#225

#writober2022

"Everything is connected." 

(Tutto è connesso.) 



Stiles si sveglia nel cuore della notte con una brutta sensazione, una terribile sensazione.

Se ne sta seduto lì, al centro del suo letto nuovo king size, senza sapere cosa fare. Sono le due di notte della vigilia di Natale, ha già le valigie pronte per volare verso Beacon Hills di lì a qualche ora, ma la sensazione non accenna a sparire. Anzi.

Pensa che possa essere ansia per il volo, non gli è mai piaciuto particolarmente viaggiare in aereo, ma non ha mai sentito quel vuoto nello stomaco. Una sensazione strana, come se qualcosa di brutto fosse appena successo.

Si alza, ormai il sonno sparito, pensando di scaldarsi un bicchiere di latte che potrebbe aiutarlo a rilassarsi, quindi si infila una felpa e va in cucina.

Sta giusto prendendo un bicchiere dal mobile, quando questo gli cade dalle mani, finendogli quasi su un piede. Per fortuna riesce a non tagliarsi, ma il dolore viene da altro. Viene da dentro.

Un crampo fortissimo allo stomaco gli blocca ogni capacità di muoversi o di pensare. Riesce solo a piegarsi in due, accovacciandosi ai piedi del mobile, con le lacrime che scorrono da sole.

"Porco cazzo" esclama, cercando di mettersi diritto. L'unico movimento che fa, pur sforzandosi terribilmente, è quello di allungare una mano e raggiungere il cellulare sul tavolo vicino.

Scorre veloce la rubrica, poi fa partire una chiamata.

"Papà, sto tornando, sono quasi fuori cas-"

"Jamie" lo interrompe, con voce roca. "Stai bene?"

"Sì, non è che se tardo mezz'ora è perché qualcuno mi abbia ammazzato, pa', dammi cinque min-"

"Jamie, ascolta" lo interrompe ancora Stiles. "È successo qualcosa al branco e io sto male. Chiana zio Scott, subito, okay?"

"Papà in che senso stai male?" Chiede Jamie allarmato.

"Tesoro, non preoccuparti, ma chiama zio, okay?"

Jamie non risponde nemmeno, ma mette giù.

Stiles si appoggia con la schiena al mobile, cercando di regolarizzare il respiro e, cinque minuti dopo, suo figlio entra dalla porta ed è di fianco a lui. Scott in vivavoce.

"Zio, ha una c'era orribile e si tiene stretto lo stomaco, cosa- cosa devo fare?"

"Scott..." biascica Stiles. "Chi sta male?" 

"Non lo so, Stiles. Io non sento nulla, quindi Lydia, Liam, Malia non hanno nulla."

Stiles si appoggia alla spalla di Jamie, cercando di respirare.

"Perché non hai nominato Isaac?" Chiede ancora.

"Noi...noi abbiamo discusso due sere fa perché ha organizzato un viaggio senza dirmi null- Stiles!"

"Scott..."

"Lo chiamo. Non muoverti, non fare nulla."

E mette giù.

"Papà, appoggiati a me, ti porto sul divano."

Stiles non sa quanto tempo passa prima che Scott richiami. È Jamie a rispondere.

"Papà non riesce a parlare, dillo a me."

"Non so se posso."

Stiles, nonostante la vista annebbiata, riesce letteralmente a vedere la rabbia di suo figlio.

"Zio Scott, non sarò un lupo come voi, ma questa è la mia famiglia, mio padre sta malissimo. Dimmi cosa cazzo succede!"

Scott si prende un secondo prima di rispondere.

"Isaac è lì, a New York" dice. "È stato chiamato da qualcuno perché c'era un grosso pericolo, che in realtà minacciava anche voi. E quel qualcuno è stato gravemente ferito in battaglia, ecco perché tuo padre sta male."

"Chi è stato ferito?"

"Il mio alpha..." sussurra Stiles. "Tuo padre."

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