Affrontare la realtà
Di nuovo in auto, ma questa volta non era lui quello alla guida. Diego continuava a fumare nervoso, con la vena pronta a partire, mentre Salvatore guidava in silenzio e gli lanciava un'occhiata di tanto in tanto.
Vaffanculo. Diego buttò via il mozzicone e accese un'altra sigaretta.
«Me spieghi che succere?¹» Salvatore entrò a gamba tesa nei suoi pensieri. Il silenzio non era mai stato il suo forte, anche quando era l'unica cosa da fare. Non lo concepiva, non lo accettava, e in quel momento ancora meno.
Diego gli rivolse uno sguardo infuocato, ma rispose solo: «Niente.»
«E jamme fratemo²...»
«Salvatò, hè sbagliato³» prese un altro tiro dalla sigaretta. «Firmete ccà, famme scennere⁴» afferrò la maniglia della portiera, pronto a saltare fuori dall'abitacolo.
Salvatore provò ancora a chiedergli cosa avesse, ma un'occhiataccia di Diego bastò a zittirlo. Si fermò nella piazzola di sosta e questi si lanciò fuori.
Diego si appoggiò coi palmi sul tettuccio, con la testa abbassata e penzolante tra le braccia tese. Il vento a quell'altezza consumò prima la sigaretta e questa finì per bruciargli le dita, così noncurante la buttò via, poi tornò ad appoggiarsi al tettuccio. Esitò per qualche istante, ripensando agli ultimi avvenimenti, poi battè forte i palmi sulla carrozzeria.
«Eh, eh! Diè, ma che succere?⁵» Salvatore lo raggiunse.
Diego rivolse gli occhi al cielo e fece un respiro profondo. Pecché a mme? Pecché me faje chesto?⁶ «Dovevamo restare là – puntò il dito contro l'amico – È tutto sbagliato, tutto! Tu nun l'hè visto, Salvatò⁷.»
«Ma che tieni? 'E che staje parlanno?⁸» provò di nuovo a farlo ragionare.
Diego fece due passi, per poi tornare ad affrontarlo. «Arturo se fà a una tale e quale a Valentina. Te pare 'na cosa normale?⁹ Non è lucido, cazzo!» E lei è lì da sola con lui.
Gli sembrava di impazzire con tutti i pensieri che si conficcavano nella testa come chiodi battuti da un martello. Si passò una mano tra i capelli, lasciandoli tutti in disordine, poi la trascinò sul viso e infine sulla bocca. Ripensò all'ultimo bacio che si erano dati prima dell'incontro, all'intensa mattinata trascorsa insieme, e non riusciva a credere di averla lasciata da sola con Arturo, come se nulla fosse accaduto. Sarà incazzata con me, lo so. Come potrebbe non esserlo?
«Aggio fatto 'na strunzata, Salvatò. Puortame areto¹⁰»
«Diego, ma che staje ricenno? E che ce rico a Errico?¹¹ E Arturo?» scosse il capo e concluse: «No, nun se po' f๲.»
«Salvatò nun ce scassà 'o cazzo!¹³» corse alla portiera del posto guida: «Vieni cu mme o rieste ccà?¹⁴»
Salvatore sbuffò scocciato. Tenergli testa era una missione impossibile. «E comme faccio a sapè ca nun te succere niente?¹⁵» fece un cenno col capo in direzione dell'auto per comunicargli la sua resa.
Diego diede due colpetti al tettuccio e s'infiló nella macchina senza ulteriori indugi. Facimme ambressa¹⁶.
«Allora? Comm'è stu fatto r'Arturo?¹⁷» Salvatore attese con pazienza che lo aggiornasse, mentre prendevano la prima uscita disponibile per tornare indietro.
● ○ ●
Valentina aveva trovato una grossa scatola con un biglietto fuori dalla sua stanza e lo aveva subito recuperato per leggerlo. Arturo la informava, senza giri di parole, di avere una sorpresa per lei.
Aprì le braccia e guardò in basso, prima di sollevare la scatola dal pavimento e portarla in camera.
