#81
"Buongiorno, signor Hale!"
Stiles saluta il suo vicino, mentre prende il giornale dal portico.
"Ciao Stiles. Finita la scuola?"
"SÌ!" Esulta. "Oggi è il mio primo giorno di vacanza! Mi godrò questa settimana e poi cercherò un lavoretto estivo perché non sono minimamente in grado di stare fermo! Poi comincia il college!"
Il vicino sorride.
"Ti capisco, anche io ero così e lo sono ancora. Quindi che lavoro cerchi?"
"Qualsiasi cosa che non mi tenga sotto il sole cocente o che sia troppo faticoso."
Il signor Hale sorride ancora.
"Non vuoi stare fermo, ma vuoi stare comodo, allora."
Stiles sghignazza, avvicinandosi alla recinzione. "Esattamente. Il sole mi brucia e la fatica...mi affatica?"
"Il mio assistente è in ferie, ma io devo continuare a lavorare per due settimane. Ti va?"
Stiles resta a bocca aperta. "Cosa fa il suo assistente?" chiede. Il signor Hale è il capo di una importante multinazionale che si occupa di energie rinnovabili.
"Nulla di particolare. Tiene nota di quello che devo fare, perché perdo agende di continuo. E ogni tanto mi porta il caffé, ma considerando che sarò qui a casa, posso anche farlo da me."
Stiles finge di pensarci, poi allunga una mano verso l'uomo. "Affare fatto! Quando comincio?"
"Se vuoi questa settimana di relax, allora la prossima?"
"Beh, se è a casa e non è faticoso, posso cominciare anche domani."
"Perfetto allora. Ti aspetto da me alle nove?"
"Alle nove, perfetto!"
Il giorno dopo, Stiles suona il campanello di casa Hale alle nove in punto. Non sapeva come vestirsi, quindi ha optato per dei jeans e una classica maglietta bianca. Nonostante dovesse solo attraversare il proprio giardino, si è svegliato presto, per passare in caffetteria.
"Buongiorno, Stiles."
Derek Hale apre la porta di casa e Stiles lo fissa sbigottito. Ha addosso un bellissimo completo blu scuro, cravatta porpora e occhiali da vista.
"Buongiorno a lei."
"Vieni, entra. Ho una videocall con i soci del Giappone, per questo sono combinato in questo modo" dice, indicando se stesso.
"Beh, sta molto bene" si lascia scappare Stiles, arrossendo. "Non so come lo prende, ma questo è il miglior caffè della città!" si affretta a cambiare discorso, porgendogli il bicchiere.
Lui sorride e ne prende subito un sordo. "Dio, mi ci voleva proprio! E hai ragione, è davvero buono. Vieni, ti faccio vedere il mio studio."
Mentre arrivano nella stanza, Stiles non può fare a meno di guardarsi intorno. Quella villa è meravigliosa, gli spazi sono ampi ed è arredata con uno stile industriale che Stiles ama. E poi ci sono tanti dettagli in verde, così come è verde una delle pareti dello studio, l'unica non ricoperta da scaffali pieni di libri. Lì c'è una foto di quello che dev'essere stato il matrimonio dei signori Hale, sono entrambi bellissimi.
"Qui passo tutto il mio tempo" spiega. "E quella è per te" dice, indicando una scrivania alla sua destra.
"Oh, bene, bellissimo."
Prima di cominciare la call, il signor Hale ha chiesto a Stiles di riordinargli l'agenda e di controllare se, nella confusione, avesse accavallato degli impegni e, nel caso, fissargliene in altri momenti.
Stiles fa tutto con minuziosa precisione, mentre l'uomo, dietro la propria scrivania, parla con i suoi soci in un giapponese fluente e, Stiles deve ammetterlo, estremamente eccitante.
"Arigatō, soshite yoi tsuitachi." *Grazie e buona giornata*
L'uomo chiude il portatile, poi si lascia andare contro lo schienale della sedia, chiudendo gli occhi e allentandosi la cravatta. Stiles lo fissa, deglutendo, mentre guarda quel collo e quel profilo ricoperto da barba. Quell'uomo è davvero stupendo.
