Day 29


In qualche modo sento che la fine è vicina.


Hanno usato ogni metodo possibile per cercare di farmi tradire l’Ordine. Cos’altro possono fare?

Anche Piton ha detto che Voldemort sta diventando impaziente e credo che non sarò più viva la settimana prossima.

Potrei persino morire oggi. A giudicare dal comportamento di Piton di ieri, non mi resta molto tempo.

Piton.

Tutto il mio corpo s’irrigidisce se penso a lui. Non importa quanto ci provi, non riesco a togliermi dalla testa le immagini di ieri. Anche se non erano reali.

Posso vederlo chiaramente.

Me ne ricordo come se fosse successo.

Questo non lo rende reale in un certo senso?

Non ho chiuso occhio per tutta la notte per paura che lui sarebbe tornato. Aveva un disperato bisogno di fare ciò che Voldemort gli aveva ordinato di fare.

Ma un’intera notte senza sonno sta iniziando ad avere i suoi effetti.

Mi fanno male gli occhi.

Sono stanca.

Il mio braccio destro fa male, non riesco neanche a muoverlo. Non credo sia rotto, comunque.

Magari potrei fare un breve sonnellino?

Alzandomi dal pavimento, cammino lentamente verso il materasso e mi ci lascio cadere sopra.

Chiudo gli occhi e un attimo dopo mi addormento.

***

Qualcuno mi sta toccando il braccio.

Ma mi sento così rilassata, non voglio svegliarmi completamente.

Il mio corpo mi sembra così pesante che non riesco nemmeno a muovermi.

Non voglio muovermi. Sto bene così.

Qualcuno mi sta scuotendo leggermente.

Emetto un gemito, aprendo gli occhi, non capendo davvero cosa sta succedendo.

È lui.

Il Professor Piton.

“Salve a lei,” Sorrido, sbattendo le palpebre un paio di volte.

“Granger?”

Un momento.

Poi mi rendo conto.

È Piton.

In un veloce istante sono completamente sveglia mentre urlo e striscio via da lui, via dal materasso verso un altro angolino.

Lo fisso, sperando che se ne stia semplicemente lì senza venirmi vicino.

Lui si alza, mettendosi di fronte a me.

La sua espressione è cupa, quasi quanto lo era ieri.

“Dobbiamo parlare,” Dice.

“N-no, non dobbiamo,” Mi sforzo di dire.

Lui ignora il mio commento. “Vogliono rimpiazzarmi.”

“Cosa?”

“Dare la possibilità ad un altro Mangiamorte.”

“La possibilità di fare cosa?”

“Di convincerti ad aiutarci.”

Non ci posso credere.

La rabbia prende il sopravvento e mi alzo all’in piedi. “Quante volte devo dirglielo? In quale lingua devo dirglielo?”

“Granger – “

“Non c’è niente che lei possa fare! Non ho intenzione di arrendermi! Mi porti da Voldemort così posso dirglielo in faccia.”

“Non pronunciare il suo nome!” Sibila lui.

Questo mi sorprende. “Perché no?”

La sua mascella s’irrigidisce e mi guarda. “Hai solo due opzioni. O acconsenti di passare dalla nostra parte o moriamo entrambi.”

“Anche lei?”

Lui non dice niente, mi fissa soltanto.

Incrocio le braccia al petto. “E perché dovrebbe importarmene di lei? Voglio che lei… muoia.”

“Non lo vuoi.”

Come osa presumere di sapere ciò che voglio?

Faccio un passo avanti, non sapendo nemmeno cosa dirgli. È inutile urlargli contro, o accusarlo di cose che mi ha fatto.

Ma ci provo comunque, con voce calma. “Non metterò nemmeno in mezzo ciò che ha fatto. E se non l’ho odiata allora, la odio per certo dopo quello che è successo ieri. Lei mi disgusta.”

La mia voce trema un po’ verso l’ultima parte.

Lui non reagisce per niente. I suoi occhi scuri sono quasi morti. Le mie parole non lo hanno nemmeno scalfito.

“Se ne vada,” Dico, distogliendo lo sguardo da lui.

“Il braccio ti fa male?” Chiede all’improvviso.