La scartò subito e rimase senza parole. Un tubino blu elettrico, con girocollo di piccole pietre preziose, sembrava illuminare la stanza. Non ci posso credere. È il mio colore preferito! Lo sollevò a mezz'aria e ne osservò i bellissimi dettagli. Ancora una volta, Arturo aveva azzeccato i suoi gusti e Valentina temette che non fosse un caso. Da quanto tempo raccoglie informazioni su di me? E da chi? Possibile che nessuno, tra quelli che conosco, abbia mai fatto caso a lui? «In ogni caso devo fare molta attenzione. Non sembra uno sprovveduto.» Si appoggiò il vestito addosso e si guardò allo specchio. Chissà se piacerà a Diego, pensò sorridente, ma si rese conto subito di aver detto una stupidaggine, così tornò seria. «Cosa vuoi che gl'importi? È andato via come se nulla fosse.» A quel bagno di realtà, i suoi occhi divennero liquidi e, nonostante si sforzasse di non piangere, una lacrima scappò comunque al suo controllo e le rigò il bel viso, che lei aveva truccato con semplicità.
***
Finalmente era pronta per tornare a casa. Aveva indossato il regalo di Arturo e ora usciva dalla stanza col suo borsone.
«Ti sta benissimo» Arturo entrò dalla porta d'ingresso e si avvicinò con passo sicuro. «Lascia pure lì il borsone», indicò con la mano un angolo della casa, per poi porgerla a lei. «Sei pronta per la tua sorpresa?»
«Perché, la sorpresa non era il vestito?» domandò stranita.
Arturo rise di gusto e la portò fuori con sé. «Quello è un pensiero. Questa è la sorpresa» le mostrò un gazebo, con tanto di tende bianche, e al centro un tavolo preparato per la cena. Era così romantico che Valentina sentì un vuoto allo stomaco. Era tutto perfetto: le tende che sventolavano appena all'aria, le candele, i fiori, il prato curato. Tutto era al posto giusto, peccato che l'unica cosa a essere sbagliata fosse l'accompagnatore.
Non c'era paragone con la sorpresa che le aveva fatto Diego, arrivata alla sprovvista, nel momento giusto e nel modo giusto.
Il fatto che lui si fosse impegnato per regalarle un momento di relax in una situazione tanto tesa; eppure, alla fine l'aveva piantata in asso con Arturo, come se fosse una moto usata alla fine dei suoi giri.
Scosse appena la testa per scappare via da quei pensieri, perché Arturo stava parlando e lei non aveva ascoltato neanche una parola.
«Tutto bene?» le chiese preoccupato.
Valentina annuì e finse un sorriso. «Certo, scusami, mi sono di nuovo lasciata trasportare dai miei pensieri – sorrise – è solo che è così bello quello che hai preparato.»
Arturo posò le mani ai lati delle sue spalle e la guardò negli occhi. «So che oggi è il tuo compleanno, volevo farti un regalo. Non sarà l'unico, spero. Se me ne darai la possibilità, renderò la tua vita una favola.»
Valentina sorrise ancora. «Vedremo» concluse, prima che lui le mostrasse la via e la seguisse fino ai posti a sedere.
● ○ ●
Diego parcheggiò l'auto fuori dalla casa e scese svelto, seguito da Salvatore che non era riuscito nell'intento di tranquillizzarlo.
Fece un giro dentro, per poi andare sul retro da dove aveva sentito arrivare delle voci.
Salvatore non perse tempo e lo seguì, preoccupato di quello che sarebbe potuto accadere. Più parlava con Diego e più si rendeva conto di quanto ci fosse dentro fino al collo. Non voleva azzardare conclusioni, ma le sensazioni che gli arrivavano non promettevano nulla di buono.
Quello che Diego si trovò davanti lo colse impreparato. Arturo e Valentina erano seduti a un tavolo, uno di fronte all'altra, da soli. Le candele, le tende bianche... Sentì il cuore fermarsi. Valentina sorrideva imbarazzata e Arturo conversava soddisfatto.
L'aria si fece più densa, quando, come ogni altra volta, nel momento meno opportuno, il cellulare di Diego cominciò a squillare.
La coppia che cenava in tutta tranquillità si voltò nella sua direzione e Valentina fissò i suoi occhi in quelli di lui. Mandò giù il boccone con difficoltà, ma rimase al suo posto.
«Sarracì, che ci fai qua?» intervenne subito Arturo, lasciando il suo posto a sedere.
