#154

Stiles è seduto in auto, sul sedile passeggero, al fianco di Derek. Ha trascorso con lui gli ultimi due mesi, a strettissimo contatto, pur di salvargli la pelle. 

Sapeva che entrare nell'FBI sarebbe stato complicato, ma di sicuro non si sarebbe aspettato che la sua ammissione dipendesse dalla cattura del pluriomicida Derek Hale. Quando, tre mesi prima, gli era stato affidato quel compito, aveva sputato l'acqua che stava bevendo direttamente sulla faccia del capo dipartimento, poi si era scusato, aveva analizzato bene il fascicolo e aveva accettato la dura verità: avrebbe dovuto di nuovo salvare il culo peloso di quel Sourwolf, ma, nel frattempo, anche fare del suo meglio per risultare efficiente e competente, per essere ammesso nella squadra. 

Quindi si era trovato sommerso fino al collo da scartoffie, piani strategici, strumenti tecnologico per rintracciare Derek e, contemporaneamente, in contatto col mannaro per architettare al meglio quella finta cattura. Ci erano voluti due mesi e mezzo, ma, alla fine, ce l'avevano fatta. Stiles l'aveva trovato, l'aveva consegnato ai suoi superiori che si erano complimentati con lui (perché, diciamocela tutta, nessun sarebbe mai riuscito in quella missione, se non avesse avuto contatti col ricercato), e poi...poi aveva aiutato Derek ad evadere. 

Ci erano volute altre due settimane, poi, insieme al mannaro, era stato costretto a nascondersi per altre cinque settimane. Le avevano trascorse in giro per il paese, mai nello stesso posto. Avevano dormito in auto, in insulsi Motel e avevano mangiato quello che capitava. Solo una sera, che Stiles era particolarmente triste e spossato, Derek lo aveva portato in un ristorante. Erano in qualche piccolo paese del Colorado, il ristorante era piccolo, ma a Stiles sembrava sfrenatamente lussuoso rispetto al pub del giorno prima. Si erano fermati in un motel, avevano messo i migliori vestiti che avevano in valigia e quella sera Derek aveva anche sorriso. 

Erano in viaggio da due settimane, ma non avevano mai avuto realmente modo di parlare. Erano sempre sul chi va là, sempre in movimento e la sera erano entrambi così distrutti da crollare stremati. Quindi, quella volta, avevano chiacchierato. Avevano parlato dei due anni in cui non si erano visti e sentiti: Derek era stato sei mesi con Braede, aveva rivisto Cora e poi aveva passato il tempo ad essere ricorso dall'FBI. Aveva incontrato delle persone che conoscevano sua mamma quando era in vita, aveva raccolto qualche pezzo della sua infanzia e aveva imparato a controllare la sua trasformazione completa. 

Stiles lo aveva ascoltato affascinato, non aveva mai sentito Derek parlare così tanto. Poi gli aveva raccontato del suo "rapimento" da parte della Caccia Selvaggia, della sua scelta di entrare a far parte dellFBI e di come essere lontano da Beacon Hills gli avesse fatto prendere una specie di grosso respiro di aria fresca. Poi gli aveva dato vari aggiornamenti su Scott, Liam; gli aveva parlato di Theo e anche di quello che sapeva di Isaac. Gli aveva parlato di Lydia mentre passeggiavano per tornare al motel. Derek aveva sorriso, dicendogli che l'aveva capito dal fatto che la chiamasse ogni sera; aveva anche detto di essere contento per lui. 

Quella sera, Stiles era andato a dormire tranquillo e sereno, ma da quella chiacchierata qualcosa era cambiato. La frenesia era sempre la stessa, così come la paura di essere scoperto insieme ad un ricercato internazionale, ma entrambi sembravano più rilassati. C'erano più battute, più sorrisi e il loro rapporto era tornato quello di un tempo. Si punzecchiavano a vicenda, Stiles con battute sarcastiche e Derek con grugniti e sopracciglia alzate. 

