Day 8
Ricordo che la storia non è mia e la potete trovare sul sito efp, detto questo buona lettura
Non ho nemmeno chiuso gli occhi.
La notte era passata ed ero rimasta sveglia per tutto il tempo. Pensando, ricordando, mettendo insieme i pezzi.
Mi sta facendo impazzire. Di chi mi posso fidare? Il Professor Piton è uno di loro? O è innocente e gli sto facendo un torto?
Lui era rimasto in silenzio per tutta la notte, senza cercare di parlarmi. Ma non mi aspettavo che lo facesse. Non dopo che l’ho aggredito e l’ho accusato di tutte quelle cose, dicendo che non mi fido di lui.
Non intendevo dire in quel modo. Sì, ci sono alcune cose che trovo strane. C’è il sospetto, ma non avrei dovuto alzare la voce in quel modo. Avrei dovuto usare la testa. Avrei dovuto basarmi sulla logica, non sulle emozioni.
Ma quella regola è difficile da seguire quando ci si trova in ginocchio davanti al tuo Professore più irritabile.
Posso sentire la bile salirmi lungo la gola al solo pensiero. È disgustoso. Non riesco nemmeno a...
Che dire di lui? È disgustato anche lui? Lo vedevo nei suoi occhi quando ero sotto l'Imperius, ma avrebbe potuto fingere.
La testa mi fa male per tutte le teorie e il sospetto.
Devo scoprire la verità.
Ma come?
Se sta fingendo, allora è un dannato bravo attore.
*
**
Fra poco dovremmo fare colazione. Penso che sia arrivata l’ora.
Guardo di nuovo il Professor Piton. Non posso fare a meno di chiedermi perché non sia ferito. Dove sono i lividi, i tagli? Perché non è dolorante?
Dovrei chiederlo?
Risponderebbe?
É arrabbiato con me, lo vedo. E ha il diritto di esserlo se mi stavo sbagliando. In quel caso dovrei porgergli delle scuse.
Devo fare qualcosa.
Sospiro, poi mi costringo a parlare: “Lei è l'ultima cosa di cui mi ricordo prima di svegliarmi qui. Perché è così?”
Silenzio.
Non mi guarda nemmeno.
Niente.
Era come se avessi detto nulla.
“Voglio delle risposte.” Insisto.
Niente.
“Professore?”
Questa volta mi guarda, alzando il sopracciglio. “Professore? Sono un Professore ora? Ieri sera ero un traditore, un bugiardo.”
Abbasso lo sguardo per un attimo. Ha ragione.
“Dovresti far ordine nella tua testa, Miss Granger.” Dice, la sua voce fredda.
“Ho tutte le ragioni per dubitare di lei.”
Lui si limita a fissarmi, ma continuo: “Mi hai detto che è stato torturato. Ma... non vedo alcuna prova.”
Il suo sguardo diventa ancora più freddo, ma rimane in silenzio.
“Perché non si difende?” Chiedo.
Scuotendo la testa, si volta.
“Mi risponda!” Alzo la voce.
Lui scatta. Doveva farlo prima o poi.
È in piedi, e sta venendo verso di me. Arretro e mi premo contro il muro, cercando di sfuggire alla sua terrificante presenza.
“Tu stupida ragazzina.” Abbaia, sbottonandosi la camicia.
I miei occhi si allargano per lo shock e la paura. “C-che cosa sta facendo?”
Non dice nulla e poi finisce di sbottonarsi la camicia sollevando la canottiera, ma mi rifiuto di guardarlo, gli occhi puntati sul pavimento. La situazione è molto scomoda ed inadeguata. Non voglio vedere il mio Professore senza la camicia.
“Guarda.” Ordina.
Scuoto la testa. “I-io non-”
“Guarda.” Ripete, più forte questa volta.
I miei occhi scattano verso di lui e poi si fermano sul suo petto nudo.
Contusioni.
Tagli.
