#161

Talia quando vede Derek tornare a casa da solo e sente il suo odore, già sa che è andata male. Ma aspetta comunque che Derek la raggiunga in cucina, che se ne stia seduto almeno dieci minuti, che la guardi preparare I biscotti e che, solo poi comincia a parlare.

"Mi ha mandato via, non mi ha nemmeno salutato. E lo capisco, anche io sarei arrabbiato. Va bene così."

"Ma...?" Lo incalza.

"Ma ha fatto comunque male. Mi avrebbe fatto piacere stare un po' lì con loro. Ma allo stesso tempo mi basta sapere che è al sicuro e che sta bene, come durante questi anni. Mi piacerebbe essere suo amico, ma non posso costringerlo."

Talia gli si avvicina, baciandogli la fronte.

"Sei diventato proprio un ometto. Quando è successo?"

Derek la guarda fintamente male.

"Mamma, ho sedici anni, sono grande già da un po'!"

Talia gli fa una smorfia, poi gli dà un piatto coi biscotti.

"Portali anche a tuo padre, è chiuso nello studio a lavorare."

Tre anni dopo

Stiles è al liceo da una settimana e già non ne può più. Si studia molto di più, c'è un casino di gente, un sacco di corsi da seguire ma, soprattutto, c'è la squadra di basket.
Stiles li odia. Sono dei bulli senza cervello, pompati di steroidi che gli hanno fottuto anche il cervello e che se la prendono solo con i più deboli.

Non che Stiles sia mai stato preso di mira, ma in due settimane già lì ha visti contro un ragazzo del secondo anno e una cheerleader che chissà quale torto gli aveva fatto.

Sono in quattro, solitamente, e proprio quei quattro stanno spintonando un ragazzo nel corridoio.

Scott nemmeno fa in tempo ad afferrarlo per lo zaino, che Stiles è già da loro e ne afferra uno per la spalla per farlo girare.

"E tu chi cazzo sei? Vieni dalle elementari?"

"Sono Stiles Stilinski e voglio che tu e i tuoi amici la smettiate di prendervela con le persone senza motivo e usando la violenza. Se volete litigare con qualcuno, fatelo con le parole e spiegando le vostre motivazioni!"

Quello gli ride in faccia, poi si rivolge ai suoi compagni.

"Lo avete sentito il bimbo, qua? Quindi io ora gli dovrei spiegare che ce l'ho con lui perché ha osato toccarmi, interrompermi e urlarmi in faccia? Io penso sia più divertente ficcargli la testa in un water!"

Gli altri tre deficientti se la ridono e Stiles si infervorisce ancora di più.

"E cosa risolveresti? Prova a spiegarmi perché te la stai prendendo con lui e con tutti gli altri che picchiate. Magari così mi dimostri di non essere uno scimmione senza un briciolo di cervello! O forse non ne sei capace perché è proprio quello che sei?!"

Il ragazzo sembra farsi ancora più grosso agli occhi di Stiles mentre gli si mette faccia a faccia, furioso.

Stiles comincia ad avere un po' di paura quando gli prende il colletto della maglietta.

"Cosa diavolo sta succedendo qui?!"

Una voce tuona e interrompe il vociare. Il tizio lascia subito andare Stiles e arretra di qualche passo.

"Capitano, ha cominciato lui e gli devo dare una lezione."

Ora è Derek a spintonarlo, allontanandolo ancora un po' da Stiles e mettendoglisi di fronte.

"L'unica cosa che devi dare a qualcuno è un foglio in cui firmi l'abbandono della squadra di Basket, Bloom. E lo voglio tra dieci minuti in palestra. Sono stato chiaro?!"

Il ragazzo diventa paonazzo, sembra quasi stia per mettersi a piangere.

"Ma capitan-"

"TRA DIECI MINUTI!" urla Derek e Bloom corre via lungo il corridoio.

