarezzava i seni e Yumi che aveva gli occhi chiusi in preda al piacere mentre gemeva in preda alla passione.

Chissà se un giorno sarebbe divenuta madre di quell'uomo, non ci aveva mai pensato fino ad allora, ma le probabilità erano comunque molto alte. Inoltre Takehiko si lamentava spesso che non aveva ancora un erede e forse quella era solo un occasione per averne uno.

Le guance della giovane erano paragonabili ai suoi capelli talmente che erano rosse, Takehiko ricoprì il corpo della giovane di lunghi ed umidi baci: prima sul collo, poi su una scapola e poi ancora più giù...
Le dita della giovane erano percorrevano la schiena dell'uomo lasciando piccole strisce bianche.

I loro corpi erano così caldi e i loro respiri così affannati e pesanti...

Fu una passione che si consumò in fretta e quando il piacere ebbe fine Takehiko si rivestì subito mentre Yumi era ancora nuda sotto il lenzuolo, una gamba mezza scoperta e i lunghi capelli che le coprivano i seni.


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La giovane aveva I capelli finalmente liberi e che le davano un'aria decisamente ribelle, li smosse un pò con una mano per sistemarli poi li portò tutti su una spalla nuda e con segni di baci come testimonianza di quella notte.

<<C'è qualcosa che la preoccupa>> disse Yumi mettendosi su un fianco, con un braccio disteso e l'altro che usava per accarezzarsi la chioma.

Yumi aveva notato che Takehiko era spesso assente, usciva di casa ma non si sapeva mai dove lui andasse di preciso.

<<no>> rispose secco, sistemandosi i vestiti. Senza guardare la rossa.

Takehiko non aveva molta voglia di parlare o di discutere, il suo sesto sento gli diceva che presto sarebbero arrivate brutte cose e il suo sesto senso aveva sempre ragione, anche il sesto senso Jimbu era ormai una leggenda.

Secondo alcuni era un vero e proprio dono che riusciva a prevedere un pò degli avvenimenti futuri anche se in modo molto impreciso o che aiutava a capire dov'era l'avversario e dove colpirlo. Yumi non aveva mai creduto a quelle simili sciocchezze anche se spesso doveva ammettere che le previsioni di quell'uomo si erano rivelate corrette.

Yumi iniziò anche lei a rivestirsi e sbuffò, sapeva che provare a farlo parlare sarebbe solo stata una gran perdita di tempo. Se Takehiko aveva in mento che non avrebbe parlato, non avrebbe parlato. Era così cocciuto.

<<come vuole lei>> disse lei con un piccolo inchino, vedendolo uscire. Odiava tantissimo dargli del lei ma se voleva continuare ad essere nelle sue grazie doveva fare solo così ed essere nelle grazie di quell'uomo in quel momento era davvero molto importante.

Una cosa che importava tantissimo per Takehiko era il rispetto, soprattutto quello. Una sola mancanza di rispetto a quel giovane uomo tanto deciso equivale ad una vera e propria richiesta di guerra.

Gli orientali erano così strani, anche in Grecia si era molto rispettosi ma non in modo così maniacale e lì sembrava essere catapultati in un altro mondo.

Takehiko era troppo agitato, anche sfogare con Yumi non era servito a nulla. Che fosse solo una sua preoccupazione infondata?

Takehiko andò in quella che era la cucina, le domestiche dormivano quindi lui poteva sedersi tranquillamente in cucina e fumare la sua lunga pipa senza che nessuno lo disturbasse e magari bere un becchier d'acqua.

Quando arrivò in cucina sua moglie era già la. Seduta al tavolo intenta nello scrivere una delle sue tante lettere, Takehiko sapeva che Juri aveva un'amica di vecchia data con cui scriveva lettere ogni giorno, eppure non l'aveva mai vista ricevere una risposta.

Non ha mai sospettato di un adulterio, conosce l'amore che la giovane prova nei suoi confronti e la fedeltà della donna. Anche se Juri non aveva mai ammesso apertamente ed in modo evidente i suoi sentimenti, infatti per molto Takehiko di è posto quella domanda in silenzio e ancora oggi se la pone ma crede che ormai quella risposta sia quasi certa.

Juri non si era ancora accorta di lui, il capo chino che presentava segni di stanchezza, molto concentrata per scrivere in modo chiaro e pulito, le onde castane legate da un nastro all'estremità così che coprissero lateralmente la sua visuale, i tratti fieri apparivano più calmi così facendo ma non rilassati, una mano era posata sul tavolo all'estremità del foglio e un'altra stringeva il pennino. La piccola candela accanto a lei illuminava in modo opaco la pelle leggermente dorata della giovane.

