#191


Derek scende furioso le scale che portano nel seminterrato, le scarpe eleganti che battono sulle scale in legno, mentre si chiude la giacca e si sistema la cravatta. Boyd, la sua guardia del corpo, l'ha svegliato nel pieno della notte per comunicargli che qualcuno stava insistentemente chiedendo di entrare: uno dei suoi uomini aveva un'emergenza. 

Boyd, che lo precede, apre la porta davanti a lui, permettendo a Derek di entrare nella stanza piccola e poco illuminata. Al centro, in piedi, c'è Vincent. Lavora per la famiglia Hale da almeno dieci anni, per la riscossione di debiti. Nel suo lavoro è il migliore, cerca di fare meno danni possibili e, in ogni caso, è il più bravo nel nascondere le prove. 

"Signor Hale" lo saluta, quando Derek lo raggiunge. 

"Vincent, cosa diavolo è successo per svegliarmi alle tre del mattino?" chiede, adirato, ma anche preoccupato. Non è da Vincent disturbarlo, di solito risolve tutto da solo. 

"Lo so, mi dispiace, ma non mi si è mai presentata una situazione del genere e non posso decidere da solo." 

"Spiegati" lo incita Derek. 

"C'è un uomo, a Beacon Hills, che ha con noi una montagna di debiti." 

"Vincent" lo interrompe, "lo sai che non mi interessa il mercato del gioco d'azzardo e che ti ho detto di occuparte-"

"No, non è quello" si affretta a spiegare l'uomo. "Quest'uomo si è indebitato perché ha perso il lavoro, ha perso sua moglie e ha un figlio da crescere. Gli abbiamo fatto prestiti su prestiti e all'inizio ci restituiva tutto in tempo. Sono tre mesi, però, che le sue richieste sono aumentate, ma non ci ha ridato nemmeno mezzo centesimo." 

Derek sbuffa. 

"E il problema? Di solito non sai come farteli ridare o come riprenderteli? Devo dirti io come minacciarlo?" 

"Non è nemmeno questo il problema, signor Hale" dice l'uomo e, contemporaneamente, fa un passo di lato. 

Derek può così vedere, dietro di lui e seduto su una sedia, un'altra persona. Sembra un ragazzo, indossa una felpa con il cappuccio calato sulla testa e dei jeans, ha le mani appoggiato sulle ginocchia, i polsi legati. 

"E lui chi è?" 

"Lui è il problema" risponde Vincent. "Il figlio ventenne del tizio. Stanotte è venuto da me al club e mi ha detto di voler ripagare i debiti che suo padre ha fatto per pagargli il college."

Derek già sente il mal di testa premere sulle tempie. 

"E come vorrebbe ripagare?" 

"Può chiederlo a lui, dato che ha chiesto di parlare con lei, minacciando di tagliarsi le vene con un coltello." 

Derek alza gli occhi al cielo. Lui, un uomo rispettato, deve mettersi a parlare con un ragazzino capriccioso alle tre di notte nello scantinato della ssua villa. Fa un passo, mettendosi di fronte al ragazzo. 

"Quindi, come vuoi ripagarmi?" dice, prendendogli il mento con una mano e facendogli alzare la testa. Odia quando le persone non lo guardano quando parla. 

Solo che quegli occhi li conosce benissimo. Non li incrocia da qualche anno, ma sa di chi sono. Lo sa molto bene. 

Lo fissa per qualche secondo, poi, senza distogliere lo sguardo, si rivolge agli altri presenti. 

"Boyd, accompagna Vincent fuori, qui ci penso io. Non tornare" ordina. 

Aspetta di sentire la porta chiudersi alle sue spalle, poi stringe il mento del ragazzo ancora di più, abbassandosi davanti al suo viso. 

"Cosa diavolo ci fai tu qui dentro?" chiede, quasi ringhiando. 

"Il tuo schiavetto ti ha già spiegato tutto" risponde a tono l'altro. 

Derek lo lascia andare, allontanandosi di qualche passo, di spalle. Prende grossi respiri, prima di rispondergli. 

"Stiles, te l'ho detto due anni fa e te lo dico anche ora: stanne fuori." 

"Non posso, dato che mio padre vi deve circa centomila dollari e non li abbiamo. E il tuo schiavetto ha minacciato di toglierci la casa." 

Derek si passa le mani tra i capelli. 