"Voi volete fare la sua stessa fine o ve ne andate?"

Gli altri tre nemmeno rispondono e corrono via allo stesso modo. Derek si volta verso Stiles, ora affiancato da Scott.

"E a te cosa cazzo dice il cervello? Sei qui da quindici giorni e attacchi briga con quei tre? Lo capisci che potevano farti male se non mi avessero chiamato?!"

Stiles alza il mento, fronteggiandolo.

"Io facevo solo valere le mie opinioni! Avevo ragione e loro no!"

"Certo! Ma quei tre non conoscono il tuo stesso linguaggio e avrebbero risposto con le botte! La prossima volta vai dal preside, da un professore o da me!"

"Me la so cavare!" Urla Stiles, frustrato.

"Fai il cazzo che ti pare Stiles, è solo un fottuto consiglio per non farti ammazzare!"

Stiles vede nettamente le mani di Derek tremare dalla rabbia, ma è altrettanto arrabbiato e non riesce a frenarsi.

"Io non accetto consigli da te che non sei nessuno! Cosa ne vuoi sapere di me, della mia vita e di chi voglio affrontare? Nessuno ti ha chiesto una mano!"

Derek fa un passo indietro, prendendo un respiro.

"Fottiti, Stiles" dice, prima di voltarsi e andare via.

Quando suona l'ultima campanella e Stiles si avvia a piedi per tornare a casa, si rende conto di essere seguito, purtroppo, solo quando taglia per il parco ed è completamente solo. Accelera il passo, appena vede un'ombra al suo fianco, ma non è abbastanza veloce. Viene strattonato e inciampa, finendo per terra, facendosi male entrambe le mani. 

"Ora dov'è la tua parlantina, moccioso?" 

Bloom lo sovrasta, guardandolo dall'alto. Stiles cerca di alzarsi, ma quello gli mette un piede su una mano, premendo forte. Stiles non vorrebbe urlare per non dargliela vinta, ma si sta facendo davvero male. 

"LASCIAMI!" grida, ma quello non la smette. 

"Oh, no. Mi hai fatto espellere dalla squadra e non potrò più avere la borsa di studio per il college  e nemmeno il ruolo da capitano quando quell'idiota che ti ha difeso andrà via." 

Stiles sente una lacrima scendergli lungo la guancia e le mani che bruciano per le escoriazioni. 

"Mi stai facendo male..." dice, con un filo di voce. 

"Se avessi voluto farti bene, ti avrei, che ne so, baciato, così avresti sicuro apprezzato. Sei anche un po' checca, vero? Si percepisce perché mi viene la nausea a starti vicino!" 

Stiles riesce a liberarsi con uno scatto e si alza, prima di essere afferrato. 

"Se ti viene così tanta nausea, allora cosa cazzo vuoi da me? Vai lontano!" 

Solo che Bloom sembra proprio non sentirlo, gli afferra il collo con una mano, sollevandolo da terra. Stiles comincia ad avere seriamnete paura e gli manca il respiro, le lacrime che continuano a scendere copiose, poi cade di colpo a terra. 

Bloom è lontano almeno qualche metro, per terra, che si tiene lo stomaco. Davanti a lui, con le mani tremanti e in posizione di attacco, c'è Derek. Stiles si alza, barcollando e gli afferra un polso. 

"Derek!" urla, senza nemmeno sapere perché, ma ha la sensazione che, se non lo ferma, la cosa potrebbe finire ancora peggio. 

Derek si volta a guardarlo, il volto quasi deformato dalla rabbia, il respiro tremante, come se si stesse trattenendo dall'esplodere. 

"Mi hai sicuramente rotto qualche costola, Hale, me la pagherai! Ti farò cacciare dalla scuola!" urla Bloom mentre si allontana da solo, tenendosi ancora lo stomaco. 

Stiles, senza lasciargli il polso, si mette davanti a Derek, cercando di catturare la sua attenzione. 