"Cosa devo fare ora, Stiles?" chiede, ancora gli occhi chiusi. Stiles si alza, andando alla sua scrivania.
"Ha mezz'ora buca, poi ha una telefonata con investitori francesi e, subito dopo, deve rispondere alla mail della tesoreria che le sta scrivendo da due giorni."
"Bene" dice, aprendo gli occhi e alzandosi. "Siamo qui da due ore, credo che possiamo concederci uno spuntino. Dovrei avere qualcosa in frigo."
Stiles lo segue fino all'enorme cucina, piena zeppa di elettrodomestici, e si siede su uno sgabello dell'isola, mentre l'uomo gli porge un succo.
"La signora Hale non c'è?" chiede, per rompere il silenzio.
L'uomo indurisce la mandibola. "Lei è fuori per lavoro per le prossime due settimane."
Stiles intuisce di non dover chiedere oltre.
Quattro giorni dopo, Stiles è a casa Hale, manca un'ora alla fine del lavoro ed è appena uscito dal bagno. Sta per entrare nello studio, ma la voce del signor Hale lo blocca.
"Ti ho detto che me ne sbatto il cazzo! L'hai voluto tu e se ora non hai i soldi, non è un mio probl- No! Lasciami parlare! Non avrai il mantenimento, non sbloccherò le carte e non ti darò la casa al mare!... Non mi interessa! Fatti pagare da lui- Ah, non lavora? E nemmeno questo è un mio probl- Vaffanculo!"
Stiles sente un colpo dato probabilmente sulla scrivania e il respiro corto dell'uomo. Sembra stia cercando di calmarsi. Aspetta solo qualche secondo, poi rientra, senza nemmeno guardarlo. Si siede alla propria scrivania, guardando il pc.
"Scusa, Stiles, se hai sentito le urla" rompe il silenzio. Stiles alza lo sguardo su di lui: ha i gomiti appoggiati alla scrivania e si regge la testa tra le mani.
"Sta bene?" chiede.
"Sì, sì, certo. Mia moglie ha solo deciso di tradirmi ripetutamente con un classico ragazzino che va ancora al college, che non sa cosa fare della sua vita e che non le può pagare tutte quelle borse inutili e i massaggi e chissà cos'altro le ho sempre pagato senza saperlo."
Stiles si sente investito da quelle parole.
"Io lo so bene cosa fare della mia vita" dice, piccato, un po' colpito da quelle parole.
Il signor Hale lo guarda, lo sguardo mortificato.
"Cristo, scusami. Sono solo arrabbiato. Ovvio che non volessi generalizzare."
Stiles annuisce.
"Cosa studierai al college?"
Stiles sorride. "Criminologia, poi diventerò un detective del dipartimento dell'FBI."
"Hai le idee veramente molto chiare. I miei complimenti."
Stiles sorride ancora. "Mi dispiace per sua moglie. Non la perdonerà?"
Lui si alza, avvicinandosi. "No, non potrei mai. E poi i sentimenti per lei sono totalmente spariti. Per me ora è un'estranea."
"Credo che nemmeno io potrei mai perdonare un tradimento. Non riuscirei mai più a fidarmi" dice, più a se stesso che all'uomo.
"Tu hai la ragazza, Stiles?"
Stiles arrossisce.
"No. Anche perché sono gay, ma non ho nemmeno il ragazzo."
"Hai tutto il tempo del mondo per trovare quello giusto" risponde con un occhiolino.
Due settimane sono passate e Stiles sta per concludere il suo ultimo giorno di lavoro in casa Hale. E' stato interessante e formativo vedere come un uomo di tale importanza lavorasse. Stiles vorrebbe diventare come lui: sicuro, ambizioso e umano con i suoi collaboratori.
"Signor Hale, non ha nessun altro appuntamento" gli dice, appena l'uomo conclude l'ennesima telefonata.