Erano in viaggio da tre settimane quando avevano discusso la prima volta. Erano da qualche parte tra lo Utah e il Nevada e Stiles aveva appena discusso con Lydia al telefono. Lei gli aveva chiesto di videochiamarla, ma Stiles aveva dovuto rifiutare per forza di cose. Quindi lei aveva cominciato a rinfacciargli che era distante da mesi, che si stava lasciando prendere totalmente dal corso e che l'aveva lasciata lì, da sola, col pericolo di turno. Fino a quel momento non aveva fatto il minimo accenno ad un pericolo, quindi Stiles era andato in panico. Si era scusato, si era fatto raccontare tutto e, una volta chiusa la chiamata, si era fiondato da Derek, che era in auto, mentre si erano appartati in una strada deserta per la notte. 

Stiles gli aveva chiesto di partire, di raggiungere la California il prima possibile. Voleva andare dai suoi amici e voleva andarci subito. Derek era stato irremovibile: avevano un piano e lo avrebbero rispettato, altrimenti ci avrebbero rimesso entrambi. Stiles in più di lui. Stiles che gli aveva urlato addosso, che gli aveva rinfacciato l'aver abbamdonato il suo branco, l'essere andato via due anni prima. Gli aveva detto "Tu non provi nulla! Non ti importa se i miei amici stanno morendo!" e se ne era andato a piedi, furiosi e senza una meta. 

Erano passate quasi due ore quando Derek gli si era affiancato con l'auto. Stiles lo aveva guardato, aveva fatto il giro della vettura e si era seduto dal lato passeggero. 

Quel giorno il loro rapporto era cambiato di nuovo. Derek era tornato ad essere taciturno, sembrava rimuginare di continuo; Stiles parlava di tutto e niente per coprire il silenzio che lui stesso aveva causato. Erano passati quattro giorni quando, ancora in un Motel, quando ormai erano entrambi a letto con le luci spente, Stiles si era scusato. "Mi dispiace, Derek" aveva detto. "Mi dispiace per le cose che ho detto perché non erano per niente vere. Ti ho buttato addosso la mia frustrazione per questa fuga e...e per come sono stato quando te ne sei andato". Aveva preso un lungo respiro, "Non ti rimprovero l'essere andato via, perché mi hai spiegato, so perché l'hai fatto e in cuor mio già lo sapevo, ma non posso negare di aver sofferto la tua mancanza in un modo che...che non credevo possibile". 

Stiles aveva sentito Derek rigirarsi nelle coperte e l'aveva visto mettersi su un fianco, lui aveva fatto lo stesso. Erano uno di fronte all'altro, in due lettini singoli separati. Stiles aveva visto Derek chiudere gli occhi, poi riaprirli e fissarlo di nuovo. "Anche tu mi sei mancato, Stiles" aveva buttato fuori, come se dirlo fosse una sofferenza. Stiles aveva sorriso, gli occhi lucidi. "non è che mi stai solo rendendo vulnerabile e ora tiri fuori una zanna e mi uccidi?". Derek aveva riso. 

La mattina seguente erano di nuovo sorrisi, battute, prese in giro e scappellotti dietro la testa (per Stiles). Ma erano anche pizzicotti, qualche spinta e una mano sul fianco di Stiles, per staccarlo dalla vetrina di una pasticceria. Era contatto fisico, voglia di sentire l'altro vicino. 

Per Stiles era paura, era indecisione, era ansia durante le telefonate con Lydia. 

Mancavano tre giorni al loro arrivo nella loro città quando, mentre erano nell'ennesimo pub di periferia, quasi deserto, il cellulare di Stiles, appoggiato sul tavolo, si era illuminato. Il display segnava una chiamata in arrivo da parte di Lydia. Stiles l'aveva fissato, poi aveva premuto sulla X rossa e aveva rifiutato la chiamata. Derek si era limitato ad inarcare un sopracciglio, interrogativo. Stiles aveva sbuffato, abbassato gli occhi, giocando con la forchetta con la carne nel piatto. 

"Non ti va di stare al telefono?" aveva chiesto Derek. Stiles non aveva risposto, ancora ocn la testa china, ma due dita gli avevano afferrato il mento, costringendolo ad alzare lo sguardo. "Ehi, stai bene?" aveva chiesto ancora Derek. Stiles aveva annuito, poi aveva portato una mano al polso di Derek, accarezzandolo piano. Il mannaro, a sua volta, aveva spostato le dita dal mento alla guancia, aprendole in una carezza leggera. Stiles si era beato di quel contatto caldo, aveva chiuso gli occhi e si era goduto quelle sensazioni. 

