#239
Stiles entra nel suo studio che già sta fumando dal naso per la rabbia. I suoi uomini hanno appena perso un carico di oro da tre milioni di dollari, facendosi fermare dalla polizia che glielo ha sequestrato. Il piano era perfetto, era tutto sincronizzato al minuto e quei deficienti, invece, avevano tardato mentre caricavano l'oro.
Entra e vede, in piedi davanti alla sua scrivania, Vincent e George, i responsabili di quella missione. Dietro la scrivania, invece, in piedi di fianco alla sua sedia, c'è Derek, la sua guardia del corpo personale.
"Cosa cazzo avete fatto? Spiegatemi tutto, voglio ogni dettaglio, perché devo capire perché non siete stati in grado di svolgere un compito così fottutamente elementare!" sbraita, entrando e sedendosi al suo posto. Appoggia i gomiti alla scrivania e fissa lo sguardo in quello dei suoi uomini.
"Parlate!" urla ancora.
Vincent, facendo un passo avanti, ci prova.
"Il carico è arrivato in orario e noi eravamo tutti lì, pronti. Abbiamo cominciato a scaricare e a caricare, con una catena umana, come avevamo deciso. Ma abbiamo tardato."
Stiles si trattiene dall'ucciderlo solo perché ci tiene al suo ufficio. Ma prende comunque la pistola dal fodero che tiene sempre con sé e si sporge, puntandogliela.
"Devo darti qualche incentivo in più per farmi dire perché avete tardato?"
"La colpa è mia" si intromette George. "Mentre ci passavamo i sacchi, uno mi è caduto e uno dei guardiani deve averci sentiti, perché il nostro palo l'ha visto muoversi e poi fare una telefonata. Credo abbia chiamato lui la polizia."
Stiles abbassa l'arma, si porta le mani alle tempie, chiudendo gli occhi e cercando di calmarsi.
"George, sai quanti soldi abbiamo perso per le tue delicate manine che non reggono un peso?" chiede, senza muoversi.
"Mi dispiace, signore. Sono pronto ad assumermi da solo tutte le responsabilità" risponde l'uomo.
Stiles non risponde, ma si alza, fa il giro della scrivania e gli va di fronte.
"E hai tre milioni di dollari nascosti sotto il materasso, per caso?" gli chiede.
"No, signore."
Si appoggia alla scrivania, poi si rivolge di nuovo a Vincent che non ha abbassato lo sguardo.
"Chi stava facendo il palo? Mike?"
"Sì, signore."
"Bene. Portalo nei sotterranei tra dieci minuti, vi aspetto lì" dice e Vincent si allontana. "Tu" si rivolge a George, "mi servi in Messico, per qualche tempo. Saluta la tua famiglia e torna domattina."
Vede nettamente George tremare, mentre annuisce ed esce dall'ufficio.
"Vieni con me?" chiede Stiles a Derek, ancora in piedi, immobile al suo posto.
Derek lo affianca e annuisce. "Sì, signore."
Stiles odia quell'ambiente angusto, ma sa che lì è l'unico posto dove poter fare quello che deve. Entra nello spazio grande e freddo, seguito a pochi passi da Derek. Vincent e Mike sono già lì. Il primo ancora fiero e con sguardo alto, il secondo sta già piangendo.
"Perché piangi, Mike?" chiede con tono duro. "Credi di aver sbagliato qualcosa?"
Il ragazzo cade sulle ginocchia, tremando scosso dai singhiozzi. "Avrei dovuto ucciderlo prima che telefonasse, anche se avevo solo il sospetto che avesse sentito il fracasso. Io ho sbagliato...dovevo ammazzarlo. Signor Stilinski, la prego, mi perdoni, la prego!"
Stiles guarda Derek, facendogli solo un cenno con la testa e l'uomo si avvicina a Vincent, tenendogli fermi i polsi dietro la schiena.
"Io credo davvero nella tua buona fede, Mike, ma non posso permettermi di circondarmi di uomini come te che mi combinano guai" dice.
"Ha ragione, signore. Andrò via, sparirò, non mi vedrà mai più!"
Stiles alza gli occhi al cielo. "Mike, quanti passaggi segreti ha questa casa?" chiede.
"Sette, signore" risponde subito.
"Ecco" gli dice Stiles con tono calmo, le mani infilate nei pantaloni eleganti. "Ed è questo il motivo per cui non posso tenerti in vita, lo capisci? Sai tante cose, non posso fidarmi di te."
