#188
Gli amanti non si incontrano finalmente in qualche luogo. Sono sempre stati l'uno nell'altro.
(Rumi)
1746
Stiles è seduto tra i campi di grano, ha appena finito di lavorare, è sporco e puzza terribilmente.
"Scott, se ti dico una cosa, mi prometti di non dirla mai a nessuno?"
Scott, suo vicino di casa da sempre e ora suo compagno di lavoro, è sdraiato al suo fianco, un cappello di paglia sul viso che lo protegge dall'ultimo raggio di sole del tramonto e un filo di grano tra i denti.
"Una cosa che, se lo scopre una guardia, potrebbe uccidermi?" chiede, senza muoversi.
Stiles si zittisce. Vuole essere sincero con lui, ha bisogno di esserlo con qualcuno e Scott è una delle persone di cui si fida di più. Ma può rischiare di metterlo nei guai? Cosa rischierebbe Scott?
"Sì" risponde, infine, sincero. "Ma ti autorizzo a mentire, se mai dovesse succedere qualcosa. Io non dirò mai a nessuno di avertelo detto, nemmeno sotto tortura."
"Tortura?" chiede allarmato Scott, mettendosi seduto e lasciando che il cappello gli rotoli via dal viso, sulle ginocchia. "Perché qualcuno dovrebbe torturarti? Che cosa succede?"
Scott ha lo sguardo terrorizzato, lo sguardo di qualcuno che ha paura per una persona importante. "Tuo padre non può aiutarti a risolvere questa cosa?" aggiunge.
Stiles fa cenno di no. "Mio padre è il primo che mi farebbe tagliare la testa" dice, con tono fermo.
"Stiles, parla" prega Scott. E Stiles, dopo aver preso un respiro, gli dice tutto.
Due settimane dopo, Stiles prova un dolore al petto così forte, che pensa di morire. Corre, corre come se avesse tutto il fiato del mondo. I muscoli delle gambe tremano, il fiato gli brucia la gola e il sudore che cola dalla fronte gli fa strizzare gli occhi. Si fa spazio tra la folla, spintonando chiunque, fregandosene dei signori che gli urlano dietro, dei bambini che cadono al suo passaggio. Deve correre, deve arrivare in piazza, deve vederlo con i suoi occhi.
LA folla, proprio al limitare del piazzale, è fittissima. Si sentono grida, applausi, imprecazioni volgari, ma Stiles annulla ogni sensazione. Deve solo arrivare nel centro, deve solo correre un altro po', può farcela.
Spinge via l'ultimo uomo e, finalmente, lo spiazzale si apre davanti al suo sguardo. Una piattaforma tonda al centro, tre uomini in piedi e...
A Stiles si bloccano respiro e cuore. Sente lo stomaco stringersi con un dolore inimmaginabile, si sente svenire e, allo stesso tempo, vivo come non mai. Sente di avere tutte le forze del mondo, di poter salire lì, prendere quelle due persone e mangiarsele vive, pur di liberare l'uomo che tengono stretto per i polsi e che, con uno strattone, fanno inginocchiare. Stiles non lo vede in volto, perché è la testa calata e i capelli che gli coprono il viso. Indossa una tunica bianca sporca di sangue e logora, i capelli ghi aderiscono alla fronte incrostata. E' debole come Stiles non l'ha mai visto prima, ha un collare legato ad una spessissima catena, le gambe nude, anch'esse sporche di sangue, tagliate e graffiate.
Stiles sente arrivare il proprio grido di disperazione dal profondo della sua anima. Si sente fremere, sente ogni sua parte tremare, mentre si spinge in avanti e apri la bocca per gridare.
Solo che non ci riesce. Una presa forte lo blocca, mentre una mano si posa sulla sua bocca. Stiles grida, lo fa con tutto il fiato che ha in corpo, mentre le lacrime gli rigano il viso. Solo che la voce non esce, non emette un fiato.
"Non puoi!" gli sussurra una voce all'orecchio. "Non te lo permetterò!"
E quelle braccia sono troppo forti per un fisico esile come quello di Stiles. Che se ne infischia delle persone intorno a loro, se ne infischia di cosa possano pensare. Che portino anche lui lì, al centro della piazza.
Qualcuno parla, come se stesse leggendo un elenco.
Reato.
Perversione.
Uomo.
Stiles sente solo qualche parola, perché non vuole sentire, vuole essere lui a parlare. Vorrebbe essere lì a spiegare a tutti che si stanno sbagliando, a mentire, se necessario. Vorrebbe essere lì al posto di quell'uomo distrutto.
Uomo che viene afferrato per i capelli. La sua testa scatta, alzata e Stiles può vederlo in volto.
Un volto tumefatto, su cui scorre sangue vivo da più punti. Il volto di un uomo che è stato e che già in quel momento non è più.
