Day 19
Svegliati!"
Non è la voce del Professor Piton.
Spalanco gli occhi al comando. Mi metto a sedere immediatamente mentre realizzo che due guardie sono nella cella.
É tutto così confuso, non riesco nemmeno a pensare lucidamente.
Cosa ci fanno qui? E così presto la mattina?
I miei occhi trovano il Professore e capisco che è agitato anche lui. Anche se sembra tranquillo, ma posso solo dire che è confuso.
"Buon giorno, prigionieri." Dice alla fine il capo. "Immagino abbiate dormito bene?"
"A cosa dobbiamo questa visita?" Chiede il Professor Piton, con una voce impregnata di veleno.
"Ci stavo arrivando, caro Professore."
Non va bene. Non ci hanno mai fatto visita così presto. Sento che succederà qualcosa di brutto.
"Ci abbiamo pensato su." Dice la guardia. "E abbiamo capito che forse ve l'abbiamo fatta passare troppo comoda."
Non posso credergli. Fa sul serio?
Il Professor Piton solleva un sopracciglio e so che sta pensando la stessa cosa che penso io.
"Siete nostri prigionieri dopotutto e fin'ora vi abbiamo fornito cibo, acqua, sonno, perfino la doccia."
"Certamente, entrambi ci sentiamo davvero speciali." Risponde Piton, ma la guardia si limita a sorride all'affermazione.
"Beh, noi non vogliamo farvi sentire speciali e per questo motivo abbiamo deciso di darci un taglio."
Mi sforzo di parlare. "Sarebbe?"
La mia voce è così rauca che mi sorprende.
La guardia mi rivolge un'occhiata. "Miss Granger, carino da parte tua unirti alla conversazione." Continua poi. "Non fate quelle facce così serie, voi due. Non vi toglieremo il diritto al cibo e all'acqua. Abbiamo qualcos'altro in mente."
Cosa ci può essere di peggio di cibo e acqua?
La guardia sorride, poi parla. "Da adesso in poi, amati prigionieri, non vi è permesso dormire."
Silenzio.
Cosa?
"Beh, devo ammettere che mi aspettavo di vedere più orrore sui vostri volti." Ammette la guardia.
Guardo il Professor Piton ed è preoccupato. Il suo volto è immobile e sta pensando a qualcosa. Se lui è preoccupato, significa che dovrei esserlo anche io. Ma per qualche ragione, privarci del sonno non è così orribile come privarci di cibo e acqua.
La guardia si schiarisce la voce, poi rivolge uno sguardo all'altra guardia dietro di lui. "Mettiglieli addosso."
L'uomo ubbidisce immediatamente, venendo per prima verso di me. M'immobilizzo, osservandolo con terrore, ma lui si ferma di fronte a me, guardandomi in modo gelido.
"La mano." Ordina.
Obbedisco, tendendogli la mano tremante. L'afferra e aggancia una specie di braccialetto di metallo. Poi mi lascia andare e si dirige verso il Professore, che rivolge uno sguardo disgustato alla guardia.
"La mano."
Il Professor Piton guarda il capo. "Lo sai che non sarai capace di continuare con questa cosa per molto."
"Lo so." Risponde. "Ma me lo godrò finché dura."
Gli occhi del Professor Piton si adombrano, ma non protesta mentre la guardia gli aggancia l'aggeggio metallico al polso.
"Sapremo se provate ad addormentarvi e non sarà piacevole per voi." Spiega l’uomo.
"Cosa succederà?" Chiedo, guardando il braccialetto con timore.
Ride. "Lascia che sia una sorpresa, ma non ci proverei se fossi in te."
Non posso evitare di agitarmi alle sue parole.
"Beh, a presto." Aggiunge, poi entrambe le guardie lasciano la cella.
Silenzio.
Nessuno dei due parla. Siamo troppo impegnati ad osservare il nostro nuovo accessorio. É così piccolo e non sembra che possa recare chissà quali danni. Ma a parte le dimensioni, posso avvertire qualcosa provenire da esso. Un qualche tipo di energia, o...magia.
"Lei sente...?" Chiedo, cercando di rimanere calma.
"Sì." Risponde. "Magia Oscura."
Prendo un bel respiro, poi tossisco un paio di volte facendo lacrimare gli occhi.
Grandioso. Proprio ciò di cui avevo bisogno al momento.
"Stai ancora male."
É un'affermazione, non una domanda.
"Credo."
Ma non voglio esserlo. Non posso esserlo. Specialmente adesso che non ci è permesso dormire.