"No! Non parlerei con nessuno! La prego, signore!"
"Shhh" lo zittisce Stiles. "Vincent, apri gli occhi e guarda bene cosa succede quando scegli male la tua squadra" dice e, appena Vincent obbedisce, punta la pistola e spara.
Si gira senza nemmeno interessarsi alla scena, alle grida di Vincent che si lancia sul corpo di Mike. Si avvia verso l'uscita, Derek già di nuovo al suo fianco.
"Vado in camera. Portami del rum" dice duro e freddo. Derek non risponde, ma quando escono dai sotterranei, va nella direzione opposta alle camere.
Stiles arriva in camera e, appena si chiude la porta alle spalle, si sfila il fodero della pistola, poggiandola sul tavolo. Comincia a sbottonarsi la camicia, perché ha decisamente bisogno di una doccia. Quella giornata è stata dura, stressante e gli ha procurato altre tante giornate simili, per poter risolvere quel problema. Risolvere con i suoi uomini era solo il male minore, ora ci sono gli acquirenti, i traffici e tante altre gatte da pelare.
Fa una doccia calda piacevole, ma che non lo rilassa fino in fondo e si avvolge nell'accappatoio bianco che profuma di pulito e non di fumo di sigaretta e morte. Quando arriva in camera, sa già di trovare Derek.
"Le guardie sono ai loro posti, i confini sono tranquilli" dice, porgendogli un bicchiere di rum che Stiles beve tutto di un sorso.
"Bene" risponde, poi fa due passi e si avvicina a Derek, appoggiando la fronte contro il suo petto. "Ho bisogno di te" gli dice.
Sente la mano ampia di Derek dietro la nuca, che lo sfiora piano, per poi afferrargli i capelli e fargli alzare lo sguardo.
"E di cosa hai bisogno di preciso, piccolo?" chiede, abbassandosi per parlargli sulle labbra. Stiles già si sente fremere, sente i brividi che gli percorrono la schiena e il bisogno di Derek sempre maggiore. Si sporge, cercando di baciarlo, perché ha un serio bisogno di sentire Derek, di essere stretto da lui, di assaggiarlo, ma Derek gli appoggia un dito sulle labbra. "Devi fare il bravo, okay? Puoi farlo?"
Stiles gli lecca il dito, ma annuisce.
"In ginocchio" ordina Derek e Stiles obbedisce, docile, inginocchiandosi e appoggiando i palmi sulle ginocchia, guardando Derek dal basso.
Derek, lentamente, si toglie la giacca di pelle, poi gli anelli e l'orologio. Si sbottona i polsini della camicia, arrotolandola fino ai gomiti e si apre i primi tre bottoni, mostrando quel petto che Stiles adora. Gli gira intorno un paio di volte, sfiorandogli le palle ancora coperte, il mento e la guancia, poi si ferma alle sue spalle. Stiles lo sente afferrare qualcosa, poi un tessuto gli si appoggia sugli occhi e il mondo diventa buio.
"Lascia fare tutto a me" dice Derek, che dev'essergli di nuovo di fronte, perché Stiles si sente prendere per mano e si rialza. Le mani di Derek di nuovo sulle sue spalle, che gli sfilano l'accappatoio, lasciandolo completamente nudo.
Derek lo guida per qualche passo, fino a quando Stiles non impatta contro il letto, sedendovisi sopra.
"Stenditi, piccolo" lo spinge indietro Derek, fino a farlo arrivare al centro del letto, immagina Stiles, che intanto, nonostante la situazione, si sente più calmo, quasi in pace. Derek, piano, lo aiuta a mettersi a pancia in giù, poi gli porta le mani sopra la testa, avvolgendogli qualcosa intorno ai polsi, per tenergliele ferme.
"Stai fermo e buono o devo bloccarti anche i piedi?" chiede.
"Decidi tu" si affida totalmente Stiles che si sente prendere prima una caviglia, poi l'altra. Derek gli divarica le gambe, legandole sicuramente alle colonne del letto a baldacchino. Stiles si sente esposto, ma allo stesso tempo tranquillo. Ha bisogno di tutto quello, ha bisogno di Derek che si prenda cura di lui, che usi il suo corpo, che lo tenga lì, completamente legato e alla sua mercé.
