#139

Stiles entra nello studio di Deaton, mettendo da parte la propria dignità di essere intelligente e soprattutto di emissario. Sa che sta entrando per fargli una domanda assurda, solo che suo figlio ha espressamente richiesto un regalo di Natale fuori dal comune e Stiles farebbe di tutto per accontentarlo. Anche fare domande idiote ad un uomo che gli ha insegnato tutto quello che sa e che fino a quel momento ha avuto stima di lui. 

Stima che forse sta per perdere, ma vabe. 

"Stiles, qual buon vento" lo accoglie proprio il veterinario. Sta tagliando le unghie ad un enorme cane accucciato sul lettino. Per fortuna di Stiles sembra calmo. 

"Ehi, Doc. Come va?"

"Sei agitato, cosa succede?" 

Stiles sperava di girarci almeno un po' intorno, ma a quanto pare è impossibile. Meglio arrivare subito al sodo. 

"Nulla, solo una domanda stupida ma che le farò lo stesso."

L'uomo lo guarda, incitandolo a continuare. 

"Ecco, vede, io ho un figlio, Jack, ha cinqu-"

"Stiles, lo so e lo conosco. Quindi?" 

Stiles sbuffa. 

"Vede, tra venti giorni è Natale e ha scritto la letterina a Babbo Nata-"

"Stiles!" 

"Okay, okay! Ecco, volevo chiederle se gli unicorni esistono."

Stiels vede l'uomo concludere il lavoro, far scendere il cagnolone dal lettino, portarlo in un'altra stanza e poi tornare. Gli si mette di fronte e sorride enigmatico. 

"Non credo tu possa regalare un vero unicorno a tuo figlio, Stiles."

Stiles affloscia le spalle. 

"Ecco, immaginavo. Ci speravo, ma sapevo fosse assurdo. Cioè, i lupi mannari sono un conto, ma un unicorno? Ovvio che non esis-"

"Non ho detto che non esistono" lo interrompe l'uomo. Stiles lo guarda con occhi sbarrati. "Ho solo detto che non puoi regalarglielo. Ci sono solo tre unicorni nel mondo, custoditi in un posto segreto in Canada. E devo dire che è anche abbastanza freddo, essendo loro abituati a quel tipo di clima." 

Stiles non resiste e lo interrompe. 

"No, aspetti. Lei mi sta dicendo che esistono gli unicorni, che sappiamo qual è il loro clima preferito, cosa mangiano e tutto il resto? Sul serio? E dove sono? Chi se ne prende cura? Sono in via di estinzione?" 

L'uomo sorride. 

"No, Stiles. Gli unicorni sono immortali. O almeno fino al momento in cui qualcuno non li priva totalmente del sangue. Motivo per cui sono tenuti sotto stretta sorveglianza. Erano sei in tutto, uniin ogni continente. Ma l'uomo non ha saputo preservarne la magia." 

"Quindi è davvero possibile che io possa far vedere un vero unicorno a mio figlio?" 

Ora l'uomo sembra farsi più serio, ma annuisce. 

"Hai una sola alternativa, in realtà."

"Cioè? Farei qualunque cosa." 

------

Stiles è al telefono con Scott da almeno venti minuti. Gli ha spiegato tutto tre volte, ma lui per l'ennesima volta chiede conferma. 

"Quindi per vedere un unicorno, quelli veri in carne ed ossa, bisogna che a richiederlo sia un membro di una delle famiglie protettrici dei luoghi di magia più potenti, con l'accordo di tutti i membri. Quindi o i Takahashi in Giappone, o i Dubois in Francia o gli Hale in America?"

"Esatto" conferma per l'ennesima volta Stiles. 

"E ovviamente non abbiamo contatti in Giappone o in Francia e dubito farebbero una richiesta del genere per un bimbo di cinque anni."

"Esatto anche questo."

"E noi conosciamo solo i membri della famiglia Hale. Quattro membri." 

"Giusto, Scott."