È sempre stato un ottimo osservatore.

Rido amaramente. “Certo che mi fa male. Ci sono caduta sopra dopo che lei ha deciso di lanciarmi via.”

“Posso guarirlo per te.”

I miei occhi saettano verso di lui. “Cosa?”

Lui solleva semplicemente le sopracciglia, aspettando la mia risposta.

Scuoto velocemente la testa, forzando un sorriso falso. “No.Grazie.”

“Ne sei sicura?”

“Non funzionerà. Mi ferisce e poi si offre per medicarmi. La smetta.”

“Non c’è bisogno che tu sia più sofferente di quanto devi esserlo.”

Mi sta innervosendo. Odio quando è tranquillo e gentile e sembra quasi che non sia malvagio. È più facile quando mi tortura.

Ho bisogno di odiarlo.

Piomba il silenzio.

“Allora?” Chiede, cacciando la bacchetta.

Ansimo, indietreggiando ancora di più verso il muro.

“Non ti preoccupare,” Dice strascicando le parole. “Lo sapresti se avessi intenzione di farti del male.”

Che cosa confortante.

“Posso guarirlo,” Dice, indicando il mio braccio.

“No,” La mia risposta arriva immediatamente. “Non mi faccia alcun favore.”

Lui sospira, ma annuisce, mettendo via la bacchetta.

Non potrei sopportare il fatto che mi stia vicino così a lungo per guarire il mio braccio. Se sento il suo odore, mi farà tornare alla mente dei ricordi.

I ricordi della visione.

Questo spiega quanto sembrasse reale.

Potevo persino sentire il suo odore.

Non era come se fosse un sogno dove alcune cose sono strane e te ne rendi conto solo quando ti svegli.

La visione era completamente realistica.

Magari era reale e lui sta semplicemente confondendo la mia mente di nuovo?

E se questo non fosse reale invece? Sto vivendo un’altra visione?

Oppure sto pensando troppo, di nuovo.

Ad ogni modo, ho bisogno di risposte.

“Lei…” Inizio lentamente. “Lei mi ha violentato ieri.”

Lui s’irrigidisce e c’è di nuovo quell’emozione nei suoi occhi.

Odio.

Aspetto che parli.

“Non era reale,” Risponde in modo freddo.

E questo è tutto ciò che ha da dire.

Sembrava reale. Lo ricordo. È nella mia testa.”

“Non era reale,” Ripete.

Socchiudo gli occhi e mi prendo un momento per osservarlo.

Non mi sta guardando.

Se non lo conoscessi bene direi che è imbarazzato.

Ma lo conosco bene.

“Mi lasci in pace,” Sussurro.

“Questo è il mio ultimo giorno,” Dice. “L’ultimo giorno per convincerti a cambiare idea.”

“Buona fortuna.”

Così questo è l’ultimo giorno.

Lo sapevo.

Il mio sguardo si posa sul pavimento.

Lui lascia la cella.

E io me ne sto lì, cercando di capire davvero cosa sta succedendo.

Sembra quasi sconfortante.

C’erano dei giorni in cui pensavo, ero certa, che quello fosse il mio ultimo giorno.

Quindi non posso credere pienamente che sia davvero la fine fin quando non arriverà.

La morte.

Un pensiero così orribile.

Mi lascio cadere al suolo, facendo dei respiri profondi, sperando di non avere un altro attacco di panico.

Ho sempre saputo che la fine sarebbe arrivata. Ho persino cercato di porre fine alla mia vita.

Ma adesso…

Accettare davvero la morte non è facile come pensavo.

***

Non ho avuto la possibilità di finire la scuola.

E viaggiare.

E trovare il mio primo lavoro.

E andare oltre il bacio con un ragazzo.

E vivere per vedere un nuovo millennio.

Più penso a queste cose, più mi si chiude la gola.

D’accordo.

Smetterò semplicemente di pensarci.

***

Entra una guardia, portandomi del cibo.

Una fetta di pane con un bicchiere d’acqua.

È la guardia di ieri, l’uomo giovane.

Quello che si comporta come se non mi vedesse. Come se non esistessi.

“Aspetta,” Lo fermo prima che se ne vada.