"Sei bellissimo" sussurra Derek e Stiles lo sente il suo fiato sulla nuca, sente la pressione delle sue mani sul materasso, di fianco alla sua testa. "Aspetta qui" dice e quel calore sparisce. Stiles sente i suoi passi allontanarsi, ma tornare subito dopo. Derek si posiziona tra le sue gambe, dev'essere ancora completamente vestito, perché sente la stoffa dei pantaloni vicino alle cosce.
Qualcosa gli scorre lungo la schiena, lenta, leggera, come una piuma. Solo che piuma non è. Stiles geme rumorosamente quando arriva la prima frustrata sulla natica destra. Si inarca, sporgendo il sedere, per poi impattare contro il materasso di nuovo, per gemere ancora per quel contatto con il suo membro eretto.
Sente la mano di Derek sulla pelle colpita, stringe forte, poi lo accarezza piano. E arriva il secondo colpo, e il terzo e poi il quarto a distanza ravvicinata. Stiles si contorce per il dolore e il piacere, per quelle sensazioni amplificate dalla momentanea cecità.
"Hai il culo così rosso" gli dice Derek, abbassandosi fino al suo orecchio, il petto a contatto con la schiena.
"Ancora...A-ancora" chiede Stiles, bramando quel dolore, quel piacere che si confondono nel suo cervello.
"Shhh" lo zittisce Derek. "Decido io, ricordi?"
"Sì" risponde Stiles.
Derek si rialza, deve aver poggiato la frusta sul letto, perché Stiles ora sente qualcosa di decisamente diverso. Caldo, morbido. Le mani di Derek che lo toccano, lo infiammano, gli sfiorano solo la pelle ma che gli danno al cervello. Vuole di più, sempre di più.
"Derek, sul comodino..." riesce solo a dire, sperando che Derek lo capisca.
L'uomo, per fortuna, si ferma e deve aver visto il cofanetto rosso che Stiles ha appoggiato lì. A Stiles torna la vista, dopo che derek gli sfila la benda, poi Stiles lo vede sporgersi, prenderlo e poi gli si mette di fianco, in modo da essere visto.
"Apro?" chiede e Stiles mugola un assenso. Vede Derek sciogliere il nastro di velluto rosso e aprire la piccola scatolina, fissandone il contenuto. Derek accenna un sorriso e Stiles non può far altro che compiacersene.
"Indossalo, ti prego" gli dice, arrossendo. Derek si sporge, gli bacia la fronte, poi sfila il gioiello dalla custodia, infilandolo sull'anulare sinistro.
"Va bene qui?" chiede a Stiles, alzando la mano. Un anello grosso, oro giallo, imponente gli decora quella stupenda mano che Stiles vuole subito su di sé.
"Perfetto" gli sussurra, strusciandosi un po' sul letto, per cercare un po' di piacere, ma Derek gli dà uno schiaffo sul culo, forte, ancora più forte a causa dell'anello d'oro massiccio.
"Per questo me l'hai regalato? Per farmi schiaffeggiare questo culo perfetto? Mh?" chiede, abbassandosi vicino al volto di Stiles che gli fa cenno di no.
"La vedi la decorazione?" gli chiede e Derek annuisce, guardando l'anello. "Marchiami, Der. Voglio il tuo marchio..." lo prega, gemendo, al sol pensiero di quello che gli sta chiedendo. Vede Derek strabuzzare gli occhi, ma non si tira indietro. Stiles sapeva di poterglielo chiedere.
Derek infila una mano nei jeans, tirandone fuori un accendino antico, oro con decorazioni versi e un grosso smeraldo al centro, un altro regalo di Stiles. Lo accende e passa la mano sinistra sulla fiamma, scaldando l'anello che ha firato verso l'interno del palmo. Stiles è incantato da quella visione ed eccitato come mai prima d'ora alla sola idea di quello che sta per succedere.
Derek spegne la fiamma, soffia giusto un po' sull'anello e, subito dopo, un'altra pacca sul sedere di Stiles lo fa urlare dal piacere e dal dolore. Il contatto con l'anello rovente lo fa quasi inarcare, ma non si sposta, vuole che il marchio sia perfetto. Derek lascia la mano lì, sulla pelle rovente, per qualche secondo, stringendo le dita. Gli verrà di sicuro un livido e Stiles non vede l'ora di guardarsi allo specchio.
Quando Derek alza la mano, Stiles vede la sua espressione stupita, vede tutto ciò che lui stesso prova. Rispetto, lealtà, totale dedizione e fiducia.
