Day 9

Ricordo che la storia non è mia e la potete trovare sul sito efp,  detto questo buona lettura

Sbadiglio e alzo le braccia sopra la testa, stiracchiandomi per un lungo istante prima di aprire gli occhi. Non mi sorprende più.

La vista della prigione. Una piccola sedia nel mezzo. Un materasso dall'altra parte della cella.

Il Professor Piton.

Quello che mi sorprende è il fatto che è sempre il primo a svegliarsi. Come fa a farlo? In tutti i nove giorni mi sono svegliata solo una volta prima di lui. Poi mi ricordo delle voci  che giravano nella sala comune di Grifondoro secondo il quale lui è un vampiro, ma subito spingo via quel pensiero.

Mi schiarisco la gola e mi metto a sedere. Lui mi guarda, ma distoglie subito lo sguardo.

“Buongiorno.” Dico, nel disperato bisogno di aggrapparmi a qualcosa di normale.

Potremmo fingere tutto sia normale. Anche se solo per pochi istanti.

“Buongiorno.” Dice a disagio.

Sembra che stia pensando intensamente a qualcosa e non voglio disturbarlo più di quanto necessario. Mi guardo intorno, notando che il mucchio dei miei capelli non è più dove era prima. Lo cerco con gli occhi per la cella, ma non riesco a trovarlo.

Guardo il Professore. “Dove si trova-?”

Lui capisce la domanda. “Io… l’ho spostato.”

Sono un po’ sorpresa da questo. “Perché?”

“Non ti farebbe bene guardarlo.”

Questo è... gentile da parte sua. So che non sarebbe stato facile guardare quelli che erano i miei capelli e ricordare quello che avevano fatto le guardie.

“Grazie.” Mormoro e lui annuisce solamente.

 ***

 
Mavvolgo il mantello intorno al corpo, sentendo un po’ di freddo. C'è un’strana sensazione nel mio stomaco. Non abbiamo avuto del cibo da un po’ e il mio corpo sta già iniziando a protestare.

Mi chiedo se pure lui abbia fame.

Deve essere così. Semplicemente non lo mostra.

Mi irrigidisco quando le porte si aprono ed entra una guardia. Ma è un altro. Non lo riconoscono.

“Tempo per il gabinetto.” Dice, guardando il Professore.

Lui non dice nulla, si limita a seguire la guardia.

Cerco di sfruttare al meglio i pochi minuti di solitudine, ma non funziona. Non mi sento al sicuro quando sono sola. Sono tutta nervosa e al limite, immaginando se il Professore stia per tornare o meno. Non posso mai saperlo. Ogni volta che lascia la prigione potrebbe essere l'ultima volta che lo vedo.

Oppure...

Forse sta parlando con Voldemort, dicendogli tutto quello che ha scoperto su di me. Potrebbe star mangiando e preparandosi per tornare nella prigione e recitare la parte della vittima ancora una volta. Potrebbe star ridendo con le guardie, dicendo quanto ingenua io sia a credergli.

Sta fingendo?

Voglio sapere la verità?

Lui è l'unica cosa stabile che ho in questo momento. Voglio perderlo?

Rabbrividisco e premo la mano sullo stomaco. Mi sento strana.

I miei piedi sono veramente freddi e mi fa male la schiena. Il materasso non è molto confortevole.

Sospiro, ricordando il mio letto ad Hogwarts. Il mio ampio, accogliente, comodo letto. L’ho vedrò mai più? È strano quali siano le cose che ti mancano

 
***


 

Riortano indietro il Professore e mi alzo in piedi, sapendo che è il mio turno per il bagno. Senza parole mi lascio guidare fuori dalla cella.


 ***

 
Sto tremando. Ho male allo stomaco.

La guardia non si accorge di niente, mi spinge di nuovo nella cella e se ne va, chiudendo le porte dietro di se. Sono ancora in piedi, avvolgendomi con le braccia e guardando verso il basso.

E adesso?

Cosa dovrei fare adesso?