Lividi blu e viola.
I tagli sono per lo più chiusi, ma c’è del sangue secco sul petto.
“Oh dio ...” Sussurro, non in grado di staccare gli occhi dal suo corpo martoriato.
Potrebbero aver usato il Sectumsempra su di lui.
“Soddisfatta?” Chiede, abbassando la canottiera e coprendosi.
Non riesco nemmeno a parlare.
“Ha corrisposto alle tue aspettative?” Chiede, con voce grondante di sarcasmo.
“Io-”
“Ti mostrerei le ferite su altre parti del mio corpo, ma dubito che tu voglia vederle.”
Subito scuoto la testa. “N-no, no.”
Un lungo momento di silenzio.
Poi si gira e cammina verso l'altro lato della cella, appoggiandosi al muro di pietra.
Prendo qualche respiro calmante, quindi in qualche modo mi sforzo di dire: “Non so cosa dire.”
“Le scuse sarebbero in ordine, Granger.”
Mi mordo la lingua per la leggera frustrazione e rimango in silenzio per qualche lungo istante. Dovrei scusarmi? Ma ci sono ancora sospetti su di lui. Ho molte domande, ma dubito che mi darebbe una risposta. Soprattutto ora. Forse potrei far finta di fidarmi di lui, per scoprire cosa vuole. Fino a quando le cose non sono chiare, potrei fidarmi di lui, no?
La sensazione di incertezza e di solitudine sta uccidendo il mio spirito, non sopporto di stare da sola. E pensare che l'unica persona di cui mi fidavo, potrebbe essere il nemico, è troppo.
Sospiro.
Mi fiderò di lui. Per il momento.
“Mi scuso per il mio comportamento, Professore.” Sputo fuori.
Annuisce semplicemente, niente di più.
La tensione rimane nell'aria.
***
Non c’era la colazione. Niente cibo.Niente.
Forse si sono dimenticati di noi?
No, scuoto la testa. Quello è il loro piano. Ogni cosa, ogni loro azione, ogni parola, ogni mossa era una parte del loro piano.
Stanno cercando di farci morire di fame ora?
Sobbalzo, il panico che mi sale lungo la gola.
Non so quanto ancora posso resistere.
Senza sole. Senza cibo. Isolata. Torturata.
La gente si arrende prima o poi.
Prendo un respiro profondo e cerco di calmarmi. Devo resistere giorno per giorno.
Non pensare al domani, Hermione. Pensa all’oggi.
Sopravvivere a questo giorno è tutto ciò che conta in questo momento.
***
“Perché non ha fatto niente?” Chiedo a bassa voce, il silenzio che mi uccide.
Lui mi guarda, socchiudendo gli occhi per la confusione. “Di che cosa stai parlando?”
“Ieri.” Dico, sforzandomi di parlare, anche se l'ultima cosa che voglio è ricordare quell’incidente. “Quando ero... quando loro... quando i-io-”
“Miss Granger.” Dice freddamente: “Parla solo quando hai la frase già formata nella tua mente.”
Annuisco, poi mi ricompongo. “Quando ero sotto della Maledizione Imperius. Lei se ne stava lì.”
Posso ancora vederlo con chiarezza nella mia mente. Completamente immobile, ma con così tanto disgusto e panico negli occhi.
“Ero sotto l’effetto dell’Incantesimo delle Pastoie.” Spiega, senza guardarmi.
“Oh.”
Vedo che è a disagio a parlarne. Posso immaginare il perché. Per la prima volta siamo stati costretti a fare qualcosa di sessuale tra di noi. Sì, abbiamo fatto la doccia insieme, ma era diverso.
Quello che è quasi successo ieri era...disgustoso.
Perverso.
Malato.
Devo smettere di pensarci.
“Non ci hanno portato da mangiare.” Dico, nel disperato bisogno di cambiare argomento, di spingere quelle immagini fuori dalla mia mente.