Lui si volta e mi guarda, non dicendo niente.

“I-io voglio vedere Piton. Puoi dirglielo?” Chiedo, aspettando una sua risposta, ma lui se ne va semplicemente dalla cella.

All’improvviso mi sento stupida.

Perché voglio vedere Piton?

Quando verrà, se verrà, cosa gli dirò?

Sono stupida.

Non avrei dovuto dire nulla a quella guardia.

***

Passa più di un’ora.

O forse un paio d’ore?

È difficile capire quanto tempo passa.

E non appena mi rilasso, pensando che lui non verrà a visitarmi, sento quel rumore familiare.

Le sbarre che producono quel terribile rumore quando si aprono.

Ed è lui.

I suoi occhi puntano su di me immediatamente.

Chiude le sbarre e se ne sta semplicemente lì, le sue braccia incrociate al petto.

Sono felice che non stia provando ad avvicinarsi a me.

Dopo un lungo attimo di silenzio, solleva un sopracciglio, “Allora?”

Cosa gli dico?

“Tu desideravi vedermi?” Chiede.

“S-sì.”

“Perché?”

Poi l’espressione sul suo volto cambia e le parole gli escono di bocca lentamente, “Hai magari…cambiato idea?”

“No,” Scuoto la testa.

Lui prende un bel respiro, “Allora cosa volevi?”

“Io… volevo solo parlare.”

Parlare?”

Non volevo starmene da sola con i miei pensieri, sarei diventata pazza. Ho un disperato bisogno di parlare con qualcuno e lui è l’unico adessere… essere cosa? Idoneo?

Con chi altro potrei parlare? Quella guardia?

Alla fine parlo, “Mi piacerebbe sapere un paio di cose prima… prima di morire.”

Lui mi lancia un’occhiataccia, non dicendo nulla.

“Credo che me lo debba,” Dico tranquillamente.

Questo cattura la sua attenzione, “Oh, credi?”

“Sì, lo credo,” La mia voce è un po’ più decisiva adesso.

Dopo un attimo lui annuisce, sospirando, “D’accordo. Cosa desideri sapere?”

“Perché me?”

“Chiedo scusa?”

“Perché me? Harry ha altri amici, persone che sanno più cose di me. Perché avete scelto me?”

Sembra pensarci per molto tempo.

Io aspetto in silenzio.

“Chi altro potevamo prendere?” Chiede lui. “Quell’idiota di un Weasley? O l’incompetente Paciock?

“Quindi… mi avete scelta perché sono… intelligente?”

“Sì. Potresti esserci d’aiuto, se decidi di fare la cosa giusta.”

Ignoro il suo ultimo commento, “Cosa pensa del Professor Silente?”

Lui s’irrigidisce, posso vederlo.

“È un mago molto capace, molto potente,” Dice Piton strascicando le parole.

“Allora perché voltargli le spalle?”

“Potere, Miss Granger. Lui ce l’ha, ma non quanto il Signore Oscuro.”

Annuisco.

Sarebbe inutile discutere con lui adesso.

Così prendo un bel respiro e gli faccio la mia prossima domanda, “Come morirò?”

“Non lo so. Ma non penso che sarà indolore e veloce. Molto probabilmente sarai torturata per la tua stupidità prima di essere ricompensata con la morte.”

Le sue parole crudeli mi fanno sentire male e non posso fare altro che rabbrividire, la mia mente è piena di scene orribili.

Così sembra che la mia morte non sarà come addormentarsi. Come posso anche solo permettere a me stessa di pensare una cosa del genere?

“Sarà lei a…?” Cerco di chiedere, ma non riesco a finire la domanda.

Però lui capisce, “No. Probabilmente non sarò io. Dopo che avrai lasciato questa cella, tutto non sarà più nelle mie mani.”

“E adesso? Aspetto e basta?”

“Pensa,” Ringhia lui. “Hai ancora tempo per cambiare idea.”

No.

Questa non è un’opzione.

Alzo lo sguardo verso di lui e un ricordo di ieri passa davanti ai miei occhi.

Il ricordo di lui che mi spinge sul pavimento.

Stappandomi la biancheria intima.

Tenendomi ferma.