“Miss Granger?” Una voce mi scuote dai miei pensieri più profondi.

Non guardo verso di lui. Non so cosa dire.

“Sei pallida.” Commenta, camminando verso di me.

Faccio subito un passo indietro, non voglio stare troppo vicino a lui. Non in questo momento.

“Qual è il problema?” Chiede. “È successo qualcosa?”

Non dico niente.

Il tono della sua voce cambia. “Ti hanno fatto qualcosa?” Chiede, lentamente.

Scuoto la testa.

No.

Non è niente di simile.

Non mi è stato fatto niente. Tutto è successo come al solito. Sono stata portata in bagno come negli ultimi due giorni. Ma questa volta...

Dovrei dirglielo?

Devo.

N-non so cosa fare.

Ma come faccio a dirgli una cosa del genere?

È il Professor Piton per l'amor di Dio.

Mi lascio sfuggire un gemito rabbioso e mi allontanano da lui.

Perché deve accadere a me? Perché proprio adesso?

Posso sentire preoccupazione nella sua voce. “Miss Granger? Che cosa è successo?”

Odio essere una ragazza in questo momento.

“Io .. io ho un problema.” Sputo, ancora non guardandolo.

“Che tipo di problema?”

“Un piccolo problema.”

“Sì?” Ruggisce.

“A dire il vero.” Comincio. “È-È un grosso problema. Un problema di grandi dimensioni e non so cosa fare.”

Lui si limita ad ascoltarmi.

“Voglio dire, i-io di solito so cosa fare, ma ora sono bloccata qui e non posso... non posso...”

“Miss Granger.” Mi interrompe. “Potresti spiegarmi il problema? E smettila con la drammaticità.”

Mi mordo il labbro, desiderando seppellirmi in una buca e morire.

Il mio silenzio lo infastidisce. “Granger, che tipo di problema?”

Dopo un lungo momento, sussurro. “Un problema femminile.”

“Potresti ripetere?”

Mi sforzo di dire. “Un problema femminile.”

Silenzio.

Spero che intuisca quello che sto cercando di dire, perché davvero non lo voglio spiegare.

“Capisco.” É la sua risposta.

Ancora non riesco a guardarlo in faccia. Non riesco a guardarlo e far finta che sia una cosa del tutto normale parlare con il più antipatico dei Professori del mio ciclo mensile. Non è normale. Non è qualcosa con cui sono a mio agio. È qualcosa con cui non vorrei mai essere a mio agio.

Non parla per molto tempo.

È anche lui a disagio.

Riesco a sentire la tensione nell'aria.

“Quanto è grave?” Chiede infine, attentamente.

“C-cosa?”

Perché me lo sta chiedendo?

Deglutisce con forza prima di parlare di nuovo. “Sto solo cercando di capire quello che si potrebbe usare per… aiutarti.”

Si va dallo scomodo all’ancora più scomodo.

“Umm ... normale, immagino? Non lo so...”

“Miss Granger.” Comincia. “Se potessi girarti, per favore? Sto avendo delle difficoltà a parlare con la tua schiena.”

Non posso.

Hermione Granger.

Sei un’adulta. Comportati come tale.

Prendo un respiro profondo e ruoto su me stessa lentamente. I miei occhi incontrano i suoi per un secondo, ma poi distolgo lo sguardo, fermandomi sulle sue spalle.

“È piuttosto ... spiacevole.” Dice. “Ma non è la fine del mondo.”

Mi mordo il labbro nervosamente, guardandomi intorno.

Silenzio.

“Cinque giorni.” Dico finalmente trovando la voce.

“Scusami?”

“Di solito dura cinque giorni. Non so cosa fare. Non ho assorbenti, niente...”

Ci pensa un attimo e il silenzio riempie di nuovo la prigione.

Vorrei schiaffeggiarmi per averglielo detto. Non mi può aiutare, perché glielo ho detto allora?

Improvvisamente inizia a togliersi i vestiti. Lo guardo sorpresa, indietreggiando un po'. Sfila i bottoni e distolgo lo sguardo per la vergogna.

