#236

Derek non aveva nessuna intenzione di andare alla cena aziendale di Natale, quella che il suo studio ha organizzato, perché già è tanto see rivolge la parola a tutti quegli spocchiosi avvocati. Solo che le relazioni sociali bisogna pur curarle, se si vuole vivere in un contesto che non abbia rotture di scatole e quindi ora si trova lì, da almeno un'ora e mezza, seduto a un tavolo rettangolare, insieme ai suoi colleghi. 

"Signori, desiderate altro?" chiede un cameriere giapponese, sorridendo a Jordan, l'unico che gli si è rivolto in maniera affabile durante la serata. 

"Io sono pieno!" esclama Bob, un approfittatore corrotto che si occupa di assicurazioni. 

"Non volete nemmeno il piatto speciale?" chiede un uomo sulla cinquantina, avvicinandosi al tavolo. 

"Cosa sarebbe? Il dolce?" domanda Bob. Derek vorrebbe prenderlo a pugni. 

"Una specie" risponde l'uomo. "Portaglielo" ordina al cameriere, che se ne va con un mezzo inchino. 

Cinque minuti dopo, Derek è il primo a vedere, dal fondo della sala, il cameriere tornare, spingendo un lungo carrello coperto da un drappo nero. Lo accosta al loro tavolo, sporgendosi poi per sparecchiarne il centro, lasciando solo i piattini davanti ad ogni ospite. Chiede proprio a Derek si spostarsi di poco e spinge poi la parte superiore del carrello verso il tavolo, facendola scorrere sopra di esso fino a posizionarla al centro. Dev'essere qualcosa di abbastanza grande. 

"Siete pronti, signori?" chiede l'uomo, che si è avvicinato di nuovo e, al cenno di assenso di quasi tutti, afferra il drappo nero e lo sfila via, piano. 

Derek non crede ai suoi occhi, non può essere possibile. 

"In Giappone è molto diffuso in alcuni tipi di locali e abbiamo decios di proporlo a chi riteniamo adatto. Ovviamente le condizioni igieniche sono impeccabili. Buon appetito." 

Davanti agli occhi di Derek c'è un ragazzo disteso, sulla cui schiena sono disposti pezzi di sushi. L'unica cosa che indossa è una sorta di perizoma tradizionale. Derek lascia scorrere gli occhi dai suoi piedi alle gambe, cercando di non soffermarsi in punti critici, fino ad arrivare con lo sguardo al suo viso. Ha il mento appoggiato sulle braccia e sta sorridendo a Jordan, che è seduto a capotavola di fronte a lui. 

I pensieri di Derek tornano alla realtà a causa dei fischi e dei commenti dei suoi colleghi. 

"Beh, io preferisco le donne, ma è una cosa originale!" 

"Anche io mi faccio solo le femmine, ma ha davvero un bel culetto!" 

"Possiamo assaggiare tutto, quindi?" 

A Derek quasi viene da vomitare quando cominciano ad allungare le mani, prendendo il sushi, ma toccando non proprio involontariamente la pelle di quel ragazzo. 

"Hale, tu non mangi nulla?" gli chiede Bob. "Eppure ero convinto che il pesce fosse il tuo genere." 

Derek lo guarda male, sta anche per rispondergli male, ma una voce attira la sua attenzione. 

"Signor Hale?" 

A parlare è stato il ragazzo che, girandosi come può verso di lui, gli sta rivolgendo la parola. Derek lo guarda, senza dire nulla. 

"Sento di avere ancora qualche roll giù, sulla parte bassa della schiena. Non ne vuole?" 

Derek non sa cosa lo trattiene dal dirgli che mangerebbe tutto quello che ha addosso e mangerebbe anche lui. Forse è solo decenza. Infatti ancora non risponde, ma prende le sue bacchette e prende un pezzo al salmone appoggiato alla fine della colonna vertebrale del ragazzo. Se lo porta alla bocca, ma il suo sguardo è ancora su quella schiena bianca, leggermente inarcata in una curva perfetta, costellata di piccoli nei. 

"Buono?" gli si rivolge ancora il ragazzo e Derek annuisce, pensando al fatto che ha anche dei bellissimi occhi. "E dovrebbe assaggiare anche il sashimi." 

