II- Come NON sopravvivere ai più popolari della scuola.
Dopo un paio di settimane vissute a stretto contatto con i Rosberg, mi resi conto che non amavano consumare dolci.
Male, assolutamente male!
Da dove venivano? Dalla brochure di uno studio dentistico!?
Claudia la domenica cucinava la Trementorta.
Decisi di battezzarla così vista la sua tremenda mancanza di zucchero. Il gusto era ugualmente terrificante, ma quando ne mangiavo una porzione sorridevo con tutto il coraggio che avevo in corpo.
Questo la rendeva molto felice.
Ciò spiega perché la terza domenica di agosto, camminassi per la East Shore, in disperata ricerca di glucosio da immettere nel mio circolo sanguineo.
Bloomingrose a dispetto del suo nome, non sembrava avare un negozio di dolci e così mi precipitai verso il mini market cittadino.
Nonostante fosse chiuso, riuscì ad intercettare una macchinetta automatica e digitando il numero quarantuno decisi il mio imminente destino.
Il dolcetto agognato era fatto della stessa sostanza di cui è fatto il marmo.
Guidata da un istinto famelico, lo morsi con eccessiva veemenza.
Risultato? Mi ruppi un dente.
"Ti sei scheggiata il primo molare" il dottor Lennox perlustrava la mia bocca, con tutti e due gli indici infilati tra le guance e le gengive.
Peter non era affatto contento. Certo era difficile da dirsi, visto che aveva la stessa espressione di sempre, ma notai che il baffo di destra tremolava, segno che stava sbuffando sommessamente.
Quando ero tornata a casa, con il mento bagnato di sangue mi aveva osservata senza accennare la minima preoccupazione.
Si era limitato a prendere il cellulare.
Digitò un numero e dopo qualche minutò parlò: "Ciao Greg, scusa il disturbo." Attese una risposta "Avrei bisogno di te, sei in studio?" parole che non potevo udire "Perfetto, arrivo tra dieci minuti."
In verità eravamo arrivati in otto minuti e Peter aveva atteso due minuti in macchina per non essere in anticipo.
Non trovai la cosa strana, anzi mi diede sollievo sapere che Peter Rosberg era preciso come un orologio svizzero.
Io non potevo definirmi tale. Ero una ritardataria cronica, sempre di corsa, sempre all'ultimo minuto. Insieme a lui, ne ero certa, non sarei mai stata in ritardo.
"Non è irreparabile, puoi stare tranquilla Rowan" il dottor Lennox mi aveva sorriso e io, nonostante avessi appena avuto le sue mani in bocca, gli risposi con un sospiro ammaliato.
Greg Lennox era uno dei dentisti- che dico, degli uomini! più belli che avessi mai visto. Aveva pochi anni in meno di Peter, eppure il suo sorriso seducente e i suoi capelli fluenti lasciavano correre la mia immaginazione. Dove lui, a cavallo di un destriero nero, era pronto a salvare la mia vita in qualità di principe azzurro.
Non vi preoccupate, questa storia non parla della malata relazione tra una sedicenne e il suo dentista.
È illegale, sfortunatamente.
Greg era sposato, lo capii dalla fede che portava al dito e da...
"Kaiden vieni qui" Ok, questo potrebbe centrare con la mia storia
"Lei è Rowan" in completo imbarazzo tesi la mia mano. Tentai di nascondere il mio volto.
"Kaiden è mio figlio"
Greg, ma che diavolo fai? Non vedi che ho il divaricatore in bocca?! Il mio principe azzurro mi aveva appena scaricata.
"Ciao Rowan" Kaiden Lennox osservò la mia imbarazzante situazione. Scrutò attentamente anche dentro la mia bocca. Pregai di volatilizzarmi all'istante.
"Ahia!" commentò studiando il dente scheggiato.
Avrei voluto dire che non era niente, solo una bazzecola.
Avrei voluto dirgli che si stava molto peggio ad essere presentati, con la bocca spalancata in un sorriso equino, ad un figo come lui.