Prendo un respiro tremante, sentendomi lo stomaco contorcere.

Sto per morire.

Ma prima di morire, c’è qualcosa che ho bisogno di fare.

Lentamente, mi avvicino a lui, tenendolo d’occhio con attenzione.

Lui è sorpreso, ma aspetta in silenzio.

“I-io voglio solo fare una cosa,” Ammetto in modo calmo.

Sto di fronte a lui, raccogliendo il mio coraggio.

E prima che lui abbia la possibilità di parlare, sollevo il ginocchio in aria, dandogli un forte calcio tra le gambe.

Un rantolo sofferente gli sfugge di bocca e cade sul pavimento, respirando in modo pesante.

Indietreggio velocemente da lui, il sarcasmo evidente nella mia voce, “Mi dispiace. Le ho fatto male?”

Lui non mi guarda nemmeno, è ovvio che sta provando un dolore atroce. Sostenendo la parte dolorante del suo corpo, alla fine si calma dopo un paio di minuti.

Avrei dovuto dargli un calcio ancora più forte.

Lentamente si rialza, con il volto rigido, guardandomi pericolosamente.

“Questo non era necessario,” Ringhia, il dolore è ancora chiaro nel suo tono di voce.

“Questo non era niente rispetto a ciò che mi ha fatto lei,” Rispondo, adesso un po’ spaventata dalla punizione che potrebbe scaturirne.

Non dice niente in merito.

E mi sorprende. Mi aspettavo che fosse furioso, che usasse un Crucio fino a farmi morire.

Ma non fa nulla.

Sta semplicemente lì, respirando male.

“Tornerò più tardi,” Sussurra e zoppica verso l’uscita.

Mentre le sbarre si chiudono, i miei occhi si spalancano per lo shock.

Tutto qui?

Nessuna punizione?

Niente?

Gli ho appena dato un calcio nelle sue parti basse e lui se n’è semplicemente andato.

Non mi ha nemmeno urlato contro.

Che diavolo sta succedendo?

Perché sto ricevendo tutti questi segnali contrastanti da parte sua?

C’è qualcosa che non va qui.

***

I tagli sulle mie gambe prudono.

E bruciano.

Per fortuna hanno smesso di sanguinare.

“Ciao, piccolina.”

La mia testa scatta verso l’alto.

Quando è entrato lui qui?

Come mai non l’ho sentito entrare?

È quella guardia.

Quella che desideravo morisse così da lasciarmi finalmente in pace.

“Cosa vuoi?” Chiedo, alzandomi.

Lui sorride, “Sono qui solo per dirti che non puoi aspettare che finisca tutto questo.”

Tutto questo?”

“Il fatto che sei qui.”

Resto in silenzio, non capendo cosa sta cercando di dirmi.

Continua, “Quando il Signore Oscuro deciderà che devi morire, ti lascerà a noi.”

“A voi?” Mi si chiude la gola.

“Esattamente. Lascerà che noi ti uccidiamo e, mia cara, potrebbe volerci un giorno. O due.”

M’irrigidisco, il mio corpo trema, “Stai mentendo.”

Ma la sua espressione tranquilla mi dice che sta dicendo la verità.

Sembra eccitato.

E io mi sento male.

“E alla fine avrò la possibilità di punirti come si deve per avermi procurato questa cicatrice,” Dice indicandosi la fronte.

Non riesco nemmeno a parlare.

Cosa c’è da dire?

“E poiché sono una persona gentile, ti darò una scelta. Puoi scegliere come morire,” Spiega lui. “Certo, questo sarà dopo che abbiamo finito con te.”

Scuoto la testa.

“C’è la maledizione che uccide. O possiamo lasciarti sanguinare fino alla morte,” Inizia a pensare lui. “O possiamo strangolarti. O – “

“Smettila!” Urlo.

Il suo volto s’incupisce, “Non alzare la voce con me.”

Gli lancio un’occhiataccia, desiderando di poterlo semplicemente uccidere con lo sguardo.

“Ti sto solo preparando a ciò che verrà. E ti sto dando una scelta,” Dice abbaiandomi contro. “Dovresti essere grata.”

Voglio ridere fino a scoppiare.

