#175

Quando Eli comincia a raccontare, a Stiles cominciano a tremare un po' le mani. Come se avesse una brutta sensazione.

"Ho vissuto con mia mamma e un suo gruppo di amici, che per me è stata l'unica famiglia che abbia mai conosciuto. Abbiamo vissuto un po' ovunque, fino a due anni fa."

Il ragazzo si blocca, deglutendo a fatica.

"Tranquillo" gli dice Stiles, una mano sul braccio. "Cosa è successo due anni fa?"

"Mamma è tornata una sera ed era...strana. Stava male, vomitava una sostanza nera. Pur essendo mannaro, non avevo mai avuto a che fare con lo strozzalupo o con la trasformazione."

"Tua mamma è un mannaro?" chiede Scott, Stiles lo sente allarmato.

Eli abbassa lo sguardo, sembra in seria difficoltà e Stiles teme sempre di più la sua risposta.

"Lo è diventata quel giorno. E ha...lei ha sempre disprezzato i mannari, soprattuto i lupi. Non dico che non mi abbia voluto bene, ma ha cercato di reprimere il mio essere in ogni modo. Diceva che lo faceva per il mio bene, ma solo a posteriori ho capito che mi faceva del male."

Stiles scambia un'occhiata con Scott, consapevole che si stanno facendo entrambi la stessa domanda, ma Eli continua.

"E due anni fa è diventato tutto insostenibile. Quando la trasformazione si è completata, lei era...furiosa. Se l'è presa con me. Gli zii, quelli che io chiamavo zii, hanno cominciato a prendersela con me, pensando fossi stato io. Lei era impazzita, aveva circondato la casa di strozzalupo per tenermi dentro e...mi torturava...io...io sono scappato, con l'aiuto di una ragazza."

Il ragazzo alza lo sguardo, fiero di se stesso, Stiles lo percepisce.

"E tu sei solo da due anni? Sei per strada da quando avevi tredici anni?" chiede, apprensivo.

Eli lo guarda e gli sorride, un sorriso appena accennato, e annuisce.

"Non è stato semplice, ma tutti aiutano un ragazzino solo e vagabondo. Sono stato fortunato."

Stiles gli sorride di rimando, poi deve per forza chiederlgielo, anche se conosce già la risposta.

"Eli, come si chiama tua mamma?"

"Kate" dice. "Kate Argent, perché?"

Scott rompe il silenzio con una esclamazione di sorpresa, Stiles alza gli occhi al cielo, tra esasperazione, sorpresa, rabbia. Nemmeno lo sa cosa prova.

"Quindi hai il suo cognome? Non hai un papà?" chiede, sperando di non aver indivinato anche questa risposta. Scott ora ha proprio imprecato.

"Sì, mio padre non l'ho mai conosciuto ed è il motivo per cui girovago da queste parti. So solo che è un mannaro, lupo suppongo, considerato l'odio di mia mamma, e che abitava qui come lei, quando erano molto giovani. Lei mi ha sempre detto che è sparito appena ha saputo di me, ma non le ho mai creduto del tutto. Considerando quello che mi ha fatto, quello che mi ha detto, non credo mi...volesse bene."

Stiles sente quasi il respiro mancare e Scott deve essersene accorto, perché si alza e gli si inginocchia davanti.

"Che hai?" chiede, diretto. Anche Eli ora è girato totalmente verso di lui e Stiles...semplicemente ride. Ride istericamente, mentre sente anche le lacrime cominciare a scorrergli sulle guance.

"Stiles? Cosa ho detto? Perché piangi? Scusami, non volevo, perché stai male?"

Il tono di Eli è così in panico, che Stiles prende un grosso respiro, si asciuga le lacrime e fissa Scott.

"Quindi è suo figlio, giusto?" gli chiede. Scott annuisce.

"Credo proprio di si. E non credo lui lo sappia, lo conosciamo bene."

"Voi sapete chi è mio padre?" li interrompe il ragazzo.

Stiles si volta a guardarlo.

"Sì, ne siamo quasi sicuri."

"E potete portarmi da lui? Come si chiama? Lui com'è?"

Stiles vorrebbe piangere di nuovo e, mentre decide cosa rispondere, guarda meglio quel ragazzo.

Gli occhi verdi.

I capelli castani.

Lupo mannaro.

Ovvio che sia suo figlio.

"Eli, tuo padre si chiama Derek. Derek Hale. Io non posso portarti da lui, al momento non so dove sia."

Lui sembra rattristarsi così tanto che Stiles guarda Scott con uno sguardo di scuse, poi continua.

"Ma è stato qui pochi giorni fa, forse perciò percepisci il suo odore."

"Tu hai incontrato Derek pochi giorni fa? Ma se non lo vediamo da due anni!" esclama Scott, rialzandosi. "Come è possibile?"