“Si.” Dice con voce strascicata, seccato. “L’ho notato.”
“Quale pensa che sia il loro piano?”
Rimane in silenzio per un istante, poi: “Non lo so, Miss Granger.”
Lo sto infastidendo. Posso leggerlo sul suo viso. Vuole che chiuda la bocca e smetta di parlare.
Ma non posso. Non sopporto il silenzio.
Ma lui rimane in silenzio e così anch’io.
***
“Signore, qual è il decimo ingrediente della Pozione Polisucco?”
“Scusa?”
“Non lo ricordo.”
Silenzio.
Comincio: “Ci sono 12 mosche Crisopa, 1 oncia di antimonio grezzo, 4 sanguisughe, 16 foglie di centinodia che sono state raccolte con la luna piena, 3 grammi di polvere macinata di cloruro di ammonio, Erba Fondente, polvere di salnitro, la pelle secca di un Girilacco ed un capello della persona che vuoi diventare.”
Lui mi guarda male.
“So che c'è un altro ingrediente.” Dico. “E non lo ricordo!”
“Un pizzico di polvere di corno di un Bicorno.” Strascica con voce annoiata, guardandomi.
Il mio volto si illumina. “Eccolo! Come ho potuto dimenticarmene?”
“Non l'hai dimenticato.” Risponde.
“Cosa-”
“Sei come un libro aperto sulle gambe. Hai memorizzato ogni pozione e dubito che tu abbia dimenticato un ingrediente di questa particolare Pozione, specialmente quando l’hai preparata con successo all'età di dodici anni.”
Apro la bocca in stato di shock, ma nessun suono esce.
Lui sorride: “Sì, lo so.”
“Ma-”
“E so anche tu eri quella che rubava gli ingredienti dal mio archivio personale.”
“Mi dispiace, avevo bisogno di-”
Lui mi interrompe, alzando un sopracciglio: “Allora eri davvero tu?”
“Ma ...” Una breve pausa, poi capisco. “Non sapeva che ero io, vero?”
“No, ma lo so adesso.”
Distolgo lo sguardo, mentre un rossore appare sul mio viso. Non mi aspettavo che la conversazione puntasse verso quella direzione.
Ovviamente si accorge del mio disagio: “Perché quella faccia, Miss Granger? Non è come se potessi togliere dei punti alla tua Casa.”
Un piccolo sorriso si forma sulle mie labbra.
“Non finché siamo qui, in ogni caso.” Aggiunge. “Ma aspettati una punizione quando torniamo.”
Alzo gli occhi verso di lui sorpresa, tutto il mio viso si illumina a causa della speranza che ho trovato nelle sue parole. Ha detto 'quando torniamo'. Era solo un modo di dire, ma non posso fare a meno di aggrapparmi alle sue parole come se la mia vita dipendesse da questo. Lo nota e immediatamente distoglie lo sguardo come se si stesse pentendo di quello che ha detto.
Non ha importanza.
L'ha detto. Questo significa che anche se non vuole ammetterlo, crede profondamente che verremo salvati.
A meno che, non mi stia mentendo. Potrebbe essere tutta una parte del suo piano per riconquistare la mia fiducia.
Di nuovo!
Quelle orribili voci ritornano nella mia testa, convincendomi che non posso fidarmi di lui.
Non lo sopporto.
***
Il mio cuore quasi si ferma quando le guardie finalmente arrivano.
Questa volta ce ne sono solo due. Il capo e un’altra. Non riconosco quest’ultima.
Il capo sorride mentre ci guarda.
“Forse dovremmo concedervi un’altra doccia.” Dice. “Siete ... rivoltanti.”
Comincio a sentire piccole scintille di rabbia per tutta la paura e la disperazione che provo.
Questo è un bene. Preferirei mille volte essere arrabbiata che spaventata. La paura è diventata una mia cara amica in questi ultimi due giorni. Un’amica che non sono interessata a tenere.