Riesco a capire che il Professor Piton non è a suo agio. Mi guarda e apre la bocca per dire qualcosa, ma dopo qualche secondo la chiude.
Sto ancora male.
Speravo di star meglio se avessi dormito abbastanza. Ovviamente mi sbagliavo.
É stata una notte strana. Continuavo a svegliarmi. Ma probabilmente stavo sognando, o almeno avevo la sensazione che fosse tutto un sogno. Ricordo di aver visto il Professor Piton sulla sedia, poi sul suo materasso, poi non era più nella cella. Ero sola. Ma è stato tutto un sogno. Un incubo, causato dalla paura che il Professor Piton possa essere portato via di nuovo.
Sospiro, incontrando gli occhi del Professore per un breve secondo.
L'atmosfera è imbarazzante. E poi ricordo per quale motivo.
La conversazione della scorsa notte.
Come ho potuto essere così stupida? Cosa mi è preso?
Non posso fare altro che arrossire mentre ricordo tutto ciò che gli ho detto e la sua reazione. É totalmente comprensibile che abbia reagito in quel modo. Sono stata una sciocca ad aver iniziato quella conversazione. Lui è il mio Professore, per l'amor di Dio.
Ho rovinato tutto adesso.
"Come va la febbre?" Chiede.
"N-non lo so, mi sento... bollente." Ammetto.
"Sembri bollente." Dice, poi lo shock si fa strada sul suo volto. "Non intendevo - ...Volevo dire che sembri avere la febbre."
Arrossisco, annuendo. "So cosa intendeva, Professore."
Questo è davvero imbarazzante. Ed è tutta colpa mia.
Provo rapidamente a cambiare argomento.
"Cosa intendeva quando ha detto che non avrebbero continuato per molto con questa cosa?"
Sembra rilassarsi un po'. "Un corpo umano non resiste molto se privato del sonno."
"Lo so questo."
Annuisce.
Poi qualcosa mi viene in mente. "Crede che loro lo sappiano? E se fosse il modo in cui vogliono che... moriamo?"
"Ne dubito. Credo sia solo un altro dei loro metodi che desiderano testare su di noi.”
"E... quanto può durare una persona? Un paio di giorni?"
"Approssimativamente undici giorni, ma dipende dall'individuo."
Capisco ciò che sta cercando di dire. "Non saremo capaci di durare così tanto. Abbiamo vissuto in queste orribili condizioni per diciannove giorni, la nostra salute non è...al meglio al momento."
Annuisce semplicemente. "Non preoccuparti di questo. Le guardie sanno tutto ciò e non andranno fino in fondo.”
In qualche modo so, sento, che ha ragione. Non moriremo così. É solo un altro metodo di tortura. Ma ho ancora paura.
"Non sarà chissà quale problema per lei." Dico con fare calmo.
"Cosa intendi?"
"Niente... è solo che per tutto il tempo che siamo stati qui io non l'ho mai vista dormire. Beh, solo una volta."
Socchiude gli occhi. "Contrariamente alle credenze popolari, Miss Granger, io dormo. Non tanto quanto te, ma ho bisogno di dormire per funzionare normalmente."
"L-lo so e questo è esattamente ciò che volevo dire. Non dorme così tanto."
Sospira, poi si volta dall'altra parte.
Perché è arrabbiato? Cos'ho detto questa volta da infastidirlo?
***
Alla fine dopo un'ora di silenzio non ce la faccio più.
"Dobbiamo parlare." Sputo fuori.
Lui sta zitto.
Ha deciso di ignorarmi completamente?
Ma dopo un lungo silenzio emette un sospiro."Parlare di cosa?"
"Non lo so."
Adesso mi sta guardando, alzando un sopracciglio.
Provo di nuovo. "Non importa di cosa parliamo. Ma... se non ci è permesso dormire, dobbiamo intrattenerci in qualche modo."
"Me ne rendo conto."
Davvero?
Sono un po' sorpresa, non mi aspettavo che fosse d'accordo con me.
"Allora... qual è il problema?" Chiedo in modo calmo.
"Non sono... loquace."
Mi scappa quasi una risata a sentire quelle parole.
"L-l'avevo notato, Signore." Dico. "Ma abbiamo bisogno di parlare."
Si agita. "D'accordo."
Annuisco. "D'accordo." Una lunga pausa. "Allora... iniziamo a parlare."
Annuisce anche lui.
E poi il silenzio riempie di nuovo la cella.
***
Non stiamo parlando.
