#142

Stiles ama trascorrere le vacanze di Natale a casa. Pur essendo al secondo anno di accademia, per le feste torna sempre a Beacon Hills, da suo padre e dai suoi amici. solo che quell'anno, suo padre ha deciso di trascorrere qualche giorno da solo con Melissa, quindi a Stiles non resta che aspettare il suo ritorno per la vigilia e l'arrivo di Scott, che atterra quello stesso giorno. 

Ed essendo ancora il sedici dicembre, ha tanto tempo libero, troppo tempo libero e lo sceriffo, conoscendo bene la sua iperattività, gli ha detto che può dare una mano in centrale, così non rischia di fare guai a casa perché si annoia. 

Stiles già sa che quella mattina in centrale troverà Derek. Diventato vice da qualche anno, per aiutare con affari sovrannaturali, suo padre non fa che tesser ele sue lodi. E lo fa continuamente e a Stiles manca continuamente sempre di più. Non ha mai negato di esserne attratto. Non che qualcuno glielo abbia mai chiesto direttamente o che lui l'abbia confessato, ma non lo nega. 

"Buongiorno, signor Vicesceriffo!" urla, entrando nell'ufficio di Derek che se ne sta seduto alla sua scrivania e alza lo sguardo su di lui. 

"Brrr, che sguardo truce, sourwolf, ora ho ancora più freddo. Come va?" 

"Va benissimo" risponde Derek alzandosi. Stiles quasi sviene, o viene, dipende dai punti di vista. Derek in divisa è un attacco ai suoi ormoni. "Tuo padre mi ha detto che sei qui per dare una mano. Metti in ordine quelli" dice, indicando una pila enorme di plichi disposti in maniera fin troppo disordinata sul pavimento. 

"Quelli? Sono nell'FBI e tu mi fai mettere in ordine gli archivi?" 

Derek lo guarda ancora peggio. 

"Non sei nell'FBI, stai ancora studiando. E a me serve che quei plichi siano in ordine entro due ore. Fallo." 

Stiles vorrebbe prenderlo a pugni, ma sa che si farebbe solo del male, quindi si siede sul pavimento e comincia da quelli che sembrano più datati. Due ore dopo, ha finito. 

"Puoi andare a casa" gli dice Derek che non si è mosso di lì nemmeno un attimo. "torna domani." 

Stiles nemmeno lo saluta. 



Ma il giorno dopo ci torna lo stesso. Armato di pazienza e sarcasmo. 

"ancora di umore solare come ieri, vedo, Vice."

Derek è appoggiato coi palmi delle mani alla scrivania, piegato in avanti e gli dà le spalle. Stiles deglutisce, pazienza e sarcasmo sostituiti dall'eccitazione. 

Il mannaro si alza lentamente e lo fronteggia, avvicinandosi. 

"Oggi sei ancora a mia disposizione, mh? ti va di fare una cosa per me?" chiede. Stiles sente la cove roca direttamente tra le cosce. 

Annuisce, perché non sa se è ancora in grado di parlare. 

"Bene. Devi formattarmi il pc, è troppo lento e il vice che c'era prima di me non sapeva tenerlo in ordine. Archivia tutto su memoria esterna e liberalo totalmente."

E se ne va. Stiles vorrebbe urlare di frustrazione. 



Quella stessa sera, Stiles è a casa sua e, essendo solo, Lydia è lì con lui. Hanno cenato, hanno bevuto un po' di vino e sono giusto un po' su di giri. Si spostano in camera, per stare più comodi e Stiles è sotto di lei, entrambi quasi totalmente nudi. 

A Stiles piace Lydia, gli piace il suo corpo, lei è bellissima ed è anche discretamente eccitato, solo che... ultimamente si annoia. Ha un sacco di fantasie, vorrebbe sperimentare, ma con lei è sempre tutto uguale. Provano anche qualche posizione diversa, ma... sempre negli stessi ruoli. E Stiels sa di avere un animo da sottomesso, sa che gli piacerebbe sperimentare in quel senso e sa pure che potrebbe dirglielo. Lei è la sua ragazza, dovrebbe condividere voglie e fantasie, solo che non ci riesce. si sente a disagio, come se lei potesse non capire fino in fondo. 