"E sentiamo" dice, avvicinandosi di nuovo. "Come vorresti ripagarmi?" dice, piegandosi, con le mani sulle ginocchia di Stiles, il volto a due centimetri da quello dell'altro. 

"Lavorerò per te. Farò tutto quello che vuoi, anche ammazzare qualcuno, se necessario, ma dovete lasciare in pace papà. Ha problemi di cuore, non posso rischiare di perdere anche lui." 

Derek lo sent eil tono di Stiles. Sembra deciso, lo è per davvero, ma si incrina sull'ultima frase. Derek lo conosce, sa cosa sta provando. Sa cosa si prova nel voler fare di tutto per la propria famiglia. 

"No" sentenzia. "Non ti permetterò di entrare in questi giri. Non puoi lavorare per me." 

Stiles si sporge in avanti e Derek nota che è anche legato con il busto alla sedia. 

"Non puoi prenderti casa nostra! Sei solo un malavitoso! Non è legale quello che fai!" 

Derek comincia ad arrabbiarsi sul serio. 

"E il tuo povero papà lo sa che è illegale anche chiedere soldi ad uno strozzino? O l'illegalità è soggettiva? Tornatene a casa." 

Stiles quasi cade con la sedia, sporgendosi. 

"No, devo ripagare quei debiti. Se non vuoi farmi lavorare per te, ho un'altra offerta." 

Derek vorrebbe mettersi ad urlare. Stava dormendo, forse stava anche tranquillamente sognando, era andato a dormire rilassato e sereno. E invece ora si ritrova con quel ragazzino irritante davanti. 

"Sarebbe?" chiede, esasperato. 

Stiles si riappoggia con la schiena alla sedia, mettendosi diritto e puntando lo sguardo nel suo. Derek, inaspettatamente si sente attraversare la schiena da un brivido, una sensazione che non credeva più di provare. 

"Una cosa mia, unica, che puoi dare a chiunque lavori per te, ma devi assicurarmi che varrà quanto il debito di mio padre." 

Il tono e lo sguardo serio di Stiles quasi inquietano Derek, non l'ha mai visto in quel modo. 

"Devo prima sapere cosa e valutare se vale abbastanza. Quindi?" chiede. 

"La mia verginità." 

Il brivido che Derek ha sentito, si propaga lungo le braccia, fino alle dita delle mani che sente fremere. E' una frazione di secondo e Derek sente fremere di rabbia tutto il suo corpo, mentre si avventa su Stiles e gli afferra il colletto della maglia. Lo strattona, facendo scricchiolare la sedia che si solleva dal pavimento. 

"Ripetilo, se hai il fottuto coraggio! Ripeti, qual è la tua idea geniale, Stiles? Dimmi quale idea hai avuto tu, misero ragazzino!" 

"Mi-mi stai facendo male..." Stiles lo dice mentre tossisce, cercando di portarsi le mani legate alla gola. 

Derek, come se gli avessero lanciato dell'acqua gelida addosso, spalanca gli occhi, lasciandolo andare subito. Infila una mano in tasca, tirandone fuori il suo pugnale, dal quale non si separa mai, e in due colpi netti libera le mani del ragazzo e lo slega totalmente. Stiles si accascia, cadendo dalla sedia, per poi rimettersi subito in piedi. 

Derek lo guarda, lo osserva come se lo vedesse per la prima volta, poi si gira e si avvia verso la porta. 

"Torna a casa tua, i problemi di tuo padre sono i suoi." 

Fa qualche passo, ma si sente afferrare un polso. L'istinto porta Derek a voltarsi di scatto, in posizione di difesa, ma abbassa subito la lama, quando incrocia gli occhi di Stiles. 

"Avevi detto che era la cosa più preziosa che avessi. Non sei voluto venire a letto con me due anni fa perché non volevi la sprecassi" dice, singhiozzando. "Se è davvero così preziosa, prenditela, dalla a chi ti pare. Per me non ha importanza, voglio solo salvare quello che rimane della mia famiglia e non ho nulla oltre al mio corpo. Non posso sfidarti a duello, non posso combattere contro i tuoi uomini, ma permettimi di ripagarvi e di sparire per sempre." 

Il rumore del colpo del pugnale di Derek che cade contro il pavimento, viene attutito solo dal rumore di una bocca che, furiosa, si avventa sulla sua rivale. Derek bacia Stiles perché non sa cosa dire, non sa cos'altro fare. Lo bacia perché due anni prima era la cosa che più amava fare, lo bacia perché due anni prima Derek viveva di quei baci e di quell'amore leggero e spensierato. 