"E sappiamo anche che chi ha fatto la richiesta è un membro della famiglia Hale."

"Sì, Scott, lo sappiamo. Il problema è che gli altri tre non sanno di avere un quarto parente, ecco." 

Stiles immagina Scott, seduto sul divano di casa sua, che arriva alla sua stessa conclusione. 

"Quindi dovresti dire a Cora e a Peter che hanno un nipote, a Derek che ha un figlio in modo da poter fare il regalo di Natale a Jack. Oppure gli fai dimenticare l'unicorno, gli dici che non esiste e tra qualche settimana gli passerà." 

Stiles reclina la testa sullo schienale del proprio divano, gli occhi chiusi. 

"Scott, Jack è ossessionato con gli unicorni da due anni. Ha la cameretta piena di pupazzi, disegni. E, soprattutto, se gli mento lo scopre, è un mannaro ed è più bravo di te con el bugie, soprattutto se si tratta di me."

Scott ride. "Questa è colpa tua, perché ha preso da te ed è troppo intelligente" dice. "Quindi cosa farai?" chiede. 

"Ci penso qualche giorno, poi decido."

"Sai che io sono sempre stato dalla tua parte, ma sai anche come l'ho sempre pensata a riguardo."

"Sì, che avrei dovuto dirglielo, che non sarebbe scappato e tutto il resto. Ma era già andato via, Scott, dopo essere venuto a letto con me. E non si fa vedere da cinque anni." 

"Ma ha continuato a chiedere di te fino all'anno scorso, poi si è arreso ai miei silenzi."

Stiles sbuffa. 

"Ci penso, okay? Sul serio." 

-------------- 

Dopo due giorni, Stiles è di nuovo seduto sul divano di casa, Jack in piedi davanti a lui. 

"Cosa hai chiesto a Babbo Natale, tesoro? Sicuro della tua scelta?" 

"Sì, papi! Voglio vedere un unicorno vero, con il corno e tutto bianco e con il pelo che luccica!" 

Stiles gli accarezza una guancia, poi gli scompiglia i capelli. 

"Babbo Natale mi ha detto che è un po' difficile, ma che ce la mette tutta, sai?" 

Stiles vede il sorriso di Jack illuminarsi così tanto che quasi piange. 

"Davvero? Non mi prendi in giro? E come fa? Dove stanno gli unicorni?" 

"No, non ti prendo in giro" gli dice, facendolo sedere sulla sua gamba. Però per vedere l'unicorno, devo far venire qui tre persone che non conosci, cucciolo."

Il suo sguardo si corruccia. In quei momenti è così simile a Derek con le sopracciglia corrucciate e gli occhioni verdi che Stiles quasi piange di nuovo. 

"E chi sono queste persone?" 

"Tesoro, sono i tuoi zii. Zia Cora e zio Peter" Stiles esita giusto un po', prima di aggiungere il terzo nome, "e il tuo altro papà, Derek." 

"Conoscerò il mio altro papà?!" chiede il bimbo, strabuzzando gli occhi. 

Stiles annuisce. In fondo al suo cuore sa che Derek non rifiuterebbe mai di conoscerlo. Probabilmente non vorrà vedere Stiles, ma suo figlio sì. 

"Sì, cucciolo. Lui non sa che tu sei tuo figlio, ma glielo dobbiamo dire e io voglio che tu lo conosca. Poi, quando sarai grande, ti spiegheremo bene tutto, okay?" 

Lui sorride. 

"E papà Derek è bravo? Mi vuole bene secondo te?" 

Stiles stringe forte suo figlio, non riuscendo a frenare le lacrime. 

"Sì, con te sarà bravissimo e sono sicurissimo ti vorrà bene tanto quanto me." 

-------- 

Stiles arriva al parco in perfetto orario, consapevole di trovare già il suo appuntamento lì. E, infatti, appena svolta il primo angolo, lo vede. Derek è seduto sulla panchina, col suo cappotto nero e si sta guardando intorno. Deve aver avvertito il suo odore, perché si gira di scatto in sua direzione e si alza. 