"Derek, ehi, guardami, sto bene, okay?" gli dice, poi gli appoggia una mano ferita sulla guancia e Derek sembra ridestarsi. Gliela prende tra le sue, insieme all'altra e le guarda quasi ferito. 

"Stai perdendo sangue, ti devo portare in ospedale, cos'altro ti fa male? Cosa ti ha fatto? Non sono arrivato in tempo, io..." 

"ehi, ehi, ehi, frena" lo zittisce Stiles. "Con un po' di disinfettante starò bene e una camomilla mi rilasserà. E sei arrivato e mi hai salvato, non esiste un troppo tardi." 

Derek chiude gli occhi, a Stiles sembra lo faccia per calmarsi, ma, ha un'espressione sofferente. Gli accarezza di nuovo la guancia. 

"Apri gli occhi, Der, so cosa sei, va bene mostrarmeli, okay?" 

Due occhi gialli sovrannaturali si aprono e Stiles si perde in quel colore così acceso e allo stesso tempo bellissimo. Sente qualcosa all'altezza dello stomaco che non sa spiegare, ma sorride. 

"Dai, accompagnami a casa, così mamma sarà anche contenta di vederti. Da quando le ho detto di averti cacciato di casa a dodici anni, non fa che dirmi che non capisco nulla dell'amicizia." 


1 anno dopo 

Noah non c'è e Claudia se la sta facendo sotto dalla paura perché sono le cinque del mattino e ci sono rumori ben distinti provenienti dalla cucina. Afferra la mazza da baseball di Stiles e scende al piano di sotto. La luce è accesa e i rumori sono decisamente metallici, il cuore le batte furioso e le sudano le mani. 

Cerca di fare piano, mentre entra, magari riesce a sorprendere i ladri, ma, appena mette piede in cucina, un urlo rompe il silenzio. 

"ODDIO MAMMA MI HAI SPAVENTATO PERCHE' HAI UNA MAZZA IN MANO E CAMMINI IN QUEL MODO COSì SILENZIOSO?!" 

"E TU COSA CI FAI DI NOTTE IN CUCINA?! PENSAVO CI FOSSERO I LADRI!" 

"LADRI NELLA CASA DELLO SCERIFFO?" 

Claudia posa la mazza, poi si affianca a suo figlio che sta facendo qualcosa sul ripiano della cucina. 

"Okay, calmiamoci. Cosa stai facendo? Cos'è questo pasticcio?" chiede, indicando quella che sembra farina mista a qualcosa di rosso. 

"Io..." balbetta Stiles, "volevo fare dei dolci per San Valentino, ma qualcosa è andato storto e sembra sia esplosa una bomba."

Claudia lo guarda ammiccando. 

"Mamma, non cominciare! Voglio solo fare biscotti per i miei amici!" 

Lei ammicca ancora. "E chi sarebbero questi amici?" 

"Scott, Cora, Lydia, Isaac, Laura e Derek. I miei amici di sempre." 

Claudia afferra un straccio, ammucchiando tutto ciò che le sembra inutilizzabile. 

"Mh, capisco. E nessuno di questi li riceverà perché è più di un amico?" 

Stiles la guarda male. "Mi aiuti?" 

Lei sorride, ma comincia a prendere tutti gli ingredienti giusti e si mette all'opera. Due ore dopo, c'è un esercito di biscotti a forma di cuore che si sta raffreddando sul tavolo. 

Stiles prende un biscotto e lo porge a Claudia. 

"Buon San Valentino, mamma."

Lei lo abbraccia, baciandogli una tempia. "Ne facciamo un pacchetto anche per papà? Ho dimenticato di prendergli un regalo." 

Stiles ride, annuendo. "Ne ho fatti di proposito in più e ho anche i sacchetti con i nastri rossi." 

"Aspetta" lo ferma Claudia, prima che sparisca di sopra, "non lo vuoi dire alla mamma se ti piace qualcuno?" 