Mostrava così una bellezza trasandata ma comunque molto attraente, ben diversa da quella bellezza forzata e un pò frivola che Yumi assumeva spesso.

<<Le scrivi ancora?>> chiese poi dopo qualche minuto, dopo averla osservata per bene. La donna era così concentrata che neppure si era accorta della sua presenza.

Anche lui col tempo si era affezionato alla giovane e anche per questo andare da Yumi si faceva sempre più doloroso e pesante ma doveva ammettere che resistere a quella rossa era davvero un'impresa ardua. Il modo che aveva di provocare e di parlare era qualcosa di così sensuale da sembrare innocente.

Solo in quel momento Juri si accorse di Takehiko e alzò lo sguardo con una punta di sorpresa, l'uomo in genere dormiva molto per svegliarsi alle prime luci dell'alba e allenarsi o svolgere mansioni burocratiche, non si aspettava di trovarlo lì davanti a lei a quell'ora di notte.

<<Si>> disse riabbassando lo sguardo con un tono di voce impreciso.

Takehiko senza dir nulla si diresse a prendere dell'acqua da una brocca e ci fu ancora un lungo silenzio.

<<Ti ha mai risposto?>> chiese l'uomo, per iniziare un discorso, non era il migliore nei rapporti sentimentali e inoltre doveva ammettere che era curioso di sapere cosa Juri scrivesse sempre.

<<Con tutto il rispetto non credo che ti riguardi la mia vita passata>> Juri non si faceva mai scappare quella parola di troppo col marito, era sempre molto attenta nel ponderarsi con le parole, conosceva come potesse essere severo ma anche Juri non era una donna che scherzava.

Takehiko le lanciò un'occhiata di disapprovazione per questa frase ma decise che per ora non avrebbe portato rancore, per ora.

<<invece tu... Com'è andata la notte con Yuri?>>

Takehiko si stava strozzando con l'acqua, non amava che qualcuno entrasse nella sua vita intima. Specie la moglie.

<<Bene>> rispose.

<<ti soddisfa abbastanza?>> continuò lei, aveva una punta di gelosia nella voce che passava più come sdegno.

Tutto il clan conosceva la rivalità tra quelle due donne, nessuno osava intromettersi ne tanto meno da chi patteggiare. Yumi era mal vista per le sue origini ma era molto più simpatica di Juri, Juri era molto più forte di Yumi ma più fredda.

<<non ti riguarda questa parte della mia vita, così come non mi riguarda il tuo passato>>

<<dovrebbe, sei mio marito dopo tutto e sono due cose che non possono essere paragonabili.>>

<<esattamente, quindi portami rispetto>> disse con tono di ferma superiorità.

Juri stette in silenzio, stringendo i denti e il pennino, le labbra curvate all'ingiù e gli occhi che si assottigliavano, scrisse velocemente le ultime frasi e poi si alzò.

<<Vero, vado a riposarmi. Buonanotte>> si inchinò come segno quasi di rabbia, non di rispetto e si diresse verso le sue camere. Mentre Takehiko era davvero spazientito.

Juri però aveva intenzione di fare tutt'altro tranne che dormire, non le importava se il mattino dopo sarebbe stata più stanca. Non poteva semplicemente mettersi a letto, cosa poteva fare però? Scrivere altre lettere? E a che scopo, quella sera la sua lettera era più lunga del solito. Aveva voluto descrivere ogni particolare della capitale: il via vai di ricchi meccanti, la vita nelle strade, gli strani personaggi che avevano incontrato.
Il viaggio era stato davvero molto lungo ma sperava che almeno le valesse la pena, erano lì per una delle tante trattative del marito e Juri non aveva capito perché in quei viaggi bisognasse che andasse praticamente tutto il clan, o meglio che andasse anche Yumi.

Aveva anche lei per intrattenersi e per soddisfarsi, non che Juri fosse una bambolina con cui intrattenersi ma anche lei esisteva. Suo marito ultimamente era più freddo del solito, che la stia tradendo?! Che si stia innamorando di Yumi?! E se l'avesse ripudiata a breve perché non era ancora riuscita a dare al clan un erede?! Ma no, non poteva essere... Ma...

Era ancora giovane e non erano sposati da molto, c'era ancora tempo. Eppure conosceva la fermezza degli Jimbu e già sapeva che la sua ipotesi non era del tutto infondata, sapeva che il padre di Takehiko aveva ripudiato ben cinque spose prima della madre dì Takehiko solo perché non era nato un erede maschio! Quindi c'era una gran possibilità che accadesse anche a lei...e se fosse successo? Dove sarebbe andata? Cosa avrebbe fatto? No, non poteva permetterselo di certo.