Quando Stiles lo raggiunge, le mani gli tremano giusto un po', così come la voce. 

"Ciao, Derek." 

Ciao, Stiles. Come stai?" 

Stiles accenna un sorriso, un piccolo movimento dell'angolo della bocca. 

"Sto bene. Ci sediamo?" chiede, indicando la panchina e Derek lo segue. 

"Tu come stai?" chiede. 

"Sto bene anch'io. Se stai bene, come mai sei così agitato? Perché mi hai fatto correre qui insieme a Cora e Peter?" 

Sempre diritto al punto, Derek Hale. Stiles prende un profondo respiro, poi infila una mano nel giubbino e ne tira fuori una fotografia. La guarda per un secondo, poi la passa a Derek. 

Sono lui e Jack, poche settimane prima, ad Halloween, seduti in un campo di zucche. Jack sorride all'obiettivo, mentre Stiles lo abbraccia e gli bacia una guancia. 

Derek osserva la foto in silenzio, Stiles lo vede passare un polpastrello sul volto di Jack, di suo figlio, pensieroso. Non sembra arrabbiato, anzi, sembra quasi...sollevato. 

"Sono cinque anni che ho perso la mia ancora" comincia a parlare Derek. "La luna piena non è insopportabile, ma è come se mi fossi sentito incompleto per cinque anni. Sono un alpha, ho un mio branco con Cora e Peter, ma non sono mai riuscito a capire cosa fosse quel vuoto. I primi tempi pensavo fosse la tua mancanza, ma non ti avevo marchiato, era praticamente impossibile. Mi mancavi, ovvio, ma come un essere umano. Solo che quel vuoto non è mai andato via..."

Stile si asciuga una lacrima. Sa che derek non si è comportato bene scappando, ma non credeva che negargli suo figlio gli avrebbe fatto così male. 

"Derek, mi dispiace..." riesce solo a dire. 

Lui non distoglie lo sguardo dalla foto. 

"Lo so, lo sento. Non vuol dire che io non sia in qualche modo arrabbiato, ma so che non l'hai fatto con cattiveria. Quello che ti ha lasciato da solo sono stato io." 

Stiles prende un respiro. 

"Ma non siamo qui per parlare di noi." 

Derek annuisce e per la prima volta lo guarda negli occhi. 

"Perché mi hai chiamato proprio ora, Stiles?" 

"Perché Jack per Natale vuole vedere un unicorno." 

Derek si alza, gli passa la foto, poi infila le mani in tasca. 

"Se non avessi avuto bisogno di me e della mia famiglia, mi avresti detto di lui?" 

Stiles sa che non può mentire e nemmeno vuole farlo. Non può mentire a Derek e nemmeno a se stesso. 

"Sì" risponde, "lo avrei fatto di sicuro. Lui ha bisogno di te, come tu di lui. E non solo perché siete lupi, ma perché sei sui padre." 

---------- 

La chiacchierata con Derek è andata avanti per almeno due ore. Stiles non è stato avido di dettagli e gli ha raccontato tutto ciò che è successo a Jack in quei cinque anni. Si è scusato altre volte e lo stesso ha fatto Derek. 

Ora sono entrambi nel giardino di casa di Stiles, le luci in casa sono accese, segno che il bimbo e Noah sono in salotto, probabilmente a giocare. 

Appena apre la porta di casa, Stiles si sente chiamare a gran voce. 

"PAPI! CORRI QUI, NONNO MI HA PORTATO UNA MACCHININA NUOVA!" 

Stiles guarda Derek, chiedendogli coi gesti di passargli il cappotto. Non dice nulla, anche se lo vede particolarmente teso e, ancora con lo sguardo, gli chiede di seguirlo. Derek annuisce, prende un respiro e lo segue. 

"Ehi, mostriciattolo, fammi vedere questa macchinina!" dice, entrando il salotto. Stiles vede subito lo sguardo di suo padre indurirsi, dopo aver visto da chi è accompagnato. Jack è di spalle, si gira e gli saltella in contro, poi si rende conto che non sono soli. 