Un altro uomo avanza, vestito totalmente di nero e Stiles si agita ancora di più, mentre chi lo tiene bloccato cerca di trascinarlo indietro. Stiles Si impunta con i piedi per terra, non vuole andare via, non può.
Due occhi verdi si sono appena puntati nei suoi. Sporchi di sangue, gonfi, ma pur sempre i suoi meravigliosi occhi verdi.
E Stiles, prima che quel qualcuno vestito di nero sfoderi una lama sottile ed affilata, vede per l'ultima volta il sorriso innamorato del suo Derek.
1935
"Ci stiamo distruggendo" sussurra Derek, contro la spalla nuda di Stiles, sdraiato di fianco a lui. "Io ti sto distruggendo."
Stiles si stringe ancora di più al suo corpo nudo e Derek non può fare a meno di ricambiare quella stretta.
"Credi nelle anime gemelle, Derek?" chiede, cambiando discorso.
Derek gli lascia un bacio tra i capelli. "Se non ci credessi, non sarei qui" risponde.
"Lo so" risponde il più giovane. "Però intendo in senso più ampio. Secondo te due persone possono incontrarsi in ogni vita? Magari con nomi diversi, facce diverse, ma sempre con le stesse anime che si riconoscono e si amano?"
Derek ci pensa per un attimo, non si è mai fatto quella domanda. Considera Stiles la sua anima gemella? Senza ombra di dubbio. Sa che è l'altra parte del suo cuore, che farebbe di tutto per lui e che, se il mondo glielo permettesse, mostrerebbe a tutti l'amore che lo lega a quel giovane uomo, smettendola con insulsi motel o squallidi locali.
"Tu ci credi?" prende tempo chiedendogli la stessa cosa. Stiles risponde all'istante.
"Sì!" dice, mettendosi seduto. "Mi piace un sacco pensare che magari siamo stati due pirati o due principi, ma anche due poverelli dell'altro secolo. Amo pensare di averti amato sempre, che qualsiasi cosa succede in questa vita, ce ne saranno altre cento e altre cento ancora in cui tutto potrebbe andare bene. E sono convinto che sia così, perché il mio amore per te è troppo grande per essere contenuto in una vita sola!"
Derek osserva gli occhi di Stiles mentre parla. Brillando di amore, di sentimenti inspiegabili. Brillano di una luce che Derek ama e che non vorrebbe mai vedere spenta.
Se lo tira addosso, stringendolo in un abbraccio fortissimo, annusando la piega del suo collo. Non hanno molti momenti come quelli, non riescono più a ritagliarseli e sarà sempre peggio. Però Derek se li gode tutti, come se il mondo esterno non esistesse, come se il suo mondo fosse tutto lì. E, in realtà, è proprio così.
"Sì, voglio credere che sia come dici tu" risponde, infine.
Due giorni dopo, Derek è appoggiato contro il muro esterno di una chiesa, un piede appoggiato alla parete e una sigaretta tra le labbra. Butta fuori il fumo, verso l'alto, verso un cielo azzurro come mai il mese di ottobre.
"L'hai davvero fatto."
Una voce gli fa abbassare lo sguardo su due occhi d'ambra liquidi e taglienti. Lo sguardo di Stiles è ferito, è bagnato di lacrime.
"Non avevo scelta e lo sai meglio di me" risponde, cercando di essere distaccato, mentre le mani cominciano a tremargli e il cuore a fargli male.
"Le scelte sono nostre! La vita ce la creiamo da soli, Derek! Ci ho sperato tanto, ho messo tutto me stesso in questa storia. Ho ventidue anni, non sono ancora sposato, non ho intenzione di farlo e tutti mi guarderanno sempre un po' male per questo. Ma avremmo potuto vivere insieme tutto questo!"
Derek butta la sigaretta a terra, spegnendola con la suola della scarpa elegante.
"Insieme? E come?" sputa fuori. "Nascosti per sempre? Nei motel luridi e nei vicoli bui? Bella vita, Stiles, davvero, proprio quello che sognavo. Hai ventidue anni, non sei ancora vecchio. Sei ancora in tempo per trovarti una brava ragazza, sposarti e vivere una vita normale."
Stiles gli si avvicina, fin troppo.
"Vita normale? Come la tua? Come te che ti sei appena fottutamente sposato, Derek? E come sarà la tua vita, sentiamo. Lavorerai nell'azienda del suocero, porterai i soldi a casa dove ti aspetta la tua bella e perfetta mogliettina? E poi cosa farai? Te la scoperai perché un vero uomo deve avere dei fligli? Perché dovrai portare avanti il tuo cognome?"
Derek non riesce a sostenere quello sguardo infuriato, ma Stiles gli prende il mento stretto tra led dita e lo obbliga a farlo.