Finiscono in fretta, come sempre, poi si addormentano. 



"Derek, ho finito con gli archivi dei casi irrisolti. Cosa posso fare ora?" 

E' tardo pomeriggio, fa abbastanza freddo e Stiles si sta pure annoiando un po'. 

Derek alza lo sguardo dai fogli che ha davanti, poi si alza, prendendo qualcosa dal cassetto. 

"Queste sono bloccate. Hai mai avuto a che farci?" 

Stiles tace, ma afferra le manette che Derek gli ha passato. 

"Io..." balbetta, "posso provarci, sì." 

"Hai mai visto delle manette, Stiles?" 

Di nuovo quella voce roca. 

"Non sono mai stato arrestato." 

Derek ghigna. 

"E chi dice che per vedere delle manette bisogna essere arrestati?" chiede. Poi aggiunge "Mi serve che siano pronte entro un'ora. Trova il modo per aggiustarle. Chiaro?" 

Stiles deglutisce ed annuisce. 



"Ragazzino..."

Stiles sente quella voce, la sente diritta nello stomaco. Gli piace essere chiamato così e vorrebbe essere chiamato in quel modo e in altri anche in altre situazioni. Magari legato al letto, con delle manett-

"DEREK!" scatta a sedere, svegliandosi di colpo. Si era addormentato sulla scrivania. 

"Ti ho ordinato di aggiustare le manette o di dormire sulla mia scrivania, mh?" 

Derek è così vicino, piegato di fianco a lui, che Stiles si incanta a guardare i suoi occhi. Stiles vorrebbe che gli ordinasse tante altre cose, magari più piacevoli...

"Ragazzino, rispondimi." 

"Di...di aggiustare le manette."

"E hai obbedito?" 

Stiles sente le gambe tremare. 

"Non ci sono riuscito. Io ho guardato anche dei tutorial, ci ho messo l'olio, ho usato le forcine per i capelli di Kelly, ma niente. Sono ancora bloccate." 

Derek si rialza, guardandolo dall'alto. 

"Mh. Peccato. E cosa succede alle persone che non obbediscono?" 

Stiles si morde quasi a sangue il labbro inferiore pure di non rispopndere come vorrebbe. La sua unica risposta sarebbe Vengono punite, ma non vuole osare. Quindi tace. 

Derek sembra capire che non riceverà risposta. 

"Va' a casa" gli dice, scompigliandogli i capelli. Stiles se ne va senza nemmeno riuscire a salutare. 



Per i due giorni successivi Stiles continua ad andare in centrale, ma Derek non c'è. Sembra essere sempre fuori per qualche caso o faccenda e lui continua ad annoiarsi con gli altri agenti, ma almeno ha qualcosa da fare. Il terzo giorno, Derek entra nel suo ufficio e si lascia praticamente cadere sulla sedia con un verso strozzato. 

"Derek, sei ferito?" Stiles gli è subito di fianco, inginocchiato ai suoi piedi. Derek ha la divisa sporca di sangue all'altezza del fianco destro. 

"nulla di che" risponde, ma Stiles gli sposta le mani, cercando di sollevargli la giacca. 

"Stiles, sto bene" gli blocca le mani. Ma Stiles è più determinato. 

"Certo, mi fido, ma mi fido di più dei miei occhi. Spogliati subito e fammi vedere!" è praticamente in panico. 

"Sei così intraprendente, ragazzino?" lo prende in giro Derek e Stiles lo fissa negli occhi. 

"Per piacere, fammi vedere che stai bene, lascia che me ne assicuri." 

Deve avere un tono davver disperato, perché Derek si alza e si sfila piano la giacca, poi la camicia sporca di sangue. Deve averne eprso davvero tanto, perché è tutto sporco, nonostante la ferita si stia chiudendo da sola. 

