#260

Il giorno dopo, Stiles non avrebbe nessuna intenzione di andare al campo estivo, ma non può assentarsi, soprattutto perché è domenica, c'è la messa e tutta la gente del paese. Quindi arriva in chiesa alla solita ora, ma si stupisce non vedendo già i bambini in giro. 

"Padre!" esclama, vedendo il sacerdote in lontananza. "I bimbi?" 

"Sono tutti ancora in cucina a fare colazione, abbiamo deciso di non svegliarli presto, fa già molto caldo. Anzi, a proposito, mi aiuteresti a mettere i ventilatori in chiesa? Sono già tutti montati in sacrestia." 

Stiles annuisce, felice di impegnare la sua testa in altro ch enon sia la cazzata fatta la sera prima, e si reca in chiesa. Anche perché ci ha pensato tutta la notte: non riesce a togliersi di dosso la sensazione che non sia stato del tutto un errore e che sentire le labbra di Derek, la sua barba, sia stata una sensazione mai provata prima. E, ovviamente, i pensieri si sono susseguiti, la fantasia ha fatto il suo lavoro e per addormemtarsi ha dovuto immaginare almeno un paio di scenari abbastanza caldi. 

Prende i primi due ventilatori e si avvia lungo la navata, cercando di ricordare dove sono le prese della corrente. Posiziona il primo e sta per mettere giù il secondo quando un rumore lo fa girare verso l'altare. Derek è lì e, piano, gli si sta avvicinando. 

"Buongiorno, Derek" saluta Stiles come se nulla fosse successo. Derek, però, non risponde, ma lo trascina per un braccio, fino a metterlo seduto dentro uno dei confessionali, sedendosi poi dall'altra parte della grata. 

"Non credo tu possa ancora confessar-" cerca di sdrammatizzare Stiles, ma viene interrotto. 

"Non fare mai più quello che hai fatto ieri" lo raggiunge il tono serio di Derek. "Chiedimi scusa." 

Stiles si sente preso in contropiede. Sa di aver sbagliato, ma è un adolescente, Derek è più grnade, potrebbe capire. "Der-" 

"Riesci a capire almeno la gravità di quello che hai fatto?" continua l'altro. "Sai perché è così grave?" 

"Derek, davvero, io ho reagito di istinto..." 

"Sai dirmi perché è grave, Stiles?" insiste. 

"Non lo so" ammette Stiles. "Dimmelo tu. Non dovresti essere tu quello che perdona?" 

Derek, però, non risponde. Stiles sente solo il suo respiro dall'altra parte. 

"E dato che siamo qui" continua Stiles, "allora ti dico anche il resto." 

Il silenzio lo invoglia a continuare. 

"Mi perdoni anche se stanotte ho avuto pensieri impuri su di te? Ho sognato ad occhi aperti di averti e di essere tuo, Derek. Ho sognato di sentire la tua barba sulla mia pelle, di sentirmi stringere dalle tue mani. Ho immaginato di essere al faro con te, al posto di Lydia e di baciarti, di essere ricambiato. Ho sognato i tuoi baci sul collo, di gemere il tuo nome, di sentire la tua erezione dura contro la coscia. Ho anche immaginato come sei fatto, sai? Secondo me ce l'hai grosso, con le vene in rilievo, che amerei sentire sotto la lingua. Così come amerei inginocchiarmi tra le tue gambe e succhiartelo fino a farti venire nella mia gola. Poi sai cosa mi piacerebbe? Che mi preparassi con la lingua, sentirla colpire dentro di me, aprirmi per te, che mi lecchi tutto lo spacco, grondante della tua saliva. E sarei anche molto arrossato per la tua barba. Vorrei essere scopato forte, fortissimo, da dietro inizialmente. Sentire le tue mani sui fianchi, magari mi lasceresti anche qualche segno. Poi vorrei guardarti, perché non vorrei mai perdermi il tuo sguardo mentre mi vieni dentro e mi riempi co il tuo s-"

"Ah!" 

Stiles lo sente nettamente, un gemito di piacere che Derek avrebbe voluto trattenere. Sente quello e i suoi sospiri. E' istintivo: si porta una mano sui pantaloncini tesi, toccando la propria erezione, segandosi piano, sentendo i sospiri di Derek. 

"Voglio sentirti venire dentro di me, Derek. Voglio sentire il tuo seme scorrermi dal culo."

"Stiles..."

