Ostinazione
Salvatore faceva avanti e indietro sull'uscio della porta. Più volte aveva provato a chiamare Diego, ma non aveva avuto risposta, così l'ansia cresceva sempre di più.
«Che faccio? Che gli dico a Errico si chiamma?¹» si grattò stizzito la nuca, quasi fino a sentire le unghie graffiare la pelle sotto i capelli rasati. «Sarracì, ma che cazzo staje facenno?²»
Ritirò fuori il cellulare dalla tasca, giusto in tempo per scoprire che il suo peggiore incubo si stava avverando: Enrico lo stava chiamando.
«E mo' che cazzo faccio?³» agitò le mani che tenevano il cellulare. Doveva rispondere, non c'era altra soluzione, oppure avrebbe peggiorato la situazione già difficile. Trascinò il simbolo verde.
«Errì?⁴» Dall'altro lato un breve momento di silenzio, poi Enrico pronunciò una sola frase, quella peggiore che Salvatore potesse sentire e che gli fece andare la testa nelle nuvole. Deglutì sonoramente. «E quando?»
«Appena si libera. 'A principessa?⁵»
Salvatore fece un grosso respiro e mentì, nella speranza che non venisse mai scoperto. Gli disse che Valentina dormiva beata nella sua stanza, mentre Diego si stava rilassando sotto la doccia e lui fumava una cannetta fuori. Solite cose insomma. Per fortuna Enrico sembrò soddisfatto e non volle prove, anche perché, considerata l'ora tarda, diede per certe le cose che lui gli aveva appena riferito. Chiuse la chiamata e Salvatore finalmente poté dare sfogo alla sua frustrazione dando un urlo al vento.
Arturo aveva deciso di presentarsi a Valentina e lo aveva fatto nel momento peggiore. "Appena si libera" era stata la risposta di Enrico, il che voleva dire un giorno oppure un'ora, ma sperò che avesse almeno la pazienza di attendere l'indomani così che anche Valentina fosse stata sveglia. Sveglia e presente, pregò.
Preso dall'agitazione accese un altro spinello e provò ancora a chiamare Diego.
«Ma vafancul' pur tu, Diè⁶» sbottò, ignorato per l'ennesima volta. Erano trascorsi già venti minuti da quando lui era uscito a cercare Valentina e non aveva più dato sue notizie. Salvatore poté solo fumare e attendere ancora, non gli restava che fidarsi di Diego, come d'altronde aveva sempre fatto.
● ○ ●
«Credo che tu stia rischiando grosso. Non hai alcuna certezza che non le facciano del male.» Teresa scostò la sedia dal tavolo e prese posto di fronte a Davide.
Lui l'aveva contattata subito dopo il loro ultimo incontro e Teresa non si era fatta attendere. Nel giro di poche ore si erano ritrovati di nuovo al solito posto: l'appartamento di cui Davide pagava l'affitto solo per condividerlo con lei.
«Forse non hai capito – si liberò della giacca che lo opprimeva – mi ha mandato una lettera molto esplicita.» Sventolò una busta bianca a mezz'aria, poi la sbattè sul tavolo, gesto che la fece sussultare.
Teresa allungò la mano per raccoglierla. «Posso?» Al cenno d'assenso di lui, la prese e l'aprì. Lo sguardo saettò qua e là sul foglio che lesse tutto d'un fiato, poi sbarrò gli occhi e fissò Davide. «Non avrai intenzione di accettare, spero?» Alla sua non risposta continuò: «Davide, questa è follia! Già era grave non aver fatto nulla, ma ora è troppo. Valentina non te lo perdonerà mai.»
«Sì, ma dice anche che avrà lei l'ultima parola. E non accetterà.» Incrociò le braccia davanti al petto e portò il mento in fuori.
