#65
Stiles annuisce, senza nemmeno ascoltare, mentre Lydia continua a sproloquiare su chissà cosa. Sono entrati in quel bar solo da mezz'ora e già non ne può più.
Non che non voglia ascoltare la sua migliore amica, eh, solo che quella mattina si è svegliato con un enorme mal di testa. Beh, si sarebbe svegliato se avesse dormito. Solo che non ha chiuso occhio.
"Stiles, mi stai ascoltando?"
Stiles scuote la testa, come per riprendersi.
"Sì, certo, scusa. Dicevi?"
Lydia sbuffa. "Ti ho chiesto se stai bene, perché hai le guance rosse e sembri stanchissimo."
Stiles apre la fotocamera del proprio cellulare, per guardarsi. Ha davvero le guance rosse, anche se non sente caldo. E le occhiaie.
"Ho dormito male" risponde con una mezza verità. "Andiamo?" aggiunge.
Lydia si guarda intorno.
"No, in realtà stiamo aspett- Oh, eccola!" dice, rivolta verso l'ingresso.
Stiles segue la traiettoria del suo sguardo e vede chi è appena entrato nel locale. Gli esce un verso quasi di dolore, ma per fortuna Lydia non sembra accorgersene.
"Ciao!" trilla la nuova arrivata. "Stiles, ci sei anche tu!" aggiunge.
Stiles le sorride, desiderando sparire. "Ciao Erica" saluta, forzando un sorriso ed implorandole con lo sguardo di tacere.
"Non pensavo di trovarti già sveglio a quest'ora, considerando che stanotte non hai dormito!"
Ecco, appunto. Lo sapeva.
"Tu come fai a sapere che non ha dormito?" indaga subito Lydia.
Stiles, invano, spera ancora che Erica possa starsene zitta. Non che voglia mentire alla sua amica, ma non voleva dirglielo in quel modo.
Quando sono tornata alle quattro, stamattina, era in salone che si...divertiva, ecco."
Stiles abbassa la testa sul tavolino, desiderando sprofondare. Peccato che senta i capelli tirare ed è costretto a guardare Lydia negli occhi, mentre lei ancora gli stringe una ciocca.
"E con chi facevi sesso al loft, di grazia?" chiede con tono duro, ma anche divertito. Senza censurarsi, nonostante gli sguardi curiosi.
"Giocavo a Monopoli!" tenta Stiles, chiudendo gli occhi come se stesse per ricevere uno schiaffo. Lydia gli lascia i capelli e gli lascia una carezza.
"Erica, con chi stava giocando a Monopoli Stiles, alle quattro del mattino?"
Stiles si porta le mani al viso, mentre Erica risponde.
"Derek, ovvio."
"Ovvio" le fa eco Lydia.
Ovvio?
"In che senso, ovvio?" chiede Stiles, guardando Lydia.
"Nel senso che sogni di giocarci da anni. E anche lui, solo che tu sei una schiappa nel cogliere i segnali."
"Quali segnali?!" chiede, improvvisamente interessato a quel discorso.
E' Erica a rispondere. "Okay che non senti i suoi odori e sei limitato rispetto a noi, ma cavolo Stiles, Derek ti tiene sempre in considerazione prima di chiunque altro, ti protegge ti ascolta, ti compra il latte per il cioccolato e... e ti mangia praticamente con gli occchi ogni volta che siete nella stessa stanza!"
Stiles non riesce a crederci. Da quanto tempo loro sanno tutto quello e lui non l'ha mai visto?
"Da almeno due anni" risponde Lydia alla sua muta domanda. "Sei sempre stato così sicuro di non piacergli, che non hai mai aperto gli occhi. E lui era lì, a guardarti in silenzio."
Stiles è quasi furioso. "Però lui è un lupo! Sa cosa sentivo! Perché non si è fatto avanti?"
"Perché è Derek" risponde Erica con una alzata di spalle. "Ma è stato comunque lui a fare la prima mossa ieri, no? Ci ha solo messo un po'."
Stiles arrossisce di botto al ricordo e il cuore torna a pompargli sangue veloce.
