#261
Cos'è che ti ho promesso
Non so Non mi ricordo adesso
Me lo dici cos'hai
Siamo dentro i ghiacciai
Dieci giorni in una notte
Dieci bocche sul mio cocktail
Se è più facile scrivimi
Che hai bisogno di quello che hai perso
E va bene una volta su cento
Derek è seduto su n divanetto in un locale mondano, ma tranquillo. Non ci è ovviamente andato di sua volontà, ma è stato suo zio Peter a trascinarcelo quasi letteralmente un'ora prima. Al suo fianco, quasi stese su di lui, due ragazze di cui nemmeno ricorda il nome, ma è stato sempre PEter a lasciarle lì con lui, mentre si allontanava con una terza.
Una delle due ragazze si sporge ancora di più, bevendo direttamente dal bicchiere che Derek tiene in una mano, poi ride sonoramente.
"Così è come se ci fossimo già baciati. Che ne dici di farlo sul serio?"
Derek la ignora e sta anche per alzarsi per andarsene da lì, ma il cellulare in tasca comincia a vibrare e lo prende, fissando lo schermo.
"Hai visto un fantasma?" chiede l'altra ragazza, ma anche a lei non risponde, rispondendo invece alla chiamata.
"Cosa vuoi?" chiede, cercando di sovrastare la musica.
"Me lo avevi promesso" risponde una voce dal tono disperato.
"Scusa? Cosa stai dicendo?"
"Non si sente un cazzo! Dove sei? Possiamo parlare?"
E Derek non vuole parlare, ma soprattutto non vuole sentire quella voce.
"Sono impegnato" risponde. "Cosa vuoi?"
"Voglio dirti delle cose" risponde l'altro. "Posso dirtele?"
"MAndami un messaggio, che non sento nulla, così ti è più facile."
Non gli dà nemmeno modo di rispondere, che stacca la chiamata. Non sa per quanto tempo fissa lo schermo nero, prima che un bacio languido contro il collo lo distragga. Derek scatta indietro come scottato, lo sguardo che si incrocia con quello della ragazza che ammicca suadente. Riprende il bicchiere, butta giù tutto in un sorso e, con la testa più leggera, si lascia andare.
(Ore 00:39) Ti ho chiamato per dirti che ho bisogno di te, di quello che avevamo. Mi avevi promesso di non andare mai via, di non abbandonarmi, ricordi? Ti aspetto a casa, come ogni volta. SS
E forse non ritorno in me
Ma niente panico
Guarda come piove forte
Questo sabato
Perché l'ultima volta è sacra
Fa freddo tornare a casa
Ma non è così amara
Questa notte si impara
Derek legge il messaggio solo il mattino dopo, quando il mal di testa è ancora troppo forte e i ricordi confusi. Sa di essere andato a letto con quelle due ragazze in un hotel, quello in cui è in quel momento, e di averle mandate via subito dopo. Sa di aver avvisato suo zio e sicuramente ha fatto una doccia. Ma ricorda vagamente anche di aver pianto, forse da solo o forse mentre scopava quelle due, non lo sa.
Fa un'altra doccia, si fa portare la colazione con un'aspirina, poi chiama un taxi. Arriva in poco meno di mezz'ora dall'altra parte della città, il mal di testa per fortuna sembra aver deciso di dargli tregua e le nuvole che coprono il sole sono decisamente di aiuto. Paga il tassista, si avvia lungo il vialetto curato che conosce benissimo e prende le chiavi dalla tasca.
Lo trova ancora a letto, in fondo è sabato e ancora abbastanza presto. Si abbassa verso di lui, sfiorandogli la fronte con le labbra. Ha la fronte corrucciata, non dorme mai bene quando è agitato e solo e, considerando la telefonata, il messaggio e le bottiglie di vodka vuote sul pavimento, era anche molto ubriaco. Decide così di non svegliarlo, ma scende di nuovo al piano di sotto: mette in ordine il salotto e il bagno, lava tutti i piatti sporchi, poi con le poche cose che sono in frigo prepara il pranzo.
Stiles si sveglia quando ormai il pranzo si è raffreddato e Derek è seduto sul divano a guardare la TV con il volume al minimo. Non dice nulla quando entra in salotto, ma si siede al suo fianco, incrocia le gambe sul divano e appoggia la fronte sulla spalla di Derek.
L'unico rumore che rompe quel silenzio è lo scroscio della pioggia contro le finestre, il tempo è così grigio che sembra quasi notte fonda e Derek ha freddo, forse non solo per l'autunno.
