Inaspettatamente tu [Parte 2]
Per forza di cose, Diego aveva prenotato una sola stanza dove avrebbero alloggiato per tutto il giorno e anche la notte, ma aveva almeno avuto la premura di sceglierne una munita di due letti singoli, il più possibile lontani fra loro; non che comunque sarebbe servito in una certa situazione.
Valentina però aveva lo stesso da subito messo dei paletti; infatti gli aveva chiesto di attendere fuori dalla stanza mentre lei si cambiava per scendere nella spa del centro termale.
Sul letto aveva trovato un accappatoio e delle ciabatte apposite, il tutto molto comodo e al profumo di lavanda. Aveva tolto i vestiti e lasciato l'intimo nero. Se me lo avesse detto, mi sarei portata un costume.
Si avvolse nell'accappatoio e si godette il morbido abbraccio. Va bene, lo perdonerò. Ma solo per questa volta. Infilò le ciabatte e uscì dalla stanza.
Cazzo!
Diego era di spalle, rivolto verso una dispensa dell'angolo tè e tisane, con addosso solo un costume nero che lo copriva fino a metà coscia, mentre l'accappatoio era appoggiato su una delle poltroncine della sala relax.
Valentina seguì con gli occhi la curva delle sue spalle, scendendo per la schiena giù fino ai piedi che teneva scalzi, e non poté fare a meno di sospirare a quella vista. Aveva di nuovo sentito quel vuoto allo stomaco che non trovava modo di evitare.
Quando la porta fece un click per la chiusura, Diego si mise lentamente dritto con la schiena, prima di voltarsi.
«Finalmente», le indicò il corridoio. «Dobbiamo arrivare in fondo – si avvicinò ancora al suo orecchio – e possiamo farlo con calma, oppure di fretta», la provocò con tono malizioso.
Valentina sentì un brivido percorrerle tutto il corpo e strinse un po' di più l'accappatoio.
«Cosa c'è in fondo?»
Lui la guardò con un accenno di sorriso, poi rispose: «Tutto chello ca vuo' tu¹.»
Un altro brivido la percorse e deglutì con forza. "Tutto chello ca vuo' tu", aveva detto, ma cos'era che lei davvero voleva? Voglio te, sentì come un'eco nella sua testa. Il cuore accelerò di colpo i battiti e il sangue risalí per infiammare le sue guance. Quella decisione, la chiarezza, la consapevolezza che stava acquisendo, era del tutto nuova. Lui le aveva mostrato una piccola parte di un mondo diverso dal suo, così piccola che neanche era sicura di ciò che ne avesse compreso; eppure era bastata a farle porre delle domande e a mettere in discussione ciò che credeva fosse normale.
I suoi pensieri, sempre super affollati, per la prima volta vertevano in una sola direzione: Diego. Ti prego baciami, lo supplicò con lo sguardo, in attesa che lui facesse il solito passo che spezzava ogni barriera fra di loro.
Stavolta nessuno li avrebbe interrotti, nessuno avrebbe bussato a quella maledetta porta; non ci sarebbero state sterzate sul terreno, né sulla ghiaia. Erano soli, completamente e finalmente soli.
Diego però le diede le spalle e s'incamminò verso la destinazione prefissata; lei, delusa, lo seguì in silenzio.
Quel posto non era affatto come se l'era immaginato, pieno di gente e parole sussurrate; non si percepiva anima viva, né il suono di risatine intime. Anche quando arrivarono a destinazione, la stanza era vuota e un'ondata di meraviglia l'assalì.
La stanza era circondata da una vetrata che dava sulla natura circostante. Si potevano vedere gli alberi e tutto ciò che ricreava una sorta di foresta. Una grossa piscina centrale aveva l'aspetto di un lago incontaminato, con le sue acque cristalline sui toni del verde, reso possibile da alcuni faretti subacquei. Tutta la pavimentazione era ricoperta da ciottoli lisci e in fondo alla stanza una piccola cascata a parete ricadeva lungo una struttura di pietra levigata.
Valentina era rimasta senza parole. Nonostante la vita agiata che aveva avuto la fortuna di vivere e le opportunità che non le erano mai mancate, non aveva mai visitato un posto simile.
Diego, che l'aveva osservata con attenzione, sentì di aver segnato un altro punto a suo favore. Si avvicinò di nuovo. «Avanti, butta fuori. Si vede che muori dalla voglia di farmi delle domande. Sto aspettanno².»
Lei dapprima lo guardò interrogativa, perché distratta dalla sua meraviglia, poi si schiarì la voce e disse: «Siamo sempre ad Avellino? Perché non c'è nessuno qui?»
«Perché, Avellino non può tenere terme e spa di lusso?»
«E quando l'avrei detto? Chi è ora il permaloso?» si allontanò di qualche passo per osservare la natura oltre le vetrate. «Era solo per sapere se sono sempre lontana da casa.»
Diego immerse i piedi in acqua e man mano che avanzava vi s'immergeva sempre di più, finché l'acqua non arrivò al punto massimo, cioè un po' più su del suo ombelico. «Sì, siamo sempre ad Avellino. Goditi questa piccola pausa dai problemi, ho affittato tutta questa parte della struttura solo per noi.»
Lei lo guardò di scatto. Maledizione! Si era bagnato tutto e le luci nella stanza facevano brillare le goccioline d'acqua sul suo corpo. Con la mano aveva appena scrollato i capelli per eliminare l'eccesso di acqua. «Co-come hai fatto a...» cazzo «Perché?» Non riuscì a mettere insieme una frase decente.