"Eccolo, di nuovo con le guanciotte" lo prende in giro Lydia. "Com'è andata?"
Stiles prende un respiro, vuole raccontarglielo. Sono entrambe sue amiche e gli vogliono bene.
Comincia con il pomeriggio precedente, quando era al supermercato per prendere da mangiare per la cena al loft di quella sera. Aveva chiamato Derek perché non ricordava quale tipo di carne piaceva ad Isaac e il mannaro, dopo avergli ringhiato di non esagerare con la spesa, gli aveva chiesto di anticiparsi. Stiles gli aveva detto che lo aveva sempre fatto, per poter cominciare a preparare, e aveva messo giù.
Una volta al loft, lo aveva trovato stranamente silenzioso: c'era solo Derek che leggeva un libro. Lo aveva salutato e si era diretto in cucina, ma il mannaro lo aveva seguito poco dopo, appoggiandosi ad un bancone e guardandolo.
"Posso fare qualcosa anch'io?" aveva chiesto e Stiles si era quasi strozzato.
"Sai cucinare?"
Derek nemmeno gli aveva risposto, ma aveva cominciato a pelare le patate. Erano stati in un silenzio confortevole, fino a quando non era Stato Stiles a romperlo, chiedendo a Derek dove fossero i suoi beta.
"In giro" aveva risposto.
Vi aveva mandati lui via?" chiede Stiles ad Erica.
Lei annuisce. "Aveva detto di avere un impegno lì, ora capisco tutto. Cosa è successo? Vi siete saltati addosso?"
"NO!" risponde con veemenza.
Derek aveva pelato le patate e anche preparato l'arrosto preferito di Scott. Stiles si era occupato del resto. Avevano parlato di Cora, del Messico e Stiles si era dilungato sul college. Quando il rombo della moto di Scott li aveva interrotti, Derek era sembrato contrariato e non aveva detto nulla. Stiles si era seduto sul divano e, poco prima che Scott entrasse, Derek aveva aggiunto "Quando vanno via tutti, dopo, ti va di rimanere un po' qui?". Stiles non aveva potuto rispondere, a causa dell'arrivo di Scott ed Isaac, ma il suo cuore impazzito lo aveva sicuramente fatto per lui.
"Ecco perché eri più iperattivo del solito e mi hai lanciato praticamente i popcorn in faccia mentre straparlavi" puntualizza Lydia.
"Ehi, era stato troppo inaspettato!"
"Io ero convinta fosse già sccesso qualcosa per quanto eravate agitati entrambi."
"In che senso?" chiede ad Erica.
"Tu straparlavi più del solito, Derek sfoderava e ritraeva gli artigli, ma non per rabbia. Era un'agitazione bella. E poi vi siete guardato di sottecchi per tutta la serata."
"Anche lui?"
Erica sbuffa. "Beh, ancora ti stupisci? Dopo quello che ho visto, non dovrest-"
Stiles la interrompe, continuando il racconto.
La serata era andata avanti come al solito ma, appunto, con un'agitazione diversa. Non faceva che chiedersi come mai quella richiesta di Derek. Quando tutti avevano finito di mangiare e pulire, si erano messi comodi e ognuno aveva trovato qualcosa da fare. Stiles si era seduto con le spalle contro la vetrata, con un librone antico tra le mani. Aveva alzato lo sguardo solo quando Scott gli si era avvicinato.
"Ehi, noi stiamo andando a bere qualcosa, vieni in auto con Lyds?"
Aveva fatto no con la testa. "Scottino, questo libro è troppo interessante, non riesco a staccarmi. Andate voi, io salto per questa volta."
Scott gli aveva scompigliato i capelli e lo aveva salutato.
"Ecco perché mi è toccato andare in auto con questa folle!" dice Lydia Scherzosa, indicando Erica.
"Scusa!" le fa una pernacchia Stiles.
Quando il loft era tornato silenzioso, Stiles aveva continuato a leggere la frase che aveva lasciato in sospeso, ma comunque non l'aveva terminata. Aveva visto dei piedi nel suo campo visivo, poi Derek si era seduto al suo fianco, sul pavimento. Il cuore di Stiles aveva perso qualche altro battito, girandosi a guardarlo e trovandolo con una inaspettata espressione serena.