Stiles non dice nulla, ma apre il cassetto e prende il kit de pronto soccorso. 

"Stiles, sto guarendo" prova ad obiettare il mannaro. 

"Stai zitto, voglio prendermi cura di te, voglio pulirti e accertarmi che tu sia davvero guarito del tutto." 

Stiles non sa cosa gli prende, ma ne ha proprio bisogno. Fa appoggiare Derek in piedi contro la scrivania, mentre lui si siede e gli si mette davanti. Garze e acqua tra le mani. 

Appoggia un batuffolo sulla sua pelle, vedendo il sangue andare via. Lo pulisce con attenzione, sfiora i bordi della ferita, quasi sparita, sentendo il calore della sua pelle sotto le dita. Derek se ne sta fermo, con il respiro calmo, lasciandolo fare. 

Quando ha finito, Stiles lo osserva. E' semplicemente bellissimo. Percorre con lo sguardo tutto il suo busto, libero dal sangue, dal ventre fino al petto, ricoperto da riccioli neri. 

Sente una mano sotot il mento, Derek che lo spinge ad alzare lo sguardo nel suo. 

"Ti senti meglio, ora?" chiede. 

Stiles annuisce. Sì, ora che è sicuro che Derek stia bene, si sente decisamente meglio. 

"Sei stato bravo a prenderti cura di me...piccolo" sussurra piano Derek, sfiorandogli poi il labbro inferiore col pollice. "Ora puoi andare a casa, dalla tua ragazza" dice. 

Stiles si intristisce all'improvviso, abbassa lo sguardo e si avvia verso la porta. 

"Lei...io con lei non sono...felice" dice, senza guardarlo, con la mano già sulla maniglia." 

"Felice o soddisfatto?" chiede Derek e Stiles si gira. 

"Credo entrambe. Le voglio bene, è la mia migliore amica e ci abbiamo provato, ma...forse come coppia non funzioniamo e in molte cose non siamo compatibili." 

"A letto lo siete?" chiede Derek, avvicinandosi di un passo. 

Stiles fa cenno di no. "Per niente" aggiunge. 

"Sei mai andato oltre la fantasia, con quello che ti piace?" 

Altro no. 

"Vai a casa, Stiles." 

Stiles non risponde, ma, ancora una volta, obbedisce. 



Stiles non si presenta in centrale per i giorni successivi, ma pensa. e pensa davvero tanto. Pensa così tanto che il ventitré dicembre è seduto al parco, con Lydia, mentre la ragazza annuisce a tutte le sue parole. 

"Stiles, io sono d'accorodo con te" dice. "Ci vogliamo bene. A modo nostro ci amiamo, ma...non c'è passione ed è come fossimo fratello e sorella, quasi. E ci piacciono cose diverse e tu sei attratto da Derek" Stiels fa per parolare, ma lei continua, "e so che non ci stiamo lasciando per Derek, ma credo tu debba accettare i suoi impliciti inviti." 

Natale è perfetto. Insieme a Scott, Melissa, Isaac è come rivivere i momenti di quando era piccolo e la casa era piena di gente allegra. Mangiano un sacco, bevono e lo sceriffo si azzarda anche a cantare qualche canzone di Natale. Stiles è sereno, è felice e non vorrebbe nulla di diverso per quei giorni. 

Dato che è in ferie fino a gennaio, decide di tornare in centrale, insieme a suo padre, così da trascorrere anche più tempo con lui. Proprio suo padre lo porta nell'ufficio di Derek, il ventisette mattina. 

"Hale, mio figlio ti ha fatto disperare?" 

"Papà!"

"Non molto. Ha eseguito i miei ordini" risponde Derek. Stiles sbuffa. 

"Bene, allora tienilo con te anche oggi, che a me non obbedisce mai" e se ne va. Stiels vorrebbe uccidere suo padre. 

Derek gli passa dei moduli da timbrare, una lunga pila di moduli e Stiles si siede alla sua scrivania, mentre il mannaro sembra avere da fare con dei libri. 