«Un amico mi doveva un favore.» Abbozzò un sorriso, poi tornò serio, allargò le braccia e la invitò: «Hai intenzione di entrare? La temperatura dell'acqua è perfetta.»
Ora tocca a me. Sapeva che sarebbe stata una dura sfida, quella di passare un giorno insieme, da soli, in un posto del genere. Resistere o sedurre, erano le uniche due opzioni, e lei non si sarebbe fatta scappare un'occasione tanto ghiotta.
Si girò di spalle e con molta calma lasciò scivolare via l'accappatoio, mostrandogli il suo corpo in intimo per la prima volta. Quando furono di nuovo faccia a faccia, riuscì a leggere sul suo volto ogni pensiero malizioso appena fatto.
Con piccoli e delicati passi entrò in acqua, mentre lui se ne stava a fissarla incantato. «Che c'è?» esordì.
Diego non ne poteva più. Erano giorni che aveva un solo pensiero fisso e lei, con la sua malizia, lo aveva più volte provocato, sperando in una sua reazione. Si era raccontato ogni sorta di menzogna pur di dissuadere se stesso dal compiere un atto d'infamia così becero; eppure ora scopriva quanto fosse stato inutile sprecare quel tempo per l'inevitabile.
«Tu me faje ascì pazzo, 'o ssaje³», la raggiunse e si lasciò andare in un lungo bacio appassionato.
Valentina emise un mugolìo di piacere e si fece trasportare dal desiderio. «Ti voglio» gli sussurrò a fior di labbra.
Diego capì che il momento dell'attesa era finito; lo sapeva lui, così come lei. Le carezzò i seni e Valentina, sentite le gambe farsi deboli, si aggrappò alle sue spalle sode. Una mano scivolò dietro la nuca di Diego, mentre lo guidava lungo il suo collo.
Un gemito sfuggì al suo controllo quando si dedicò ai piccoli e irti capezzoli. Lui aveva scostato con urgenza il tessuto che li copriva e con la bocca aveva fatto il resto; circondó le punte turgide e con la lingua le carezzò prima dolcemente, poi con più veemenza.
La stanza sembrò rimpicciolirsi tutt'attorno. Diego la baciò di nuovo, intenso, passionale, e Valentina restò senza fiato ancora una volta. «Pure io te voglio.» Le sue mani scivolarono lungo i fianchi di lei, per posarsi sul suo sedere morbido. Un altro mugolìo sfuggì al suo controllo, ormai quasi perso del tutto.
Valentina non riusciva più a opporsi, non voleva. Diego la toccava come nessun altro, le sue mani l'accarezzavano in modo sensuale e non aveva smesso di assaporarla neanche per un minuto.
Quando la sollevò tra le braccia, lei si lasciò portare e adagiare sul bordo della piscina senza difficoltà. Si guardarono negli occhi per un istante che sembrò durare un tempo infinito, poi Valentina fece scorrere le mani lungo il suo petto tatuato, per posarle sulle spalle.
Diego la guardava estasiato, in tutta la sua procacità, e non poteva esserne più attratto. Osservò i suoi seni nudi e le cosce tornite, con un desiderio che cresceva sempre di più. «So' pazzo e te⁴» le disse con voce profonda, prima di divorare le sue labbra e insinuarsi tra le sue cosce. Le mani scivolarono verso le zone intime, che lei gli aveva tenuto nascoste fino a quel momento e, scostato il tessuto stretto, Diego volle sentire quanto fosse pronta ad accoglierlo.
Valentina gemette per il piacere di quella scoperta e lasciò che lui la massaggiasse nel profondo della sua intimità. Godette ancora del modo in cui Diego si dedicava ai suoi seni voluttuosi e ne assaporava ogni centimetro. Le dita s'intrecciavano nei suoi capelli a ogni ripresa.
«Nun resisto cchiù⁵» le disse in un respiro, e quando lei fece scendere una mano sulla sua erezione, ricevette l'invito che stava attendendo da giorni. Tirò la testa indietro e si godette quel tocco sensuale, prima di perdere ogni controllo e tirarle via le mutandine. «Valentì, tu me faje sunnà⁶», la baciò di nuovo.
«Non è un sogno, Diego. Ti voglio davvero.» Gli carezzò il petto e fu lei a baciarlo con passione questa volta.
Diego si lasciò cullare da quelle poche ed essenziali parole, prima di darsi a lei senza più ostacoli.
Come aveva immaginato quella mattina, la catenina d'oro batteva sul suo petto a ogni spinta e inspiegabilmente questa cosa la eccitava ancora di più. Lui era delicato, ma anche intenso quando serviva; la portava quasi al culmine, per poi rallentare e prolungare il momento di piacere fino a far sì che il desiderio crescesse a ogni ondata. Il sesso non era mai stato tanto soddisfacente, né essenziale, ma Diego portava tutto a un livello diverso. Come avrebbe fatto a tornare indietro? L'immagine del desiderio stampato sul volto di lui non l'avrebbe mai dimenticata e con essa il piacere che le stava regalando. I gemiti si mescolarono col suono della cascata e con un'intensitá primordiale, il culmine arrivò per entrambi come un fiume in piena.
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NOTE:
¹Tutto quello che vuoi tu
²Sto aspettando
³Tu mi fai diventare pazzo, lo sai
⁴Sono pazzo di te
⁵Non resisto più
⁶Valentina, tu mi fai sognare
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