Non potevo, perché un enorme pezzo di plastica mi impediva di fare qualsiasi cosa che non fosse mostrare le gengive.
Kaiden Lennox era eccezionalmente bello. Un Greg Lennox più giovane e più figo.
Io come al solito facevo la figura della cretina. Un classico.
Peter, forse in uno sprazzo di ritrovata umanità commentò. "È necessario che Kaiden partecipi?"
"No, certo che no!" il commento lasciò impacciato le labbra di Greg, il quale in tutta risposta fece un cenno a Kaiden.
Questo mi rivolse un ultimo sorriso e si levò dalla vista delle mie tonsille.
Grazie Peter, prometto che non lo dimenticherò mai.
L'intervento di restauro andò a buon fine, e il baffo destro di Peter smise di vacillare.
Mentre Peter sistemava la parte economica, io mi diressi verso l'uscita, non prima che un "Aspetta" raggiungesse le mie orecchie.
Ora che riuscivo a vederlo in verticale, Kaiden Lennox si rivelò molto più affascinante del previsto.
"Si?" replicai. Lui mi osservò con occhi luccicanti e disse "Volevo sapere..." si soffermò sui miei capelli rossi "Ti pettini quei cosi ogni tanto?" la mia mascella cadde a terra, o almeno immagino che sia andata così.
Kaiden Lennox rise di me e mi lanciò uno sguardo perfido "Non vedo l'ora di vederti alla St. Andrews"
Che stupida che ero stata, immaginare che un ragazzo del genere potesse essere anche solo minimamente interessato a me, era da pazzi!
Dovevo smetterla di credere nelle storie in cui: Lei incontra lui, Lui vede lei. Lei si innamora di lui perché è bello. Lui si innamora di lei perché è unica-speciale-diversa. Loro si amano alla follia. Finisce tutto bene, matrimonio, figli, mutuo, casa, morte e riposo eterno in un pratico loculo monofamiliare.
No, lui vede lei, l'orfana che va nella scuola per ricconi e tenta di rimetterla al suo posto.
"Non credevo che ammettessero anche i cretini come te alla St. Andrews" non sapevo come, ma quella frase riuscì a sfuggire dalle mie labbra.
Kaiden Lennox ci rimase male. Probabilmente le persone non osavano rispondere ai suoi insulti.
Sarebbe stato un degno epilogo, Kaiden non avrebbe potuto rispondermi, io avrei girato i tacchi e alla St. Andrews non mi avrebbe mai più presa in giro.
Invece no, perché Peter sentì quello che avevo detto. Mi prese per un braccio e disse "Domandagli scusa" io lo guardai con volto ferito.
Non aveva sentito il suo sarcastico commento sui miei capelli? Probabilmente no, altrimenti ora si sarebbe schierato dalla mia parte.
"No, Peter non lo farò" Kaiden sorrise con malignità "Signor Rosberg, Rowan non conosce l'educazione, al contrario di me" io strinsi la mascella, per poi rendermi conto che il punto della riparazione mi doleva ancora un po'.
"Ho detto..." Peter inalò aria dai baffi "Chiedigli scusa, ora."
Percepì le lacrime pungermi gli occhi, erano pronte ad uscire.
La vergogna di scusarsi con un villano come Kaiden Lennox era niente in confronto a Peter, che aveva deciso di credere a quello stupido ragazzino, invece che a me.
"Scusa" mormorai tra sul bordo della bocca.
Non lo feci per Kaiden Lennox, e nemmeno per togliermi da quella spiacevole situazione. Lo feci solo ed esclusivamente per Peter.
"Arrivederci Kaiden, salutami Greg" Kaiden sorrise a Peter "Sicuramente signor Rosberg"
Il viaggio in macchina fu lunghissimo. Gli otto minuti più lunghi della mia vita.
Peter non disse nulla, certo era quello che faceva sempre.
Eppure i suoi silenzi riuscivano a dire più cose delle parole stesse. Per esempio in quel preciso istante mi stava dicendo "Sono davvero deluso."