“Che cosa vuoi?” Chiede il Professor Piton. “Facciamo in modo che questa visita sia il più breve possibile.”
Lo guardo sorpresa.
“Siete disposti a darci le informazioni di cui abbiamo bisogno?” Chiede il Mangiamorte.
Silenzio.
Sanno la mia risposta. Non ho cambiato idea. Non avranno niente da me.
Il problema è quello che il Professor Piton vuole fare. Non posso fermarlo se decide di parlare e collaborare con loro.
“Temo che non possiamo aiutarti.” Dice alla fine e rilascio il fiato che avevo trattenuto.
La guardia non sembra sorpresa: “Non mi aspetto altro.”
Davvero?
Incrocia le braccia sul petto, pensando intensamente. “Che cosa dovremmo fare adesso? Hmm?”
Rimango in silenzio. Tutto quello che voglio è scomparire, non volendo più trattare con loro. Sono nauseata e stanca dell’ansia e dell’anticipazione. Come mi manca la mia bacchetta! Vorrei essere in grado di difendermi. Non sopporto di essere così impotente per tutto il tempo.
“Ragazza.” Dice all'improvviso guardandomi. “Non hai niente da dire?”
Scuoto la testa. “Credo che il Professore abbia detto tutto.”
“Professore?” Ripete la guardia: “Lo chiami Professore.”
Sono confusa, ma resto in silenzio.
“Mi chiedo se lo chiameresti ancoraProfessore se sapessi del suo passato.”
Il Professor Piton fa un passo avanti: “Non parlare di cose che sono pericolose per te.” Dice a bassa voce.
La guardia non sembra aver paura, “Lo sa?”
Silenzio.
So che cosa? Riguardo il passato del Professor Piton? Ho sentito delle voci su di lui e al suo essere un Mangiamorte.Beh, ho sentito anche che lo è ancora un Mangiamorte. Ma questo è tutto. Non so altro e non voglio saperne di più.
“Lei hai detto che ci sono stati tempi in cui eri tu quello a torturare?" Chiede la guardia, sorridendo.
Non reagisco a questo. È esattamente quello che vogliono da me. Non darò loro la soddisfazione.
La guardia continua. “Uccidere, torturare, pensare a nuove maledizioni, una più mortale dell'altra.”
Il Professor Piton stringe le mani a pugno, ma è tutto quello che fa. Non gli ha nemmeno risposto. Non si è nemmeno difeso. Perché? Probabilmente perché la guardia stava dicendo la verità.
Improvvisamente gli occhi del Professore sono su di me e posso vedere che sta osservando il mio viso valutando le mie emozioni. Faccio del mio meglio per rimanere fredda e impassibile.
“Bene.” Dice la guardia, guardandomi. “Hai niente da dire?”
Scuoto semplicemente la testa.
“Interessante.” Commenta.
Silenzio.
Osservo il viso della guardia e posso quasi vedere mentre un’idea si forma nella sua mente. I suoi occhi si illuminano e si forma un ghigno sulle sue labbra.
“Prendila.” Dice distrattamente all'altra guardia e prima mi rendermi conto di ciò che sta accadendo, l’uomo è dietro di me, stringendomi le braccia e io mi dibatto, ma è inutile. Non posso fare niente.
“Che cosa stai facendo?” Esclama il Professor Piton, ma la guardia gli punta contro la bacchetta.
“Non ti muovere. Non abbiamo intenzione di farle del male, le cambieremo semplicemente i vestiti.”
Cosa?
Lui continua: “Ma se interferirai, le faremo molto di più, è chiaro?”
Il Professor Piton non risponde, ma c’è una furia omicida nei suoi occhi mentre se ne sta lì, respirando a fatica, i suoi occhi su di me.
Calmati. Devo calmarmi.
Smetto di lottare, ma questo non fa andare via il panico. Incontro gli occhi della guardia e per qualche strano motivo non riesco a distogliere lo sguardo. Non distoglierò lo sguardo. Non farà di me una vigliacca.