“Che cosa sta facendo?” Chiedo, sentendo il fruscio dei vestiti.

Non risponde, ma poi sento lo strappo del materiale. I miei occhi scatto verso di lui e vedo che sta lacerando la canottiera in vari pezzi.

Quando ha finito, si rimette in fretta la camicia, poi prende un passo in avanti, offrendomi i pezzi di stoffa.

“Non è molto, ma spero che ti aiuterà” Dice.

Prendo goffamente il materiale dalla sua mano, sforzandomi di guardarlo in faccia.

“Grazie.”

Lui annuisce, poi indietreggia, schiarendosi la gola. “Hai intenzione di…”

Non finisce la domanda, ma capisco cosa vuol dire. Annuisco subito, si gira e se ne va in un angolo, senza guardarmi.

Goffamente mi occupo di me stessa, non sapendo in realtà quello che sto facendo.

Quando ho finito, mormoro: “Può girarsi ora.”

Sono sicura che il mio viso è completamente rosso, ormai.

Non riesco a credere alla situazione a cui siamo costretti. A causa di questo evento comincio a chiedermi se sarò in grado di guardarlo quando... se saremo salvati? Sarò in grado di sedermi nella sua aula, ad ascoltare la sua lezione e non ricordare tutto quello che ci è successo in questa prigione?

***

“Professore, perché ha deciso di diventare un insegnante?”

“Miss Granger, questo è altamente inappropriato.”

“Perché? È una domanda semplice. Non possiamo rimanere in silenzio per tutto il giorno.”

Si lascia sfuggire un sospiro infastidito.

“Il Professor Silente?”

“Non ha importanza.”

“Quindi questo è tutto? Semplicemente perché qualcuno glielo ha chiesto?”

“No, quello è uno dei motivi.”

“Oh.”

“Ero giovane, volevo imparare il più che potevo, volevo trasmettere la conoscenza che avevo. Volevo insegnare.”

Noto l'amarezza nella sua voce.

“Non sapevo quante teste di legno ci sono in questo mondo.”

“Allora ...” Comincio con attenzione. “Non le piace più l'insegnamento?”

Silenzio.

“Non ho detto questo.”

“Ma-”

“C'è sempre almeno uno studente tra la massa di teste di legno che vuole imparare, che è in grado di imparare e che è grato per la conoscenza.” Spiega. “E quel studente è la ragione per cui ogni insegnante di Hogwarts sta ancora insegnando.”

Sorrido un po’ alle sue parole. Spero di essere uno di quei studenti che lui apprezza. Devo esserlo. Sono intelligente, lavoro duramente e sono grata per la conoscenza. Ma allora perché è così duro con me? Perché sembrava infastidito ogni volta che alzavo la mano in classe o facevo domande?

Lui può vedere quello che sto pensando nella mia testa ma la sua espressione mi impedisce di fare altre domande. Non è in vena di rispondere, lo vedo.

.
***

“Miss Granger, stai bene?”

Apro gli occhi, guardandolo.

“S-si.”

Posso immaginare che aspetto io abbia, avvolta nel mantello, arricciata in una palla.

“Non è ancora sera, perché stai dormendo?” chiede.

“Non sto dormendo, solamente non mi sento bene. Passerà.”

“Sei sicura?”

“Sì.”

Certo che sono sicura. Lo sopporto ogni mese.

Non chiede altro.

***


Poche ore dopo sto ancora riposando, sperando che la giornata passi in fretta.

Poi decidono di farci visita. Le guardie.

In qualche modo riesco a tirarmi in piedi e vado accanto al Professor Piton.

Posso immaginare quanto sia ridicola se lui in realtà sta lavorando con loro.

Il capo mi guarda, poi sorride: “Hai fatto qualcosa ai capelli?”

La rabbia mi attraversa, ma resto in silenzio. Vuole una reazione da parte mia. Vuole vedere quanto mi abbia fatto male. E non gli darò la soddisfazione.

