Fuoco che arde

Diego, quella notte, non era riuscito a chiudere occhio. Davvero Valentina lo aveva dimenticato così facilmente? Mentre lui faceva l'impossibile per cercare una soluzione alla loro particolare, a dir poco, situazione.
Eppure le aveva chiesto di scappare. Sì, forse la proposta era stata improvvisa e non vi era stato tempo neanche di pensarci bene, ma ciò non toglieva che il fatto in sé dimostava quanto voleva stare con lei. Si sarebbe lasciato tutto alle spalle pur di concedere una possibilità a entrambi.

«Non lo accetto» mormorò, mentre accelerava per arrivare il prima possibile da Salvatore. Vedremo chi è che non ha rimpianti, pensò deciso. Parcheggiò lo scooter dietro al vicoletto dove abitava il suo amico e lo raggiunse in casa.

«Sarracì, oggi non è giornata», lo avvisò Salvatore appena lo vide varcare la soglia.

Diego gli rivolse un'occhiataccia e in seguito aggiunse: «Ma si può sapere che tieni? Stai così da due giorni.»

«Lascia stare – lo licenziò – invece perché non mi dici che ti serve, tanto è per questo che stai qua.» Fece picchiettare i pollici sul display del cellulare, poi lo rimise a posto a faccia in giù.

Diego si avvicinò di soppiatto: «Devi tenere Arturo impegnato.»

«Che? Nooo, tu nun staje buono!¹» si divincolò e cercò qualcosa da mettere sotto i denti.

«E ja!² Prometto che ti ripagherò.»

Salvatore scosse il capo: «Sono solo le dieci e mezza di mattina e mi stai già chiedendo un favore esagerato. E fino a stasera che altro mi devo aspettare?»

Diego giunse le mani in preghiera: «Pe' piacere³. Solo questo e non ti chiedo niente più, giuro» incrociò i due indici sulle labbra e li baciò per suggellare il giuramento.

«E come lo potrei trattenere, famme sentì...⁴» attese a braccia conserte.

Diego sorrise e lo abbracciò. «Si n'amico gruosso assaje!⁵»

«Ma io non ho detto sì...» gli urlò mentre Diego si era già defilato e si affrettava a riprendere l'auto che aveva lasciato a due passi da lì. «Va a fernì sempe accussì⁶», sprofondò sconfitto nella poltrona e portò con sé il cellulare.

***

Quando fu da solo in macchina, Diego tornò a pensare a cosa dire; come avrebbe potuto intavolare il discorso per far sì che Valentina comprendesse il macello che si era creato. Ma lui non era un tipo da premeditazione; Diego viveva la sua vita con una naturalezza disarmante. Le mille congetture non gli erano mai servite a granché, lui era istintivo e tenace e solo queste sue caratteristiche lo avevano reso felice della propria vita, nonostante le difficoltà, nonostante i momenti dolorosi.

Forse era solo questo che Valentina doveva capire di lui e dopo, tutto le sarebbe stato più chiaro. Diede un colpo ancora all'acceleratore e in men che non si dica si ritrovò all'entrata dell'università.

Aspetterò tutto il tempo necessario, pensò determinato. Prima o poi di qua dovrà passare. E non dovette attendere poi molto.

Valentina e Teresa uscivano chiacchierando dai cancelli del complesso universitario e s'incamminavano lungo la strada che portava al centro commerciale lì vicino. Non avrebbe mai sperato tanto, ma fu felice di aver guadagnato tutto quel tempo, dal momento che non sapeva quanto sarebbe durato Arturo in compagnia di Salvatore.

Si sistemò sul sedile e lasciò che facessero un po' di strada, prima di seguirle con calma. Le due sembravano impegnate in una conversazione seria e non voleva creare più disturbo di quanto occorresse. Non valeva la pena rischiare di innervosire ancora di più Valentina.

Quando le due furono quasi giunte al centro commerciale, capì che quella era l'occasione che stava aspettando; una volta attraversata la strada l'avrebbe persa e tutto quello che aveva organizzato sarebbe stato inutile.

Piano si accostò alle due e tirò giù il finestrino. «Ciao», la salutò e lei fece guizzare d'istinto lo sguardo in direzione delle sedute posteriori. «Sono solo», la rassicurò, intercettati i suoi pensieri. «Potresti salire? Devo parlarti.»