Stiles diventa porpora e Claudia gli sorride.

"Beh, ti piace proprio tanto, allora!" 

"Sì, ma non ho nessuna speranza." 

"E perché il mio bellissimo bambino non avrebbe speranza?" 

Stiles le sorride. "Proprio perché sono un bambino." 


"Questi sono per voi!" 

Stiles si siede al solito tavolo in mensa, mettendo i pacchetti di biscotti davanti a Cora, Isaac Scott e Lydia. Poi ne passa altri due a Cora. 

"Questi puoi portarli a Derek e Laura?" 

Lei non li prende. "Vieni a casa dopo scuola e glieli dai, che altrimenti li mangio tutti io e non arrivano nemmeno a fine giornata. E grazie" aggiunge, allungandosi per dargli un bacio sulla guancia. 

"Amico, sono buonissimi!" esclama Scott, prendendone uno anche dal pacchetto di Isaac. 

"Ehi, non solo non mi hai regalato nulla, ma mi rubi anche i biscotti?" esclama il biondo. 

Scott sorride. "Hai già tutto il mio amore, biondino, non ti basta?" 

Isaac gli fa una pernacchia diritta in faccia. Stiles sorride, non ha mai visto Scott così felice come da quando sta con Isaac, anche se sono solo tre mesi. 


Alle tre del pomeriggio, Stiles entra in casa Hale, lanciando lo zaino ai piedi del divano e sedendosi di fianco a Laura, porgendole i biscotti. 

"Per la mia Hale!" dice, sorridendo. 

Lei lo abbraccia, sussurrandogli nell'orecchio. 

"Solo perché il tuo Hale non è ancora atterrato?" 

Stiles si strozza con la saliva, imbarazzato. Proprio in quel momento, Talia entra in stanza, con un vassoio. 

"Cioccolata calda per le mie bimbe e il mio bimbo!" dice, facendo un occhiolino a Stiles. "Ha anche chiamato l'altro bimbo, è appena atterrato e Robert lo sta aspettando fuori dall'aeroporto, quindi tra mezz'ora sono qui." 

"Grazie Talia e buon San Valentino, le dice, dando un pacchetto di biscotti anche a lei."

"Grazie  tesoro e tanti auguri anche a te. Hai trovato l'amore?" chiede e Laura sghignazza. 

"No, sono ancora troppo giovane" dice, guardando la più grande degli Hale, che continua a ridere. 

Talia lascia cadere il discorso, sorseggiando la cioccolata. Chiacchierano e dopo mezz'ora, la porta di casa si apre, facendo entrare Robert Hale, seguito da Derek.

Stiles non lo vede da agosto, da quando è partito per il college e sembra diverso. Sembra un adulto, ora. Si toglie il lungo cappotto nero, poi si volta verso il divano, sorridendo. 

"Ehi, le mie donne!" esclama, mentre le sue sorelle e Talia si alzano, per stringerlo in un abbraccio. 

"Amore, ma cosa sono tutti questi muscoli?"

"La palestra, mamma" le risponde, sciogliendo l'abbraccio, poi voltandosi verso Stiles, che se ne sta in piedi davanti al divano. Derek fa qualche passo, lo raggiunge, poi se lo tira contro, stringendolo in un abbraccio. 

"Ciao, ragazzino" gli dice contro i capelli. 

Stiles gli stringe le braccia intorno al busto, beandosi di quel contatto e di quell'abbraccio che lo avvolge. 

"Bentornato, Der." 