Poi il suo volto si trasforma in una smorfia disgustosa. “Ho aspettato abbastanza, non credi?”

Credo che vomiterò.

“È tutto ciò che volevo dire, piccola mia,” Dice e poi s’incammina verso le sbarre, lasciando la cella.

Cado a terra, appoggio la testa alle ginocchia.

Respira e basta.

Respira.

***

Devo fare qualcosa.

Guadagnare giorni.

Devo fare tutto ciò che è in mio potere per sopravvivere più a lungo che posso.

Non posso perdere la speranza.

C’è una possibilità che l’Ordine possa comparire all’improvviso in questa stessa cella fra tre giorni. O una settimana.

E io sarò morta a quel punto.

No.

Devo provarci.

Ma come?

E poi capisco.

Potrei provare e chiedere a… Piton.

Lui è comunque l’unico con cui posso avere una conversazione civile.

Ma come convincerlo a lottare per me davanti al suo Signore?

È impossibile.

***

I miei occhi sono pieni di lacrime.

Voglio piangere, ma non c’è tempo.

Non c’è tempo per provare pietà per me stessa.

Devo lottare.

E così aspetto che lui arrivi.

Come ha detto che avrebbe fatto.

***

Finalmente.

È già sera, credo.

Lui entra nella cella, lentamente.

Molto lentamente.

Ha l’aria stanca.

E capisco perché.

Se non mi ha mentito, questo è anche il suo ultimo giorno.

Alla fine mi guarda, ma non dice nulla.

Mi fissa semplicemente.

E poi io decido di parlare, “Signore…Lo so che ho rifiutato prima, ma…potrebbe magari medicare il mio braccio? Fa davvero male.”

Sto mentendo.

Non fa così male.

Lui ne rimane sorpreso e non reagisce per un lungo istante.

Cerco di mantenere un’espressione innocente.

E poi alla fine si muove, camminando nella mia direzione. Mi siedo sul materasso e lui si inginocchia affianco a me, tirando fuori la sua bacchetta.

Gli porgo il braccio, notando che sta tremando un po’.

Lui lo prende gentilmente e io mi mordo la lingua per evitare di ansimare. Devo continuare a ricordare a me stessa di non pensare a ieri.

Lui pronuncia un paio di incantesimi e io avverto una strana e piacevole sensazione nel mio braccio per un paio di istanti.

Lentamente lo lascia andare, “Ecco.”

Lo muovo un po’, senza avvertire più alcun dolore.

È guarito. Bene. Ne avrò bisogno.

Lentamente raccolgo il fiato e guardo il Professor Piton.

“Ho paura,” Confesso.

“Cosa vuoi che faccia?” Chiede, privo di emozioni.

Sto tremando terribilmente adesso.

Devo farlo.

“So che lei è… il nemico, ma…” Inizio, “Potrebbe abbracciarmi?”

I suoi occhi si socchiudono per lo shock e non proferisce parola.

“Solo per un minuto,” Chiedo, con occhi supplicanti.

Dopo un attimo finalmente reagisce, “Non penso che sarebbe saggio. Ti rendi conto di chi sono?”

“Sì, me ne rendo conto. E… a questo punto non m’importa,” Deglutisco rumorosamente prima di continuare, “Ho solo bisogno di sentire… il calore di un altro corpo contro il mio.”

“Granger – “

Gli butto le braccia attorno, affondando il volto nel suo petto, inspirando a fondo.

Non voglio farlo. Ma devo. Posso solo sperare che mi creda.

Tutto il suo corpo s’irrigidisce.

E poi raccolgo il coraggio e faccio sgattaiolare la mano verso il basso, lungo il suo petto, il suo stomaco, più giù, fin quando non raggiunge il punto in cui l’ho colpito un paio di ore fa.

Lui mi spinge via immediatamente, “Cosa stai facendo?” Mi chiede.

“Ho fatto qualcosa di s-sbagliato?” Chiedo, con voce tremante.

“Cosa vuoi, Granger?”

“Non lo so. Mi faccia continuare e – “

“Sono la ragione per cui sei qui, ricordi?” Dice sollevando un sopracciglio.

“Sì.”