Teresa gli restituì la lettera e si rimise in piedi. «Non posso crederci – cominciò – lasci che tua figlia, che ami così tanto, finisca nelle braccia di un essere così viscido solo per tenerti i tuoi affari? Non ti riconosco più. Ti rendi conto che la stai vendendo?»
Davide battè il palmo sul tavolo e lei sussultò ancora. «Mo'⁷ basta. Non sai tutto, Caruso, e dovresti evitare di trarre conclusioni affrettate. Valentina è adulta e so che uno così non le piacerà mai. E poi Di Domenico ha detto che accetterà anche un no da parte sua.»
«Davide, non puoi dire sul serio» ribadì incredula.
Il silenzio calò su di loro, con un Virzillo con la mascella serrata, mentre Teresa continuava a non credere a quanto avesse letto, né tantomeno a quello che aveva appena sentito da lui. Insomma, aveva capito da tempo che i suoi affari non erano puliti al cento per cento, ma non avrebbe mai immaginato che potesse cedere anche sulla sua adorata bambina. Il rapporto fra Valentina e suo padre non era stato sempre facile, ma Davide stravedeva per lei e lei amava il suo papà, tanto da cercarlo negli uomini che di volta in volta aveva frequentato. Solo Miguel era diverso.
Teresa aveva le mani sui fianchi, immobile, mentre lo guardava e si rendeva conto che non sembrava avere intenzione di continuare quella discussione. Ma perché aveva deciso di condividere quelle informazioni proprio con lei e non con Céline? Non aveva forse più diritto lei di sapere cosa stesse accadendo a sua figlia? Per di più, Valentina era la sua migliore amica e andare a letto con suo padre non migliorava di certo la situazione.
Davide si avvicinò a passo lento, senza distogliere lo sguardo dal suo viso, con un'espressione seria. «Ultimamente sei un po' troppo ostile» allungò la mano e, posate le dita sotto il suo mento, fece sì che lo guardasse in viso. «Ho già deciso, quindi combattere è inutile.»
«Allora perché lo dici a me? Hai una moglie, no? La madre di tua figlia non sa nulla di tutto questo. Ti sembra giusto?»
Davide lasciò il mento di Teresa e fece scivolare le dita lungo la linea del suo décolleté. «Cosa faccio e perché lo faccio, non devo spiegarlo a nessuno.» Infilò la mano nella sua magliettina aderente nera dallo scollo a barca e afferrò uno dei suoi seni. Seduta sulla sedia, Teresa si sentì avvampare. A quell'altezza, l'erezione di Davide era ben visibile dai pantaloni del suo completo elegante blu notte, e anche molto vicina. Teresa si umettò le labbra. C'era poco da fare, Davide riusciva a fare sempre ciò che voleva con lei, restituendole momenti che difficilmente sarebbe riuscita a dimenticare. Tutt'a un tratto Valentina, Di Domenico, Céline e persino il suo quasi marito, tutto sparì. C'era solo Davide, ancora lui, sempre lui. Si chinò appena e prese le sue labbra rosso fuoco, mentre con l'altra mano accompagnava quella di lei sulla sua erezione.
Finiva sempre così, ogni volta. Si vedevano, lui parlava di cose, discuteva di altre, sembrava interessato alla sua opinione; poi la contraddiceva, si mostrava risentito e infine le mostrava quanto tutto ciò lo eccitasse. Non che se ne lamentasse più di tanto lei, visto che poteva dirsi sempre soddisfatta alla fine, ma la cosa iniziava a sfuggirle di mano.
Di nuovo cedette alle tentazioni di Davide, ma stavolta si disse che avrebbe cercato di convincerlo a cambiare idea, magari utilizzando la seduzione, e chissà, magari alla fine le avrebbe dato ascolto.
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NOTE:
¹Cosa dico a Enrico se chiama?
²Sarracino, ma che cazzo stai facendo?
³E ora che cazzo faccio?
⁴Enrico?
⁵La principessa?
⁶Ma vaffanculo pure tu, Diego
⁷Ora
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