Stiles lo sente annusargli i capelli, come fa sempre Derek quando sono vicini e si sente così felice. Sa perché lo fa, non solo perché è un mannaro, ma per il legame che hanno. Derek gli ha raccontato della storia dei compagni proprio ad agosto, prima di partire per il college, per spiegargli per quale motivo fosse così restio a partire. Stiles gli aveva dovuto ripetere centinaia di volte che sarebbe stato attento, che si sarebbero sentiti e che la loro amicizia non sarebbe stata messa alla prova da quella distanza, così come non erano serviti gli anni di lontananza da piccoli. Gli aveva detto che pur non essendo lupo, anche lui voleva il bene di Derek, e il college lo era. Solo dopo due settimane dalla partenza di Derek si era reso conto che gli mancava da morire e non solo come amico. La sua era una cotta con i fiocchi, la sua prima cotta dopo quella alle elementari per Lydia. 

Stiles non vorrebbe mai più sciogliere quell'abbraccio e anche Derek sembra della stessa idea, perché è solo un colpo di tosse a farli separare. 

"Oh, finalmente, pensavo vi foste incollati!"

Peter Hale si avvicina a Derek, dandogli qualche pacca sulla spalla. 

"Fatto conquiste a New York, nipote?" 

"Nulla di eccezionale" risponde vago. 

"Qui tutti volevano il capitano di basket, ma una matricola non la cerca nessuno, giusto?" 

Derek si limita a guardarlo male. "Vado a portare le valigie in camera!" 

Stiles fa per sedersi sul divano, ma Laura gli dà un pizzicotto sul sedere, facendolo scattare. 

"Vai con lui" bisbiglia, spingendolo in avanti e ficcandogli in mano il pacchetto di biscotti. Stiles la fissa. 

"Stiles, vai a portargli questi cavolo di biscotti" lo spinge ancora e lui, non sapendo cosa dire, esegue e sale le scale. 

Entra in camera di Derek, ma quasi urla, quando vede che si sta sfilando la felpa. 

"OH, SCUSA IO TORNO GI-" 

"Stiles, da piccoli facevamo il bagno insieme, entra" gli dice, cercando una maglia in un cassetto. Stiles non risponde, troppo preso dall'osservare quella schiena muscolosa. Ha quasi l'acquolina. 

Derek si infila una maglietta a maniche corte, poi si siede sul letto, facendo segno a Stiles di sederglisi di fianco. Si appoggiano entrambi contro il muro, poi Derek gli passa un braccio intorno alle spalle, stringendolo. 

"Quelli sono per me?" chiede, indicando il pacchetto tra le mani di Stiles che glielo porge. 

"Sì, li ho fatti per tutti, mi ha aiutato mamma Stanotte. Buon San Valentino." 

"Grazie, ragazzino, buon San valentino anche a te" dice, baciandogli i capelli. 

Se ne stanno un po' in silenzio, stretti in quella tranquillità. 

"Come stai, Der?" chiede Stiles. Lo sente stanco, strano. 

"Sto bene" risponde. "Il college mi prosciuga le energie, ma mi piace tantissimo. E oggi c'è la luna piena, quindi sono solo un po' fuori fase." 

"Come sono state le lune lì?" 

Derek sembra pensarci. 

"Ormai, a vent'anni, riesco a controllarmi, non perdo il controllo. Ma lontano da casa è più faticoso." 

Stiles gli stringe un braccio intorno ai fianchi, appoggiando la testa sul suo petto. 

"A cosa pensi per controllarti?" chiede. 

"Alla mia famiglia" Derek non deve nemmeno pensarci. "Voi siete la mia ancora."

Il cuore di Stiles perde un battito. Derek lo ha naturalmente incluso nella sa famiglia, ha usato il plurale, parlando anche di lui. Ha detto voi, non loro. 

Quando Stiles esce da casa Hale ed è abbastanza lontano, Derek si ritrova letteralmente accerchiato. Laura, Cora, sua mamma e Peter si sono seduto sul divano, trascinandolo con loro. 

"Derek, perché è San Valentino e Stiles se ne sta tornado da solo a casa sua?" chiede Laura. 

"Perché è qui dalle tre, sono le otto di sera e dovrà cenare?" risponde retorico. 

