#250
...Continuo.
Il giorno dopo, Stiles mette piede a casa di Derek quando gli altri sono già lì da un po'. Ha un po' di ansia, per questo ha tardato, ma quando comincia a chiacchierare con i suoi amici, passa in secondo piano.
Derek, oltre a salutarlo, non gli ha rivolto granché la parola, si è limitato a stare sulla sua poltrona, un libro tra le mani e l'aria tranquilla. Ma solo in apparenza. Si sente abbastanza agitato e sente l'odore di Stiles che rispecchia quella sua stessa sensazione. Cerca di perdersi nelle chiacchiere degli altri, ma non ci riesce, quindi cerca di concentrarsi sulla lettura e azzerare i pensieri.
Mangiano insieme, come sempre, chiacchierano e guardano un film che in realtà nessuno segue. Il primo a dichiarare di essere troppo stanco è Scott, seguito a ruota da tutti gli altri che, in breve, prendono le loro cose e si avviano verso la porta.
"Stiles?" chiede proprio Scott, a Stiles che è ancora seduto sul tappeto.
"Resto ancora un po'" dice, senza altre spiegazioni. Non è inusuale che rimanga da solo lì, con Derek.
Quanto la porta si richiude, Stiles vede alla sua destra una bottiglia di birra e, alzando lo sguardo. Derek al suo fianco con la stessa bottiglia tra le mani, che si siede però sul divano.
"Der? Come-beh, come facciamo?" chiede, in imbarazzo.
"Possiamo arrivare direttamente al dunque, non ho nessun problema col dolore, sono un mannaro. E ho quello che serve."
Stiles deglutisce. Okay che lo scopo è diverso dal suo solito, ma gli sembra tutto un po' troppo...freddo. Prende un sorso di birra, tenendo lo sguardo basso e giocherellando con la bottiglia.
"Se ci hai ripensato non è un problema" gli va in contro Derek. Sa che ha chiesto a Stiles qualcosa di difficile e sa che può tirarsi indietro in qualsiasi momento, non gliene farebbe una colpa.
"Non ci ho ripensato" risponde, ancora con lo sguardo basso. "Ma io-io non credo di riuscirci come se fosse una cosa, boh, da nulla. Credo di aver bisogno anche di tutto il resto."
Stiles quasi teme di essere scacciato o che Derek gli scoppi a ridere in faccia. Ma il mannaro non lo fa, anzi. Si mette seduto sul pavimento al suo fianco, portandogli un dito sotto il mento, per spingerlo a guardarlo.
"Posso baciarti, allora?" chiede e il cuore di Stiles perde qualche battito. Derek la sente bene quell'accelerazione, il calore alle guance e vede i suoi occhi caramello spalancarsi, mentre Stiles annuisce piano, lo sguardo nel suo.
Stiles non se lo aspettava, anche se è da quando aveva diciassette anni che ci fantastica su, ma il bacio si accende subito di un fuoco di passione. Le labbra di Derek lo accolgono e allo stesso tempo lo sfidano. Si arrende a quel contatto e, con uno scatto, si sposta mettendosi a cavalcioni del mannaro, senza mai smettere di baciarlo.
Derek stringe le mani su quei fianchi sottili, stringendosi il corpo di Stiles contro e, anche se credeva sarebbe stato tutto veloce, sta adorando quel momento e quel contatto. Stiles risponde al bacio, si struscia con il bacino contro il suo e Derek ne approfitta per fargli reclinare il collo e baciarlo lì.
Stiles butta il capo all'indietro, dando più spazio a Derek, alla sua lingua, ai morsi. Il bacino che si muove sempre più veloce contro quella che è evidentemente l'erezione di Derek contro la propria. Le mani di Derek si spostano dai fianchi ai glutei, stringendoli e lasciandogli di sicuro segni che non andranno via presto e Stiles va in contro a quella stretta, spingendosi sempre più veloce con il bacino.
Derek vorrebbe trattenersi, ma le mani impiegano poco ad andare oltre i jeans di Stiles, oltre i boxer, a contatto con quella pelle calda, liscia. Inevitabilmente un dito passa nel suo spacco e Stiles inarca la schiena, gemendo nelle sue labbra.
"Fo-forse abbiamo un po' invertito i ruoli" scherza Stiles, sorridendo e aprendo le labbra in un muto gemito quando Derek lo penetra piano con un dito.
"Forse sì" risponde il mannaro, cominciando a muoverlo piano. "Ma chi dice che non possiamo fare entrambe le cose?"
"Allora scopami" chiede l'umano, contro il suo collo.
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Dieci giorni dopo quella sera, Stiles è a casa sua, di nuovo sommerso dal lavoro, quando gli arriva un messaggio da parte di Derek.
(Ore 22:37) Ce l'abbiamo fatta. DH
E Stiles sa che non si riferisce alla vittoria al Super Bowl della squadra per cui tifa, sa bene a cosa si riferisce e gli occhi gli si riempiono subito di lacrime. Sa di dover essere felice per Derek e lo è, davvero, solo che un'improvvisa malinconia lo pervade e non ne capisce il motivo. Gli risponde dicendogli che è contento, che magari poi si vedranno nei prossimo giorni per festeggiare e di stare attento e mangiare tanto. Gli chiede anche se ha intenzione di parlarne con il branco, ma Derek gli spiega che non vuole ancora farlo, vuole godersi il momento per un po'.
