#158
"Sbaglio o sono due anni che mi devi una scopata? Ora sono maggiorenne" dice.
Derek è così sconvolto, che non sa cosa dire.
Sono passati due anni da quando Derek ha visto l'ultima volta Stiles, a casa loro, con i loro rispettivi genitori. La sera in cui Derek ha fatto le valigie ed è andato via, pioveva a dirotto e Stiles stava piangendo come Derek non l'aveva mai visto fare nemmeno da piccolo, quando gli si rompevano i giocattoli.
"Stiles, respira e calmati" gli aveva detto, quasi in panico quanto lui, perché il ragazzo singhiozzava quasi senza fiato. Non era un vero e proprio attacco di panico, ma sicuramente gli andava molto vicino.
"Dimmi che non ti piaccio!" aveva urlato Stiles. "Dimmi che non ho sentito le tue labbra sulle mie mentre ieri notte fingevo di dormire sul divano e ti sei avvicinato a me! Dimmi che stamattina, quando sei entrato in camera mia senza bussare ed ero mezzo nudo, non ti sei eccitato! Dimmelo, Derek!"
E Derek avrebbe potuto e avrebbe dovuto mentire, lo sapeva allora e lo sa a due anni di distanza, ma non ci era riuscito. Forse per la disperazione di Stiles, forse perché aveva già deciso di andarsene lontano, forse perché per una volta non voleva mentire a se stesso e al ragazzo davanti a sé. Quindi non aveva mentito, anzi.
"Sì, mi piaci, Stiles, mi piaci da morire. E ti ho baciato, hai ragione, perché credevo stessi dormendo e volevo sentire se le tue labbra fossero davvero morbide come sembrano. E sì, porca puttana, mi attrai e stamattina, mentre eri in mutande, di spalle, ti avrei afferrato e ti avrei scopato lì, nonostante i nostri genitori al piano di sotto!"
Stiles lo aveva guardato sconvolto e ammutolito, poi il suo tono si era abbassato e a Derek era sembrato solo triste.
"E allora perché stai andando a più di mille chilometri da qui?"
"Perché hai sedici anni e io ventisei. Perché sei il mio fratellastro, perché è...è sbagliato, Stiles, sotto ogni punto di vista."
E Stiles a quel punto sembrava essersi arreso. Si era spostato dalla porta, aveva permesso a Derek di andarsene e non si erano mai più visti o sentiti, per due anni, fino a quella sera.
"O forse, crescendo, sono diventato meno carino e non ti piaccio più?" insiste Stiles, senza lasciargli il polso.
"Credo tu abbia bevuto un po' troppo. Ti riaccompagno a casa" gli dice Derek, liberandosi.
"Non ho toccato nemmeno una goccia di alcool, Derek, non ho ventun'anni. Trova un'altra scusa."
Derek ancora una volta non sa cosa dire, ma per fortuna il suono del cellulare lo distrae e lo tira fuori dalla tasca. Un messaggio di Isaac.
(Ore 01:23) Noi siamo a casa, avvisa quando ci arrivi anche tu. O quando arrivi da Stiles. O se arrivate entrambi da te. Avvisa in ogni caso, anche se vi state saltando addosso, sai che altrimenti mi preoccupo. IL
Derek sorride, anche se si appunta mentalmente di dargli uno scappellotto appena lo vede. Isaac è sempre stato protettivo nei suoi confronti.
"Ah, scusa, non potevo saperlo" interrompe Stiles i suoi pensieri, poi continua, quando Derek lo guarda interrogativo. "Che stai con qualcuno. Hai sorriso leggendo il suo messaggio."
Derek si schiafferebbe una mano sul viso. Che conclusione affrettata. Ma decide di giocare al contrattacco.
"Quindi, vuoi che io ti scopi" dice, avanzando e mettendosi davanti a Stiles che lo guarda dal basso con occhi sbarrati. "Rispondi, Stiles" incalza.
Stiles annuisce.
"E vuoi farlo qui, nel parcheggio di un casinò?"
Stiles annuisce ancora. "Dove preferisci."
Derek fa un altro passo, prendendogli il mento tra le dita, abbassandosi e parlandogli a pochi centimetri dalle labbra.
"E dimmi, Stiles, con quante persone sei andato a letto?"
Stiles diventa porpora e abbassa lo sguardo e Derek lo lascia andare, arretrando di qualche passo.
Solo che Stiles lo afferra di nuovo per un polso, tirandoselo addosso e premendo le labbra su quelel di Derek che vede il suo viso con gli occhi chiusi e stretti.
Quando Stiles si stacca da quel bacio a stampo, ha il fiatone e Derek è ancora piegato in avanti, cercando di non perdere l'equilibrio.