Derek percorre con lo sguardo di nuovo quel corpo, volendo quasi scacciare le mani dei suoi colleghi che continuano a mangiare come se tutto quello fosse normale, fino a trovare il sashimi. Fette di tonno e salmone adagiate sulla perfetta curva di due glutei tondi. 

Allunga le bacchette, quasi come un automa, ma il ragazzo lo blocca. 

"Signor Hale" dice. "Può usare le mani." 

Derek non vorrebbe farlo, sa che è sbagliato, ma è pur sempre una persona, un essere guidato anche da istinti, quindi poggia le bacchette nel piatto e prende con le dita un pazzo di salmone. Casualmente, ma non del tutto, sfiora la pelle del ragazzo con i polpastrelli, avvertendo così tanto calore che si chiede se sia lui stesso ad andare a fuoco o il ragazzo. 

Dopo quel contatto, il ragazzo smette di rivolgergli la parola e nota che non parla con nessun altro. In realtà nemmeno prima l'ha fatto. E per fortuna, mezz'ora dopo, Sono tutti in strada, salutandosi con maschili pacche sulle spalle. Derek si defila subito, dopo un saluto generale e si avvia verso la sua auto, parcheggiata nel vicoletto di fianco al locale. L'ha quasi raggiunta, quando una piccola porta si apre e qualcuno gli cade praticamente addosso. 

"Porca putt- Scusa, sono inciampato sui gradini!" 

Derek mette le mani sulle spalle di quella figura più bassa di lui, per staccarsela da dosso dopo avergli risparmiato una rovinosa caduta, poi la guarda. 

Una felpa rosso scuro con un cappello calato quasi sugli occhi. Occhi color caramello. 

"Signor Hale!" esclama il ragazzo, che ora sembra anche più piccolo di quando era disteso quasi nudo sul tavolo. 

"Tutto okay?" gli chiede Derek, assicurandosi non si sia fatto nulla. 

"Sì" annuisce l'altro. "Sono solo un disastro quando cammino, quindi sempre. Sono intero." 

Derek accenna un sorriso. "Beh, anche come tavolino non sei un granché" azzarda. 

Lui sembra balbettare qualche frase sconclusionata e Derek fa un passo per avvicinarglisi ancora. 

"I tavolini non dovrebbero parlare, no?" chiede. "E tu hai parlato solo con me." 

Il ragazzo alza lo sguardo nel suo e Derek può giurare di averlo visto sogghignare. 

"Perspicace signor Hale" sussurra. "E quindi ho fatto male il mio lavoro? Lo dirà al mio capo?" 

Derek alza una mano, sfiorandogli una guancia con l'indice. Non era frutto della sua immaginazione, la pelle di quel ragazzo è davvero liscia e calda. 

"Potrei non dirlo al tuo capo, ma dovrei comunque...punirti."

Derek teme per un momento di aver osato troppo, ma quando vede la bocca carnosa del ragazzo dischiudersi in segno di stupore e le sue pupille dilatate, sa di aver fatto centro. 

Il ragazzo si appoggia contro la sua carezza, strofinando la guancia sulla mano ruvida di Derek che non gli nega quel tocco, anzi. Lo accoglie e lo coccola, beandosi della sua espressione estasiata, abbandonata. 

"Verde, giallo e rosso. Le safewrods. Okay?" chiede, accarezzandogli la nuca e toccandogli i capelli. 

"Verde" risponde il ragazzo ad occhi chiusi. Sembra quasi fare le fusa. 

"Ora andiamo a casa mia. Okay?" 

"Verde" risponde ancora il ragazzo. 

"E lì mi servirai, ma senza parlare, facendo il bravo. Verde?" 

Ora il ragazzo apre gli occhi, sorridendo. 

"Verde. E puoi chiamarmi Stiles." 










Ehilà! 
Sì, avete ragione, è interrotta sul più bello. Prendetevela con Pampu (@selva_oscura  che ispira e poi mi dà della vecchia, quindi doveva essere punita. 
Ma magari domani scrivo il continuo, chissà, se sono ispirata. 

Blu. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top