Valentina guardò Teresa, che annuì in modo quasi impercettibile, con un sorriso malizioso accennato sulle labbra dalle tinte nude. Valentina alzò gli occhi al cielo e, ignorando l'incitamento della sua amica, rispose: «Non ci penso proprio». Ma da che parte stai? Guardò Teresa e ridusse gli occhi a due fessure.

Diego continuava a stare al passo, ignorando la fila di auto che lo seguiva nel rallentamento che aveva causato e imprecavano in tutte le lingue del mondo. «Valentina, per favore.»

Perchè il mio nome suona così bene, quando è lui a pronunciarlo? Maledizione! Prese un grosso respiro. «Non vedi che stai combinando? C'è gente che ha da fare, non può restare bloccata qui a causa tua!» si mostrò infastidita.

«Veramente la colpa è tua.»

Valentina si voltò di scatto: «Mia?»

«Sì, tua! Non sali e quindi sono costretto a camminare a passo di gallina.»

«Beh, non ha tutti i torti...» bisbigliò Teresa, per poi rivolgerle un sorriso divertito quando lei la guardò risentita.

Valentina si voltò verso di lui. Che faccia da schiaffi! Osservò, e un attimo dopo l'immagine di lui nell'acqua della piscina le assalì i pensieri. Come sarebbe riuscita a cancellare quei ricordi, se lui continuava a comparire nella sua vita?
Quando finalmente riuscì a riprendere il controllo dei propri pensieri, espresse preoccupazione sul fatto che la sua amica sarebbe rimasta da sola e che avrebbero dovuto cambiare i loro programmi.

Sia Diego che Teresa però, non sembravano avere le sue stesse perplessità. La sua amica la rassicurò sul fatto che sarebbe dovuta lo stesso tornare presto per delle commissioni e che per lei non vi era alcun problema, soprattutto in virtù del fatto che almeno avrebbe fatto un po' di chiarezza dentro il suo cuore.

Valentina si ritrovò a non avere alcuna valida motivazione per rifiutarsi ancora, o forse non voleva trovarne un'altra, così dopo aver sbuffato infastidita salì in auto con Diego.
Quest'ultimo ringraziò Teresa con sincera gratitudine, poi finalmente si tolse dai piedi e il traffico poté scorrere di nuovo liscio, tra gli insulti degli automobilisti che si erano visti bloccati nelle loro faccende quotidiane.

«Ti rendi conto che hai potenzialmente rovinato la giornata a tutti quelli che erano dietro di te?» incrociò le braccia e lo guardò di sbieco.

Diego le rivolse uno sguardo breve, poi rispose: «Sei tu che gliel'hai rovinata».

«Ancora?» Posò la mano sulla maniglia della portiera e lo minacciò di scendere. «Si può sapere che cosa vuoi da me? Non hai qualcuno che ti aspetta?» Al solo pensiero le si strinse la gola. Credi che sia stupida?

«Non c'è nessuno che mi aspetta, e nemmeno nessuna. Invece tu...»

«Io cosa?» si agitò.

Diego la guardò e strinse più forte il volante nei pugni. Quanto si' bella.⁷ Fece un respiro profondo prima di continuare la conversazione; Valentina lo lasciava sempre senza fiato. Ogni volta che aveva provato a fare un discorso serio con lei, era sempre arrivato qualcosa, o qualcuno, a interromperli, ma ora non lo avrebbe permesso. Adesso doveva parlarle chiaro. «Devo chiederti scusa», la sorprese.

Valentina assunse un'espressione interrogativa. E ora che succede?

Diego era serio e meno spavaldo di quanto si mostrasse di solito. «Avrei dovuto dirti cosa stava accadendo. Credevo avessimo ancora tempo, e invece...»

«Diego, di cosa stai parlando?» gli posò una mano sul braccio e provò a connettersi con lui.

Quel gesto gli fece sentire i brividi. Non poteva pensare di vivere senza quel tocco, senza averla con sé. Era qualcosa di inspiegabile, improvviso, profondo. Guardò la sua mano, poi i suoi occhi si fissarono in quelli blu di Valentina. «Devo sapere una cosa, per favore sii sincera.» Quando lei annuì, continuò: «Pensi che possa nascere qualcosa tra te e Arturo?»

Valentina ritirò la mano in fretta e tornò a guardare avanti, schiacciata con la schiena contro il sedile. «Perché me lo chiedi? Che t'importa?» fece spallucce.