Dio, mi faccio così ribrezzo.

Non credo che sarò capace di continuare.

Ma devo.

Non voglio morire.

Prendendo un respiro profondo, mi abbasso velocemente la veste lungo le spalle, rivelando il mio petto. La sua bocca si apre, ma non dice nulla.

Sto seducendo il Professor Piton.

Suona così sbagliato.

È sbagliato.

Porto le mani dietro la schiena per togliere il gancetto del reggiseno, ma lui mi ferma, “Lascialo dov’è.”

Questo mi sorprende, ma annuisco.

Si siede sul materasso anche lui, appoggiandosi al muro.

C’è un cambiamento nella sua espressione.

Non più sorpresa o shock o confusione.

Mi sta solo guardando, con i suoi occhi scuri e privi di alcuna emozione.

“Continua,” Mi ordina.

“C-continua?”

“Continua con ciò che hai iniziato, Granger. È questo ciò che volevi, no?”

“Non voglio morire,” Sussurro.

Silenzio.

“Fai del tuo meglio e vedrò cosa si può fare,” Dice con freddezza strascicando le parole.

Sbatto le palpebre un paio di volte, cercando di capire se mi sta mentendo.

È impossibile.

Non c’è niente nei suoi occhi.

Vuoti.

Abbasso lo sguardo, notando che le sue gambe sono leggermente divaricate.

Mi tremano le mani mentre sposto le sue vesti e poi raggiungo i suoi pantaloni.

C’è una protuberanza lì.

Cerco di muovere le mani, ma il mio corpo non vuole ubbidire.

Non riesco a muovermi.

Un minuto trascorre in silenzio.

E ancora, resto completamente bloccata.

“Non riesco a decidere se ritenerti immensamente coraggiosa o stupida,” Dice alla fine.

I nostri occhi si incontrano e c’è un leggero sorrisetto sul suo volto prima che possa sparire velocemente.

Si copre di nuovo le gambe con le vesti e si siede in posizione eretta.

“Stavi cercando di sedurmi,” Dice.

“Ci ho provato,” Ammetto, rialzandomi la veste e comprendoni di nuovo.

“Ed hai fallito miseramente.”

C’è un orribile rossore sulle mie guance.

Non devo più fare finta.

Sa cosa stavo cercando di fare. E perché.

Il mio tono di voce è forte mentre parlo, “Non voglio morire. E pensavo di essere pronta a tentare qualunque cosa per salvarmi.”

“E ti sei resa conto che non sei pronta come pensavi.”

Scuoto la testa, “Immagino di no.”

Cade il silenzio.

È diventato davvero buio.

Non l’avevo notato.

Perché lui è ancora qui?

Non riesco a credere che sto avendo una conversazione con lui dopo tutto ciò che mi ha fatto.

“Uccideranno davvero anche lei o mi sta mentendo di nuovo?” Chiedo, voltandomi verso di lui.

Gli ci vuole un lungo istante per rispondere, “Perché me lo chiedi?”

“Perché non mi sta torturando? Sono, in un certo senso, la ragione per cui morirà. Se non sta mentendo.”

“Non sto mentendo,” Dice, con voce bassa, “Magari sono riuscito a raggiungere un accordo.”

“Beh, io no,” Gli abbaio contro, “Voglio vivere. I-io… io la odio.”

E sono spaventata.

E agitata.

E tesa.

E sto diventando pazza.

“Ti ho fatto delle cose terribili,” Dice.

Non rispondo. Cosa c’è da dire?

Magari è dispiaciuto adesso? Si sta pentendo adesso del fatto che stia per morire?

Si avvicina a me e sento il bisogno di scappare dall’altra parte della cella.

Ma per qualche ragione, resto ferma.

Lui sembra insicuro, esitante.

“Chiudi gli occhi,” Mi ordina.

“Cosa? No.”

“Di cosa hai paura? Se avessi voluto farti del male, l’avrei già fatto.”

Gli lancio un’occhiata.

D’accordo.

Cos’ho da perdere?

Non m’importa più niente ormai.

Sento che si sta avvicinando a me e posso sentire il suo corpo appoggiarsi al mio.

Cosa sta facendo?