"Lo leggi spesso" aveva Detto Derek, per poi aggiungere allo sguardo perplesso di Stiles "questo libro. Quando sei qui lo prendi spesso dalla libreria".
"Oh" aveva detto. "Scusa, forse è troppo prezioso e potrei romperlo? Non lo sapev-"
"Era di mia mamma" lo aveva interrotto Derek, sfiorando la pagina con le dita. "Puoi prenderlo tutte le volte che vuoi."
"Oh" Stiles ancora senza parole.
"E' scritto in spagnolo, lo leggeva a Cora da piccola. Sono fiabe."
Stiles aveva toccato con il polpastrello il disegno di un arcobaleno. "Sì, pur non capendo quasi nulla, avevo pensato che fosse un libro per bambini. Non so leggerlo, ma mi piace sfogliarlo. Le illustrazioni sono meravigliose.
Derek gli tolto il volume dalle ginocchia, per appoggiarlo sulle proprie ed era tornato alla prima pagina.
"Ti ha letto le fiabe? DEREK HALE?" Lydia nemmeno si preoccupa di essere in pubblico.
Stiles arrossisce e le dice di non urlare. "Sì" risponde, "Me le ha tradotte. O almeno un paio, poi mi sono addormentato."
"IL RAGAZZO DEI TUOI SOGNI TI LEGGE LE FIABE A QUELLO CHE E' PRATICAMENTE UN APPUNTAMENTO E TU TI ADDORMENTI? MA SEI CRETINO?"
"Lyds! Siamo in un bar!"
"Devono saperlo tutti che sei scemo. E poi?"
Stiles aveva riaperto gli occhi e non era più sul pavimento, ma su qualcosa di molto più comodo e caldo. Si era mosso, cercando di spostarsi e capire dove fosse, ma non aveva potuto. Era bloccato dalle braccia di Derek, sdraiato al suo fianco. Stiles era metà su di lui e metà sul divano. Sentiva nettamente il suo petto alzarsi e abbassarsi e il cuore battere calmo.
"Sei ancora al loft, sul mio divano, e sono le tre e mezza."
Stiles lo aveva ascoltato e sapeva che avrebbe dovuto muoversi e alzarsi, ma non ci era riuscito. Era troppo confortevole e caldo e piacevole essere lì tra le sue braccia. E, nonostante il cuore impazzito, si era mosso solo per mettersi più comodo, strofinando la guancia nell'incavo tra il collo e la spalla di Derek.
Il mannaro non si era spostato e non lo aveva fatto rotolare giù dal divano, anzi, lo aveva stretto ancora un po' affondando il viso tra i suoi capelli.
"Tu sei quello che ieri ha minacciato di aprirmi la gola con un artiglio, mh?" gli aveva chiesto Stiles sorridendo.
Derek aveva ringhiato, senza sciogliere la presa. "E tu sei quello che mi ha detto di essere un lupo scorbutico, impulsivo del cazzo, senza interesse per la propria incolumità e, aspetta, com'era?"
"Deficiente, stupido e menefreghista" lo aveva aiutato Stiles, nascondendo il viso contro il suo petto.
Derek aveva mosso un braccio, per sfiorargli i capelli con le dita, approfondendo sempre più il contatto, fino ad accarezzargli la nuca.
"Mi piaci, ragazzino. Mi piaci davvero tanto" aveva detto con tono calmo, come se non avesse sganciato una bomba diritta nello stomaco di Stiles.
"E bravo il mio Alpha!" esclama Erica. Stiles ormai nemmeno le frena più dall'urlare. "E tu?"
Stiles fa spallucce. "Gli ho detto che mi piace anche lui."
Stiles quasi cade, quando Lydia gli afferra il colletto della camicia. "Dio, dimmi che non sei stato imbarazzante! Cosa hai risposto, in realtà?"
Stiles si era alzato di scatto, sbattendo con la testa sotto il mento di Derek e facendosi un male cane. Aveva cominciato a saltellare per il salotto, tenendosi la testa, mentre Derek si strofinava il mento.