Mentre camminava la sua agitazione era ben visibile, era come se si muovesse su una via tracciata in automatica, senza che lei vedesse davanti a sé e le sue gambe si muovesero da sole, gli occhi davanti a sé che non cercavano di abituarsi al buio e le labbra corrugate verso il basso, il suo passo era anche fin troppo deciso e inoltre si perse completamente nei suoi pensieri.

Tant'è vero che non si accorse dell'esile figura con cui andò a scontrarsi. La figura cadde di peso a terra mugugliò qualcosa poi si alzò vedendo la donna.

<<S-SIGNORA!>> disse l'esile figura balbettando, provò a ricomporsi in quella che dovrebbe essere una posizione seria, che doveva far traspirare severità e contegno lo facevano apparire ancora più impacciato.

Ryosuke si sistemò la sua armatura rosso fiammante che all'ombra della notte appariva bronzastra, strinse nella sua mano la lancia, arma base dei Figli del Clan e provò a sembrare deciso.

Ryosuke spesso non capiva proprio com'era possibile che lui fosse entrato nei Figli del Clan, l'esercito privato del Clan Jimbu.

Ryosuke aveva sempre sognato di essere un abile guerriero ma allo stesso tempo odiava il pensiero di uccidere qualcuno o di ferirlo, voleva avere solo una vita semplice. Chissà se quando fosse diventato un veterano e gli sarebbero state assegnate delle piccole terre avrebbe potuto vivere in pace.

Il punto era anche se un veterano ci sarebbe diventato, basso, magro, non molto abile nel combattere con la spada o con l'arco, tutte le sue caratteristiche suggerivano che non sarebbe riuscito a sopravvivere a lungo in guerra. Perché allora era stato scelto da quel clan così selettivo e severo?

Perché in battaglia ci sono altre qualità oltre la forza, qualità che Ryosuke possedeva. Velocità, capacità difensiva, mimietizzazione e resistenza, ecco cosa possedeva Ryosuke di così speciale da essere diventato un figlio del clan.

Nonostante ciò non era ancora un guerriero perfetto, era ancora troppo timido, chiuso e insicuro. Capacità che potevano ucciderti facilmente in battaglia.

Fortunatamente il Clan Jimbu era un clan fondata sul pilastro della fratellanza, quindi Ryosuke ha sempre trovato l'appoggio dei suoi Fratelli e anche un pò del capo clan, sebbene Takehiko fosse molto severo e decisamente poco emotivo.

Un'altra figura su cui però aveva sempre trovato un grande appoggio era Juri, la moglie di Takehiko. All'inizio aveva quasi timore di quella donna dallo sguardo minaccioso e l'altezza superiore alla sua ma si era rivelata molto dolce e materna, una figura su cui si poteva sempre contare.

<<oh, sei tu>> disse la donna osservando Il ragazzino.

<<S-Si! Ai suoi ordini!>> disse provando a indurire la voce.

Juri si lasciò scappare una risatina, più quel ragazzo provava a fare così più appariva tenero. L'aveva preso sotto la sua ala protettiva e provava ad aiutarlo nell'aprirsi con gli altri e lo proteggeva dai duri richiami di Takehiko.

<<hai tu la guardia di notte?>>
Che cosa stupida, nella capitale piena di guardie, nel quartiere più benestante. Chi mai avrebbe potuto attaccarli?

<<Si, signora. Fino alle prime luci dell'alba!>> cercò di trattenere uno sbadiglio.

<<capisco. Quindi I tuoi fratelli sono già a riposo?>>

<<certamente! Loro hanno già reso servizio nel giorno!>> disse fieramente. Il ragazzo li adorava e li stimava tantissimo, anche se erano entrambi un pò particolare. Icirou era un ragazzo molto particolare, prendeva un pò troppa confidenza ma era simpatico. Era abile in battaglia anche se cieco, questo spesso lo cacciava in situazioni buffe e un pò strane da cui sapeva uscire sempre con una punta di divertimento.

Con lui aveva un bel rapporto fraterno, ridevano e scherzava o quasi sempre ma sapevamo sempre quand'era il tempo di farla finita.

Poi c'era Asami, era una ragazza molto carina, non era molto incline all'allegria e alle risa come i due ragazzi ma era a suo modo simpatica.

Nonostante ciò Ryosuke aveva sempre un pò una sensazione di sospetto e di disagio quando era con Asami, forse perché la loro più che amicizia era un'alleanza.

<<capisco, tu cos'hai fatto?>> quella di Juri non era una predica come poteva apparire ma semplice curiosità.

<<Il mio dovere, signora! Mi sono allenato!>> ed era vero, era rimasto tutto il giorno ad allenarsi ma poi si era addormentato sotto ad un albero senza neppure accorgersene.