Passa qualche minuto, quando Derek gli rivolge la parola. 

"Lydia è venuta a salutarmi, quando è partita per l'Europa." 

Stiles non sa cosa rispondere. E' un modo per dirgli che sa che si sono lasciati? 

"Ho finito" dice, posando il timbro e allungandosi sulla sedia per sgranchirsi. 

Ha gli occhi chiusi e si accorge che Derek è al suo fianco solo quando sente il suo fiato contro il collo. 

"Te la sei cavata bene. Ti va di fare un'altra cosa per me?" chiede. Stiles si sente avvampare. Annuisce. 

"Mi accompagni nell'archivio? Tuo padre mi ha chiesto di prendere uno dei casi che hai riposto l'altro giorno." 

Stiles si alza, scostandosi da Derek che è fin troppo vicino e si avvia verso la porta. 

"Scappi da me, ragazzino?" 

"Mai, Hale. Obbedisco solo, ricordi?" 

Derek sbuffa un sorriso. 





Dal giorno nell'archivio, Stiles ha visto Derek solo un'altra volta, per pochi minuti, perché Scott l'ha letteralmente catturato perché ha deciso di chiedere ad Isaac di sposarlo a capodanno e ha bisogno di organizzare tutto nei minimi dettagli. 

E quello è anche il motivo per cui Stiles, proprio a capodanno, si ritrova da solo, alle undici di sera, e depresso come non mai. 

Ed è anche il motivo, o almeno la scusa, che gli fa prendere le chiavi della Jeep e lo fa guidare fino al loft. 

La porta è come sempre aperta, quindi gli basta spingerla per entrare. In un primo momento pensa di non trovare nessuno. Tutte le luci sono spente, non si sente nessun rumore, oltre a quelli che vengono dalla strada e fa anche abbastanza freddo. 

Stiles fa qualche passo, poi quasi urla per lo spavento, quando un lampo improvviso illumina tutta la stanza. Seguito subito dopo da un altro e un altro ancora. Fuochi d'artificio, dev'essere mezzanotte. 

"Sono qui."

Una voce, nel caos, attira la sua attenzione. Si volta a destra e vede Derek, appoggiato al grande tavolo di fronte alla vetrata. 

Gli si avvicina, sentendo il cuore esplodere e non sapendo cosa fare. Si è presentato lì, senza invito, a mezzanotte. 

Quando gli è di fronte, però, ogni dubbio svanisce e, in una frazione di secondo, sa cosa deve fare. Sa cosa vuole fare e da molto tempo. 

Derek lo sta guardando, le mani appoggiate sul bordo del tavolo, un sopracciglio inarcato. 

Stiles abbassa lo sguardo e, lentamente, si abbassa, fino ad inginocchiarsi sul pavimento freddo. Vede Derek raddrizzarsi, separandosi dal tavolo, che lo guarda con curiosità, sì, ma soprattutto Desiderio. 

Stiles punta lo sguardo nel suo e, contemporaneamente, incrocia le mani dietro la schiena. 

Derek accenna un sorriso, portandogli una mano sotto il mento, in una tenera carezza. 

"Sei bellissimo, piccolo." 

Stiles sente il respiro tremare. Nessuno si è mai rivolto a lui così e gli piace da morire. Continua a guardare Derek, cercando di trasmettere con lo sguardo quello che non riesce a dire a parole. Lo vuole, lo vuole tanto e vuole che Derek faccia di lui ciò che vuole. 

"Sai che, se vuoi qualcosa, devi dirmelo a parole, piccolo? Voglio sentire la tua voce, mh?" 

Stiles deglutisce. Già così eccitato che si sente esplodere. 

"Io..." cerca di dire, "io voglio provare cose nuove..." 

"Bene, ne sono felice. E cosa intendi per cose nuove, tesoro?" 

Il dito di Derek gli sfiora il labbro inferiore, bagnandosi di saliva. Stiles chiude gli occhi, beandosi del calore della sua mano sulla guancia. 