Improvvisamente il suo sorriso si allarga e tira fuori qualcosa dalle sue vesti.
Il mio sangue gela quando guardo la sua mano.
Sta tenendo un grosso paio di forbici.
Quasi soffoco al pensiero di quello che potrebbe farci. Immagini orribili di sangue si formano nella mia mente, le forbici conficcate nel mio stomaco, il sangue che fuoriesce...
Involontariamente cerco nuovamente di liberarmi, la paura che mi assale. Ma la guardia dietro di me non mi lascia andare, al contrario stringe maggiormente la presa, arrestando quasi il flusso di sangue alle mie braccia.
“Calmati, ho detto che non ti farò del male.” Dice il capo, camminando verso di me.
Non gli credo. È un Mangiamorte, sta mentendo.
Oh dio.
É in piedi di fronte a me, le forbici a pochi centimetri di distanza dal mio viso.
Non riesco a respirare.
Forse sta per tagliarmi la gola.
Sto per morire dissanguata.
Hanno intenzione di accoltellarmi e uscire dalla prigione. Il Professor Piton sarà l'ultima cosa che vedrò prima di morire. Riesco a vederlo nella mia mente, mentre cerca disperatamente di fermare il sangue, ma niente mi sarà d’aiuto. Sarà anche lui ricoperto di sangue e poi morirò.
Mi sfugge un singhiozzo, tutto il mio corpo trema.
Chiudo gli occhi, preparandomi per il dolore.
Dio mi aiuti.
Ma poi non succede nulla.
Nessun dolore.
Ma ...
Sta toccando i miei ... i miei capelli.
I miei occhi si spalancano solo per vederlo tagliare una lunga ciocca di capelli.
C-che cosa sta facendo?
Per un lungo istante non riesco nemmeno a reagire. Non è quello che mi aspettavo.
Un altro taglio. E un altro.
Posso sentire i miei capelli venir tagliati, a poco a poco. Cadono a terra accanto a me.
“Per favore.” Sussurro, senza rendermi pienamente conto di quello che sta accadendo.
Lui mi ignora, senza fermarsi.
I miei occhi atterrano sul Professor Piton per la disperazione. Lui se ne sta semplicemente lì, guardando verso di me.Sembra ... sollevato. Perché è sollevato? Non riesce a capire quanto questo mi ferisca? Non fisicamente, ma emotivamente. È più profondo.Potrebbero avermi torturato e sarebbe stato meno doloroso.
Sembra durare un’eternità.
Non sopporto il rumore che fanno le forbici.
Finalmente è finita.
Il capo si allontana e la guardia dietro di me mi lascia andare le braccia.
Resto semplicemente lì, tremante, spaventata all’idea di guardare giù e vedere i miei capelli giacere a terra, senza vita.
“Ecco.” Esclama il capo, soddisfatto. “Credo che questo sia molto meglio, non sei d'accordo?”
Nessuno gli risponde.
“Ti avevo avvertito.” Continua. “Alla fine, sarai tu a pregare noi di prenderci le informazioni che hai. Tu sei il prossimo.” Dice il Professor Piton, sorridendo crudelmente.
Poi entrambi escono.
Non riesco a muovermi.
Ho paura di vedere quanto abbia tagliato.
Il Professor Piton si lascia sfuggire un sospiro, camminando verso di me. “Stanno giocando con noi, ma non può durare per sempre.”
Rimango in silenzio.
“Penso che vogliano farci soffrire la fame di proposito.” Dice. “È tutto parte del gioco. Li abbiamo fatti arrabbiare e questo è il nostro castigo Dobbiamo semplicemente-”
Fa una pausa, probabilmente notando infine lo stato in cui sono.
“Miss Granger?” Chiede con calma, guardandomi. “Stai bene?”