"Dimmi che non mi ami. Dimmi che non mi cercherai mai più. Dimmi che hai scelto lei, che sei felice così e che è lei la tua anima gemella. Dimmi che è lei che incontri in ogni tua fottuta vita, Derek!"
Stiles finisce di parlare e ha il respiro corto che si infrange sul volto di Derek che, cercando di regolarizzare il cuore, si mette diritto, sovrastandolo con la sua figura e spostandosi la sua mano dal viso.
"Sei stato solo un passatempo, ragazzino. Torna da dove sei venuto e fatti passare questa perversione."
Derek non dimenticherà mai lo sguardo di Stiles che, con le lacrime ormai libere di bagnargli il viso, gli dice "So che stai mentendo e lo sai anche tu. Io lo so che mi ami, Derek, perché il tuo amore lo sento dentro, non con le orecchie. La tua voce mi sta dicendo un mare di cose cattive, ma i tuoi occhi no. La mia anima riconosce il tuo sguardo perché è dall'alba dei tempi che è abituata a specchiarsi in esso. E tu lo sai che io ti amo, che due anime come le nostre non esistono. Sai che potresti sposare tutte le donne e tutti gli uomini di questa città e dell'intero mondo, ma mai nessuno ti farà provare quello che provo io. Allontanami, trattami male, feriscimi se credi debba andare così questa volta, ma non riuscirai mai a spezzare il filo che unisce le nostre anime."
Quando Stiles svolta l'angolo e Derek sente la voce della sua novella sposa chiamarlo, si lascia scivolare lungo la parete, le mani strette tra i capelli e i singhiozzi che gli scuotono le spalle. Spera che Stiles abbia ragione e che, se quello non era il momento giusto, magari lo sarà il prossimo e mille altri ancora.
2009
"Io ho sette anni ma lo so che quando sarò grande grande, ti sposerò come hanno fatto quei due signori nella televisione stamattina!"
Claudia scambia uno sguardo con Talia, dopo aver sentito quel tenerissimo discorsetto fatto da suo figlio Stiles al figlio della sua amica, Derek. Sono due bambini molto legati, anche se Derek è più grande e a volte burbero con Stiles che è fin troppo turbolento.
"Perché io dovrei sposare un moccioso come te?"
Appunto, burbero.
Talia sorride, continuando ad osservarli. Stiles si mette in piedi, le manine sui fianchi, per spiegare le sue ragioni, come fa sempre.
"Perché secondo me io e te siamo come...come quelli delle favole che vivono per sempre felici e contenti. E a me piaci e mi piace come giochi a palla, quindi penso che dobbiamo giocare sempre a palla. E le persone per stare sempre insieme si sposano, allora io e te ci dobbiamo sposare.
LE due donne si lasciano andare ad una risata sonora, sentendo quell'articolato discorso da bambino. Vedono Derek inarcare un sopracciglio, ma non risponde. Anche lui sa che inutile discutere con Stiles, vuole sempre avere ragione.
"Avevo ragione io."
Derek ha ancora il respiro corto, la pelle sudata e sta riprendendo fiato.
"Stiles, stai parlando di un discorso appena avvenuto nella tua testa? PErché non so a cosa tu ti riferisca. Fino a due secondi fa stavamo scopando."
Stiles rotola, fino ad appoggiarsi col mento sul suo petto. Alza una mano, la sinistra, su cui spicca un sottile anello d'oro bianco.
"Derek, ci siamo sposati pochissime ore fa, questa è la nostra prima notte di nozze, non la sminuire dicendo che abbiamo scopato."
Derek alza gli occhi al cielo, ma gli prende la mano e ne bacia il dorso.
"Su cosa hai ragione, quindi?" chiede.
"Sul fatto che fossimo destinati. A sette anni avevo motivazioni molto meno serie e valide, ma siamo comunque finiti davanti a un tizio che ci ha sposati, scambiandoci promesse di amore eterno. Lo sapevo da piccolo di aver trovato la mia anima gemella."
Derek sorride.
"Non sapevi semplicemente di aver trovato un ragazzino bravo a giocare a palla?" chiede, per poi ribaltare le posizioni e bearsi della risata di Stiles, di suo marito, della sua anima gemella, che riempie la stanza mentre gli fa il solletico.
Poco fa mi è giunta una gentile richiesta: una storia triste, sulle anime gemelle che si incontrano in ogni vita.
Ci ho provato a farla finire male, ci ho provato per due vite, ma la terza è stata più forte di me. Sarà che è proprio intrinseco nel concetto di anime gemelle: prima o poi riescono a stare insieme. Ci sarà una vita, nel corso delle ere, in cui saranno felici.
Spero ti sia piaciuta lo stesso.
Ci si sente tra quindici giorni!
Blu.
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