Intanto a Napoli...

Erano gli ultimi giorni di Settembre, ma il caldo fuori era asfissiante e l'unico modo per combattere l'afa sembrava quello di starsene chiusi in casa.
Céline, quel giorno, aveva addirittura rinunciato alla sua lezione di yoga e, di conseguenza, all'appuntamento con Paul, suo connazionale e insegnante.
Ora se ne stava seduta al tavolo del soggiorno, davanti a un calice di Chardonnay, posato sopra una busta da lettere bianca.

Poco più di un'ora prima era stato il portiere del palazzo a fargliela recapitare fino alla porta dell'appartamento. Chi gliel'aveva consegnata, lo aveva anche informato dell'urgenza.
La busta era firmata con due sole parole: "Un amico".

Céline non aveva perso tempo e, incuriosita, l'aveva subito aperta, ma le era bastato un minuto per far sì che il sorriso sparisse dal suo viso.
All'interno della busta, una lettera piegata a metà spiegava con poche e semplici parole che Valentina era stata rapita e che suo marito, nonostante ne fosse a conoscenza, non aveva mosso un dito per riportarla a casa.
La prima emozione a travolgerla era stata la paura, seguita subito dalla rabbia, che ancora la teneva seduta e in continua rielaborazione delle informazioni appena ricevute.

Immaginava di prendere Davide a schiaffi, o di urlargli semplicemente in faccia tutto la sua frustrazione. Magari lo avrebbe cacciato via o addirittura minacciato di togliergli tutto affinché avesse una vaga idea di come si sentisse. Che razza di padre si stava rivelando? Sì, lei non era una madre perfetta, e mai si era sentita tale, ma questo... beh, questo era irrimediabilmente sbagliato.

Il pugno si chiuse attorno allo stelo del calice di delicato cristallo e, quando sentì le chiavi entrare nella toppa, lo strinse fino quasi a spezzarlo.

Davide era tornato a casa dopo il suo messaggio che lo invitava a sbrigarsi per raggiungere un fantomatico collaboratore, che lo attendeva nel suo appartamento. Ormai era chiaro a chiunque che l'unica cosa a smuoverlo erano gli affari.
Ripose le chiavi nello svuotatasche di raffinata porcellana di Capodimonte e con passo fermo raggiunse sua moglie. Si guardarono per un lungo istante e lui capì subito di essere caduto in un tranello, ma non aveva alcuna idea di cosa stesse accadendo. Posò la borsa in pelle su una delle sedie accostate al lungo tavolo da pranzo e chiese: «Che significa?»

Céline, con lo sguardo duro e un movimento netto, sollevò il calice e fece scivolare la busta bianca nella sua direzione, senza dire nulla.

Davide la fermò poco prima che raggiungesse il bordo del tavolo. Se la rigirò tra le mani e guardò lei appena notò la firma del mittente. Céline restò inespressiva, così l'aprì pronto e la lesse.
Di tutte le cose che aveva immaginato, mai avrebbe pensato a una soffiata del genere. Nella lettera c'era scritto tutto. Chi si firmava "amico" forse lo era davvero, ma amico di chi? Suo non di certo; però neanche di Céline, vista la sofferenza che avrebbe dovuto sapere di star causando anche a lei. Dopo averla letta una seconda volta, la ripiegò e la mise sul tavolo. Con la mano si toccò l'orologio per aggiustarlo. «Cosa intendi fare?» finalmente la guardò negli occhi.

«È vero?» chiese lei solamente.

Davide si sistemò anche la giacca, poi scostò appena la sedia e prese posto di fronte a lei. «Credi davvero che io possa ignorare mia figlia?»

Céline strinse ancora il pugno attorno allo stelo del calice. «Valentina è nostra figlia. Non credi che avrei dovuto sapere cosa le sta accadendo?» Fece un grosso respiro. «Ormai sono anni che non siamo più una coppia innamorata. Tu l'uomo dai mille impegni e gli affari d'oro, mentre io sono sempre stata la moglie attenta, la donna di buona famiglia che è stata fortunata ad incontrarti. Non è così che tutti l'hanno sempre pensata? Dì la verità.»

«Céline, stai divagando...» provò a fermarla.

«Tais-toi¹! Ti rendi conto che per sopportare questa relazione abbiamo entrambi bisogno di un'amante? L'unica cosa che ci tiene uniti è l'amore per nostra figlia, o almeno era quello che credevo.» Céline si mise in piedi e Davide fece lo stesso.

«Non dire nulla di cui potresti pentirti. Sai quanto amo nostra figlia e non rischierei che si facesse male. Ho la soluzione a portata di mano.»

«La tratti come se fosse uno dei tuoi affari, nulla di più. Strategie su strategie, ma l'amore non fa mai calcoli.» Il suo accento diveniva sempre più marcato e la gola s'inaridiva a ogni frase. «Per una volta non pensare solo a te stesso.»

«Io riporterò Valentina a casa senza perdere né l'orgoglio, né l'onore!»

