Inaspettatamente tu [Parte 1]

La testa sembrava gonfiarsi e restringersi, come un polmone sotto sforzo; la vista sfocata e l'adrenalina che non smetteva di far fluire il sangue nelle vene, liquido quasi quanto l'acqua più pura esistente al mondo.

Diego sapeva benissimo quale grande errore stesse commettendo, ma lo stesso non riusciva a evitarlo. Ancora una volta qualcuno aveva interrotto il momento che tanto attendeva, quello che lo avrebbe portato in paradiso, nonostante l'inferno in cui si trovava.

Aveva ordinato a Valentina di scappare in camera sua e subito dopo si era rimesso in sesto. Con un panno umido aveva bagnato la maglia che aveva addosso solo qualche minuto prima, per simulare una bella sudata. Non gli era venuto in mente nulla di meglio che fingere di nuovo di essersi allenato. D'altronde Arturo lo conosceva bene e avrebbe potuto credergli senza riserve. Tanto se è così palese, se ne accorge lo stesso. Si aggiustò i capelli e nel guardarsi allo specchio ripensò a quanto appena accaduto. Che me staje cumbinanno?¹  Pensò a Valentina. Diede un'ultima sistemata ai capelli e attese che Arturo entrasse, ma quando la porta si aprì, l'unico a varcare la soglia fu Enrico.

«Lo sai? Sei fortunato» esordì dopo averlo osservato per qualche istante. Diego lo guardò interrogativo. «Eh sì. Ti ritrovo di nuovo agitato, come l'ultima volta, e per quanto tu lo neghi, sono sicuro che pensiamo tutti la stessa cosa. Buon per te che Arturo ha deciso 'e nun venì².»

Diego lo ascoltò in silenzio e a braccia conserte, poi scostò una sedia e prese posto. «E sentimmo, quale sarebbe chesta cosa che pensate tutti quanti?³»

Enrico accennò un sorriso malizioso, poi si avvicinò di sottecchi. «Tu pensi di essere bravo a nasconderlo? Pienz ca' nun se vere ca' te piace 'a figlia 'e Virzillo?⁴»

Diego serrò la mascella e strinse i pugni sul tavolo. Lottava da giorni contro il desiderio di avere Valentina e lo faceva solo per amicizia nei confronti di Arturo, perché vivere sotto lo stesso tetto con lei lo stava mettendo alla prova come uomo, ma soprattutto minava la sua lealtà nei confronti dell'amico.
Valentina sapeva il fatto suo e giocava con lui come un gatto con la sua preda; sapeva che sarebbe stato solo questione di tempo, prima che lei gli infliggesse il colpo di grazia. Restò in silenzio, con gli occhi puntati in quelli di Enrico, che a sua volta lo teneva inchiodato in quella posizione con i suoi due metri di altezza.

«Perciò, sei fortunato, perché Arturo ha avuto un contrattempo e la principessa dovrà aspettare un paio di giorni ancora. Soprattutto, sei fortunato perché nemmeno io sono convinto di quello che Arturo sta facendo e forse sei l'unico che può farlo ancora ragionare, oppure finiamo tutti giù cu' isso⁵.» Bussò con le nocche sul tavolo per sottolineare la sua ultima sentenza, poi gli voltò le spalle e tornò alla porta d'ingresso. «Mi ha mandato a controllare che fosse tutto a posto. E così è, ma non farmi pentire di averti coperto, perché non lo rifarò.»
Aprì la porta e uscì senza rivolgergli più nemmeno uno sguardo.

Diego fece un grosso respiro e riprese finalmente fiato. Enrico era venuto solo per controllare lui e questo voleva dire che Arturo non aveva più una fiducia cieca nei suoi confronti. Ma cosa lo aveva fatto interrogare sulla sua lealtà? Non avevano avuto discussioni, né tantomeno aveva visto lui e Valentina insieme. Cosa, di preciso, lo aveva fatto indispettire? Ci pensò ancora mentre andava a farsi una doccia, ma non gli venne in mente nulla.
Considerò l'idea che Salvatore potesse aver ragione sulle telecamere in casa, ma pronto scartò l'assurda ipotesi. Arturo non lo farebbe mai, concluse convinto.