"Stiles, ci siamo lasciati sei mesi fa, perché l'hai voluto tu, ricordi? Mi hai preparato le valigie e mi hai chiesto poco gentilmente di andarmene."
Derek glielo dice senza guardarlo, perché sa che altrimenti non ne avrebbe la forza. Lo odia e lo ama; vorrebbe fargli del male e abbracciarlo.
"Ho sbagliato" singhiozza Stiles. "Ero arrabbiato, mi avevi fatto arrabbiare, ma potevamo parlarne. Possiamo parlarne ora, Der."
Derek reclina la testa contro lo schienale del divano prendendo un respiro profondo e chiudendo gli occhi. Potrebbero parlarne? Sì, certo, ma chi gli assicura che Stiles non lo rifarà. La prima volta era stato lui ad andare via di casa, poi ha mandato via Derek. PEr non contare le volte in cui stava via senza avvisare, dormiva fuori senza considerare nemmeno la sua opinione. Derek non si fida più.
Un sospiro vicino, poi Derek sente sul collo quelle labbra che conosce a memoria. Ne conosce ogni piega, ogni curva. Conosce a memoria il calore di quella lingua contro la pelle e il respiro che si infrange accelerato. Così come conosce bene il peso di Stiles che si sposta a cavalcioni sulle sue gambe, il bacino che si sfrega contro il suo. Conosce bene ogni singolo gesto, profumo, gemito e il suo corpo reagisce come è abituato a fare. Finire nudi, distesi sul pavimento, è così naturale che Derek nemmeno si ricorda tutti i movimetnti che ha fatto.
"Questa era l'ultima volta, Stiles" è quello che gli dice sull'uscio di casa, prima di voltargli le spalle.
Ma l'ultima volta è sacra
L'ultimo bacio in strada
Tu scrivimi tra un'ora
Serviranno ancora
Dieci ultime volte
Passa un mese e Derek si sente un po' meglio. Peter ha finalmente capito che portarlo in giro per locali serve solo ad innervosirlo ulteriormente e si è fatto da parte. Purtroppo, però, sembra aver dato a Erica il compito di sorvergliarlo e quindi Derek ha cominciato a scappare via dalla sua migliore amica. PEr quello si trova al centro commerciale con un carrello pieno di spesa che forse nemmeno gli serve ma che almeno l'ha tenuto fuori dalle grinfie della donna per due ora.
Paga tutto e trascina il carrello fino all'auto. Mette tutto in ordine e sta per aprire la portiera quando si sente chiamare.
Stiles è lì, in piedi, con un sacchetto tra le mani e un finto sorriso stampato sul viso.
"Ho perso l'auto, tipico" dice continuando a sorridere, ma gli trema la voce e Derek lo conosce fin troppo bene, sa cosa sta succedendo.
Non è tardi, ma è già buio, il parcheggio è pieno di auto, ma non ci sono tante persone e fa freddo: Stiles sta per avere un attacco di panico, è spaventato. Derek chiude la sua auto in fretta e gli si avvicina, prendendogli il sacchetto dalle mani. Lo poggia a terra e poi prende le mani di Stiles tra le sue.
"Ci sono io" dice. "Mi vedi? Sono io."
E Stiles sembra finalmente vederlo sul serio mentre gli occhi gli si riempiono di lacrime e comincia a tremare vistosamente. Tutto quello che può fare Derek è abbracciarlo, aspettando che si tranquillizzi almeno un po' e torni a respirare normalmente.
Rimangono così almeno dieci minuti prima che Stiles si calmi, sciogliendo l'abbraccio.
"Per fortuna c'eri tu" dice. "Stavo per rientrare dentro e fermare una persona a caso per chiederle di chiamare il nove uno uno. Pensavo di morire."
Derek sa che non sarebbe morto, ma sa anche che Stiles ne era sul serio convinto, conosce bene come funziona la sua testa in quei momenti e l'essere da solo ha solo peggiorato le cose.
"Ora sei al sicuro, okay? Andiamo a cercare la tua auto, ti calmi ancora un po' e poi torni a casa a riposare?"
Stiles annuisce e si avviano verso le altre auto.
Vestiti fuori posto
Addormentati in un parcheggio
Baci francesi delivery
...