Salvatore si spostò davanti al suo amico, che sembrava ipnotizzato dalla ragazza, e rispose: «Artù, Diego aveva dimenticato una cosa, siamo tornati a prenderla. Il casco! Sì, aveva dimenticato il casco», agitò l'indice per sottolineare le sue parole. «Ma mo' ce ne jamme, ovè?¹⁸» scrollò il braccio di Diego, che continuava a restare immobile.
Arturo annuì. «Ho capito.»
Anche Valentina si avvicinò e informò Di Domenico di quanto fosse stanca. «La sorpresa è stata molto bella, grazie.»
«Figurati. Tutto per la principessa», le afferrò la mano e ne baciò il dorso.
Nello stesso momento Salvatore osservò la reazione del suo amico e notò quanta difficoltà stava incontrando nel restare calmo. I pugni serrati e lo sguardo tagliato. «È inutile restare, andiamocene», cercò di farlo ragionare, «Capisci che non puoi farci niente?»
«Salvatò, statte zitto¹⁹» gli ringhiò tra i denti. Al ché il ragazzo davvero si ammutolì.
Valentina, dopo avergli rivolto uno sguardo truce, gli diede le spalle e tornò dentro, mentre Arturo, soddisfatto e compiaciuto, gli diede una pacca sulla spalla e andò al gazebo per finire la sua bottiglia di vino.
Tutto stava procedendo secondo i suoi piani e Valentina non sembrava turbata più di tanto, anzi, pareva proprio che si fosse già adattata alla nuova situazione. A Diego però non bastava averla vista, voleva sapere da lei se gli andava bene tutto quello, così la seguì in casa.
Quando la vide, in tutta la sua bellezza, con quel vestito che le fasciava il corpo, sentì il cuore battere più forte. Si' nu spettacolo²⁰.
Si avvicinò alle sue spalle, ma lei si voltò e si ritrovarono faccia a faccia. Si guardarono negli occhi per un lungo momento, prima che lui aprisse la bocca per parlare, ma lei lo anticipò.
«Complimenti, sei stato un grande attore», i suoi occhi si fecero liquidi, ma si costrinse a non piangere, seppur con un enorme sforzo.
«Valentina...» provò a parlarle, ma ancora una volta lei lo fermò.
«Ma non preoccuparti, tanto anche per me eri soltanto una scopata.» Con quelle parole lo lasciò lì impalato e andò via, col cuore a pezzi e un carico di tensione da scaricare.
Entrò nella sua stanza e si chiuse la porta alle spalle, per poi lasciarsi scivolare contro il legno e finire seduta sul pavimento in preda a un pianto liberatorio.
«Hai preso il casco?» domandò Arturo, appena rientrato.
Diego annuì e afferrò il casco dal mobile.
«Volevi dirmi qualcosa? Perché sembrava così», lo incalzò.
«Ntz», rispose senza neanche voltarsi a guardarlo; poi prese la via d'uscita e raggiunse Salvatore, che lo attendeva in auto.
Non ci furono altre parole fra i due. Salvatore non chiese nulla e lui non parlò per tutto il viaggio di ritorno, finché non lo accompagnò e tornò anche lui a casa, dove lo attendeva sua madre.
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NOTE:
¹Mi spieghi che succede?
²E andiamo fratello...
³Salvatore, hai sbagliato
⁴Fermati qua, fammi scendere
⁵Diego, ma che succede?
⁶Perché a me? Perché mi fai questo?
⁷Tu non l'hai visto, Salvatore.
⁸Di cosa stai parlando?
⁹Arturo si fa una tale e quale a Valentina. Ti sembra una cosa normale?
¹⁰Ho fatto una stronzata, Salvatore. Portami indietro
¹¹Diego, ma che stai dicendo? E che dico a Enrico?
¹²No, non si può fare
¹³Salvatore non rompere il cazzo!
¹⁴Vieni con me o resti qua?
¹⁵E come faccio a sapere che non ti accadrà niente?
¹⁶Facciamo in fretta.
¹⁷Com'è questa cosa di Arturo?
¹⁸Ma ora ce ne andiamo, vero?
¹⁹Salvatore, stai zitto
²⁰Sei uno spettacolo
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