L'acqua scivolò lungo il suo corpo, ancora teso per l'eccitazione che non sembrava aver intenzione di lasciarlo dormire, almeno quelle poche ora che lo separavano dal mattino. Forse almeno lei dormiva, ma in ogni caso era meglio evitare di ritrovarsi di nuovo nella stessa situazione che sembrava intrappolare entrambi ogni volta. Però non riuscì a non pensare a Valentina, mentre trovava da solo la via d'uscita da quel piccolo calvario personale.

● ○ ●

Il mattino non tardò ad arrivare.
Valentina si svegliò insoddisfatta, per la prima volta da quando era lì. I momenti concitati tra lei e Diego continuavano a farsi avanti nei suoi pensieri e a torturarla, come avevano fatto per tutta la notte. Se si concentrava abbastanza, riusciva financo a sentire il profumo di lui e questo non aiutava. Lo aveva ignorato, maltrattato, desiderato e poi respinto, ma nulla aveva potuto contro quel desiderio che abitava ogni suo pensiero. Diego era riuscito dove altri avevano fallito miseramente: si faceva desiderare. E ci riusciva benissimo anche senza impegnarsi poi tanto. Quella pelle scura e tatuata, il suo taglio di capelli, persino i molteplici orecchini e la sua sfacciataggine, tutto di lui la stuzzicava; ma soprattutto erano gli occhi, quegl'incredibili occhi neri e profondi, il modo in cui la guardavano, quella era la sua più grande forza, qualcosa dalla quale non riusciva a scappare, mai.

Si sorprese quando si sentì bagnata solo a pensare a lui, mentre faceva correre delicate le dita tra i suoi seni e giù lungo l'addome. Aveva di nuovo voglia di baciarlo, di posare le mani sul suo petto ampio e liscio. Chiuse gli occhi e si ritrovò indietro di qualche ora. Con fare languido lasciò scivolare una mano nei calzoncini del pigiama e prese il labbro tra i denti. Mai in ventiquattro anni aveva sentito l'esigenza di dedicarsi tanto al proprio corpo, di cercare un modo per soddisfare i suoi desideri inappagati.

Chissà se Diego ha rifatto la stessa doccia dell'altra volta, si domandò, e un sorriso malizioso andò a disegnarsi sulle sue labbra, rosse per le intense sollecitazioni. Ora lo chiamava pure per nome? Cosa diamine mi stai facendo?

L'attività andava intensificandosi, ma fu proprio il responsabile di cotanta concitazione che interruppe il momento nella sua fase crescente.
Valentina si sollevò di colpo, ancora sconvolta da ciò che aveva appena lasciato in sospeso, e rispose con voce strozzata: «Che c'è?» il petto continuava a fare su e giù con un ritmo sostenuto.

«Sei presentabile? Vorrei entrare.»

Valentina saltò giù dal letto e mentre rimbalzava di qua e di là come una pallina impazzita, rispose: «Per quale motivo?»

«Volevo...» s'interruppe quando, senza preavviso, lei aprì la porta «chiederti una cosa», finì con un filo di voce, perdendosi nei suoi occhi blu.

Valentina mandò giù le parole. Diego indossava un paio di jeans neri e una t-shirt azzurra, che faceva risaltare ancora di più la pelle abbronzata. Una catenina sottile d'oro al collo che scendeva nella maglietta finiva il look già perfetto. Porca puttana! Sono finita, lo sapevo. Da quando mi piacciono queste cose così tamarre? S'immaginò la collana battere su quel suo petto sodo ad ogni spinta e sentì subito le gambe farsi molli. No, per favore.

L'espressione sofferente che lei non riuscì a evitare, fece provare a Diego una forte soddisfazione. Non che avesse pensato molto a cosa indossare, così convenì che ormai era fatta; lei lo desiderava in ogni caso, esattamente come era per lui.
Fece correre lo sguardo lungo il corpo di Valentina, da testa a piedi, poi si avvicinò al suo orecchio per sussurrarle: «Sei stata così occupata da non aver trovato neanche il tempo di vestirti?»