Céline fu accecata dalla rabbia, sollevò il calice e il vino finì tutto in faccia a Davide. Aveva rivissuto quella scena nella sua testa più e più volte, finché non era riuscita a farlo davvero. Subito dopo si sentì alleggerire dal peso che le aveva oppresso il petto per tutto il tempo. «Tu es incroyablement égoïste²» levò il disturbo e a gran passo si recò in camera da letto.
Non avrebbe resistito un minuto in più in sua presenza.
Sapeva, lo sapeva che qualcosa le era accaduto. Valentina non avrebbe mai trascorso il giorno del suo compleanno lontano dai suoi cari.
Per la prima volta, dopo venticinque anni, non avrebbe spento le candeline con sua mamma e le sue amiche, sua nonna, sua zia e il suo papà. Nessuno le avrebbe augurato buon compleanno o l'avrebbe abbracciata fino a farla imbarazzare davanti a tutti i suoi amici. Ed era tutta colpa di Davide.

Céline provava una forte rabbia nei suoi confronti. Era convinta che lui potesse risolvere il problema, ma i suoi metodi restavano inaccettabili. Si chiese cosa avrebbe pensato Valentina se avesse saputo come suo padre stava gestendo la situazione, così sperò che fosse all'oscuro di tutto e che il loro nuovo "amico" non cercasse di "aiutare" anche sua figlia come aveva appena fatto con lei.

● ○ ●

«Ah, si tu³?»

Salvatore entrò in casa e chiuse la porta dietro di sé. «Ancora aspietti ca⁴ torna da te? Annamarì...»

«Sh!» lo rimproverò. «Sei l'ultimo che può dare lezioni su certe cose, eh! O vuoi parlare di Checca?»

Salvatore si riempì un bicchiere d'acqua e si accomodò. Non avrebbe dovuto inventarsi nulla di impegnativo per eludere quella domanda; era lì per un solo motivo e niente gli avrebbe impedito di fare ciò che si sentiva in dovere di fare. «Assiettete⁵», le indicò la sedia di fronte a sé.

L'espressione di sua cugina mutò in un istante. «Che succede Salvatò?» chiese preoccupata.

«Si tratta di Diego.»

Annamaria saltò dalla sedia e terrorizzata domandò: «Gli è successo qualcosa? Sta bene? Dov'è?»

Salvatore prese le sue mani e le strinse sul tavolo. «Tranquilla, sta bene.» Notò subito in lei un sollievo generale e continuò: «Sono qui per te, non per lui. Forse così te lo leverai dalla testa.»

«Che vuoi dire?»

«Credo si stia innamorando di una» concluse.

Annamaria ritirò le mani e incrociò le braccia davanti al petto. «Buon per lui –  scattò in piedi – e io c'aggia fa'⁶?»

«Ho sempre detto che sarebbe stato meglio per voi non stare insieme, ma cu essa⁷ è peggio. Essa⁸ è di Arturo.»

Annamaria lo guardò negli occhi, poi sbuffò un sorriso amaro. «Fa avanti e indietro da casa mia, preferisce chillu figlio e bona femmena⁹ a me ogni volta, non vuole impegnarsi, e mo'¹⁰ mi stai dicendo che tradisce tutto quello in cui crede per una donna?»

«Io so solo che se Arturo lo scopre, Diego passa nu brutto quarto r'ora¹¹. E appriesso a isso pure io¹².»

«E lei? Chi è?»

«Na figlia 'e pap๳. Però sembra tranquilla.»

«E la vuole Arturo?» scoppiò in una grossa risata. «Che poi voi uomini avete la strana convinzione che scegliete voi le donne, non che siano loro a permettervi di avvicinarvi», rise ancora.

Anche Salvatore si mise in piedi. «Sono contento che tutto questo ti diverte, ma credimi, Diego rischia davvero grosso.»

«Salvatò – gli si avvicinò – Diego non ha mai amato nessuna», aggiunse con tono triste e un sorriso, accennato, ancora di più.

«Non l'hai visto con lei. Non sono uno che si preoccupa per niente. Tu prova a parlarci, convincilo a tirarsi indietro, a nun fa' strunzat¹⁴.»

«Perché, quando mai mi ha ascoltata?»

Salvatore intercettò il suo sguardo e rispose sincero: «Sempre. Non siete riusciti a far funzionare una relazione d'amore, ma voi due siete legati da un forte sentimento. Vi volete davvero bene e lui tiene molto in considerazione la tua opinione. Fidati, se c'è una che può farlo ragionare, quella sei tu.»

Annamaria dovette rassegnarsi a quella verità, perché sapeva bene che in fondo suo cugino aveva ragione. Il legame tra lei e Diego non si era mai spezzato, neanche nei lunghi periodi in cui erano stati separati. Si volevano bene, quello era dannatamente vero, così tanto che lei sentiva un dolore al petto ogni volta che lo credeva in pericolo o anche solo nei pasticci. Sì, avrebbe provato ad aiutarlo, ma doveva sapere una cosa fondamentale perché ci riuscisse, così si fece più vicina a Salvatore e gli fece la domanda: «Hanno fatto sesso?»

Lui sbuffò un sorriso. «Con il rischio che Arturo potrebbe osservarli da lontano? Ovviamente no.»

«Bene, allora ci proverò. In caso contrario, sarebbe stata una missione impossibile.»

◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇

NOTE:
¹Stai zitto!
²Sei incredibilmente egoista
³sei tu?
⁴aspetti che
⁵Siediti
⁶e io che devo fare?/ che me ne importa?
⁷ma con lei
⁸Lei
⁹preferisce quel figlio di buona donna
¹⁰e ora
¹¹Diego passa un brutto quarto d'ora
¹²E con lui pure io
¹³Una figlia di papà
¹⁴a non fare stronzate

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