E non deve andare così
Non fanno l'amore nei film
Stiles cerca di stiracchiarsi, ma è tutto dolorante e solo pochi secondi dopo si ricorda di dov'è e perche sia tutto buio intorno a lui. Anzi, intorno a loro. Quella è la sua auto, quello in lontananza è ancora il centro commerciale e quelli sono lui e Derek con i vestiti totalmente in disordine, con Derek addormentato stretto al suo fianco. L'unica cosa a cui pensa è che darebbe tutto pur di rimanere lì, bloccato per sempre in quel momento, con l'uomo della sua vita che ancora lo abbraccia, dopo aver fatto l'amore in auto come quando erano più piccoli. Gli scosta un po' i capelli dalla fronte perché sa che Derek si infastidirà e si sveglierà. Infatti, dopo una piccola smorfia, due occhi meravigliosamente verdi e assonnati lo stanno guardando.
"L'abbiamo fatto di nuovo" dice l'uomo mettendosi diritto. Un brivido di freddo percorre tutto il fianco di Stiles a quella separazione, ma cerca di non farglielo notare. Sa che non dovrebbe essere lui quello ferito, quello distrutto, ma è così. Non risponde, perché non saprebbe cosa dire e, anche se dicesse qualcosa, farebbe solo arrabbiare Derek. Quindi, si limita ad annuire, abbassando il capo e cominciando a richiudersi i jeans e la camicia, mentre Derek fa lo stesso con i suoi vestiti.
Quando Derek è ormai sceso dall'auto e Stiles si è posizionato davanti al volante e ha messo in moto, però l'uomo si ferma. Stiles abbassa il finestrino, aspettando di sentire cosa ha da dire. Forse l'ennesimo insulto.
Tu scrivimi tra un'ora
Serviranno ancora
Dieci ultime volte
"Scrivimi quando torni a casa."
Stiles ingoia le lacrime che spingono per uscire e annuisce, cercando anche di accennare un sorriso. Derek rimane lì mentre chiude il finestrino, avvia l'auto e si allontana. Stiles lo guarda dallo specchietto fino a quando è costretto a svoltare e lo perde. Solo in quel momento si concede di piangere, di ricordare i tocchi di Derek ancora una volta, di annusare la propria camicia su cui c'è il profumo dell'altro. Arriva a casa con gli occhi gonfi di pianto, le unghie mangiucchiate e un atroce mal di testa. Stare lontano da Derek lo distrugge, averlo in quel modo lo annienta. Non sa cos'altro fare, non riesce a dire basta, ma allo stesso tempo dovrebbe farlo.
Prende il cellulare, però, e gli manda un messaggio, proprio come faceva anni prima, ai loro primi appuntamenti.
(Ore 00:45) Casa. SS
Prima non te l'ho mai detto
Forse lo sai già
Che ho bisogno di quello che ho perso
Di quella volta su cento
Stiles si rende conto che sono passati due anni dalla decima ultima volta solo quando se lo ritrova di nuovo davanti. E sa bene che non è un caso, sa che se Derek è lì in quella città così lontana in cui Stiles è scappato per salvarsi, è lì per lui.
Solo che non riesce a fare i pochi passi che li separano. PEr quanto sappia di non aver mai avuto allucinazioni, un po' stenta a credere che Derek sia reale, che sia sul serio lì con la sua classica giacca di pelle e l'espressione seria. Vorrebbe arrivare fino a lui e dargli un pizzicotto per capire se può afferrarlo o se è una sorta di fantasma, ma i piedi sembrano incollati al marciapiede.
E' Derek ad avanzare, ad avvicinarsi e a parlare, perché Stiles crede di non essere in grado di fare nemmeno quello. Lo vede porgergli una mano, un sorriso si apre sul suo viso, anche i suoi occhi verdi sorridono.
"Ciao, piacere di conoscerti, sono Derek Hale. Tu sei?"
Stiles scoppia a ridere e a piangere tutto di un colpo. Cerca di calmarci, si porta una mano davanti alla bocca per placare le risate di felicità e le lacrime, ma non ci riesce. La mano di derek, però, è ancora sospesa tra loro, come sembra sospeso anche il suo sorriso. Sospeso sul filo di un'attesa.
E Stiles non può far altro che stringere quella mano con la sua, come quando anni prima si sono scambiati una promessa.
"Sono Stiles Stilinski - Hale, il piacere è tutto mio."
******
Ehilà! Come va?
Io bene. Sono due giorni che becco in radio questa canzone (Dieci - Annalisa) e mi sono detta: è un segno, devi scriverci qualcosa su. E Pampu ha richiesto il lieto fine, quindi eccoci qui. Spero vi sia piaciuta.
Alla prossima.
Blu.
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