Lui sorride, poi si toglie la giacca e slaccia i primi bottoni della camicia. "Cavolo che caldo oggi."
"Secondo il meteo, è un'ondata di calore anomalo."
Lui mette in ordine alcune cose dalla scrivania, poi si avvicina a Stiles.
"Ti va un bagno in piscina?"
Stiles lo guarda sconvolto. "Ora? Nella sua piscina?"
"Mh. A meno che non ne abbia una tu" sorride.
"Ma non ho il costume."
"Te ne presto uno io. Dai."
Stiles si siede sul bordo della piscina, immergendo i piedi nell'acqua. Un fresco sollievo lo pervade, per poi sentire subito caldo, quando il signor Hale esce dalla porta sul retro. In costume.
"E cosa ci fai seduto lì? Dai, tuffati!" dice l'uomo, prendendo una rincorsa e tuffandosi in acqua. Stiles nemmeno si lamenta degli schizzi, è troppo occupato a non eccitarsi.
Quando l'uomo riemerge, Stiles è sceso dal bordo, ma se ne sta ancora lì fermo. Lui gli nuota vicino, sorridendo e togliendosi i capelli bagnati dalla fronte.
"Non nuoti?" chiede.
Stiles arrossisce. "E' che... il costume è un po' largo e ho paura di perderlo."
"Mh, aspetta" dice l'uomo, facendosi più vicino e appoggiando le mani sui fianchi nudi di Stiles che smette di respirare. "Vediamo se posso stringerlo" dice, armeggiando con i laccetti del costume. Stiles sente le sue dita che gli sfiorano l'inguine e, anche se si trattiene dal gemere, sa che qualcosa si sta muovendo.
Il gemito non lo trattiene però quando sente qualcosa di leggero sfiorare la punta del suo pene semi eretto.
"Beh, tra poco non ti starà poi così tanto largo" dice l'uomo.
Stiles indietreggia di colpo. "Scusi, io.. mi scusi!"
Cerca di avvicinarsi al bordo per uscire e scappare, ma si sente afferrare per i fianchi. Il fiato dell'altro sul collo bagnato.
"Non vergognarti" dice e Stiles sente chiaramente il suo bacino scontrarsi col proprio sedere. Anche lui è duro.
Riesce a girarsi nella presa, per guardarlo negli occhi.
"Cosa vuoi, signor Hale?" chiede, dandogli la prima volta del tu.
"Scoparti."
Tre anni dopo
"Derek, porco cazzo, ti ho detto che così faccio tardi!"
Stiles si era vestito, aveva già anche messo le scarpe, ma Derek, ancora a letto, se l'era praticamente ritirato contro, facendolo stendere a letto.
"No, non puoi abbandonare il mio letto mentre io non mi sono ancora alzato! E' ingiusto!"
Stiles sorride, alzando gli occhi al cielo. Derek che lo sovrasta.
"Ti prometto che stasera sono tutto tuo, ma devo lavorare."
"Il governo può fare a meno di te, ma io no. Ho così tanto bisogno di te."
Stiles sorride, poi geme appena Derek fa scontrare il bacino col suo.
"Hale, non dovresti, che ne so, essere senza forze dopo le scopate di stanotte? Hai una certa et-"
Derek praticamente ringhia. "Mh, ricordami quanto ti piace il fatto che io sia più grande di te, con più esperienza, con più forza..." gli dice, per poi mordergli il collo.
"Da mo-morire!"
Derek ghigna. "E quindi ora cosa facciamo?" chiede, quasi retorico.
Stiles geme ancora.
"Ora- ora tu mi scopi, forte, molto forte. Poi mi fai accompagnare a lavoro dal tuo autis-autista!"
"Ti ci porto in moto, ragazzino."
Stiles urla, quando Derek gli stringe il membro da sopra i pantaloni.
"No, o dovrai scoparmi ancora. Lo sai quanto mi eccit-AH!"
"Oh, sì!"
La parola era "RINNOVABILI".
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