E so che il problema è lui. Sono perfettamente capace di conversare, ma c'è qualcosa che riguarda lui. Non vuole parlare. Non vuole nemmeno guardarmi. Ogni volta che apro la bocca, il suo sguardo cupo mi fa dimenticare quello che volevo dire.
D'accordo. Allora non parleremo.
Provo a concentrarmi un po' su me stessa.
Sto ancora male. Posso sentire la mia gola pizzicare e il mio intero corpo bruciare. Quanto durerà? Sento che la testa è più pesante del solito e tutto ciò che posso fare è distendermi sul materasso come una bambola.
Ci sono momenti in cui sto andando a fuoco e poi congelo e tremo.
Proprio ciò di cui avevo bisogno.
***
Cibo.
La guardia fa apparire il pane, due mele e due bicchieri d'acqua e se ne va. Senza una parola.
I miei occhi cadono sul bicchiere d'acqua e mi lecco le labbra inconsciamente. Voglio muovermi per raggiungerlo, ma semplicemente non posso. Il Professor Piton sembra leggermi nel pensiero quando prende il bicchiere e si dirige nella mia direzione, porgendomelo. Cerco di prenderlo, ma le nostre dita si toccano per un breve secondo e lui ritira immediatamente la mano come se si fosse scottato. Il bicchiere cade a terra e si frantuma in mille pezzi, riversando l'acqua sul pavimento.
"No!" Grido, guardando il tutto con disperazione mentre i frammenti spariscono magicamente.
Abbiamo perso un bicchiere d'acqua.
Guardo il Professor Piton che sembra agitato e imbarazzato.
"Cos'è successo?" Chiedo con disperazione.
"Mi dispiace, pensavo l'avessi già preso."
"No, non è stato questo. Lei... ha ritirato la mano."
Osservo il suo viso per un qualunque tipo di reazione.
La sua mascella si serra. "Non l'ho fatto."
"L'ha fatto."
"Miss Granger-"
"Professor Piton."
Silenzio.
Prendo un bel respiro "Che succede? Perché si comporta così?"
"Il mio comportamento non è cambiato, Granger. Te lo stai solo immaginando."
"Oh, è così?" Chiedo. "A stento mi dice una parola, raramente mi guarda negli occhi, non può nemmeno toccarmi-"
La sua testa scatta verso di me. "Come dovrebbe essere, Miss Granger."
Poi capisco.
Mi schiarisco la gola, imbarazzata "É per la conversazione dell'altra sera?"
Distoglie immediatamente lo sguardo "Eravamo d'accordo che non ne avremmo più fatto parola."
"Allora è per questo." Dico con calma.
"Granger-"
"Mi dispiace per... aver rimesso in mezzo la questione, ma non può continuare a comportarsi così per questo."
Silenzio.
"É stata colpa mia." Dice alla fine.
"Per cosa?"
"Dev'essere stato qualcosa che ho fatto." Dice, non guardandomi. "Ho fatto qualcosa che... ti ha incoraggiato."
"Incoraggiato?" Chiedo con stupore. "Professore... non sto... maturando una cotta per lei."
I suoi occhi si spalancano per lo shock. "Miss Granger!"
"É questo che la preoccupa? Può rilassarsi."
"Questa conversazione si sta spingendo in una direzione sbagliata."
Prendo un respiro profondo. "Non capisce perchè - ... io non..."
É difficile da spiegare.
Alla fine mi ricompongo. "Non riguardava lei. Riguardava me. Rivolevo un po' di controllo."
É imbarazzato, ma sta ascoltando. É già qualcosa.
Continuo. "Non volevo che fosse alla loro maniera. E so che sono egoista per averla coinvolta."
"Lo sei stata." Concorda.
Silenzio.
"Lei non capisce." Sussurro, distogliendo lo sguardo da lui.
"Non voglio capire." La sua voce è bassa. "Sono il tuo insegnante. Ho troppe cose sulla coscienza e non desidero aggiungerne un'altra."
Annuisco lentamente comprendendo.
Dovremmo smetterla di pensarci.
"Puoi avere il mio bicchiere d'acqua. Non ho sete." Dice e si volta.
"Ma-"
"Granger." Il suo tono di voce non accetta discussioni.
***
Ritorno alla cella dopo la visita al bagno e scambio delle occhiate con il Professor Piton prima che venga portato via. Prendo un bel respiro e mi rilasso adesso che ho qualche minuto per me stessa.
Poi sento qualcosa.
Sta... piovendo?
Sembra di sì.
Guardo la piccola finestra sopra di me ma non riesco a vedere niente.