Stiles vede suo figlio bloccarsi, con lo sguardo su Derek e, ovviamente, i suoi occhi diventano gialli. Gli occhi di un beta che riconosce il suo Alpha. 

"Tu sei il mio papà." 

Stiles non fa nemmeno in tempo a commuoversi che è Derek a stupirlo. Si abbassa sulle ginocchia, per essere all'altezza di Jack e gli sorride. 

"Ciao, Jack. Sono davvero felice di conoscerti." 

Il bambino fa qualche passo, avvicinandosi, fino ad essere a pochi centimetri da Derek. Si sporge un po', Stiles lo vede annusare l'aria, come fa sempre per memorizzare gli odori. 

"Cosa senti?" chiede Derek, ma è come sapesse già la risposta. 

Jack ci pensa un po'. 

"Tu sei come me! Sei un lupo e profumi uguale a me!" 

Derke gli sorride. "Ma tu profumi anche uguale a Stiles, no?" 

Jack annuisce. "Sì! Profumo come te e come papà insieme e tu hai gli occhi uguali ai miei lo sai?" 

Stiles ora nemmeno ci prova a trattenere le lacrime. Noah lo guarda e alza gli occhi al cielo. 

"Sì, abbiamo proprio gli occhi uguali, hai ragione." 

Jack sorride, poi guarda Stiles. 

"Papi, perché piangi? Sei triste? Perché? Ti sei fatto male?" 

Stiles si abbassa e gli bacia una guancia. 

"No, cucciolo, non sono triste. Sono solo felice."

"Sei felice perché vedremo un unicorno?!" 

Stiles ride, continuando a piangere, anche Noah non riesce a trattenersi. 



Derek va via poco dopo, Noah li lascia soli dopo una accesa discussione con Stiles che, finalmente, quando è quasi mezzanotte riesce a mettersi a letto. Jack gli ha chiesto di vedere Derek anche il giorno dopo e lui non ha potuto o voluto negarglielo, si vedranno da Scott. 

Afferra il cellulare e trova un messaggio. Cora. 

(Ore 23:12) Derek ci ha spiegato. Non vedo l'ora di conoscerlo e anche di vedere un unicorno. Quando andiamo in Canada? CH 

Stiles sorride, asciugandosi l'ennesima lacrima della serata. Il cellulare vibra di nuovo. 

(Ore 00:01) Ho parlato con chi detiene gli unicorni, ci aspettano lì per la vigilia di Natale. Ho chiesto di far entrare anche tuo padre e Scott, oltre noi. Va bene? DH 

Stiles risponde ad entrambi, si asciuga le ennesime lacrime, poi spegne la luce sul comodino, addormentandosi col sorriso. 

----------------- 

Stiles è stato così concentrato su Jack, che non ha minimamente pensato a cosa avrebbe significato riavere Derek nlla propria vita. Non che vederlo la prima volta non gli vesse già fatto un certo effetto, ma ora sono dieci giorni che Derek è lì a casa sua o da Scott o al parco ogni giorno. E Jack lo richiede ogni giorno lì, con loro. 

E se vederlo gli ha fatto contorcere lo stomaco, vederlo con loro figlio è tutto un altro livello di emozione. Derek è premuroso, è attento, sorride e quando prende Jack in braccio e il bambino gli bacia le guance a Stiles si scioglie il cuore. Scott gli ha detto più volte di stare attento, suo padre continua ad urlargli che Derek gli ha fatto male anni prima, ma... ma Stiles vuole solo il bene del suo bambino. Non è sbagliato, no? E può mettere da parte i sentimenti che sembrano non essere mai spariti, può mettere da parte il batticuore e può far finta di non vedere quando Derek lo fa camminare nel lato interno della strada con Jack. 

Può farlo. Davvero. 

"Papi! Vieni qui, facciamo una foto io tu e papà!" 

