StatoXstato

Salvatore gli aveva aperto la porta di casa sua e l'aveva lasciato entrare anche se ora non credeva più che fosse stata una buona idea.
Diego faceva avanti e indietro come un leone in gabbia e aveva fumato mezzo pacchetto di sigarette in un'ora.

Salvatore si era seduto al tavolo e teneva la testa tra le mani. Una terribile emicrania lo stava per mettere ko, prima ancora che potesse farlo il suo amico.
Era da quella mattina che non faceva che pensare a Checca e alle parole con cui lei lo aveva mollato. Ma cosa poteva farci se, nonostante tutti i suoi difetti, non riusciva a non essere un buon amico?
Stanco di quella situazione di stallo, sbuffò: «Mo' ti puoi sedere un attimo? Spiegami bene che cos'è successo.»
Diego riprese il pacchetto di sigarette, ma Salvatore glielo levò dalle mani e gli fece cenno di sedersi.

«Salvatò, cher'è¹ che non hai capito?»

«Niente Diego, nun aggio capito niente²! Sei entrato come un pazzo e hai cominciato a parlare a raffica da solo. Mo mi spieghi semplice semplice? Tengo nu male 'e capa...³» ancora una volta si massaggiò le tempie e si rimise seduto.

Diego fece un respiro profondo e si sedette di fronte a lui. «Arturo l'ha capito» confessò fiscale.

«Arturo ha capito... » lo imbeccò.

«Sono sicuro che Arturo l'ha capito che lei mi piace. E poi l'ha baciata!» tornò a mettersi in piedi e batté una mano sul tavolo: «S'è fatta vasà!⁴»

«E che vuoi fare?» Salvatore si andò a sdraiare sul divano: «Siente, te capisco, veramente, ma questa cosa non la puoi cambiare senza fa nu casino.⁵»

Diego afferrò il tavolo alle sue estremità e lo batté appena contro il pavimento; subito dopo lasciò casa del suo amico e si allontanò in fretta con l'auto.

● ○ ●

Davanti a un bicchiere di vino, Arturo si scusò per essere stato troppo avventato e confessò che se l'era meritato lo schiaffo che lei gli aveva piazzato al centro della guancia.

«Spero che questo piccolo pensiero riesca a cancellare il broncio dal tuo viso», fece cenno al cameriere di servire le piccole porzioni di pietanze varie, preparate con la massima eleganza e professionalità. Una cucina di classe, di sicuro alla sua altezza.

«Sai, credo che tu abbia pensato che sarebbe stato un gioco da ragazzi, ma ti sbagli. Avresti dovuto lasciare a me la scelta di baciarti. Ci conosciamo da pochissimo e non sappiamo se ci conosceremo mai abbastanza.»

Arturo riempì ancora i calici: «È vero, ho sbagliato. Ma non ti è mai capitato di perdere la testa per qualcuno che conoscevi appena?»

Valentina mandò giù con difficoltà il crostino al quale aveva dato un morso. La guardava dritta in faccia e si sentiva inchiodata a un muro, con lui che le puntava contro un fucile. Scosse il capo e si mostrò indifferente.

«D'accordo. C'è sempre la prima volta, no?» licenziò il discorso e sollevò il calice prima di fare un sorso.

C'è stata già, non preoccuparti. Valentina fece lo stesso e tornò a trincerarsi dietro un silenzio punitivo.

● ○ ●

«Allora?» Teresa si stese sul letto accanto a Valentina e insieme fissarono il soffitto.

Quest'ultima fece un grosso respiro e le porse il suo cellulare: «Guarda con i tuoi occhi.»

Teresa si sollevò di colpo con la schiena. Diego aveva postato un nuovo stato in cui riprendeva il mare e aveva aggiunto la frase: "Vorrei che fossi qui...".
«Quando hai trovato il suo profilo?»

«Davvero è questa la prima cosa che ti viene in mente?» le strappò il cellulare di mano e lo mise a faccia in giù sul letto. Era da un'ora che guardava quell'aggiornamento di stato e si era lasciata tentare più volte dalla voglia di contattarlo e dirgliene quattro; per fortuna era arrivata la sua amica, perché stava quasi per cedere e non sarebbe stata la cosa giusta da fare, quella di dargli la soddisfazione di vederla arrabbiata, gelosa.

Teresa raccolse le sue mani e fu costretta a mettersi seduta di fronte a lei, a gambe incrociate.
«Perché sei così arrabbiata? Guarda che ho visto il tuo stato. No regrets? Davvero?» abbozzò un sorriso.

«Certo! Lui aveva un impegno importante, lo ha detto anche Arturo. Ha cercato di smentire, ma non ci è riuscito. "Vorrei che fossi qui" era di sicuro riferito alla sua Annamaria

Teresa scoppiò in una grossa risata: «Ma se si amano così tanto e lui è comunque tornato da lei, perché mai esprimere un desiderio invece di postare una foto insieme?»

«Eh Terry! Forse... – saltò giù dal letto e andò alla finestra – Magari le ha raccontato di noi e ora cerca solo di farsi perdonare.»

«D'accordo – la raggiunse – Forse hai ragione, ma non penso che tu sia sicura di questa versione della storia», le rivolse uno sguardo malizioso e continuò: «Ho visto che tieni la sua maglia sullo schienale della sedia.»

