#123

Stiles si lascia cadere sul letto, nel buio della sua camera. Ha la testa piena di pensieri. 

Deve fare il punto della situazione.

Ha rivisto Derek dopo anni, lì, nella sua New York. Il mannaro ha fatto finta di non vederlo e lui ha fatto lo stesso, ancora ferito, ancora con qualche pezzo da rimettere a posto. 

Lo ha rivisto qualche giorno dopo, poi, in un locale e, non solo la cosa lo ha sconvolto perché, dai, Derek Hale in una discoteca piena di gente? Ma anche perché Derek era lì per lavoro, per ballare e spogliarsi davanti a tantissime persone. Tantissime persone che lo guardavano estasiati. Stiles sa di averlo guardato allo stesso modo, ma sa anche di non aver retto ai morsi della gelosia e di essere scappato, nonostante ogni parte di lui avrebbe voluto reggere per non dare nemmeno una piccola soddisfazione a quel lupo scorbutico che l'aveva lasciato da solo anni prima. 

Così come sa che Derek, fuori dal locale, lo aveva baciato. In modo rude, sì, certo, ma era stato un bacio che lo aveva distrutto e che aveva rimesso a posto tutti i pezzi, in pochi secondi. Quella sera era tornato a casa, aveva chiamato Lydia e lei lo aveva raggiunto. Erano stati insieme, avevano passato la notte insieme come tante altre volte, ma Stiles si era sentito inevitabilmente diverso. E si era sentito inevitabilmente in colpa. Verso Lydia, verso Derek e verso se stesso. 

Non  ha rivisto Derek per qualche giorno, ma lui si era fatto "sentire". Stiles lo sveva sentito nello stomaco una mattina, uscendo di casa. Aveva trovato un pacchetto sullo zerbino, incartato con della semplice carta marrone, senza biglietto. Lo aveva aperto con le dita che già tremavano e vi aveva trovato un ciondolo. Un semplice ciondolo da portachiavi, con un pendente in vetro con dentro un piccolo fiore azzurro: un nontiscordardimé. 

Stiles quel giorno a lavoro non aveva concluso quasi nulla, sfiorando ogni tanto la tasca in cui aveva infilato il ciondolo, e al ritorno non era andato a casa. Aveva mandato un messaggio a Peter, sicuro di non dover nemmeno insistere per farlo parlare, e si era fatto dire l'indirizzo di Derek. 

Ora è su quel letto perchè aveva passato tutto il pomeriggio col mannaro e con la bellissima figlia di Cora. Era stato bene, non si era mai sentito a disagio, nemmeno quando, sull'uscio, Derek gli aveva praticamente detto di amarlo. Di amarlo ancora. 

Quindi ora, semplicemente, non sa cosa fare. Ma sa cosa vorrebbe fare. Solo che un messaggio gli interrompe i pensieri. 

(Ore 21:01) Ehi, tutto bene? LM 

Lydia. 

E Stiles sa che lei sa che qualcosa non va quindi, senza indugiare, le chiede di vedersi. 

Si incontrano al bar sotto casa, il loro posto preferito. Lydia è radiosa come sempre, sorride e gli sfiora la guancia con un bacio quando si incontrano. 

"Ehi, stai tranquillo" gli dice, mentre Stiles comincia a sudare. 

"Lyds..."

"L'avevo visto qualche giorno fa, ci siamo anche fermati a parlare" comincia lei. "Mi dispiace non avertelo detto, ma Stiles, sei stato molto male a causa sua. Però...però ti ho visto ieri e..."

"Lyds, ieri non fingevo" la interrompe.

"Oh, lo so, lo so che mi ami, stupido. Ma so che lui è la tua anima gemella e" sembra tentennare, "e tu sei la sua. Mi ha solo chiesto se stessi bene, Stiles, ma gli tremava anche la voce. Fai quello che ti dice di fare il cuore, okay?"

Stiles la guarda, pensando solo a quanto sia fortunato ad avere quella straordinaria donna al suo fianco. Le prende le mani. 

"Ti amo, Lydia Martin."

"Va' da lui, scemo."

Stiles si alza, le dà un bacio sulla fronte e scappa via. 

Si ritrova di nuovo davanti casa di Cora e Derek, rendendosi conto solo in quel momento che sono quasi le undici di sera. Fa per andarsene, ma la porta si apre. 

"Stiles?" 

Cora ha lìespressione interrogativa, ma sta sorridendo. 

"Ehm, sì...io."

"Vieni, entra."

Stiles la segue, fino al divano. Lei gli fa cenno di sedersi. 

"Derek è a lavoro" spiega. 

"Oh, giusto, dovevo...dovevo pensarci, scusa se sono piombato qui a quest'ora."

Lei sorride ancora. 

"Nessun problema, ho appena messo la peste a letto e pensavo di guardare un film. Come stai?"

Stiles abbassa lo sguardo.

"Sto bene. Ora sto bene."

Cora allunga una mano, gli scompiglia i capelli, sorridendo ancora. 

"Mio fratello è uno stupido, lo sai bene ormai. Non parla, non fa domande. Arriva a conclusioni che esistono solo nella sua testa, scappa e si fa del male. E ne ha fatto a te, lo so. PErò...però è la persona migliore che io conosca, è buono e quando ama, lo fa totalmente."

Ora è Stiles a sorriderle. 

"Lo so" ammette. "Lo so com'è, solo che...che non ha mai lottato, non c'è mai stato un confronto tra noi, non abbiamo mai giocato a carte scoperte, ecco."

"Ma la partita non è ancora finita, no?" ora la ragazza sembra speranzosa. Stiles ci riflette. 

"No, non finirà mai."

Esce da casa di Cora che è ormai notte fonda, sono le due passate e fa freddissimo. Decide di tornarsene a casa, perché Derek sta lavorando e crede di doversi ancora schiarire un po' le idee. Era andato lì con l'intenzione di dirgli che per loro c'era ancora una possibilità, che potevano provarci, ma...Derek avrebbe voluto? Nonostante tutto, non aveva ancora fatto quel grande passo che Stiles aspettava da anni. Non gli aveva dato una certezza, non aveva visto nulla di concreto, ma solo un ciondolo. Simbolico, sì, ma poi? Non potevano andare avanti così, c'era bisogno di sedersi, parlare e prendere decisioni. 

Stiles aveva bisogno di toccare con mano quello che loro potevano essere, non aveva più bisogno di parole, non l'aveva mai avuto. Se Derek era disposto a provarci, doveva farlo davvero. 

La parola era "PEZZI". 

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