E' solo un sospiro, ma Stiles sente benissimo il proprio nome, un gemito e sa che Derek è appena venuto, lo sente dai sospiri più accelerati che seguono. 

"Ammetti che mi vuoi" dice, continuando a toccarsi. 

"Stiles, ti perdono, va' via."

"Ammetti prima che mi vuoi. Che sai che mi sto toccando ora e che vorresti vedermi. A-AH-ammettilo!" 

Stiles muove la propria mano più veloce, quasi al culmine. 

"Derek..."geme. "Dimmelo." 

"Vorrei scoparti, affondare dentro di te, morderti e farti venire solo grazie al mio cazzo." 

E Stiles viene solo grazie a quelle parole. Si contrae lì, seduto su quella scomoda panca di legno, mentre sente un movimento dall'altra parte e i passi di Derek allontanarsi. Prende fiato e poi, di corsa, va a chiudersi in bagno. Non vede Derek per il resto della mattinata. 

L'unico momento in cui lo vede è a messa, quando è di fianco al sacerdote durante la funzione. Il loro occhi, però, non si incrociano mai prima dell'eucarestia. Stiles si alza, si mette in fila e si ritrova di fronte a lui. 

Derek alza l'ostia e Stiles gli porge le mani, ma Derek sembra non vederle. Gli poggia l'ostia direttamente tra le labbra e Stiles è sicuro che gli abbia sfiorato la bocca con le dita. 

Dopo la funzione. Derek sembra completamente sparito. 

Il pomeriggio è così pieno di attività che la sera Stiles torna a casa distrutto. Ha ancora la pelle bruciacchiata, gli fanno male braccia e gambe ed è decisamente stanco. Anche perché ha passato un'ora a discutere con Lydia e Scott, perché loro non sono stati ammessi al college di New York, ma solo in quello della California. 

Si mette a letto dopo una doccia veloce e sta per addormentarsi quando sente un colpetto alla finestra. Pensa siano i rami scossi dal vento ma il colpo si ripete e, un po' spaventato si affaccia, non aspettandosi per niete quello che si ritrova davanti: Derek in piedi nel suo giardino che gli fa segno di aprire. 

"Cosa ci fai lì?" 

"Salgo" è la risposta dell'altro che, aiutandosi con le tubature, si arrampica fino alla sua finestra in pochi minuti. 

"Cosa ci fai qui?" ripete. 

Derek sembra agitato, nervoso. Stiles lo vede percorrere avanti e indietro la stanza e poi fermarsi di colpo di fronte a lui. 

"Quello che hai fatto è grave perché non riesco più a tornare indietro" dice. "Sono stato con donne e uomini prima della vocazione ma nessuno, mai nessuno mi ha fottuto il cervello come te in pochissimo tempo." 

Stiles vorrebbe ribattere, dire qualcosa, sul serio, ma non ne ha modo; le mani di Derek sono sulle sue guance e le labbra sulle proprie. Il bacio non è per niente un contatto fugace, no. Tutto è fuoco, passione. Le lingue si rincorrono e Stiles in poco tempo è steso sul proprio letto, le gambe aperte e Derek steso tra di esse a sovrastarlo. Non smettono mai di baciarsi forse per ore. 

"C'è tuo padre?" chiede Derek e Stiles annuisce. 

"Ma non fermarti, ti prego" chiede e viene subito accontentato. Ogni barriera di Derek sembra crollata, così come crollano sul pavimento tutti i loro vestiti. Stiles è nudo, eccitato, bisognoso e Derek lo sta toccando con così tanta passione e delicatezza che si sente come sotto effetto di droghe. 

"Come volevi essere preso?" chiede Derek sussurrando. "Da dietro, giusto?" e glielo sussurra mentre Stiles è a carponi, esposto, e lo sta leccando e graffiando con la barba. 

"Ricordi bene quello che ti ho detto mentre ti toccavi, Padre?" 

Uno schiaffo si abbatte sulla sua natica destra, ma Stiles non se ne pente per niente, gli è piaciuto da morire. 

"Prendimi" dice. "Voglio essere tuo." 

E Derek lo accontenta. Si posiziona dietro di lui, spingendo piano ma senza fermarsi fino a quando non gli è completamente dentro. Stiles inarca la schiena, un muto grido che si trasforma in un grido vero e proprio appena Derek oscilla il bacino. 

