#257

Stiles entra in palestra già sapendo chi si troverà davanti. Sono quindici anni che non lo vede, ma sa cosa fa nella vita, dove vive, anche cosa mangia a colazione.  Così come lo sa chiunque, perché tutti sanno tutto della vita di Derek Hale, stella della boxe. 

Stiles lo conosce da quando aveva quindici anni, da quando ha messo piede alle scuole superiori e ha visto Derek in fondo al corridoio, con la divisa della squadra di basket, circondato da persone e con il sorriso sulle labbra. Lo aveva poi rivisto nel club di scienze, perché Derek era sì uno sportivo, ma anche tra i ragazzi con i migliori voti di tutta la scuola. E da lì, in pochi mesi, era stata tutta una discesa verso il baratro. Dal parlare al saltarsi addosso nei ripostigli della palestra il passo era stato decisamente troppo breve. Non che a uno dei due dispiacesse. Aspettavano sempre l'occasione giusta per stare insieme, per toccarsi, per scoprire i piaceri del sesso per Stiles e sperimentare nuove cose per Derek. 

Solo che tutto era finito con la fine dell'anno scolastico. L'estate li aveva visti allontanarsi, a causa dell'ombra della partenza di Derek epr il college e l'effettiva distanza aveva distrutto tutto così come era cominciato, in pochissimi mesi. Stiles c'era stato malissimo, per giorni non aveva fatto che piangere e mandargli messaggi. Gli diceva che potevano riprovarci, che non sarebbe stato geloso, che avrebbe sopportato a sua volta la gelosia di Derek, solo che Derek non aveva mai risposto. E il tempo aveva guarito le ferite, lasciando di quell'amore adolescenziale solo un meraviglioso ricordo. 

Quindi ora Stiles si trova a New York, quindici anni dopo, in una delle palestre più rinomate della città, mentre regge due enormi granite alla menta. 

"Ehi, queste si sciolgono!" urla in direzione del ring, su cui si stanno muovendo veloci due persone. 

Una delle due schiva un colpo, poi si gira a guardarlo. 

"Solo un ultimo colpo!" dice, per poi girarsi e cercare di tirare un pugno al suo avversario che, però, lo schiva, andando a segno con un calcio. 

"Un ultimo colpo preso, intendevi?" lo scherna, porgendogli però una mano. Scendono entrambi dal ring. 

"Non eri di turno?" 

Stiles si sporge, baciando una guancia sudata del suo compagno, porgendogli poi la granita. "Pensavo avessi già finito" dice, "quindi bevi piano che sei sudato e non ti fa bene. E ho finito prima, nessuna emergenza." 

"Derek, lui è Stiles, il mio compagno." 

Mike, allenatore professionista, quarant'anni, carriera brillante e tre olimpiadi alle spalle e suo compagno da un anno e mezzo, gli sorride, guardando poi Derek. E solo in quel momento Stiles si concede di rivolgergli uno sguardo. Anche lui è cresciuto, ovviamente, ed è cresciuto decisamente bene. Ha le spalle larghe, braccia e gambe grosse, un filo di barba, ma lo sguardo è sempre lo stesso. Un sorrisino gli incurva le labbra, ma non dice nulla, sta sicuramente lasciando a Stiles la scelta. 

"Derek e io ci conosciamo già" dice, infatti. "Mi sono dimenticato di dirtelo perché ieri sera eri di corsa, ma quando ho cominciato il liceo lui era all'ultimo anno." 

Ha ovviamente omesso gli incontri focosi, ma Mike non deve sapere proprio tutto tutto. 

"Come stai, Derek?" 

"Sto benone, direi. Tu?" 

Stiles gli sorride di rimando. "Bene anche io. So che domani hai un incontro importante, ma sei sicuramente in buone mani" e poggia una mano sul bicipite del suo compagno. 

"Sì, dovrebbe essere una passeggiata, ma mai abbassare la guardia" gli risponde Derek, per poi aggiungere "tu cosa fai nella vita?" 

"Sono un medico" risponde Stiles gonfiando giusto un po' il petto. "Chirurgia di urgenza, per la precisione." 

"Stiles è abituato a sminuirsi" si intromette Mike. "Non è un medico, è il capo del pronto soccorso e primario di chirurgia di urgenza, il più giovane nel suo ospedale negli ultimi cinquant'anni." 

Stiles si sente arrossire, ma non può fare a meno di inorgoglirsi ancora di più. 

"Allora anche essere nelle tue mani è una buona cosa" ammicca Derek, scatenando la risata ilare di Mike e una vampata di imbarazzo mista a qualcos'altro sulle guance di Stiles che affonda il naso nella granita, tirando su dalla cannuccia. 