Valentina sentì i brividi sottopelle. Di nuovo aveva usato il suo caldo tono di voce alla quale non riusciva a resistere. Per non parlare del profumo che l'aveva abbracciata appena si era fatto più vicino. Capì che qualunque cosa avesse detto, lui avrebbe trovato il modo di farla sentire ancora più in imbarazzo, così decise di rispondere con un'altra domanda: «Cosa volevi?»

Diego si tirò indietro e la sorprese a respirare profondamente con gli occhi socchiusi. «Nun fa' accussì, però⁶» l'avvisó, ma lei non riuscì a evitarlo e non resistette. Baciò le sue labbra finché non fu difficile anche respirare.
La foga era tanta, ma i suoi piani prevedevano altro, così si staccò da lei controvoglia e riprese fiato. «Aspè, aspè...⁶» le spostò i capelli dal viso e il suo sguardo interrogativo lo fece sorridere. «Ci verresti in un posto con me?»
Valentina ebbe difficoltà a staccare gli occhi dalle sue labbra carnose che si erano appena separate per parlare. Le voleva baciare, mordere, voleva sentirle addosso; mai desiderio era stato più pressante.
«Allora?» la riprese e lei riuscì solo ad annuire, prima che le desse un bacio stampo e a fior di labbra le sussurrasse: «Va' a vestirti.»
Valentina annuì ancora e sparì dietro la porta della stanza.

● ○ ●

«Davvero sto accettando il suo invito? Dove vuole portarmi?» rovistò tra le poche cose che aveva e vi trovò roba insolita, tra cui fasce e mini top che sostituivano i più comodi reggiseni; fra essi anche delle mutande abbastanza discutibili. Chiunque avesse scelto quelle cose, di sicuro non doveva frequentare gente normale, ma per qualche strana ragione era convinta che non fosse stato Diego a farlo. Qualcosa le diceva che i suoi gusti fossero migliori di così.
Si ritrovò seduta sul letto, con delle cose strette tra le braccia e un sorriso da sciocca sulle labbra. Ma cosa mi prende? Si rimise in piedi e arricciò le labbra. Davvero ora mi metto a vaneggiare su di lui? Alzò gli occhi al cielo e decise di indossare quell'intimo strambo sotto un paio di pantaloni blu scuro e una camicetta bianca. Si guardò allo specchio e si disse che forse non era del tutto malvagio il suo nuovo look. Pettinò i lunghi capelli con una spazzola e mise un velo di trucco, ma nulla di esagerato. Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma voleva farsi bella per lui.

Finalmente era pronta e curiosa. Afferrò la maniglia della porta e l'aprì.
Diego era seduto sul divano a gambe aperte e fumava una sigaretta, che mise via appena vide Valentina. Si alzò in piedi. Con passo sicuro si fece più vicino e disse: «Sei molto bella.»

Valentina arrossì di colpo, senza fregarsene di cosa avrebbe potuto pensare. Abbassò lo sguardo, ma lui pronto le sollevò il mento per guardarla negli occhi. «Dove andiamo?» sussurrò lei.

Diego accennò un sorriso e posò le labbra sulle sue per un bacio delicato. «È una sorpresa.»

A Valentina brillarono gli occhi. Amava le sorprese anche se la curiosità la stava uccidendo, ma voleva lasciarlo fare, così con un cenno del capo gli fece capire che era pronta, in qualunque posto volesse portarla.

● ○ ●

Il silenzio nell'abitacolo cominciava a divenire imbarazzante. Valentina se ne stava con la schiena tesa e le mani posate sulle ginocchia, mentre guardava fuori dal finestrino e, di tanto in tanto, osservava lui guidare con un'espressione seria e assorto nei pensieri. Il sole era già più caldo rispetto alle prime ore trascorse quel mattino ancora in casa e Valentina sentiva di dover fare una pausa da tutto quel silenzio, così si decise a spezzare il via vai di pensieri e le continue domande che si stava ponendo.