"Shhhh, fa' il bravo" sussurra Derek, facendo scontrare il suo petto contro la schiena arcuata di Stiles e mettendogli una mano sulla bocca. Cosa che eccita Stiles ancora di più. Le spinte si fanno subito forti, il corpo di Stiles non oppone nessuna resistenza a quella intrusione e in pochissimo è già al limite. 

"Voglio vederti" dice con tono di preghiera. "Voglio vederti venire." 

E Derek lo accontenta ancora, voltandolo e infilandosi subito tra le sue gambe spalancate, la mano ancor aa coprirgli la bocca mentre le spinte si fanno più forti e sconnesse. Stiels viene per primo, tra i loro stomaci, ma stinge le gambe intorno ai fianchi dell'altro. 

"Continua" dice e Derek impiega davvero pochi attimi a venirgli dentro e ad accasciarsi distrutto su di lui. Stiles gli stringe le braccia intorno alla schiena, le dita che giocano con i capelli sulla nuca. Si sente così bene e rilassato che gli bacia piano i capelli, sorridendo. 

"Stai bene?" chiede, quando il respiro di Derek diventa più regolare. 

"Credo di non essere mai stato meglio e peggio allo stesso modo" è la risposta sincera di Derek, che però non si muove, continua a prendersi quelle carezze. "Domani vieni a cena con me?" chiede dopo un attimo di silenzio. 

Il cuore di Stiles perde qualche battito. Un appuntamento? 

"Io e te da soli? In pubblico?" chiede. 

"Conosco un cuoco che cucina in spiaggia, saremo solo noi due e lui." 

E Stiles smette di accarezzarlo, spingendolo per farlo spostare. 

"Non voglio essere l'amante del prete" dice, con sguardo ferito. "Mi piaci tantissimo, ma non voglio nascondermi." 

Derek annuisce, anche il suo sguardo sembra lucido. "Devo andare via?" chiede. 

"Direi proprio di sì, Padre Derek. Ho sonno." 

Stiles si stende, dandogli le spalle e voltandosi solo quando sente la finestra richiudersi e, solo in quel momento si concede di piangere. 

*

Un anno dopo 

Stiles è distrutto. Ha appena dato l'ultimo esame della sessione con il massimo dei voti, ha appena chiuso una videochiamata con Lydia e Scott e non vede l'ora di chiudersi in camera, sperando che il suo coinquilino non ci sia. 

Sta cercando gli auricolari nello zaino, continuando a camminare e sperando di non inciampare quando lo vede: Derek che sta uscendo da un negozio sul suo stesso marciapiede. Stiles si blocca, non sa se andargli in contro o fare finta di non averlo visto. Dalla sera in cui sono stati insieme, l'ha visto solo il giorno dopo, quando Derek ha annunciato a tutti che sarebbe tornato a casa, proprio a New York. 

Non ha però modo di decidere cosa fare, perché è Derek a vederlo e, inaspettatamente, sorride luminoso. 

"Stiles!" dice, andandogli in contro. "Non so quante volte sono passato da queste parti con la speranza di incontrarti, ma in un anno non è mai successo. E ora che sono in queste misere condizioni, eccoti qui." 

Stiles lo guarda meglio: è sudato, ha una specie di tuta logora addosso e la barba in disordine. Solo che è semrpe bellissimo. 

"Sono senza acqua a casa da tre giorni, sono venuto a fare due lavatrici" dice, indicando la lavanderia a gettoni alle sue spalle. "Tu come stai? Il college?" 

Ma Stiles non riesce a fare conversazione. "Mi cercavi? E perché?" chiede. 

Derek abbassa lo sguardo, un sorriso timido. "Non ho preso i voti" dice. "Non avrei mai potuto." 

Stiles non dice nulla, non si muove nemmeno, a stento respira. Cosa vuol dire? 

"Non sapevo se ti avrei mai rivisto, ma ci speravo. Ma in ogni caso non ero più pronto per quella vita. La mia fede è immutata, ma non potevo più continuare."  

"Perché mi cercavi?" chiede ancora. 

Derek fa due passi, mettendoglisi di fronte, più vicino. 

"Vuoi venire a cena con me, in un ristorante normale? Anche Un McDonald affollato va bene. Giuro che vado da un'amica a fare la doccia e la barb-" 

E per Stiles la risposta è abbastanza. Come la prima volta, si alza sulle punte, prende il viso di Derek tra le mani e lo bacia. 









Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top