Lo bacia e di colpo quel sapore lo riporta a casa, ai momenti in cui la sua famiglia era ancora seduta tutta a tavola, quando Derek doveva occuparsi solo della scuola e dell'insufficienza in musica. Baciare Stiles è come resettare il cervello e gli permette di riportarlo ad un periodo che Derek aveva forzatamente rimosso dalla sua testa. 

Le sue labbra morbide, le dita che gli sfiorano le guance, le lingue che si rincorrono e Stiles che risponde al bacio con la stessa disperazione. 

Si separano solo quando respirare diventa necessario, ma se ne stanno lì, fronte contro fronte, occhi negli occhi e respiri mischiati. 

"Torna a casa" sussurra Derek, le mani ancora ad incorniciargli il viso. Due calde lacrime gli bagnano i polpastrelli e Derek si affretta a baciarle via dalle guance del ragazzo che non ha mai smesso di amare. "Torna a casa tua, che non sarà mai portata via. Il debito di tuo padre è cancellato." 

Derek vede Stiles chiudere gli occhi, mentre continua a piangere. 

"Vieni via con me" dice. "Der, ti prego, lascia questa casa, questa vita. Tu non sei così..." 

Derek si allontana di scatto, ferito, sulla difensiva. 

"Così come?" 

Stiles fa un passo, facendolo arretrare ancora. Se uno dei suoi uomini vedesse Derek in quel momento, perderebbe ogni suo potere. Messo all'angolo da un ragazzino. 

"Tu non sei cattivo. Non lasci che le persone si indebitino. Tu a scuola compravi la merenda per tutti e il pomeriggio andavi alla mensa dei poveri. Tu non spacci droga, sei quello che voleva diventare un medico per salvare le persone, non per ammazzarle, Der. Tu sei...tu sei il mio lupo scorbutico e buono." 

Stiles conclude la frase azzerando di nuovo la distanza tra loro. Derek sente la sua carezza leggera sulla guancia, come fosse lava sul cuore. Sente calore, affetto, sente tutto quello che avrebbe potuto avere e che l'assassinio di tutta la sua famiglia non gli permetterà mai più nemmeno di desiderare. 

Si stacca come scottato, prendendo il polso di Stiles per spingerlo via. Lo vede inciampare e guardarlo ferito. 

"Via, ragazzino. Ti eri illuso anni fa e credi ancora alle favole. Questa era la mia vita e lo è anche ora. Ti conviene correre via, prima che cambi idea e ti scopi io qui." 

Derek ingoia il dolore per lo sguardo di Stiles che, senza dire una parola, si avvia zoppicando verso la porta. Appoggia la mano sulla maniglia, la apre e, prima di andare via, dà il colpo di grazia a Derek. 

"Si tu il povero illuso. Ti illudi che io possa crederti, ma mi hai già permesso di guardare oltre la tua maschera, Der, non puoi indossarla più davanti a me. Cerca di non farti ammazzare." 







Ehm, ehilà!
Qualcun* mi aveva chiesto una storia con Derek malavitoso e Stiles "venduto" a lui, a causa dei debiti. Mi sono permessa di fare una leggera modifica sulla "vendita", perché proprio non è un tema che mi piace e, inoltre...beh, fino alle cinque di oggi pomeriggio, nella mia testa, questa storia sarebbe dovuta uscire fuori suuuuuper hot (la cara Elisa era molto contenta di ciò e mi dispiace averla delusa). Avevo tutte le scene in mente. 
Solo che, quando scrivo, il mio umore si riflette nelle parole, e sono successe cose nel pomeriggio che mi hanno un po' sconfortata, quindi eccola qui. 
Vi direi che la continuerò, ma non riesco a darvi la certezza, anche eprché non saprei come continuarla. 
Quindi, intanto, vi auguro una serena notte. 

Blu. 


P.s. nelle ultime due settimane ho avuto il piacere di chiacchierare con qualcun* di voi. L'unica cosa stramba è che più volte mi è stato detto "Grazie, non mi aspettavo mi rispondessi!". Beh...Vi prego, non pensatelo. Mi piace chiacchierare e con voi anche di più. Scrivetemi quando vi pare, se vi pare e come vi pare, che io qua sto. 

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