Quella domanda mi spinge oltre il confine e le lacrime rotolano giù per il mio viso. Non emetto alcun suono e resto semplicemente lì, lo sguardo fisso nel nulla.
“Miss Granger?”
Prendo un respiro tremante e infine mi tocco la testa con le mani.
I miei capelli.
Inizio a singhiozzare più forte all’orribile scoperta che i miei lunghi capelli mi arrivano appena all’altezza del mento.
È finita.
Abbasso lo sguardo e fisso le lunghe ciocche che giacciono sul pavimento.
È finita.
Me le hanno portate via.
“Miss Granger.” Dice il Professor Piton. “Sono solo capelli.”
Lo so che sono solo capelli. So che non dovrei starci così male, ma non ci riesco. Mi hanno cambiata. Hanno lasciato il loro marchio su di me. Anche se ci salvassimo un giorno, mi ricorderebbe sempre il tempo che ho trascorso in questa cella.
Scuoto la testa, allontanandomi da lui. Ho paura che se aprissi la bocca per parlare, mi uscirebbero solo singhiozzi e mi imbarazzerei ulteriormente.
“Pensa a quello che sarebbe potuto succedere.” Dice.
Lo so. So che è stupido piangere per dei capelli, ma non posso farne a meno. Mi sento diversa. É come se fossi una nuova Hermione Granger ora.
No. Non sono più Hermione Granger. Sono il loro giocattolo e possono fare quello che vogliono di me.
“M-mi dia solo q-qualche minuto.” Riesco a dire, la mia voce tremante.
“Certo.” É la sua unica risposta.
Annuisco, deglutendo con forza, poi mi inginocchio, raccogliendo i capelli in un piccolo mucchietto.
Me ne ero sempre lamentata, irritata da come fossero selvaggi, ma non ho mai voluto tagliarli. Erano una parte di me.
Ora non lo sono più.
***
“Ha davvero torturato della gente?” Chiedo.
Lui si irrigidisce e gli occhi diventano più scuri.
“Miss Granger-”
“Per favore, penso di avere il diritto di sapere.” Dico con calma, “Mi ha visto nel mio momento peggiore.”
Inoltre ho bisogno di una distrazione. Ho bisogno di pensare a qualcos'altro.
Sospira, distogliendo lo sguardo da me.
Poi finalmente annuisce. “Sì. Tutto quello che hanno detto è vero.”
“Tutto?”
“E hanno tralasciato alcune cose.”
Mi irrigidisco, sentendomi un po’ a disagio. È difficile immaginare il Professor Piton che tortura qualcuno. Non importa quanto scostante, sarcastico e freddo sia, non riesco a immaginare che faccia del male a qualcuno.
“P-Perché?” É la sola domanda che riesco a formulare.
“Ero giovane, stupido.” Ammette, con gli occhi distanti come se stesse rivivendo un ricordo. “Ero ossessionato dal potere.”
"Per quanto tempo lei-”
“Qualche anno.”
Quache anno? Posso solo immaginare quante cose orribili abbia fatto in quegli anni. Era una persona diversa allora? Forse non è cambiato. E se fosse ancora quel Mangiamorte?
“Non voglio entrare nei dettagli, Miss Granger.” Dice. “Ma credimi, la vera e propria tortura non è ancora cominciata.”
La gola mi si chiude.
Posso sopportarne altra?
“Penso che cercherò di dormire un po’.” Dico, voltandomi e coprendomi con il suo mantello.
Lo stomaco si lamenta ad alta voce per non aver ottenuto alcun alimento oggi, ma lo ignoro. Ho problemi ben più grandi in questo momento. Cerco di ignorare la sensazione dei capelli corti mentre chiudo gli occhi, sperando di dormire un po’ questa notte.
Cosa ne pensate? Per voi sarebbe stato un trauma se vi avessero tagliato i capelli in questo modo?
Ora, dato che sono un bimba curiosa... di dove siete? Io Napoli😘
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