"Hai ragione, non sono stato a letto con nessuno, ho diciotto anni e non mi sono mancate le occasioni. Ma questo non importa, io ora voglio te. Tu mi vuoi?"
Derek si muove così velocemente che non ha nemmeno modo di vedere le espressioni di Stiles: lo solleva, facendogli allacciare le gambe intorno ai suoi fianchi, poi fa qualche passo, raggiungendo un muretto e premendoci Stiles contro, mentre lui, in piedi tra le sue gambe, gli divora letteralmente le labbra.
Si separa solo un'eternità dopo, quando Stiles gli geme direttamente in bocca e Derek lo sente direttamente tra le gambe.
"Ti basta come risposta?" gli chiede, beandosi della sua espressione sconvolta, gli occhi lucidi e quelle meravigliose labbra rosse e umide di baci.
Stiles scioglie la presa delle braccia intorno al suo collo, appoggiandogli i palmi delle mani contro il petto, in un gesto lento in netto contrasto con la foga di pochi istanti prima. Sbottona lentamente due bottoni della camicia, aprendola un po', scoprendogli il petto e, sempre con una calma che mai l'ha contraddistinto, gli bacia languido quella porzione di petto, per poi leccarlo. Derek sospira, reclinando la testa, stringendoselo ancora di più addosso. Stiles lo lecca fino al collo, poi l'orecchio.
"Mi porti a casa tua?" chiede, in un sussurro che fa rabbrividire Derek.
Il tragitto dal parcheggio a casa di Derek, in moto, è veloce, ma allo stesso tempo eterno. Derek non vede l'ora di riappoggiare le labbra su quelle di Stiles, di sentire la sua pelle. E la stessa cosa sembra pensarla Stiles che lo stringe da dietro, passandogli le mani sul petto, il mento appoggiato sulla sua spalla.
I restanti bottoni della camicia di Derek vanno a farsi benedire appena mettono piede in casa e Stiles gliela strappa letteralmente di dosso, così come fa una pessima fine anche quella di Stiles, insieme ai suoi boxer.
Quando Derek infila il primo dito lubrificato in lui, Stiles reclina la testa sul cuscino, gemendo e mordendosi il labbro inferiore. Derek, sdraiato su di lui, glielo libera, per poi baciarlo piano, mentre comincia a muovere la mano tra le sue cosce.
"Hai aspettato me?" chiede, baciandogli le guance, la fronte.
"Ho aspettato quello giusto e a quanto pare avevo ragione due anni fa, sei tu."
Derek si ritrova spiazzato da quella affermazione così razionale e allo stesso tempo che sa di dichiarazione. Infila il secondo dito, studiando ogni espressione del ragazzo tra le sue braccia, per non rischiare di fargli male. Ma Stiles sorride, geme, lo bacia.
"Sono pronto" gli dice dopo un po', sopraffatto e bellissimo.
"Sei ancora sicuro?" chiede Derek.
"Io sì. Tu lo sei?" chiede a sua volta Stiles, stupendolo.
Derek lo bacia piano, allineando il suo membro e cominciando a spingere piano.
"Sono sicurissimo" dice, quando è totalmente dentro di lui, fermandosi e dandogli tempo di riprendersi e di adattarsi.
Avere Stiles appoggiato al suo petto, totalmente nudo, che gli accarezza piano il petto, Derek pensa sia una delle sensazioni più belle che abbia mai provato. Gli bacia i capelli, accarezzandogli la schiena nuda in lenti movimenti.
Entrambi si stanno riprendendo dall'amplesso, stanchi, ma rilassati.
"Quando torni a Beacon Hills?" gli chiede Derek. Sa che Stiles è lì per il matrimonio di Peter e Chris.
Stiles gli bacia il petto, poi vi si appoggia col mento per guardarlo.
"Due giorni dopo il matrimonio" dice. Derek sente una stretta allo stomaco. Solo sette giorni, poi saranno di nuovo a migliaia di chilometri di distanza.
"Io verrò a Beacon a Natale, non ho ferie prima" dice, triste.
Stiles si sporge e lo bacia a stampo.
"Vuoi dirmi che vuoi rivedermi o che vuoi, non so, una relazione con me?" chiede.
A Derek si blocca il respiro. Non è quello che vuole Stiles?
"Io..." balbetta, quasi in panico.
Stiles scoppia a ridere, ricoprendogli il viso di baci.
"Stupido lupo, allora ci tieni davvero un sacco a me! Stavo scherzando" dice. "Tu non lo sai perché sei sparito, ma tra due settimane comincio il college. Qui, a New York."
Derek ribalta le posizioni, sovrastandolo e bloccandogli i polsi sopra la testa.
"Ragazzino impertinente!" dice, sorridendo. "Questo scherzo ti ha appena concesso l'onore di dirlo tu ai nostri genitori!"
La parola era "MURETTO".
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