<<Mi fa piacere, diventerai un abile guerriero se continui così>>

<<l-lo spero>> disse con un leggero tremolio nella voce, girando lo sguardo altrove. << cos'ha fatto lei signora?>>

<<nulla di una certa importanza, posso darti una domanda?>> sembrava un pò ipocrito dopo tutte le domande con cui aveva assillato il povero ragazzo ma voleva sforzarsi di essere gentile.

<<certamente>>

<<Sai dove va mio marito di giorno?>>

Ryosuke non si aspettava di certo questa domanda, perché voleva sapere una cosa così?

<<No>> rispose semplicemente un pò confuso e molto titurbante, non sapeva neanche se era il caso di rispondere, non si aspettava che Juri fosse quel tipo di donna gelosa.

In verità Juri non era gelosa, solo preoccupata sia per il marito ma in primis per sé stessa, se c'erano problemi per il clan c'erano problemi anche per lei, soprattutto per lei.

<<Mh... Va bene. Ho solo un favore da chiederti>>

Il ragazzo era preoccupato, non voleva avere missioni importanti, voleva solo rimanere tranquillo e vivo, non se la sentiva, non era un eroe o un guerriero molto abile anzi spesso si chiedeva il perché lo avessero scelto.
Ma non poteva opporsi, credeva nel destino e se questo era il suo pregava solo che le cose andassero nel miglior modo possibile.

<<Ordinate, signora>> disse battendo un pò la lancia per terra per richiamare un senso di obbedienza e rispetto. Voleva comunque fare una buona impressione.

<<Ottimo, se vedi mio marito uscire o in presenza di un'altra donna dimmelo immediatamente>>

Il ragazzo sgranò gli occhi e la bocca gli si aprì in automatico, forse non aveva udito bene.

Gli aveva chiesto una missione non solo molto pericolosa, se fosse stato scoperto avrebbe ricevuto sedutastante la pena capitale, ma anche innobile, che lo avrebbe portato all'infedeltà. Gesto molto più grave, soprattutto per i Jimbu che avrebbero preferito la morte ad un simile disonore.

<<Signora. Non può chiedermi un atto di simile infedeltà>>

<<Non è infedeltà anzi, lo osserverai solamente come sua guardia personale e anzi in questo modo proteggerai lui e il clan>> disse osservandolo bene e unendo le sue mani.

<<Signora...>>

<<è deciso, puoi farcela. Conto su di te.>>

Juri si voltò e andò via.

Juri non aveva preso una scelta casuale nel chiederlo proprio a quel ragazzino così gracile, era il meno sospettabile e forse il più fedele a Takehiko. Non sarebbe mai stato scoperto o divenuto un semplice sospettato e poi era vero. Poteva anche essere un'azione a buon fine per il capo clan. Lo avrebbe salvato da una donna infida che avrebbe provato a sopraffarla.

No, Juri non si sarebbe lasciata ripudiare da nessuno.

Appena arrivata nelle proprie stanze la donna continuò a scrivere alla sua amica così cara, le mancava davvero molto e non vedeva l'ora di rivederla.

Terminò di scrivere in tutta tranquillità e poi notò che osservando bene dalla piccola finestra si poteva notare un ombra vicino ad un carro, Juri pensò che fosse solo una delle tante persone che passeggiavano o che si preparavano al lavoro del giorno dopo, eppure poté giurare che quella figura la stesse osservando.

La ragazza non ci diede troppo peso anche perché ebbe una fitta allo stomaco che la piegò in due, costringendola ad arretrare.

Sentì il corpo farsi sempre più debole, sempre più vuoto e poi...

ANGOLO AUTRICE

Ciao. Spero vi piaccia. Scusatemi tanto, volevo renderlo più lungo ma la scuola mi toglie anche l'aria per respirare qwq. Avviso che quando la trama partirà i capitoli saranno ovviamente più lunghi quindi potrei impiegare un pò in più per aggiornare qwq, scusatemi se non è un buon lavoro ma farò di meglio appena le verifiche si toglieranno da mezzo! ❤️❤️❤️

Che ne pensate della trama?--->

Dei personaggi? Li ho rappresentati come ve li eravate immaginati? --->

Cosa ne pensate di Juri? --->

Di Yumi? --->

Takehiko? --->

Ryosuke, Icirou e Asami? --->

Avete già un'idea di cosa accadrà?--->

Scrivetemi le vostre ipotesi sui prossimi capitoli--->

Critiche--->

Clan che vi piace di più?--->

Che ne pensate in generale sul clan Jimbu?--->

Secondo voi chi sarà il primo a morire?--->

Voto---> (sincerissimi anche 0 o 3)

Ora vi lascio sempre al gioco.

Se io dico:

Follettina--->

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