Dopo pochi secondi guarda Professore, poi di nuovo verso di me.

“Avete cambiato idea?”

Non diciamo una parola.

“Ancora testardi, vedo.” Dice la guardia, poi incrocia le braccia sul petto.

“E tu sei ancora con lui?” Mi chiede. “Anche dopo tutto quello che ti ho detto? Su di lui, del suo passato?”

“Mi fido di lui.” Dico, sperando di sembrare convincente.

“Ha torturato uomini, donne, bambini.  Ha obbedito agli ordini senza domande. É lui che è ha creato quella maledizione interessante che-”

“Basta!” Il Professor Piton alza la voce.

“Vergogna del tuo passato, Severus?”  Chiede la guardia.

Il Professor Piton non risponde, semplicemente continua a fissarli, uccidendoli con lo sguardo.

La guardia rivolge la sua attenzione verso di me: “E tu.” Comincia. “Stai sempre in piedi accanto a lui come se volesse proteggerti. Sei una Sanguesporco. E Severus Piton non rischierebbe la vita per una lurida Sanguesporco.”

Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo in pieno viso, ma cerco di nasconderlo.

E continua: “Forse risparmieremo uno di voi. Quello che decide di aiutarci per primo.”

Un’orribile silenzio riempie la stanza.

“Pensateci.” Dice la guardia: “Verremo per la vostra decisione domani.”

Si gira per andarsene e faccio un passo avanti. “Aspetta!”

Si gira a guardarmi, sorpreso: “Forse non c'è bisogno di aspettare fino a domani?”

“No.” Scuoto la testa: “Non si tratta di questo. É... quando ci darete del cibo? Avete intenzione di farci morire di fame?”

Il suo sorriso si allarga. “No, certo che no. Sarebbe ... controproducente. Stiamo semplicemente sperando che la mancanza di cibo vi renderà più accettabile per la nostra idea.”

“Be’” Comincio. “Buona fortuna.”

Sto esplodendo all’interno, il mio corpo sta urlando per del cibo, ma tengo un’espressione impassibile. Non ho idea di come sia in grado di farlo.

Lui sorride semplicemente, poi tutti lasciano la cella.

***


Silenzio.

Non abbiamo detto una parola da quando sono andate via le guardie.

Lo guardo.

Poi via.

Poi di nuovo verso di lui.

La sua testa scatta verso di me. “C'è qualcosa che vuoi chiedermi, Granger?”

C'è qualcosa.

“Posso. .. Beh ...” Non riesco a finire la frase.

“Stai forse chiedendo se puoi fidarti di me?”

Non dico niente.

Qualsiasi persona intelligente cercherebbe di salvare la propria vita. Perché il Professor Piton sarebbe diverso?

Sospira: “Non li aiuterò.”

Annuisco. “Bene. Non lo farò neanche io.”

Alza un sopracciglio verso di me.

“Cosa?” Chiedo: “Non mi crede?”

“Le mie parole ti offendono?”

Apro solamente la bocca, non sapendo come reagire.

E continua: “Tu hai il permesso di dubitare di me ogni qualche ora e io dovrei fidarmi ciecamente? Parla con due pesi e due misure.”

“Non lo farei mai-”

“Non posso saperlo per certo. Sei giovane, vuoi vivere. Capirei in un certo senso se decidessi di aiutarli.”

"La smetta!" Alzo la voce: “Non lo farei mai.”

“Perché sei così sensibile a tale proposito? Stiamo semplicemente discutendo una possibilità.”

“Non è nemmeno una possibilità.”

Mi guarda, ma tengo la mia compostezza.

Dopo un minuto distoglie lo sguardo e la nostra conversazione è finita.

Nessuno di noi dice una parola l'un l'altro per il resto della serata.

Una cosa che adoro di questa storia e che è realistica. Noi donne abbiamo il ciclo ma mai nessuno lo nomina e ora invece la nostra Hermione è in un situazione davvero imbarazzante😬😬😬
Vedrete cosa succederà tra un paio di capitoli a causa proprio del ciclo😂

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