#273
Passano due giorni da quel pomeriggio e Derek non ha né visto né sentito Stiles. Ha tranquillamente lavorato, passato ore con Noah e ha cercato di prendere il cellulare il meno possibile, per non cedere e scrivergli. Gli manca, certo, ma è ancora arrabbiato. Se da un lato può capire le prime bugie di Stiles, dall'altro non accetta che le abbia dette per due mesi, senza mai accennare alla verità.
Quel giorno è sabato e ha tutto il giorno libero, così ha deciso di sbrigare alcune commissioni per la casa e di fare la spesa, dato che ha il frigo completamente vuoto, fatta eccezione per una lattuga quasi andata a male e sei birre.
Sta decidendo cosa prendere nella corsia dei surgelati, per tutte le volte in cui non gli va di cucinare, quando in quella opposta scorge Stiles tra gli scaffali. Sta leggendo l'etichetta di qualcosa, forse per Noah, considerando che lui mangia solo schifezze. Derek si sposta in modo da non rischiare di essere visto, finisce la spesa e si avvia alla cassa. Non può negare che vederlo gli abbia fatto un certo effetto, che avrebbe voluto salutarlo, parlargli, sentirlo ridere, ma mette tutto in busta, paga e si avvia verso il parcheggio. Sta per salire in auto, quando una voce lo ferma.
"Ti ho visto e ho fatto finta di non vederti, ma poi sono tornato indietro."
Derek si volta e Stiles è lì, ancora con il carrello tra le mani, pieno di sacchetti. Ha le guance rosse, ma lo sguardo risoluto.
"E lo so che mi hai visto anche tu."
"Capita di incrociarsi al supermercato in una città così piccola" rispondere, più freddo che può.
In quel momento Stiles abbassa lo sguardo. "Lo so" e accenna un sorriso. "Mi manchi" aggiunge poi.
Derek sbuffa. Sa che non può impedire a Stiles di dire ciò che pensa, ma così è difficile. "Stiles, devo andare a casa."
Stiles annuisce, l'espressione triste. "Va bene, buona giornata" dice, e se ne va.
Derek si mette in auto, ma aspetta cinque minuti prima di metterla in moto e tornare a casa.
Per fortuna quella sera è di turno; sono le otto di sera quando entra in centrale, saluta i suoi colleghi, poi si chiude in ufficio a leggere scartoffie, pur di non pensare. Dopo un'ora, sente un colpetto alla porta, poi la testa dello sceriffo sbucare.
"Hale, ho ordinato cinese, che ne dici se ci nascondiamo da te e ceniamo insieme?"
Derek inarca un sopracciglio e Noah continua. "Non guardarmi male, ci pensa già mio figlio a farmi mangiare sano e anche il dottore mi ha detto che posso concedermi uno sgarro ogni tanto. Ci stai?"
Derek chiude un faldone e annuisce.
Si siedono alla scrivania, le scatoline sparse un po' ovunque e cominciano a chiacchierare del più e del meno, prima che Noah si schiarisca la voce.
"Posso farti una domanda?" e Derek annuisce. "Ti è successo qualcosa negli ultimi giorni? Sembri di cattivo umore, mentre da qualche mese sembravi più sereno."
Derek guarda i suoi occhi sinceri e non sa se sia a causa del troppo cib, della mancanza di snno, della tristezza, ma per la prima volta in vita sua si apre con un mezzo sconosciuto.
"Stavo uscendo con una persona, ma è finita in malo modo."
Noah si mette comodo. "Ho tutta la notte" dice. "Come mai è finita?"
Derek sbuffa un sorriso. "Mi ha mentito sulla sua età e identità. So che era sincero in tutto il resto, che era se stesso, ma mi ha mentito per due mesi e non riesco ad accettarlo."
"E dimmi, cosa ti piaceva di lei?"
Derek arrossisce un po'. "Lui" chiarisce.
"Fa lo stesso. Quindi? Cosa ti ha colpito?"
Derek ci riflette. Cosa lo ha colpito di Stiles?