"Dalle tre alle otto siete stati appiccicati, abbracciati, sembrava non fosse possibile non farvi toccare in qualche modo e ora se ne sta andando a casa?" Cora. 

"In che senso?" chiede. 

"Tesoro, vi conoscete da sempre, ma in vent'anni non hai mai abbracciato Stiles così tanto quanto oggi. Appena sei arrivato, poi in camera tua sul letto, poi quando siete scesi in cuicina per bere, poi avete giocato ai videogiochi seduti qui per terra e lui ha tenuto la testa sulla tua spalla tutto il tempo. Quando l'hai salutato due minuti fa sembrava non dovessi vederlo per altri sei mesi e l'hai decisamente marchiato col tuo odore. E questo non lo fa un semplice compagno che ha scelto l'amicizia e gli sta bene." 

Derek si passa le mani tra i capelli. Sa che hanno ragione, ma è complicato. 

"E lui ricambia, eh, per la cronaca. Ha fatto biscotti per tutta Beacon Hills solo per avere una scusa per darli a te." 

Derek si gira verso suo zio. 

"Cosa?" 

"Nipote, è molto palese e anche il suo odore lo è. Gli piaci, e anche molto, direi." 

Derek si sente impazzire. 

"Stiles ha sedici anni" eccolo il suo unico pensiero. Non perde nemmeno tempo a negare, quella è la sua famiglia. 

"E cosa provi per lui?" chiede Talia. 

Derek ci riflette. 

"Volevo solo proteggerlo, volevo che stesse bene..." 

"Poi è cambiato qualcosa?" 

Derek annuisce. 

"Stiles è...è cresciuto. Per quanto possa essere iperattivo e logorroico, è interessante, intelligente. E' simpatico, mi fa ridere, vorrei abbracciarlo tutto il tempo e il suo odore fa reagire il mio lupo come non mi è mai successo. Parlare con lui mi piace sempre di più e mi conosce, così come io conosco lui. Lui è la mia famiglia." 

Derek viene stretto in un abbraccio da sua mamma, che gli bacia i capelli. 

"Avete quattro anni di differenza, che non sono tanti. Ma capisco le tue ragioni, tesoro. A sedici anni le differenze sembrano ancora più enormi e, beh, è minorenne. E so che hai paura che per lui tu sia solo una cotta del momento." 

Derek non potrebbe amare sua mamma più di così. Lo ha sempre capito senza che ci fosse il bisogno che lui parlasse. 

"Quindi cosa farai?" chiede Laura, sempre concreta. 

"Continuerò a stargli vicino, come ho sempre fatto" risponde. 

"E non andrai ora a casa sua?" 

"E non andrò ora a casa sua." 


1 anno dopo 

"Scott, bianca o nera?" 

Stiles para davanti alla faccia di Scott due camicie, muovendogliele davanti agli occhi. 

"Bianca, come ho detto già dieci volte. Perché sei così agitato?" 

"Perché sì!" risponde, infilandosi la camicia bianca. "Metto il profumo?" 

"No, amico, il tuo profumo fa schifo. Laura ti ha detto dove andrete a cena?" 

"Sì, al Blue. I cinquant'anni di Talia li vogliono festeggiare alla grandissima, mamma e papà le hanno regalato un weekend al mare con Robert." 

"E Derek è già arrivato?" 

Stiles lo fissa. "Io non ti ho detto che ci sarebbe stato."

"Amico, la tua agitazione parla per te."


Stiles arriva al ristorante con i suoi genitori e la famiglia Hale è già lì al completo. Non vede Derek da Natale, quindi da quasi tre mesi e, appena fatti gli auguri a Talia, gli salta praticamente in braccio. 

"Mi sei mancato da morire" gli dice, stringendolo forte. Derek lo tiene sollevato, ricambiando la stretta. 