“Non dire nulla,” Sussurra.

E poi sento il suo braccio sgattaiolare attorno a me, giù per il mio stomaco, sotto la veste e tra le mie gambe.

I miei occhi si spalancano, “Che diavolo sta - ?”

“Fidati di me e basta. Per un paio di minuti fidati di me e poi puoi continuare ad odiarmi.”

È completamente buio adesso.

Non riesco a vedere il suo volto e questo rende le cose ancora più difficili.

Mi obbligo a rilassarmi.

Nessuno mi giudicherà.

Nessuno lo verrà a sapere.

Sarò morta domani.

Deglutisco rumorosamente, con il cuore che batte all’impazzata.

“Chiudi gli occhi,” Mi dice.

Io ubbidisco.

Le sue mani scorrono leggere sulle mie cosce, sotto la veste. Arcuo la schiena, mordendomi la lingua.

Mi mancava il contatto di qualcuno. Mi avrebbe fatto piacere se mi avesse toccato il braccio, questo esprime quanto disperato bisogno ne abbia.

Ma lui sta toccando tutt’altro che il braccio e sembra incredibile.

Sono una persona malata.

Ma in questo momento non m’importa.

Sento le gambe tremare mentre le sue mani si avvicinano sempre di più alle mie mutandine.

Ignorando quanto sia sbagliata tutta la situazione, lascio cadere la testa sulla sua spalla e mi sfugge un gemito.

Lui non dice nulla.

Neanche una parola.

Resta completamente in silenzio, non toccandomi più del necessario.

Avverto le sue dita perfettamente attraverso la mia biancheria mentre si fa più calda a causa del suo tocco.

Iniziano a tremarmi le gambe mentre lui continua, massaggiando, toccando gentilmente.

Inizio ad avere davvero caldo e ho alcuni problemi nel respirare. Le sue dita seguono dei piccoli movimenti circolari e mi mordo la lingua più forte per stare zitta.

Voglio che la smetta, ma allo stesso tempo credo che morirei se smettesse.

Lui continua a strofinare le dita, più veloce adesso, toccando proprio il punto giusto, senza mai fermarsi.

Mi aggrappo al suo ginocchio per sostenermi.

Non m’importa se mi sentirà.

È troppo piacevole.

Piagnucolo e ansimo ai suoi movimenti. All’improvviso, il mio ventre si contrae e qualcosa esplode dentro di me.

Mi stringo al suo petto, tutto il mio corpo trema e lotto per prendere fiato.

Non mi sono mai sentita così bene. Mi sembra di stare in paradiso.

Lentamente lui si allontana da me e il mio corpo cade sul materasso, i miei occhi sono chiusi, le mie gambe tremano.

Non riesco nemmeno a pensare.

Per un paio di lunghi istanti non so nemmeno dove sono.

Lentamente mi calmo.

Mi sento così rilassata e assonnata.

È come se tutta la mia paura e la mia agitazione fossero appena scomparse.

Apro gli occhi.

Lui non c’è.

Sono sola nella cella.

Probabilmente è meglio così.

Non saprei che dirgli.

Avrei almeno il coraggio di guardarlo negli occhi?

Perché l’ha fatto?

Non riesco neanche a pensare adesso.

Chiudo gli occhi e in pochi istanti mi addormento.

***

Qualcuno mi afferra il braccio, alzandomi in piedi.

Urlo, dimenandomi, ma è inutile.

Non riesco a vedere nulla.

È buio.

Posso dire che ci sono un paio di persone nella cella.

È finita?

Cerco di parlare, ma la voce mi muore in gola.

Senza una parola vengo trascinata via dal materasso e fuori dalla cella.

Qui Herm è uscita un po' pazza e Piton ancor di più...😏😏😏
È finita? Hermione morirà? Dove la stanno portando?
Il prossimo capitolo ve lo pubblico domani
QUESTA VOLTA SUL SERIO O NON SONO UNA SERPEVERDE!!!
Vi voglio far un po' rodere😂😂😂

Comunque non vi ho chiesto in che casata siete. Io in Serpeverde😜
Ho fatto fare ieri il test su pottermore a mia sorella ed è Corvonero.... me lo aspettavo

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