"Lui è...spontaneo, istintivo, è caos" dice con un accenno di sorriso, ripensando al disordine di Stiles. "Non smette mai di parlare e riempie a volte silenzi pesanti. Per quanto sia giovane, è comunque una persona interessante, sa un sacco di cose e mi piace passare del tempo con lui. O almeno mi piaceva. Poi è simpatico, sarcastico a livelli quasi fastidiosi, quasi che ti viene voglia di prenderlo a pugni, ma sa essere anche dolce."
Noah sembra riflessivo, ha le sopracciglia corrucciate.
"Non riesci proprio a perdonarlo? Sembri innamorato di lui. Ti ha spiegato le sue ragioni?"
"Sì, l'ha fatto e forse gli credo anche, ma io mi fido raramente delle persone e csì è ancora più difficile."
"Hai detto che è giovane, forse è solo impacciato e inesperto?"
Derek non lo sa. Una parte di lui vorrebbe fidarsi, ma i sente bloccato. Crede alla spontaneità di Stiles, sa che non è cattivo, ma non ci riesce. Noah sembra aver capito che non ha altro da aggiungere e si stiracchia sulla sedia.
"Esci in ricognizione con me? Così prendiamo un po' d'aria e digeriamo. E devo anche passare davanti alla villa di un'amica di mio figlio perché sta dando una festa e devo accertarmi che non facciano casini."
Derek si irrigidisce, ma annuisce. Non vuole assolutamente incrociare Stiles, ma non può rifiutare.
L'amica di Stiles che ha dato la festa è Lydia. Stiles l'ha nominata qualche volta, dicendo che è una stilista, ma a quanto pare si tratta di un'altra bugia dato che è una sua compagna di classe. Casa sua non dista tanto, ma quando arrivano davanti a questa grande villa, Derek impiega poco a capire che qualcosa non va. Le persone sono tutte fuori sul davanti, che parlottano. Il primo pensiero di Derek è che ci sia stato un incendio, ma per fortuna non vede né fumo né fiamme.
"cosa diavolo stanno facendo questi ragazzini?" sbotta Noah, appena parcheggiano e scende dall'auto. I ragazzi si sparpagliano al solo vedere la volante, ma lo sceriffo sembra non farci nemmeno caso. Chiama un paio di ragazzi per nome, chiedendo loro cosa sia successo.
"Nel giardino sul retro è entrato un topo, siamo scappati tutti!" spiega un ragazzino mezzo ubriaco. Derek si schiafferebbe una mano sulla faccia. "E un ragazzo si è rotto un piede e lo hanno portato in ospedale. A causa della calca."
"E voi cosa fate qui?" chiede Derek.
"Nulla, ci dispiaceva tornare a casa, ma non vogliamo entrare l-"
"Sceriffo!" Derek si volta verso chi ha chiamato Noah, un ragazzo co i capelli neri e la mascella storta che si sta avvicinando correndo.
"Scott, dov'è mio figlio?"
Un altro campanello nella mente di Derek: Scott, il migliore amico di Stiles, il quasi veterinario.
"Non lo trovo, l'ho visto mezz'ora fa che doveva andare in bagno, ma poi c'è stata la cosa del topo e siamo scappati. Solo che qui non c'è e mi si è spento il telefono. Può chiamarlo lei?"
Derek vede Noah quasi sbuffare rabbioso dal naso. "Voi andate tutti a casa" tuona, poi prende il cellulare e fa partire una chiamata.
"Mieczysław ? Mieczysław , co-stai piangendo? Dove sei? Cosa succede?"
Derek si sente andare in panico in un attimo. Cos'è successo a Stiles?
"Arriviamo, tranquillo, respira come fai sempre, okay?" e mette giù.
"Cosa succede?" chiede Derek mentre il cuore gli salta qualche battito.
"Dice che è bloccato in uno sgabuzzino che credeva essere il bagno ed è al buio. Mieczysław soffre di attacchi di panico. Derek vieni con me."