"Mi sei mancato anche tu" dice e lo annusa come sempre, beandosi di quel profumo che sa di casa. 

Si sentono ogni giorno, si videochiamano tutte le sere e si raccontano tutto. O quasi. 

"Saluti anche noi?" li interrompe Laura, sorridendo e Stiles abbraccia anche lei e Cora, completamente in imbarazzo, ma poi li fanno accomodare e tutto svanisce. 

Stiles adora stare lì, con i suoi genitori e quella che ormai considera la sua altra famiglia. Si sta divertendo, anche s elo prendono in giro e la serata scorre via veloce. 

"Ragazzi, tornate a casa o la notte è ancora giovane per voi?" chiede Peter ai suoi nipoti e a Stiles. 

"Io ho troppo sonno" risponde Laura. 

"E io domani devo svegliarmi presto per studiare perché lunedì ho un compito di matematica" si accoda Cora. 

"E voi?" chiede Claudia al figlio. 

"Io domani non ho nulla da fare" fa spallucce. "Tu?" chiede a Derek. 

"Nemmeno." 

"Bene, andate a fare baldoria come i giovani, noi vecchi andiamo a dormire" dice Claudia, spingendo entrambi verso l'auto di Derek. 


"Dove vuoi andare?" chiede Derek, mettendo in moto. 

"Non lo so, sei tu quello che viene da fuori. Cosa vuoi fare?" 

"Ti porto in un posto" sentenzia Derek e si immette in strada. 

Stanno in silenzio per tutto il tempo, fino a quando Derek non svolta in una stradina buia, un po' dissestata. 

"Abbiamo sbagliato strada?" chiede Stiles. 

"No, non ho sbagliato strada."

Dopo altri minuti, Derek rallenta e si ferma, intorno è tutto buio. 

"Scendi" ordina e Stiles, anche se titubante, apre la portiera. Derek subito gli si affianca e gli passa un braccio intorno alle spalle. "Non voglio ucciderti, solo pochi passi...Ecco." 

Davanti a loro, illuminata dalla luna, c'è una distesa enorme di fiorellini azzurri, bellissimi. 

"Mi ci ha portato mamma quando ero piccolo, la prima volta. Non ci tornavo da un po'." 

Stiles fa qualche passo, guardandosi intorno. "Che meraviglia." 

Derek lo osserva lì. davanti a lui, corcondato da fiori, illuminato dalla luna e l'unica cosa a cui pensa è che lo ama. Non potrebbe definire quel sentimento in altro modo, è innamorato di Stiles. 

Fa qualche passo, fino a raggiungerlo e gli stringe le braccia intorno ai fianchi, da dietro, appoggiando il mento sul suo collo. Stiles si irrigidisce, ma sorride, profumando di felicità, e gli accarezza le braccia. 

"E così, ti sono mancato...com'era? Da morire?" chiede Derek, sentendolo rabbrividire. 

Stiles annuisce. 

"Sì" ammette. "Davvero da morire." 

Derek sfiora il suo collo con la punta del naso, su e giù, lentamente, beandosi del suo profumo. Lo sente rabbrividire e sbuffa un sorriso sulla sua pelle. 

"Hale, siamo sinceri. I miei diciassette anni comportano sia il fatto che tu ti senta frenato, perché è super evidente, che il fatto che io invece sia totalmente guidato dai miei ormoni. E se ci aggiungiamo i sentimenti che proviamo l'uno per l'altro, diventa super problematico mantenere la calma e le distanze." 

Derek ora ride proprio, prendendo Stiles per i fianchi e girandolo, per guardarlo negli occhi. 

"Sentimenti che proviamo?" 

Stiles ha le guance rossissime. 

"Non puoi negarlo, Derek , non ci provare nemmeno." 

Derek gli sorride. 

"No, non ci provo, non ci provo" risponde accondiscendente, avvicinandosi di nuovo pericolosamente al suo collo. 