"Dai, andiamo a prendere un po' d'aria" aveva poi rotto il silenzio Derek, alzandosi. La strada era deserta e costeggiava un piccolo fiume, faceva freddo, nonostante la primavera e Stiles si era stretto le braccia intorno alla vita. Derek era un metro davanti a lui, poi si era fermato e si era girato indietro. Stiles aveva fatto altri due passi, incerto, chiedendosi perchè Derek si fosse girato. Solo che l'altro non gli aveva dato tempo di chiederlo, perché aveva azzerato le distanza e l'aveva stretto in un abbraccio. "Stai congelando, idiota."

Stiles si era lasciato stringere quella sera e si era lasciato stringere quella notte, mentre non riusciva a dormire e aveva raggiunto, seguendo il suo istinto, il letto di Derek. Si era lasciato stringere e aveva stretto anche la mattina dopo, appena svegli, con ancora gli occhi gonfi dal sonno. Si era beato dell'odore dell'altro, delle due braccia intorno i fianchi e, poi, delle sue labbra sulle proprie. Stiles si era lasciato baciare e aveva baciato, si era lasciato andare e Derek aveva fatto sicuramente lo stesso. Si erano guardati a lungo, sorridendo come due cretini, ma fregandosene. 

Nei restanti tre giorni, però, Stiles era stato agitato. Aveva detto a Lydia di volere qualche giorno per pensare, le aveva detto di non essere sicuri di loro, ma che ne avrebbero parlato da vicino. Dopo quella conversazione, Derek lo aveva stretto ancora, chiedendogli se ne fosse sicuro. Stiles gli aveva detto che no, non lo era, perché nella vita nulla è sicuro, ma che voleva provarci. Derek allora lo aveva baciato ancora. 

Quindi era è in auto, a cento chilometri da casa, con Derek al suo fianco e con il cuore a mille. Ha gli occhi fissi sulla strada, così come il mannaro, sono entrambi agitati. Quando vede da lontano il cartello di Benvenuto di Beacon Hills, Derek sterza e accosta al lato della strada. Non parla, ma scende dall'auto, apre la portiera di Stiles e lo invita a scendere. 

"Cosa succede, Sourwolf?" chiede. 

Derek gli poggia le mani sulle guance, circondandogli il viso. 

"Stammi bene a sentire, perché non te lo dico più" comincia e Stiles annuisce, quasi spaventato. Derek gli sta per dirgli che la loro avventura sta per finire? 

"No, idiota, non sto per abbandonarti di nuovo" esclama il mannaro, quasi come gli avesse letto nel pensiero e Stiles si rilassa. 

"Stiamo per rientrare in quella città che è un inferno, ci sono pericoli e potrebbe andare male, giusto?" 

Stiles annuisce ancora, 

"Quindi credo tu debba sapere, prima che uno di noi due muoia...che ti amo. Devi sapere che ti amavo anche due anni fa e forse anche tre. Voglio che tu sappia che sei il mio compagno, il compagno del mio lupo e che, comunque vada, io farò di tutto pur di proteggerti, okay?" 

Stiles sente le dita di Derek sfiorargli gli zigomi, probabilmente per asciugargli le lacrime. Annuisce freneticamente, tirando sul col naso. 

"A-allora sappila anche tu una cosa, brutto lupo!" Derek inarca un sopracciglio. "Anche io farò di tutto per proteggerti e per non morire. Combatterò, vi aiuterò per quanto mi è possibile e anche oltre perché, porca puttana, non possiamo morire ora!" 

Derek ora sorride. "Scemo." 

Stiles continua. "No, dico sul serio. Non possiamo morire ora, dopo che mi hai detto di amarmi e-e che...e ti amo pure io, ecco!" 

Derek ora lo stringe e Stiles lascia andare le lacrime, copiose, stringendolo a sua volta. 

"Andrà tutto bene" dicono all'unisono, prima di separarsi e rimettersi in auto. 



La parola era "ZANNA". 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top