Quando fermò la macchina, sul vialetto di casa, si sganciò la cintura, sarebbe sceso senza nemmeno un rimprovero, se io non lo avessi fermato.
"Aspetta" mi uscì tutto d'un fiato. "Io..." deglutì "Non volevo deluderti Peter."
Lui mi osservò con aria indecifrabile, gli occhi scuri coperti dalle sopracciglia cercavano i miei.
"Quel...tale" caricai la parola tale di disprezzo "Mi ha insultata... così ho reagito ma-" non mi lasciò terminare.
"Quando rispondiamo a chi ci critica, perdiamo solamente noi"
La teoria zen di Peter non mi convinceva. Lui era un tipo da "ti porgo l'altra guancia" io sapevo che porgere quella guancia avrebbe significato ricevere solo una caterva di schiaffi.
"So che sei stata provocata Rowan" l'abitacolo era caldo in confronto al vialetto, avrei preferito rimanere lì dentro per sempre. "Tu devi essere superiore a Kaiden Lennox" gli rivolsi uno sguardo perplesso e lui mi rispose "Quelli come lui non valgono nemmeno una delle nostre preziose parole."
Non ne fui certa, ma mi parve per un secondo di scorgere un piccolo sorriso sotto la folta coperta di peli biondi.
Durò per un breve istante, poi lui uscì dall'abitacolo in fretta, rompendo il magico calore che si era instaurato.
Quella sera, mentre mangiavo l'avanzo di Trementorta, osservai attentamente Peter, che con faccia imperscrutabile si pappava quell'orrore.
Non era un uomo di grande compagnia, questo era certo. Aveva idee strambe su come ci si comportava con i bulli, eppure sentii che mi aveva compreso.
L'idea di rivedere Kaiden Lennox e la sua faccia affascinante, pronta a deridermi non sarebbe stata poi così tremenda, sapendo che Peter sarebbe stato, a modo suo, dalla mia parte.
Effettivamente Kaiden Lennox era un pensiero meno angosciante di quanto non lo fosse Kenneth Rosberg.
Forse era per via del nome, entrambi iniziavano con la K. O forse per via del loro modo di approcciarsi: dapprima tutti gentili, e poi pronti ad eseguire il colpo di grazia.
Kenneth non mi parlava più.
Il motivo era semplice: lo avevo messo in imbarazzo di fronte alla sua pretendente: Aimee McBay.
Se Belzebù avesse avuto bisogno di aiuto, per escogitare qualche malefico piano contro l'umanità, o se avesse avuto bisogno di qualcuno che gli custodisse le anime comprate dagli uomini per qualche tempo, state certi che non sarebbe andato da Adolf Hitler.
Non sarebbe andato nemmeno da Erode, né da Stalin. Pol Pot, Ivan il Terribile, Mao Tse-tung e Pinochet sarebbero state seconde scelte. Perché Aimee McBay sarebbe stata la sua persona.
La seconda domenica di permanenza a casa Rosberg –quindi una settimana prima che conoscessi il malefico Lennox- mi svegliai di buon'ora e scoprì che i Rosberg partecipavano con dedizione alla messa domenicale.
Non ho niente contro Dio, devo essere sincera, ogni tanto mi domando a che cosa pensi: ad esempio, a cosa pensavi quando hai deciso che sarei stata un'orfana?
I Ministri di Dio invece, mi stanno un po' stretti.
I pochi che ho conosciuto, stavano lì a dirmi cosa Dio pensava di me, di quello che facevo e di quello che pensavo.
Come potevano sapere quello che Dio rimuginava su di me? Insomma se esisteva già un Dio e quel Dio non era nessuno tra di loro, allora non potevano immaginare cosa Dio pensasse di me. Mi spiego?
Nonostante la mia sottile delucidazione, Claudia non volle sentire ragioni: sarei andata a messa con loro, mi sarei genuflessa, avrei ascoltato il pastore Stroud arringare la folla e avrei sorriso a tutti gli abitanti di Bloomingrose.