Proviamo così" dice Derek con tono accondiscendente. "Ti piace se ti obbligo a fare qualcosa?" 

Stiles annuisce. 

"Puoi rispondermi a parole, piccolo?" 

"Sì, mi piace." 

"Bene. Ti piace se ti lego, se ti blocco in qualche modo e se uso il tuo corpo per procurarmi piacere?" 

Stiles annuisce, poi risponde. "Sì a tutte e tre." 

"Ti piace se ti chiamo piccolo, tesoro o ragazzino?" 

"Mi piacciono tutti e tre." 

"Tu vuoi chiamarmi in qualche modo, piccolo?" 

Stiles abbassa per un attimo lo sguardo, poi pensa che è lì, che quello è Derek e che, a differenza di Lydia, lo fa sentire libero, giusto. 

"Posso chiamarti Daddy?" chiede. 

Derek sorride. 

"Mi piace molto, piccolo." 

Le carezze continuano. 

"Sai cosa sono le safewords?" 

Stiles annuisce. 

"E va bene se usiamo Rosso per fermarci, giallo per rallentare e verde per proseguire?" 

Stiles sa cosa rispondere. 

"Verde." 

Un'altra carezza, dietro il collo. 

"Sei eccitato, ragazzino?" 

Stiles è quasi dolorante. 

"Sì, Daddy. Sono molto eccitato." 

Derek non risponde, ma Stiles lo vede sbottonarsi i pantaloni e, nonostante la penombra, quando Derek abbassa la zip e li apre, abbassando anche l'intimo, nota le sue dimensioni. Notevoli dimensioni. 

"Ti piace?" chiede. 

Stiles annuisce, poi si ricorda di dover parlare. 

"Mi piace molto."

"E cosa vorresti fare?" Derek lo chiede tirando fuori tutta la sua dura lunghezza, cominciando a massaggiarsi da solo. 

Stiles si lecca le labbra. 

"Vorrei assaggiarti, Daddy." 







Tre mesi dopo 

Stiles è frustrato è arrabbiato, è furioso. Ha appena finito di discutere al telefono con Derek, perché il suo ragazzo gli aveva promesso di riuscire a raggiungerlo per il weekend, solo che a quanto pare non può. E glielo dice solo un'ora prima. 

Ecco perché gli ha appena gridato un vaffanculo al telefono e lo ha lanciato sul letto. Gli manca da morire, non si vedono da un mese e Stiles non ce la fa più. 

Si lascia cadere sul letto di fianco al telefono e quasi urla quando sente la porta aprirsi. Era sicuro che il suo coinquilino non tornasse per almeno tre giorni, porca troia. 

Si alza, per chiedergli come mai sia tornato e quasi urla di nuovo. 

"Mi hai urlato contro."

Derek avanza lentamente. 

"Mi hai mandato a quel paese."

Un altro passo. 

"E mi hai chiuso il telefono in faccia." 

Ora è vicino al letto su cui Stiles è ancora seduto. Più bello di sempre. 

"Te lo sei meritato" risponde a tono. "Non è stato un bello scherzo!" 

Derek ghigna. Ma prima di dirti che non sarei venuto, cosa ho fatto?" 

"Mi hai dato un ordine."

"E quale ordine ti ho dato, baby?" 

Stiles sbuffa. 

"Di non urlare, di non dire parolacce e di non chiuderti il telefono in faccia. Ma sei stato scorretto! Tu sapevi che avrei reagito così e io non sapevo fosse uno scherzo!" 

Derek gli poggia l'indice sulle labbra per zittirlo. 

"Shhh, piccolo." 

Derek lo invita ad alzarsi. Uno di fronte l'altro. 

"Dovrei essere io a punire t-" dice Stiles, ma si blocca. 

Derek, lentamente, si abbassa sulle ginocchia, punta lo sguardo in quello di Stiles e incrocia le braccia dietro alla schiena. 

"Lo so, baby. Oggi comandi tu." 











La parola era "BATUFFOLO". 

Richiesta di @sterek293 

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