Davvero. 

---------------- 

La vigilia di Natale arriva così in fretta che Stiles, quando atterrano in Canada, nemmeno ricorda se ha messo tutto in valigia. E' così agitato che quasi inciampa scendendo dall'aereo. 

"Stai attento, ragazzino." 

Derek glilo dice a davvero troppi pochi centimetri, tenendogli un braccio intorno ai fianchi, impedendogli di sfracellarsi al suolo. 

"Oh, gra-grazie" balbetta in maniera fin troppo ridicola, mettendosi diritto e allontanandosi. Stiles però non si perde lo sguardo ammonitore di Scott. 

Così come non si perde l'occhiolino di Peter che, di fianco a Cora lo sta aspettando fuori l'aeroporto. 

"Da quanto tempo, Stiles! E dov'è quella meraviglia che ho visto in foto?" 

"Tu sei zio Peter, vero? Papi mi ha detto di starti lontano." 

Jack sbuca fuori tra Stiles e Scott, puntando il ditino verso Peter che, in tutta risposta, scoppia a ridere. 

"Tu sei davvero degno figlio dei tuoi papà, cucciolo. Davvero un piacere conoscerti, piccolo lupo." 

Jack si girà verso Stiles, il solito cipiglio Hale. 

"Papi, però questo qui è simpatico." 

Stiles vorrebbe piangere. 



Lasciano le valigie in hotel, Jack si è subito attaccato al braccio di Cora per tutto il tempo e Stiles si prende giusto qualche minuti in camera da solo per respirare tranquillo. Mette gli scarponi da neve, poi esce dalla stanza. Sta aspettando l'ascensore, quando qualcuno lo affianca. 

"L'iperattività è tutta tua, non si stanca mai." 

Stiles sorride, girandosi verso Derek. 

"Sì, è mia, ma la resistenza lupesca è tua. Ottima combo per la mia debole umanità." 

"Invece sei perfetto con lui, non gli fai mancare nulla."

"Come potrei? E' il mio bambino. E..." Stiles esita giusto un po', "e anche tu sei bravo con lui." 

L'ascensore arriva, Derek gli fa cenno di entrare per primo, preme il pulsante della hall poi risponde. 

"Non lo so. Ho paura di non essere all'altezza o che sia solo l'euforia iniziale. Che si scoccerà e vorrà la sua vita di sempre, senza me." 

Stiles si gira totalmente per guardarlo negli occhi. 

"Derek, sei suo padre e questo non cambierà mai. Lui lo sa, il legame che ha con te, non solo quello sovrannaturale, è forte. Ti vuole davvero bene e gli sono bastati venti giorni."

Derek non risponde, ma Stiles vede l'ombra di un sorriso sulle sue labbra. 



Arrivare nel luogo "segreto" non è semplice e fa davvero tanto freddo, però non impiegano più di mezz'ora. Jack non sta fermo un attimo, per fortuna è legato al sedile con la cintura, altrimenti saltellerebbe in giro. 

Quando scendono dalle auto, JAck subito afferra la mano di Stiles, poi corre trascinandoselo dietro, fino a Derek, prendendo anche la sua mano. 

"Sono prontissimo, andiamo!" grida. Stiles sente distrattamente suo padre borbottare e Peter dire "Ancora non ci credo, anche se ce li ho tutti e tre davanti." 



Dopo dei convenevoli che a Stiles danno l'impressione quasi di un rituale antico, una donna, dopo aver parlato con derek, indica a tutti un sentiero da seguire, per pochi metri, lasciandoli soli e chiedendo di non avvicinarsi in alcun modo agli animali. Se vorranno, saranno loro a farlo. 

Stiles sente la propria ansia e quella di suo figlio e vede anche Scott un po' agitato, ma si incamminano e, dopo poco, il sentiero si apre in una radura enorme e stupenda. 

Tutto intorno è bianco per la neve, ma spiccano dei fiori alti e lilla che Stiles non ha mai visto. 