«Valentì, veramente me lo stai chiedendo?»

«Sì, Diego.»

Lui sbuffò un sorriso e parcheggiò l'auto. «Siamo arrivati.»

Valentina guardò fuori dal finestrino: «Siamo all'Orto Botanico?»

Diego aprì la portiera e le porse una mano per aiutarla a scendere. «Ti porto in mezzo ai fiori come te», quando lei storse il naso gli scappò una breve risata e la tirò su all'improvviso, finendo per averla a pochi centimetri dal viso.

Valentina posò d'istinto i palmi sul suo petto, senza però avere la forza di spingersi via e allontanarsi da lui. Socchiuse gli occhi e le loro labbra quasi si sfiorarono, finché non si rimise composta.
«Che ci facciamo qua?»

«Volevo portarti al mare, ma sarà per un'altra volta.»

Lo guardò interrogativa: «Un'altra volta?» sottolineò mentre camminavano.

«Andiamo», Diego le fece segno di entrare, poi la seguì.

Quanto mistero. Voleva così tanto parlarmi...

***

L'Orto Botanico era un posto incantevole, ricco di meraviglie e il tempo che stavano trascorrendo insieme era davvero del tempo di qualità.

Nonostante fosse un luogo situato nel cuore della città, a pochi passi da casa sua, Valentina non lo aveva mai visitato, motivo per cui ogni sua espressione di felicità o stupore creava in Diego un senso di pace.
Avrebbe voluto osservarla per tutto il giorno e vederla finalmente serena come stava dimostrando di sentirsi.
Ma il tempo scorreva veloce e il timore che Arturo potesse andarla a cercare, per poi scoprire che era con lui, lo fece agitare.

«Che succede?»

Diego le sorrise, poi le ravviò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lei arrossì. «Non abbiamo molto tempo, ma prima di riaccompagnarti, ho bisogno di parlarti.»

«Già...» Valentina tornò seria.

«Valentì, tu mi piaci da morire. Ovunque vado, vorrei portarti con me – le prese entrambe le mani e se le portò sul petto – ti penso continuamente.» Lei sentì il suo cuore battere più forte sotto i palmi e alzò gli occhi in quelli di Diego. «Il mio stato era per te, se non l'hai ancora capito.»

«Anche il mio, ma era solo per ripicca. Credevo tu ti riferissi ad Annamaria», confessò senza più nascondersi.

Diego scosse il capo e le sorrise ancora. «Io voglio sulo a te⁸.»

«Ma allora perché hai lasciato che quello lì mi portasse via senza battere ciglio? Chi è per te?»

«Ti racconterò la nostra storia un giorno. Ora, però, voglio solo che tu sappia che sono prigioniero anch'io delle scelte di altri, in particolar modo di tuo padre. Devi sapere che lui non è quello che credi e il livido che avevo sul collo lo dimostra.»

«Davvero è stato lui a fartelo?» chiese apprensiva.

«Non direttamente.»

«Beh, questo non lo rende meno colpevole», aggiunse adirata. «Sappi che io e mia mamma lo teniamo lontano anche da casa. Mi ha venduta come un oggetto.» Una lacrima cadde lungo la sua guancia e lui gliel'asciugò.

«Lo so che è tanto da chiedere, ma devi fidarti di me.» Lei esitò un istante, poi annuì. «Andrà tutto bene», la strinse tra le braccia. Il calore del suo corpo lo riempì di sensazioni positive e finalmente riuscì a rilassarsi. Ancora con la guancia poggiata sulla testa di Valentina, disse: «Vi siete baciati, vi ho visti...»

Valentina sollevò il mento e lo guardò negli occhi. «Lui mi ha baciata, e si è meritato un bello schiaffo per questo.»

Neanche finì la frase, che Diego le avvolse un braccio alla vita e l'attirò a sé per un bacio.

I loro respiri si unirono e le bocche non smisero di cercarsi affamate, spinte dal bisogno urgente di ritrovarsi.
Sembrava trascorsa un'eternità da quando erano stati così vicini, eppure il loro fuoco ardeva ancor più di prima.

◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇◇

NOTE:

¹Nooo, tu non stai bene/ non ci stai con la testa
²E dai!
³Per piacere
⁴fammi sentire
⁵Sei un grandissimo amico
⁶Va a finire sempre così
⁷Quanto sei bella
⁸Io voglio solo te

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