"Giuro che ti spiegherò, ma vedo Derek regolarmente da sei mesi, ormai."

Scott sembra quasi star per svenire. "Sei mesi? E perché lui sente il suo odore su di te e io no?" chiede, indicando Eli.

"Io sento odore di casa, non so se sia quello di mio padre" puntualizza il ragazzo.

Stiles frena entrambi.

"Fermi, no lo so perché sente qualcosa e cosa sia, non ne ho idea, perché Derek nasconde tutti i suoi odori" spiega, poi guarda Scott, "non perché non voglia vedere te e gli altri, ma perché è spaventato a morte di un vostro rifiuto dopo averci abbandonati. Stavo cercando di convincerlo che gli volete bene così come ve ne vuole lui."

Scott sembra accontentarsi della risposta. "E' pur sempre Derek" dice.

"E quindi perché sono venuto da te? Come lo scopriamo? Derek tornerà?" li inonda di domande Eli.

Stiles gli sorride.

"Tornerà, gli dirò io di te e poi vedremo cosa succede, okay?"

Si aspettava un semplice sì, solo che Eli gli si fionda addosso, facendolo quasi cadere, abbracciandolo forte.

"Grazie, grazie Stiles! Grazie a tutti e due epr avermi ascoltato, per me significa già tantissimo. Me ne starò qui, in giro, così magari avvertirò la sua presenza, okay?"

Stiles scioglie l'abbraccio, tenendogli però una mano sulla spalla.

"Stare per strada?" chiede. "Non se ne parla, hai quindici anni, sei minorenne, è pericoloso e Derek mi ammazzerebbe. Vai a stare da Scott."

"Da me?!"

"Solo per due giorni, Derek torna venerdì. Non ammetto obiezioni."

"Però mi devi un racconto dettagliato di quello che c'è tra voi!" ribatte Scott.

"Sei sicuro?" chiede Stiles ammiccando, scatenando la risata dell'amico. Solo Eli non ride.

"Sei il fidanzato di mio padre?" chiede, serio.

Stiles sa di essere diventato porpora e balbetta qualche rispsota.

"Sì, beh..io...diciamo che...sì, stiamo insieme."

"Allora se sta con te, non può far così schifo, no?"

Ora è Stiles a ridere.

Vanno insieme a comprare degli abiti per Eli, poi gli mostrano casa di Scott. Cenano insieme e passano la notte a parlare. Così come parlano tantissimo i due giorni successivi.

E' venerdì pomeriggio, quando Stiles sente un colpetto alla finestra di camera sua, e si alza dal letto su cui era sdraiato a leggere. Si siede con le gambe incrociate, sorridendo verso l'uomo che sta scavalcando il davanzale.

Derek gli si avvicina, piegandosi verso il letto e prendendogli il viso tra le mani. Sorride prima di appoggiare le labbra sulle sue, un leggero sfiorarsi.

"Ciao, bellissimo" gli sussurra a fior di pelle. Stiles sente le budella accartocciarsi e sorride come un cretino, accarezzando le mani di Derek, ricambiando il bacio.

"Ciao, bellissimo lupo. Tutto bene?"

Derek annuisce, sedendoglisi di fianco, ma Stiles lo sente irrigidirsi. Ecco il momento.

"rilassati, Der" lo anticipa, con una carezza sulla schiena. "So che c'è l'odore di un altro lupo, ma ho qualcosa da raccontarti, okay?"

Derek lo sguarda, gli occhi rossi, ma annuisce, senza parlare. Stiles non gli risparmia nessun dettaglio. Dalle prime volte che ha incrociato Eli, fino a quando hanno fatto colazione insieme quella mattina stessa. Gli dice di Kate, della trasformazione, di come torturava Eli da piccolo e di come lui sia scappato. Derek, dalla metà del racconto, ha cominciato a tirare fuori e a ritrarre gli artigli, forse per calmarsi. Stiles sente la sua furia.

"La devo uccidere, fosse l'ultima cosa che faccio!" tuona, alzandosi. Stiles si alza con lui, prendendogli le mani.

"A Kate ci penderemo dopo, insieme. Ora, se è quello che vuoi, qualcuno vorrebbe conoscerti."

Derek prende profondi respiri, per calmarsi.

"Mio figlio" dice.

"Già, il figlio che hai avuto a quindici anni. Che ti somiglia da morire, tra l'altro" gli dice, con un sorriso di incoraggiamento.

"Andiamo da Scott?" chiede Derek.

"Posso anche chiedergli di accompagnarlo da qualche parte, se non vuoi incontrare Scott."

Derek gli lascia una carezza sul viso.

"No, andiamo da Scott, insieme. E insieme incontreremo Eli. Non ti muoverai dal mio fianco. Va bene?"

Stiles gli sorride luminoso, poi lo prende per mano, incrociando le dita alle sue ed escono di casa.







La parola era "GIROVAGO".

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