Yuppi, che divertimento!
Mi cosparsi il capo di cenere e seguii l'allegra Claudia, che nel suo vestito a fiori mi mostrò il posto vicino a lei sulla panca.
La chiesa di St. Monans era qualcosa di spettacolare. La prova che, se gli uomini di Dio non avevano buon senso nelle questioni morali, sicuramente lo avevano nelle questioni architettoniche.
Una dolce collina ospitava le sue fondamenta. Salendo sul campanile si poteva osservare tutto il mare burrascoso, e i gabbiani che volteggiavano su invisibili banchi di pesce.
Passeggiare tra le lapidi bianche, mi dava una sorta di gioia. Tutte riportavano date molto antiche.
Sapere che li riposavano persone che avevano visto la rivoluzione giacobita, l'invenzione del treno a vapore e dell'automobile, mi riempiva la testa di curiosità. Una volta a casa avrei domandato a Peter di raccontarmi la storia di quella chiesa.
Kenneth venne a distogliermi dai miei pensieri, in evidente stato di agitazione.
"Rowan, voglio farti conoscere una persona!" mi sorrise, mostrandomi i suoi canini. In quel momento notai che il canino di sinistra era leggermente storto.
Quel piccolo difetto mi sembrò grazioso sul suo viso. Arrossì per il mio pensiero, e lo seguì tentando di scacciarlo.
"Rowan, lei è Aimee" mi mostrò una ragazza secca e dagli occhi grandi "Aimee lei è Rowan" Aimee McBay mi porse il braccio magro e io lo strinsi con forza.
"Che piacere" il suo tono trasudava sospetto e insofferenza "Per quanto vivrai dai Kenneth?" mi domandò scortese. Io corrucciai lo sguardo e le avrei risposto male, se solo Kenneth non avesse preso la parola al mio posto, con innaturale entusiasmo "Non si sa Aimee, speriamo per tanto tempo. Giusto Rowan?" sorrisi a Kenneth.
In fondo provava a fare del suo meglio per farmi sentire a casa.
Diversamente da quella scrofa che disse "Già, incrociamo le dita" mi lanciò un'occhiata altezzosa. E si stirò il vestito color prugna sulle gambe.
"Kenneth, credo che andrò a prendere da bere" indicai il tavolo che accoglieva bibite gassate e altri dolci fatti dai parrocchiani.
Notai una bella torta al cioccolato ed evitando la Trementorta di Claudia -rimasta intatta- mi servii di un'abbondante porzione di quella delizia.
Mentre sorseggiavo la mia aranciata e pensavo ai fatti miei Aimee McBay mi colse alle spalle. "Rowan" sbatté le ciglia in maniera eccessiva "Mi passeresti gentilmente l'acqua?" ora intuivo come facesse ad essere così secca.
Non ingurgitava niente di solido o di calorico.
Prese due avide sorsate e poi, con modi fasulli mi trascinò a passeggio.
Adocchiavo triste la fetta di torta, che giaceva lì, in attesa di essere mangiata. Aimee invece la guardava con disgusto.
Lontano dalla folla di persone che si congratulavano con pastore Stroud, la perfida Aimee -che qui chiameremo InfAimee, si lo so, pessima battuta- decise di redarguirmi "Kenneth è mio" i suoi occhi mi fissarono, pronti a lanciare raggi laser in grado di disintegrarmi.
I miei li alzai al cielo "Per carità, non vorrei mai pestarti i piedi" lei soffiò soddisfatta, non capendo l'ironia della mia frase. "Lui non potrebbe mai innamorarsi di una come te."
I suoi capelli fluenti sventolarono al soffio della brezza marina, ricordandomi che i miei ricci rossi, non avrebbero mai potuto competere con quella bandiera lucente.
"Perché non potrebbe?" incrociai le braccia stizzita. Non volevo rovinare la domenica pomeriggio a Kenneth ma sentire InfAimee, che mi giudicava con sprezzo mi fece infuriare.