"Ahia!" esclama, sentendosi gelare il cervello. Mike continua a ridere, ma gli avvolge un braccio intorno alle spalle. 

"Per fortuna è sbadato solo fuori dal reparto" lo prende bonariamente in giro. 

"Sì, lo ricordo molto bene" precisa Derek e Stiles ne ha già abbastanza. 

"Andiamo?" chiede, accontentato subito da Mike che, dopo aver salutato il suo atleta, lo segue in auto. 

La serata trascorre tranquilla. Stiles si ferma a cena da Mike che cucina una pasta veloce e, dopo essere stati insieme sul divano a chiacchierare, va via, perché il giorno dopo ha il turno di mattina e da casa sua è più vicino all'ospedale. Invia un messaggio a Mike appena mette piede a casa e, mentre sfila le scarpe, il cellulare squilla due volte. Il primo messaggio è la buonanotte del suo compagno. Il secondo è da un numero che non ha salvato in rubrica. 

(Ore 23:45) Sei sveglio? DH 

L'ha riconosciuto dalla firma, certo, ma anche dal numero che è sempre lo stesso e che Stiles quindici anni prima aveva imparato a memoria. Perché Derek gli ha scritto? Perché quella domanda? Decide di non rispondere, perché non crede sia proprio il caso di farlo, così si sveste e si infila qualcosa di comodo per mettersi a dormire. 

Solo che dieci minuti dopo si sta ancora rigirando agitato nel letto, con un solo pensiero nella testa. 

(Ore 00:02) Sì. SS 

Rispondere è solo segno di educazione, no? Magari avrebbe dovuto chiedere perché gli ha posto quella domanda? Magari Derek intanto si è addormentato e non risponderà più. Solo che un minuto dopo, il cellulare vibra. 

(Ore 00:03) Posso venire da te? DH 

Da lui? A casa? In piena notte e dopo che non si vedono e sentono da quindici anni? Ma che domanda assurda è? 

(Ore 00:04) Sei ubriaco? SS

Gli sembra l'unica domanda lecita. Anche se Derek ha una gara il giorno dopo e non avrebbe dovuto bere, ma sono affari suoi. 

(Ore 00:05) No, ho una gara domani. Allora? DH 

Stiles fissa il cellulare per quelli che gli sembrano minuti infiniti, poi preme tre tasti e invia. 

(Ore 00:06) - Posizione condivisa - SS 

E si rende conto che non sono passati nemmeno due minuti. Derek non risponde più e questa volta i minuti Stiles li conta per bene. Ne passano dieci mentre si alza dal letto, va in cucina, mette in ordine il salotto e lo percorre avanti e indietro per dieci volte. All'undicesimo minuto, il suono del campanello quasi gli fa venire un infarto. 

E Derek è lì, oltr ela porta di ingresso del suo appartamento, con una semplice tuta addosso e-

"Perché hai le mani fasciate?" chiede Stiles, spostandosi per farlo entrare. 

"Perché ho i crampi da due ore, il mio fisioterapista mi ha detto cosa fare ma ancora non passa e il mio allenatore non risponde." 

"Sta dormendo" risponde Stiles di istinto. 

"E possiamo svegliarlo in qualche modo?" 

Derek sembra agitato e preoccupato. Stiles gli risponde mentre lo fa accomodare sul divano. 

"Non vive qui, noi non viviamo insieme. E se non ti ha risposto, non risponderà nemmeno a me" spiega, poi sporge le mani, "fammi vedere cosa posso fare?" 

"Tu?" chiede Derek, inarcando un sopracciglio. 

"Sono un medico molto bravo, ricordi?" e gli strattona le mani, zittendolo. Piano scioglie le bende, Derek deve averci messo qualche pomata. 

"Se premo qui ti fa male?" 

"Abbastanza." 

"E qui?" 

"No, qui no." 

Stiles continua a muovere le mani, poi comincia a massaggiarle. "Quante ore ti sei allenato?" 

"Sette." 

"Continue?! Derek non puoi! Come ci arrivi agli incontri se ti alleni così tanto il giorno prima?" 

"Preoccupato per me, ragazzino?" 

Stiles non alza lo sguardo, ma si sente avvampare. "Sono un medico, è ovvio" borbotta, continuando a massaggiargli prima una mano e poi l'altra, in silenzio. 

"Come sei finito a studiare medicina?" 

"Per mamma" risponde sincero. "Prima era per trovare una cura alla sua malattia, ma da grande mi sono reso conto che almeno potevo aiutare chi stava male. E la chirurgia di urgenza mi rende appagato, può sembrare strano ma mi piacciono le emergenze, perché...non so, mi sembra di essere ancora più di aiuto." 