Derek spegne il cellulare quando finisce di parlare con Stiles, poi si mette a letto. Lo sguardo rivolto verso il soffitto e un sorriso sulle labbra. Non sperava nemmeno che tutto quello potesse diventare realtà e forse da una vita intera non era così felice. Continua a starsene lì, da solo, fino a quando un'altra sensazione prende il sopravvento. Mancanza, vuoto e una inspiegabile malinconia. E' con questa sensazione che prende una decisione: tra qualche mese andrà in Messico da Cora, non può rimanere lì, anche se farà male.
Due settimane dopo, Stiles non ha ancora incontrato Derek e non ha nessuna intenzione di farlo. Lo sta evitandi di proposito? Certo che sì. Gli dispiace? Solo un po', ma non è che il mannaro sia andato a cercarlo, quindi sta bene così anche a lui. Ora è a fare la spesa, quando qualcuno lo chiama e si ritrova davanti Peter Hale che spinge un carrello.
"Ehi, umano."
"Peter. cosa ci fai qui?" chiede.
"Mio nipote vomita appena si alza dal divano. Un mannaro grande e grosso sconfitto da qualcosa di minuscolo. Incredibile, no?"
Stiles per un attimo non riesce nemmeno a pensare. E' sicuro che Derek non abbia detto nulla al resto del branco e quindi anche Peter sa che il branco non sa. Però, dalle sue parole, è chiaro che sappia che Stiles è a conoscenza della situazione.
"Derek...lui sta male?"
Peter sorride. "Nah, credo sia tutto nella norma. Vuoi passare a fargli visita? Anzi, se vuoi gli puoi anche portare tu questa spesa, che credo che la donna che lavora nella corsia dei surgelati mi abbia lanciato occhiate ammiccanti."
Stiles non ha nemmeno modo di rispondere. Peter gli molla il carrello, qualche banconota e se ne va. Vorrebbe urlare.
"Peter, portami subito quel succo che hai preso."
Derek lo urla verso la porta che si è appena aperta, ma l'odore che gli arriva prepotente al naso non è quello di Peter. Stiles, dopo pochi secondi, gli è di fronte, con i sacchetti pieni del supermercato.
"Ti ho portato la spesa" dice, come se il fatto che sia lì fosse del tutto normale.
"Gli avevo detto di lasciarti in pace" dice, riferendosi a suo zio.
"Peter fa sempre di testa sua" dice, posando i sacchetti sul pevimento, e avvicinandosi. "Come stai?"
Derek sbuffa un sorriso. "Sono un mannaro e non ho mai avuto nemmeno un raffreddore, quindi avere la nausea mi disturba alquanto. Ma sto bene."
Stiles abbassa lo sguardo. "E- e come sta..." e indica un punto imprecisato verso Derek, che continua a sorridere.
"Benone" dice. "Lui, o lei, sta benissimo."
Stiles sente le guance andare a fuoco e si guarda intorno in imbarazzo, quando le vede. Tre grosse valigie.
"Parti?" chiede allarmato.
"Sì, vorrei stare da Cora questi mesi. Qui mi conoscono tutti e se mi chiudo in casa lo noterebbero. Lì sarebbe più sempl-"
Stiles non sa cosa gli succede, ma una paura lo paralizza e lo ferma. "No!" dice. "Non-tu non-Derek non andartene!"
"Cosa?" Derek non capisce. Avverte odore di paura, di ansia.
Stiles avanza, sedendosi al suo fianco.
"Mi hai chiesto di aiutarti ad avere un bambino ed era una richiesta assurda, Der, davvero. Nemmeno sapevo cosa mi avesse spinto ad accettare, ma ora lo so. Da quando mi hai baciato lo so e mi sembra tutto così assurdo, ma io...io lo so di averti sempre voluto. E so che forse non è lo stesso per te, ma, ti prego, non andare così lontano. PErmettimi di vederti almeno ogni tanto, perché saperti così distante mi fa quasi star male. Ed è egoista, lo so bene, ma...beh, io ho fatto un piacere a te, puoi farne uno tu a me e rimanere qui? Vicino a me? Dove posso vederti?"
Derek si specchia in quegli occhi caramello, lucidi di lacrime che Stiles sta cercando di trattenere. Legge la sua stessa fiducia, la sua stessa dedizione e sa di dover essere sincero.
"Le motivazioni che ti ho dato erano vere, lo sono. Ma non sono le uniche."
Stiles lo invita a continuare.
"Mi fido di te, non l'avrei fatto fare comunque a nessun altro, ma...nessuno avrebbe potuto. Sono un mannaro Alpha, non è così semplice per noi rimanere incinti, accade solo in un caso."
"Non è possibile..." il cervello di Stiles impiega poco a connettere tutti i punti. La fiducia di Derek, il suo sottomettersi solo a lui, rendersi vulnerabile. I suoi occhi rossi quando è stato lui a prenderlo.
"Sei il mio compagno" conclude. "E anche io sto male se sono lontano da te. Ma non voglio costringerti in qualcosa di troppo grand-"
"Stiamo per avere un figlio" lo ferma Stiles. "Un figlio nostro, non tuo, nostro. Nato con una stramba richiesta, ma...io lo voglio. Voglio te, una famiglia, tutto quello che ne consegue. Sono sicurissimo. Resta con me."
Derek non può fare a meno di sorridere ancora, sporgersi e baciarlo piano. Dentro di sè, anche se ancora minuscolo, un cuore che batte forte.
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