"Daddy..." sussurra Derek, leggendo quello che è inciso sulla pelle di Stiles. Non è visibile sull'anello, ma usandolo come timbro o come marchio, sì. Stiles l'ha fatto fare a posta.
"Sono tuo, voglio essere tuo" gli dice Stiles, risportando l'attenzione su di sé. "Scopami così, mentre sono legato, ti prego."
Derek non risponde, ma si alza e comincia a spogliarsi lentamente, fin troppo lentamente epr i gusti di Stiles. Si bea di quello spettacolo fottutamente eccitante, strusciandosi ancora sul letto in cerca di sollievo. Il Marchio brucia e non fa che eccitarlo ancora di più solo all'idea di quella scritta sul suo culo.
Quando Derek finisce di spogliarsi e gli si mostra in tutta la sua imponenza, Stiles si aspetta di essere scopato a sangue, ma non è così. Derek comincia a sciogliere i nodi alle caviglie, lasciandolo libero, poi aiuta Stiles a mettersi in ginocchio sul letto. Si sporge e gli morde forte il labbro inferiore.
"Cavalcami come solo tu sai fare" ordina. "Mani dietro la schiena, muovi solo le cosce e non ti toccherò."
Stiles annuisce, perché anche solo parlare gli costa fatica per quanto è eccitato, e obbedisce. Derek si stende sul letto e lo aiuta a sedersi su di lui a cavalcioni. Prende la propria erezione e la allinea all'entrata di Stiles che si cala su di lui con un unico movimento, inarcando la schiena e urlando.
Stiles è troppo preso dal piacere e rimane immobile, fino a quando una spinta dei fianchi di Derek non lo risveglia da quel piacere, con una scossa al cervello.
"Devi cavalcarmi, non hai sentito bene? E cerca di farlo durare, perché voglio essere nel tuo culo a lungo!" glu urla Derek, guardandolo fisso negli occhi.
Stile scomincia subito a muoversi veloce, sentendo il piacere arrivare sempre più vicino.
"Non venire, piccolo! Non permetterti di venire prima di me!"
"Stri-stringimi!" prega Stiles. "Stringi il mio cazzo e non farmi venire!"
Derek ghigna. "No, farai il bravo e non verrai. Io lo so che sei bravissimo, così!" lo incita, mentre Stiles lo cavalca sempr epiù veloce.
"Vieni, Der, riempimi, vieni ti prego!"
Derek finalmente comincia ad andare in contro alle sue spinte, con movimenti forti che colpiscono direttamente il centro del suo piacere e, quando Stiles lo sente contrarsi dentro di sé e Derek grida, inarca la schiena e si lascia andare. Schizza tutto il petto della sua guardia, sporcandogli perfino la barba e accasciandosi su di lui, senza forze.
Sente subito le mani di Derek sui suoi polsi, pronto a scioglierglieli, lasciandolo libero di rilassarsi in quel meraviglioso post orgasmo.
"Sei meraviglioso" sussurra l'uomo al suo orecchio, mentre gli stringe le braccia intorno con fare protettivo. "Sei mio e sei bellissimo, perfetto."
Stiles sente la testa girare, le emozioni arrivare come un fiume in piena, come ogni volta.
"Sono un mostro" dice, tra i singhiozzi sempre più forti.
"No, non lo sei" gli sussurra Derek contro la spalla nuda. "Sei protettivo, ami la tua famiglia e la proteggi in ogni modo e io ti amo."
Stiles si calma dopo un po', i sensi di colpa ancora presenti, ma le braccia di Derek sono lì, a cullarlo a prendersi cura di lui. Gli succede ogni volta che deve prendere decisioni come quella di quel giorno: ha bisogno poi di abbandonarsi totalmente, di non decidere, di perdersi nella fiducia che ha di Derek. E Derek è sempre lì, ad amarlo come quando erano ragazzini, è sempre pronto a dominarlo e a fargli dimenticare tutto lo schifo che li circonda.
"Sei tutta la mia vita, Der" gli dice contro il collo. "La mia vita è tutta nelle tue mani."
Derek continua a stringerlo per tutta la notte, a sussurrargli che lo ama, che è perfetto e che sarà sempre lì, per tutta la vita.
L'anello che luccica sul suo dito, simbolo di un amore vissuto in ombra, ma vhe risplende dentro di loro con una luce abbagliante.
La parola era "AMBIENTE".
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