«Senti, non voglio rovinare il tuo momento di iper concentrazione, ma potresti almeno dirmi dove mi stai portando?» restò in attesa a osservarlo.

Diego abbozzò un sorriso, quasi sollevato da quella sua iniziativa. Era da almeno mezz'ora che pregava affinché gli rivolgesse la parola. Avrebbe voluto farlo lui, ma temeva di infastidirla e visto com'erano andate le cose fra di loro negli ultimi giorni, alla fine aveva desistito.

«Ho detto qualcosa di divertente?»

Diego scosse il capo e rispose alla sua domanda: «Pensavo. Comunque, stiamo andando in un posto dove potremmo rilassarci entrambi.»

Valentina si acciglió. «E tutta la questione di Arturo? Non era lui stanotte? Non mi hai chiamata per uscire dalla stanza» disse tutto in una volta.

Diego la guardò per un attimo, poi tornò a concentrarsi sulla strada. «Azz⁷, e menomale che non tenevi niente da dire!» abbozzò un altro sorriso, poi notò il suo muso lungo e continuò: «Enrico era venuto gentilmente a informarci che Arturo è impegnato per un altro paio di giorni almeno.» Fermó l'auto e Valentina rialzò lo sguardo.
Davanti a loro si apriva un paradiso. Situato in mezzo alle colline, tra le distese verdi e circondato dagli alberi, si trovava un centro termale.
Restò imbambolata, mentre Diego era già sceso dall'auto e la invitava a fare lo stesso.

Quando vide che lei ancora non reagiva, si avvicinò allo sportello e glielo aprì. «E certo, la principessa aspetta che le apro lo sportello» commentò.

Prima di scendere, Valentina gli rivolse uno sguardo truce. «Non chiamarmi così» lo ridarguì. Suo padre per primo l'aveva sempre appellata in quel modo, che per lei esprimeva amore, ma ora riusciva solo a sentire la delusione quando pensava a lui. Dell'amore che le donava suo padre non riusciva neanche più a sentirne il dolce profumo e non sopportava l'idea che qualcun'altro la deludesse o la prendesse in giro.

«Non pensavo ti offendessi» si affrettò a giustificarsi, ma lei fece spallucce e si allontanò di qualche passo.
«Comunque – la raggiunse – ti ricordi oggi che giorno è?» Lei lo guardò perplessa, poi sembrò fare due calcoli, finché non gli rivolse un'espressione illuminata.
«Esatto. Oggi è il ventiquattro di settembre.»

«Quindi vuoi dire che questo è il mio regalo di compleanno?» un lieve sorriso abitò le sue labbra per un istante, poi le tirò in dentro e le strinse tra i denti. A stento riusciva a trattenersi dal gongolare come una stupida ragazzina, impossibilitata a ritrovare quel disprezzo che era sicura a lui non fosse sfuggito la prima volta che avevano parlato. Tutto sembrava uguale e diverso allo stesso tempo. Davvero ha pensato a una sorpresa per il mio compleanno?

«E vabbuò⁸, tu dici sempre che sei prigioniera, che sei l'unica a non poter uscire e che ti senti provata da questa esperienza. Mo' accussì⁹ ti rilassi un poco.»

Valentina intrecciò le dita dietro la schiena e le strinse, prima di avvicinarsi a lui e lasciargli un bacio delicato sulla guancia. «Grazie» disse con un filo di voce.

«Andiamo?» Diego non aveva distolto lo sguardo da lei neanche per un momento, i suoi occhi erano incollati sulle labbra di Valentina e sembrava trattenere tutto il suo corpo, qualunque reazione volesse liberarsi prepotente.
Quando lei annuì convinta e sorrise, Diego sentì che tutto era cambiato dal loro primo incontro e che ciò che sarebbe avvenuto da quel momento in poi sarebbe potuto essere importante per entrambi.

NOTE:
¹Cosa mi stai facendo?
²di non venire
³E sentiamo, quale sarebbe questa cosa che pensate tutti quanti?
⁴Credi che non si vede che ti piace la figlia di Virzillo?
⁵con lui
⁶Aspetta, aspetta...
⁷Caspita
⁸E va bene
⁹Ora così

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