Valentina fece scattare lo sguardo verso la scrivania. Aveva proprio dimenticato di averla tirata di nuovo fuori dall'armadio e poi di averla riposta sulla sedia. L'idea era di indossarla per tutta la notte, ma alla luce dei nuovi fatti, alla fine aveva cambiato idea. Mi ha solo usata, ripeté nella sua mente. Le sembrava di aver vissuto un incubo, anche se non riusciva a dimenticare i momenti concitati fra di loro. Come può aver recitato una parte per tutto il tempo?

Teresa le carezzò i capelli lunghi che scendevano lungo la schiena: «Ascolta Vale, so che è più facile seguire i tuoi pensieri attuali, che considerare l'idea che le cose sono un po' più complicate di così. È normale dopo quello che hai vissuto, ti capisco. Dormici su, ne riparliamo domani.»

«Non cambierà nulla una dormita», una lacrima scivolò veloce sulla guancia e cercò di nasconderlo.
Niente le avrebbe fatto cambiare idea in quel momento, ma dovette ammettere che per un attimo aveva sperato con tutto il cuore di sbagliarsi.

«C'era altro che volevi raccontarmi?» Teresa cercò di portare il discorso su un'altra strada.

Valentina la guardò infastidita e rispose: «Arturo mi ha baciata.»

«Cosa?»

«Già. Non preoccuparti l'ho messo al posto suo.»

«E lui l'ha visto?»

Valentina scosse il capo: «Forse sì... Stava andando via quando è successo. Avrà visto il bacio, non lo schiaffo.»

«Hai schiaffeggiato Arturo Di Domenico?» Teresa scoppiò in una risata divertita e, dopo un attimo di esitazione, la sua amica la seguì.

«Così impara» aggiunse.

Teresa l'abbracciò e continuò a ridere. Valentina era sempre stata una testa calda per quanto riguardava le relazioni. Non aveva mai ceduto su nulla, quando si trattava del suo orgoglio.
In ogni storia aveva avuto l'ultima parola e nessuno dei sue ex era mai riuscito a zittirla o a renderla succube. Era un portento e l'ammirava per questo, perché lei invece non riusciva a troncare una relazione ormai fatta di abitudini, né tantomeno quella che la vedeva "sottomessa".
Però ora aveva puntato i piedi per terra: Davide Virzillo l'aveva chiamata appena arrivato all'appartamento, ma dopo aver parlato con Valentina aveva deciso di prendere le distanze da lui. Si era comportato in modo incomprensibile e lei non era disposta a mentire alla sua amica in un momento simile.

Quando ancora una volta il suo cellulare squillò, bloccò il contatto di Davide e lo infilò in borsa. «Va bene, tesoro, io ora vado. Domattina ti passo a prendere con la macchina, per andare all'università.» Le diede un bacio sulla guancia e lasciò la stanza.

Valentina si lasciò cadere sul letto, poi riprese il cellulare e tornò a guardare lo stato di Diego. Hai rovinato tutto. Le lacrime non trovarono più ostacoli e bagnarono anche i suoi bellissimi capelli; si portò il cellulare sul petto e lasciò che la frustrazione che sentiva venisse espulsa con esse.

● ○ ●

Arturo tornò a massaggiarsi la guancia, nel ricordo dello schiaffo di Valentina, e un sorriso malizioso si disegnò sulle sue labbra. Focosa come mi aspettavo.
Qualcuno bussò alla porta e andò ad aprire. «Uè Errì, trase⁶» lo invitò ad accomodarsi.

«Grazie – Enrico si chiuse la porta alle spalle – perché mi hai chiesto di venire a quest'ora?»

Arturo non riusciva a cancellare quel suo sorriso sornione dalla faccia e presto rispose: «Non ti preoccupare, ho mandato Diego a riscuotere i crediti. Assiettete⁷» gli indicò una sedia. Allo sguardo interrogativo di Enrico, aggiunse: «Ho un altro lavoro per te.»

«Tutto quello che vuoi», si affrettò a rispondergli.

Arturo masticó una gomma al posto delle sigarette che di solito fumava. Valentina odiava il fumo e lui lo stava evitando. Nulla gli avrebbe rovinato i piani. Niente e nessuno.
«A proposito di Diego... – si rimise in piedi – Voglio sapere tutto quello che fa, dove va, con chi si vede... Tutto

«Non era il tuo braccio destro? Un "amico fidato", l'hai sempre definito. Cos'ha fatto per perdere la tua fiducia?»

Arturo fece spallucce. «Tu seguilo, il perché non deve avere importanza per te.» Posò delle banconote sul tavolo e gli disse di prendere quell'anticipo, mentre il resto lo avrebbe avuto a tempo debito.

Enrico fece un cenno d'assenso e li infilò in tasca, prima di lasciare casa di Arturo e tornare alle sue cose.

Era stata una giornata stancante, ma niente avrebbe cancellato la soddisfazione di aver assaggiato le labbra di Valentina. Arturo tolse la camicia e si stiracchiò per bene. La mano scivolò lungo il tatuaggio che aveva sul petto e si ricordò di quanto la vita gli avesse tolto. Valentina sarà mia, ripeté a se stesso.
Finalmente era arrivato il momento di prendersi una rivincita.

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NOTE:

¹cos'è
²non ho capito niente!
³Ho un mal di testa...
⁴Si è fatta baciare!
⁵Senti, ti capisco, veramente, ma questa cosa non la puoi cambiare senza fare un casino
⁶Ehi Enrico, entra
⁷Siediti


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