"Eviti le tragedie inaspettate. Tu hai vissuto con tua mamma una lunga malattia ed è sicuramente diverso dal vedere qualcuno stare male all'improvviso, per un incidente." 

"Mh mh" annuisce. "Come va?" 

Derek sfila le mani dalle sue, le muove un po', piega i polsi. 

"Non mi fa male più nulla. Hai le mani magiche?" 

Stiles sghignazza. "Felice di aver salvato la tua gara." 

"Che per fortuna è alle undici, altrimenti sarei fottuto. Non dovrei essere ancora sveglio." 

"Tu come ci sei finito a fare boxe?" chiede Stiles, troppo curioso. Derek sembrava destinato al basket. 

"In realtà è una storia molto semplice. Al college mi sono iscritto al club di boxe, perché...la squadra di basket non faceva per me. E poi uno scout mi ha trovato." 

"Perché non faceva per te? Eri bravissimo!" 

Derek inarca un sopracciglio. "Mi hai sempre dato del pallone gonfiato a causa del mio ruolo." 

"Eri uno spocchioso capitano, ma eri comunque bravo." 

Derek sembra sorvolare. "Avevo avuto problemi con due compagni che una sera mi avevano visto insieme ad un ragazzo in un locale. E ho lasciato la squadra per non farne un caso di stato." 

"Hai rinunciato al tuo sogno a causa di due stronzi?! Derek!" 

"Ragazzino, la boxe mi piace molto e sono bravo. E famoso, e ricco. Emergere nel basket sarebbe stato più difficile e, sul serio, mi ha permesso di scoprire uno sport che amo." 

Stiles annuisce. "Beh, allora ne sono felice. Anche se quei due rimangono stronzi." 

Derek sorride, poi si alza, stiracchiandosi. "Devo proprio andare" dice. "E mi dispiace essere piombato qui a quest'ora, pensavo di trovare il tuo ragazzo." 

Stiles scuote le spalle. "Nessun problema. In bocca al lupo per domani, allora." 

"Non vieni a vedere la gara?" 

"Non vado mai alle gare di Mike, non mi piace quando è agitato e non voglio essere di intralcio." 

"In che senso non ti piace?" 

Stiles sbuffa una risata. "Lascia perdere, niente di che. Sei venuto in taxi?" 

"No, in moto." 

Stiles per un attimo si perde in un ricordo: il primo giro in moto con Derek, al suo compleanno. Derek lo aveva praticamente rapito a scuola e portato al mare. Gli aveva regalato un fiore quel giorno, insieme ad una macchina fotografica, perché Stiles si era messo in testa di voler diventare un foto reporter. 

"Era maggio, ma sei tornato a casa così rosso che ancora ricordo le urla di tuo padre." Derek sembra leggergli nel pensiero, ricordandogli di quanto si fosse abbrustolito quel giorno al sole. 

"Dovevi preoccuparti anche della protezione solare, ragazzaccio" gli risponde, dandogli un colpetto sulla spalla. 

"Avevo pensato solo ad un altro tipo di protezione" Derek gli fa un occhiolino, facendogli alzare gli occhi al cielo. 

"Scemo" lo schernisce bonariamente Stiles, ma Derek lo sorprende. Stiles lo vede infilare una mano in tasca. 

"E ci ho pensato anche questa volta" dice, mostrandogli tre preservativi. 

"Tu..." Stiles non sa cosa dire. Sì, dovrebbe scacciarlo a calci, ma rimane lì, immobile, con la mano sulla maniglia della porta di ingresso. 

"Io cosa?" chiede l'altro, avvicinandosi fin troppo. "Se voglio scoparti? Se voglio scoparti più volte? Se ti trovo ancora attraente e da quando ti ho rivisto non faccio che pensare a come sarebbe riaverti pelle contro pelle? La risposta è sempre sì." 

"Derek..." 

"Derek, cosa? Vuoi che vada via?" ora è davvero troppo vicino, Stiles riesce a sentire il suo odore. Sa cosa deve rispondere, lo sa benissimo. Un secco no e non rivederlo mai più. Lo farà, sì. 

Si sporge in avanti per urlargli qualcosa contro, ma qualcosa non va. Si è sporto, sì, ma ha rudemente appoggiato le labbra su quelle dell'altro e le loro lingue hanno già cominciato una danza di cui entrambi ricordano fin troppo bene i passi. 









Ehilà! Da quanto non ci si vede! Come state? Io molto piena di lavoro e di vita, ma tutto molto molto bene. 
E sì, la continuo, non temete. 

Blu. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top