Stiles gli piazza una mano sulla fronte. 

"Derek, diciassette anni, ormoni, amore, abbi pazienza o almeno non provocare!" 

Derek sorride ancora, spostandosi la mano di Stiles dalla faccia e prendendo il suo viso tra le mani. 

"Ventuno anni, ormoni, amore..." sussurra, prima di appoggiare finalmente le labbra su quelle del suo compagno. 

Il giorno dopo 

Claudia sbadiglia, infilandosi la vestaglia. Non ha sentito Stiles tornare, ma è sicura sia in camera, perché la porta è chiusa. Sta ancora sbadigliando, quando la apre, per accertarsi che sia lì, ma la richiude di colpo. 

"Claudia?" 

Talia risponde al primo squillo. 

"Talia, ciao, scusa l'ora, ma dovresti fare una telefonata a tuo figlio."

"Perché? Non è lì da voi?" 

"Sì, certo. Il fatto è che al momento è nel letto di mio figlio, con solo i pantaloni addosso, proprio sopra mio figlio e non vorrei andassero oltre, sai..."

"ODDIO!" esclama Talia, "lo chiamo subito!" 

Derek sa che dovrebbe fermarsi, ma sotto di lui c'è Stiles, eccitato, che profuma di buono e che lo sta baciando lentamente, mentre si strusciano. Non riesce proprio ad allontanarsi.

"Der...Derek, il tuo telefono" ansima il ragazzo, interrompendo il bacio. Con un gemito, Derek si allontana dal suo corpo giusto il tempo di rispondere. 

"Mamma, sono da Stiles, torno nel pomer-"

"DEREK HALE, SMETTILA SUBITO DI FARE QUELLO CHE STAI ANCHE SOLO PENSANDO DI FARE. MA CHE FIGURE MI FAI FARE CON LA MIA AMICA!" e mette giù. 

Derek fiss ail telefono, poi Stiles, poi il telefono. 

"Credo che tua mamma ci abbia visto e che io non l'abbia sentita arrivare..." 

Stiles scatta a sedere così velocemente che quasi cadono entrambi dal letto. 

"Porca zozza, e ora?" 

"E ora io scendo dalla finestra e non mi faccio più vedere."

Stile slo guarda male. 

Derek gli schiocca un bacio. 

"Sto scherzando, ci vediamo dopo, ma ora col cazzo che incontro i tuoi genitori. Okay?" 

"E va bene." 

Derek lo bacia di slancio, con la lingua e i denti. 

"Non mettermi il broncio" dice, quando si separando, godendo dell'espressione sconvolta di Stiles. 


"Mamma, non parlare, non fiatare, non dire niente!" Stiles nemmeno dice buongiorno ai suoi genitori seduti in cucina. 

Claudia gli va in contro e lo abbraccia. 

"Sono felicissima per voi, ma tenete a bada gli ormoni sotto questo tetto."

Stiles vorrebbe scomparire. 




"Zitte, tutte e tre."

Derek si siede al tavolo in cucina. Sua madre e le sue sorelle lo stavano evidentemente aspettando. 

"Derek, devi raccont-"

"Zitte!" ringhia, scatenando una risata generale a cui si unisce dopo pochi istanti. 
















Contando i vari capitoli, questa poteva benissimo essere una long. E, vi giuro, l'ho adorata e mi ha fatto benissimo scriverla. Dovevo toglierla dalla mia testa. 

E ne approfitto per augurare buon San Valentino a tutt*, a chiunque sia innamorat*, di ogni forma di amore possibile. Per * figl*, per * compagn*, per un* amico e per se stess*. O qualsiasi altra forma di amore che vi viene in mente. Perché è sempre meraviglioso amare, perfino quando fa così male che non sembra più nemmeno amore. 
Non smettete mai. 

Blu. 

Un augurio speciale a de* Valentin* speciali, del gruppo Whatsapp. Grazie, per tutto.

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