"Basta guardarti per capirlo" i suoi occhi volarono da una parte all'altra del mio corpo, nell'evidente dovere di identificare tutte le cose che di me non erano adatte al principino Kenneth.
Avrei voluto tirargli un pugno in faccia, non sarebbe stata la prima volta che facevo una cosa del genere.
Farlo ad una riunione in chiesa e farlo ad InfAimee, ragazza per cui Kenneth palesemente stravedeva, sarebbe stato un pessimo inizio di vita nella comunità di Bloomingrose.
Mi limitai a respirare profondamente e a girare i tacchi.
Avevo ancora la mia torta al cioccolato in mano, mi sarei nascosta dietro una lapide e l'avrei divorata tutta, pezzo per pezzo. Sperando che le calorie mi portassero ad una dipartita rapida e indolore.
InfAimee però non aveva finito con me, così vedendomi andare via, decise di strattonarmi per un braccio "Devi promettermi che non ci proverai con Kenneth!" mi gracchiò dietro. Le sue braccia, nonostante lo scarso contenuto di grassi, avevano una forza strabiliante, tanta da tirarmi dietro di sé e farmi inciampare su una zolla d'erba.
Senza rendermene conto, io e la torta scapicollammo addosso alla ragazza.
Io fortunatamente non mi feci niente, solo una leggera sbucciatura al ginocchio.
InfAimee invece, lanciò un urlo disumano, attirando l'attenzione di tutti su di sé.
La mia bella e calorica torta era finita per diventare l'ornamento del vestito prugna della ragazza.
Scoprì successivamente che InfAimee, aveva appositamente comprato quel vestito per Kenneth. Quel giorno era il primo in cui si sarebbero rivisti, visto che lei era appena tornata dalle vacanze. Era pronta a pavoneggiarsi davanti a lui in tutto il suo fulgido splendore.
Poi ero arrivata io e gli avevo rovinato il piano. Ops... che peccato!
Kenneth corse verso di noi, io gli tesi un braccio, sperando che mi aiutasse ad alzarmi. Lui invece mi ignorò e corse dalla secca.
"Ti sei fatta male?" domandò lui angosciato. Lei singhiozzava come una gallina "N-no, m-ma gua-guarda il, il m-mio vesti-vestito" indicò l'enorme macchia marrone.
Io senza riuscire a trattenermi risi di lei.
Anche voi lo avreste fatto, visto che quella macchia sembrava sterco di vacca.
Kenneth non lo trovò altrettanto divertente, mi rivolse un'occhiataccia che mi fece ammutolire.
"Vieni Aimee, ti aiuto a lavarti..." propose Kenneth. InfAimee, umiliata dalla situazione reagì nell'unico modo che il suo orgoglio le suggerì.
Scacciò le mani di Kenneth dalle sue e con sguardo acido disse "Non voglio il tuo aiuto" sibilò "Tu stattene con la tua orfanella" corse via, senza nemmeno voltarsi indietro.
Io le urlai uno "Scusa" poco convinto e Kenneth rimase imbambolato senza sapere che fare.
Mi rialzai, mi ripulii il sedere sporco di erba e lo osservai "Non ti sei perso niente..." gli dissi con schiettezza.
Lui puntò le sue iridi verdi nelle mie e disse "Non voglio parlarti mai più" era serio. Lo sapevo perché mi aveva rivolto lo sguardo da Ragazzino Snob Che Odia Tutti.
Ecco perché, Kenneth la domenica prima che iniziasse la scuola ancora non mi rivolgeva la parola.
L'indomani avrei varcato la soglia di quella prestigiosa scuola per ricconi senza nemmeno l'ombra di un amico.
Se l'apparenza non mi ingannava Lennox, Aimee e Kenneth dovevano essere tra i più popolari del terzo anno.
Io mi ero inimicata tutti e tre. Poco importava se uno di quelli era il mio quasi-fratello.
Sarei andata lì a farmi sbranare viva dai figli di papà scozzesi.
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