Derek lo segue, mentre sente alle sue spalle Scott sussurrare un "Quel Derek?". Si volta, limitandosi a scambiare solo uno sguardo con lui, poi corre dentro.
Stiles è al primo piano, secondo le indicazioni e appena sono nel corridoio sentono la sua voce che chiama suo padre. Si avvicinano ad una porta e Derek vede Noah cercare di aprirla, ma non ci riesce al primo colpo.
"Mieczysław, siamo qui, okay? Dacci solo un po' di tempo per aprire la porta."
Derek sente il respiro di Stiles anche attraverso la porta.
"Si-siamo?" chiede il ragazzo.
"Sì, c'è Derek qui, il vicesceriffo. Ora lui va a cercare una chiave o qualcosa per sfondare la porta, okay? Sei al sicuro."
Derek fa per allontanarsi di corsa, ma la voce di Stiles lo blocca.
"NO! NO! NO! IO-NO....NON RESPIRO. NO!" è un grido disperato di aiuto e Derek per quanto vorrebbe tacere, non ci riesce. Sente quasi dolore fisico al sentire Stiles in quelle condizioni. Si avvicina in fretta alla porta, appoggiandoci contro una mano.
"Stiles? Stiles, mi senti?" chiede.
"Sì" è la fievole risposta. "No-non andare."
"Sono qui, va bene? Non sei in pericolo. So che il buio fa paura, ma sei in casa di Lydia, qui fuori tutte le luci sono accese e ci siamo noi."
Derek vede solo con la coda dell'occhio Noah immobile che lo fissa, ma ci penserà dopo.
"Non-non c'è aria, Der..."
Derek vorrebbe solo sfondare la porta. "Certo che c'è aria. La vedi la fessura di luce sotto la porta?"
Non sente alcuna risposta da Stiles, solo il suo respiro affannato.
"Insisti, fallo parlare."
Derek si volta verso Noah, non sa nemmeno cosa dovrebbe dirgli.
"Io vado a cercare qualcosa per aprire, distrailo" e scende al piano di sotto.
"Stiles, la vedi la fessura?"
"S-sì."
"Bene, allora sai bene che da lì passa l'aria. Sei solo spaventato, ma io so che sei anche molto intelligente. mi racconti cosa stavi facendo prima di cercare il bagno?"
Stiles parla incerto, balbettando e prendendo lunghi respiri, ma racconta della festa, della musica orribile. Derek lo sente ancora singhiozzare e vorrebbe solo tenerlo tra le braccia, è quasi in panico allo stesso modo, solo ora se ne rende conto. Noah, per fortuna, arriva quasi subito con un piede di porco tra le mani.
"Stiles, ora apriamo la porta, okay? Mettiti più lontano possibile, così non rischi di farti male."
"Va bene" risponde con voce non più tremula.
Mentre Noah fa forza, Derek dà una spallata alla porta che cede quasi subito, illuminando lo sgabuzzino e uno Stiles appoggiato ad uno scaffale con gli occhi stretti in due fessure. Derek non sa bene cosa fare, vorrebbe entrare, abbracciarlo, dirgli che va tutto bene, ma c'è il suo capo alla sua sinistra. Rimane immobile, ma è Stiles a muoversi: spalanca gli occhi, mentre continua a piangere ed esce di corsa dallo sgabuzzino impattando contro il petto di Derek, cingendogli forte i fianchi con le braccia. Derek, di istinto, lo strige a sé, cercando di rassicurarlo.
"Ci sono io qui" gli sussurra contro i capelli. "Va tutto bene, okay?" e gli lascia un bacio sulla testa, annusando quell0odore che tanto gli è mancato. Sa che lo sceriffo è ancora lì, ma non ha il coraggio di alzare lo sguardo. Stiles è il primo a sciogliere l'abbraccio, alzando lo sguardo prima su Derek, poi su suo padre. Sembra voler abbracciare anche lui, ma sembra anche frenato. Dev'essersi reso conto anche lui ora.