"UAU!" è tutto ciò che esclama JAck, stringendo ancora le mani di derek e Stiles, fermandosi al limitare della radura. 

In fondo, calmi e placidi, ci sono le tre creature più belle che Stiles abbia mai visto. 

Alti, fieri, con un manto che sembra luccicare, e forse è proprio così. Il corno lungo, che riflette i colori dell'arcobaleno e altri che sembrano sconosciuti all'occhio umano. 

"Papi, gli unicorni..."

JAck ha il tono di chinon crede a quello che sta vedendo e Stiles non può che capirlo. Si inginocchia al suo fianco abbracciandolo. 

"Visto? Babbo Natale ci è riuscito!" 

Lui annuisce, poi strattona Derek, che si abbassa a sua volta. 

"Ma ci è riuscito insieme ai miei papà" dice. 

Rimangono lì qualche minuto, mentre gli altri passeggiano nella riserva, senza mai avvicinarsi ai tre animali straordinari. Stiles continua ad abbracciare Jack, anche se sa che l'unico ad avere freddo è proprio lui e non il bambino, fino a quando il bambino non indica qualcosa davanti a loro. 

"Papi, papà!" 

Uno dei tre unicorni si è separato dagli altri e, lentamente, sembra proprio volerli raggiungere. Stiles prende Jack in braccio, un po' anche spaventato, mentre lui continua a tenere la mano di Derek. 

L'animale, con passo sempre lento, si avvicina, rimanendo di fronte a loro, come se li stesse fissando. 

"Sei bellissimo" dice Jack rivolgendoglisi direttamente e, Stiles stenta a crederci, una voce sembra rimbombare nella sua mente. 

Sei bello anche tu, piccolo lupo. Sei felice? 

Jack sembra incontenibile, ormai. 

"Sono tanto felice!" 

Puoi salirmi in groppa, se vuoi. 

Stiles guarda subito Derek. Non sa se è sicuro e non sa nemmeno se riuscirebbe a fermare Jack. 

Derek annuisce. 

"Non gli farà del male, è un essere intelligente." 

Annuisce a sua volta, baciando la guancia di suo figlio e aiutandolo a sedersi bene, per non cadere. 

"Cucciolo, reggiti bene, okay?" 

lui nemmeno risponde, ma di nuovo quella voce. 

Vostro figlio è al sicuro. Voi aspettateci qui. 

Stiles annuisce, ancora un po' sotto shock, mentre l'unicorno a passo molto lento si allontana di poco. Jack se ne sta buono buono, ma non smette di parlare. 

"Il colore sarà anche il mio, ma lo sguardo è tuo. Avete la stessa espressione." 

Stiels sbuffa una risata e si rivolge a Derek. 

"Ehi, non capita ogni giorno di parlare con un unicorno, sai?" 

Derek sorride a sua volta. 

Passa qualche attimo di silenzio, poi è di nuovo Derek a parlare. 

"Hai una risposta?" chiede, 

Stiles sa a cosa si riferisce. La sera prima ha ricevuto un messaggio di Derek, una richiesta. 

Dato che sei un ottimo Babbo Natale, vorrei chiederti anche io un regalo. Mi daresti un'altra opportunità, Stiles?  

Stiles abbassa lo sguardo, un accenno di sorriso. 

"Papi, profuma di zucchero filato questo fiore!" urla Jack. 

Stiles gli manda un bacio, poi si rivolge a derek, offrendogli una mano. 

"Andiamo a sentire quanto sia vero e quanto sia la frutto della fantasia di nostro figlio?" 

Derek guarda la mano, poi fissa lo sguardo nel suo, sorridendo. 

E il fiore profuma davvero di dolci, di dolcezza, di serenità. Con la risata di suo figlio in lontananza, gli unicorni intorno e le dita di Derek intrecciate alle sue. 






La parola era "UNICORNO". 


Richiesta di Aurora. E sì, non posso che ficcare il Natale ovunque, se mi vengono fatte richieste a dicembre! :D 

Blu. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top