"Io guarisco, ma non credo che sia opportuno procurarti un trauma cranico, la tua testa è già messa male" aveva Detto Derek, senza alzarsi dal divano.
Stiles si era bloccato e gli si era messo di fronte, puntandogli un dito contro il petto.
"Ehi! Hai appena detto che ti piaccio, non puoi insultarmi!"
Derek non gli aveva risposto, ma gli aveva preso un polso e se l'era trascinato addosso. Stiles si era ritrovato a cavalcioni sulle sue gambe e le sue mani a cingergli il viso.
"Sta' zitto, Stiles" aveva detto, prima di baciarlo.
Stiles non si era minimamente sentito in diritto di ribattere. Se stare zitto significava baciare Derek, beh, avrebbe taciuto ancora, ancora e ancora.
Non aveva mai nemmeno osato pensare a come sarebbe potuto essere baciarlo, per lui era una cosa lontana anni luce, e invece eccoli lì. Labbra contro labbra, lingua contro lingua.
E Derek era Derek anche nei baci. Delicatezza, ma forza. Impulsività, ma controllo. Stiles in quel bacio si era sentito nel posto giusto, nel momento giusto e, soprattutto, tra le giuste forti braccia.
A sua volta aveva stretto Derek, avvolgendogli le braccia intorno al collo e stringendosi a lui più che aveva potuto, Derek aveva spostato le mani dal suo viso ai suoi fianchi, per tenerlo stretto a sé. Quando si erano separati, stavano sorridendo entrambi.
"Mi piaci anche tu, per la cronaca" aveva tenuto a puntualizzare Stiles e Derek aveva riso. Aveva davvero riso. Poi si erano baciati ancora.
"E poi sei entrata tu" rimprovera Erica, puntandole l'indice.
"Ehi, io che ne sapevo! Pensavo foste già finiti a letto e aveste finito!"
Stiles le lancia un'occhiataccia, lei continua.
"Beh, però sono andata subito via e, considerando l'odore di Derek stamattina, la mia interruzione non ha provocato un disastro. Siete comunque finiti a lett-"
"SEI ANDATO A LETTO CON DEREK?" la interrompe Lydia.
"Lyds! Bar! Pubblico!" bisbiglia Stiles, ma lei nemmeno lo ascolta.
"Voglio i dettagli!"
Stiles si affretta a negarglieli, poi prende il cellulare che sta squillando.
"Oddio, è lui?" chiede la rossa. Stiles annuisce, intimandole di tacere. Poi risponde.
"Pronto?"
"Ehi, ragazzino"
Stiles vede nettamente Erica fare la telecronaca a Lydia ed entrambe praticamente squittire.
"Tutto bene?"
"Ehi, Derek. Sì, benone. Tu?"
"Bene anche io. Hai da fare?"
Stiles guarda le due ragazze davanti a lui che si sbracciando per dire che no, non ha da fare, che annullano i loro impegni.
"N-no, nulla. Dopo la colazione con Lyds sono libero."
"Bene. Allora che ne dici se alle undici ti passo a prendere?"
Ora le due ragazze stanno proprio applaudendo.
"Sì, certo, si. Dove andiamo?"
"Al mare. Ricordo che ti piace in autunno."
Stiles si sente un calore che gli sale dal petto alle guance. Davvero Derek sa cosa gli piace?
"Oh, sì, perfetto! Ti aspetto a casa, allora."
"Va bene, a dopo."
"A dopo, Derek."
"Ah, Stiles?"
"Mh?"
"Volevo aspettare, ma... beh, ero sveglio stamattina, quando sei tornato a letto col caffé."
Stiles vede i volti curiosi delle sue amiche e avvampa.
"Oh" risponde solo.
"Anche io."
E Derek chiude la telefonata.
Stiles rimane col cellulare all'orecchio ed è Erica a strapparglielo dalle mani.
"Cosa intendeva?"
"STILINSKI, COSA INTENDEVA?" insiste Lydia.
Stiles ha ancora lo sguardo fisso, poi un sorriso gli si apre sul volto, mentre gli occhi si fanno lucidi.
"Derek mi ama."
La parola era "SPROLOQUIARE".
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