"Vieni qui, peste" è Noah a tirarselo contro e ad abbracciarlo.
Derek solo in quel momento incrocia il suo sguardo sopra la spalla di Stiles. Si immaginava di trovarlo arrabbiato, deluso, ma Noah gli dice solo una cosa, con il labiale.
"Grazie."
Escono da casa di Lydia dopo aver controllato che non ci fosse alcun topo nascosto, trovando in giardino solo un piccolo gruppetto di ragazzi tra cui Stiles e Scott in disparte. Derek si accerta pur non avvicinandosi che Stiles sia tranquillo, è solo suo padre ad avvicinarsi, poi tornano in centrale. Il viaggio in auto è stranamente silenzioso, forse dovrebbe essere Derek a parlare, ma si sente terrorizzato. Quando mettono piede in centrale, però, Noah lo segue in ufficio e lo guarda incrociando le braccia.
"Mi dispiace" dice solo Derek, inutile negare.
"Di cosa?"
Derek non lo sa, di preciso. "Non lo so, forse di non essermi reso conto della sua età o di chi fosse. Non volevo mancarti di rispetto."
Non sa quale risposta si aspettasse, ma sicuramente non di vedere lo sceriffo sbuffare e alzare gli occhi al cielo.
"Ho sentito come mi hai parlato di mio figlio, quando ancora non sapevo di chi stessi parlando, e ho visto come ti sei comportato con lui ora e come lui si sia completamente fidato di te. Perché dovrei pensare a questa cosa come ad una cosa negativa?"
"Perché io sono il vicesceriffo e lui è un diciannovenne all'ultimo anno delle superiori?" chiede Derek.
"Hale, dovresti tirare l'acqua al tuo mulino, non convincermi che tu non sia giusto per Mieczysław, eh" ride Noah. "Sul serio non riesci a perdonarlo o era solo una scusa, quindi?"
E solo in quel momento Derek si rende cnto che forse sì, era arrabbiato, ma che anche lui ha la colpa di aver approfittato di quella rivelazione per allontanarlo. La sua complicità con Stiles dopo così poco tempo lo aveva spaventato, i suoi sentimenti per Stiles gli fanno paura. Abbassa lo sguardo, non sa rispondere.
"Appunto. Quindi facciamo che ti mando in giro di pattuglia e vai a riprenderlo alla festa e lo porti a casa? Senza entrare a casa!"
Derek ride, leggero. Vorrebbe quasi abbracciarlo, ma si limita ad un imbarazzato ringraziamento, poi corre via. Arriva a casa dell'amica di Stiles in pochi minuti, trovando solo tre persone sedute sotto il portico: Scott, una ragazza che presuppone essere Lydia e Stiles. Derek accosta, poi scende dall'auto e il primo a vederlo è sicuramente Scott che scuote una spalla di Stiles, indicandogli la strada. Derek vede tutte le espressione sul viso di Stiles: prima corruccia lo sguardo, poi spalanca gli occhi, poi esplode in una risata. Si abbassa a baciare le guance dei suoi amici, poi Derek lo vede correre verso di lui e, di istinto, apre le braccia, accogliendolo come poco prima. Stiles però gli salta in braccio, avvolgendogli le braccia intorno al collo e stringendolo forte. Derek rischia di cadere, ma lo regge e ride con lui, stringendolo a sua volta.
"Papà non ti ha ucciso!" esclama il ragazzo, ridendo ancora, per poi guardarlo.
Derek vorrebbe rispondergli, vorrebbe spiegarli, ma non riesce. L'unica cosa che riesce a fare e che vuole fare è sporgersi e baciarlo, perché gli è mancato da morire.
"Mi sei mancato, ragazzino" gli sussurra infatti contro le labbra quando si separano. Stiles ha gli occhi lucidi e in lontananza sente un fischio di trionfo e un applauso, devono essere gli amici di Stiles.
"Mi sei mancato da morire anche tu" sussurra Stiles. "Nn ti mentirò mai più."
Derek lo bacia ancora.
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