Il suono della pioggia ha sempre avuto un effetto calmante su di me.
Mi siedo sul mio materasso, chiudendo gli occhi e godendomi semplicemente quel suono.
***
"Chi era quella ragazza?" chiedo all'improvviso.
Il Professor Piton s'irrigidisce e credo di averlo visto roteare gli occhi.
"Non puoi lasciare le cose come stanno, vero?" Mi guarda in modo severo.
"Voglio solo sapere."
"Non vuoi sapere."
"O me lo dice lei oppure me lo diranno loro, sono sicura di questo."
Sospira e lo sguardo sul suo viso è quasi disperato.
"Mi aspettavo che lo capissi da sola." Dice.
"Capire cosa? Esattamente non mi ha dato molto su cui lavorare."
"Bene. Sarò breve:" Mi guarda."Ricordi com'era?"
M'irrigidisco mentre i ricordi ritornano.
Era spaventata.
Sporca.
I suoi vestiti erano un po' stracciati.
C'erano lividi.
Dopo qualche attimo di silenzio, il Professor Piton annuisce. "Ne sono il responsabile."
"C-cosa?"
"Io le ho fatto quelle cose. Beh, la maggior parte."
"Lei..." Non riesco nemmeno a finire la frase.
Perché sta dicendo una cosa del genere?
"Era... sotto la maledizione Imperius?" Chiedo con calma.
"No."
No? Una parola così semplice.
Sono scioccata. Ho la bocca aperta, ma non so cosa dire. Continuo ad aspettare che dica che la sua è tutta una farsa.
Mi guarda negli occhi."Ti disgusta? Ti spaventa?"
Non sono capace di parlare.
"Mi stava pregando di aiutarla, continuando a chiamarmi Professore, ma non ho fatto nulla." La sua voce è atona.
"Potuto fare nulla." Lo correggo.
"Non ha importanza."
"Oh, ha importanza."
Silenzio.
Non credo di voler sapere di più. Non voglio sapere a cosa è dovuta andare in contro quella ragazza.
"Non mi ha spaventata." Dico, rompendo il silenzio orribile.
Mi guarda, sorpreso.
"Sono adulta, può dirmele le cose, Professore. Posso reggerle."
Non mi crede, posso leggerglielo in faccia, ma non dice nulla.
So che si aspetta che io gli chieda perché ha fatto ciò che ha fatto, di pretendere spiegazioni, ma non lo faccio.
Resto in silenzio.
***
Il giorno sta passando lentamente.
Sto probabilmente perdendo la testa, perchè il mio materasso sembra improvvisamente così comodo. Mi si chiudono gli occhi, tutti i miei pensieri stanno scomparendo chissà dove. Il suono della pioggia mi sta facendo addormentare, ma sono determinata a restare sveglia.
Riposerò solo gli occhi per un momento.
Passa un minuto.
Poi due.
Mi sto lasciando andare lentamente.
Poi urlo di dolore quando la corrente elettrica mi attraversa il corpo.
Sparisce immediatamente, ma sono ancora sotto shock.
"Cos'è successo?" Chiede il Professor Piton, dirigendosi verso di me.
"C-credo di essere stata... fulminata." Spiego, guardando il braccialetto metallico che ho al polso.
"Quindi adesso sappiamo qual è la punizione contro il sonno." Dice il Professore, con il volto rigido.
"Ho solo chiuso gli occhi per un secondo e..." Mi affievolisco, sentendo ancora una strana sensazione in corpo.
"Non puoi chiudere gli occhi, Granger, ti addormenterai."
"Ma ho... sonno." Mormoro.
Annuisce, poi si allontana da me, sedendosi sulla sedia al centro della stanza.
"Miss Granger, puoi dirmi cos'è l'Elleboro?" Chiede all'improvviso, nella sua solita voce da insegnante.
Sbatto le palpebre un paio di volte. "É... uno degli ingredienti per il Distillato della Pace. É velenoso."
Sorride, prima di guardarmi di nuovo in modo freddo. "Quale pozione necessita di parti di Pesce Palla?"
Inizio velocemente a pensare, ripassando diversi libri nella mia testa prima di trovare la risposta.
"Gli occhi sono usati nella Pozione Dilatante, Signore." Rispondo con sicurezza.
Annuisce prima di farmi un'altra domanda.
E un'altra.
***
"Allora, quando torneremo ad Hogwarts..." Inizio lentamente. "Credo di dover ottenere qualche punto per aver risposto bene a tutte le domande?"
Le sue labbra si curvano in un impercettibile sorriso. "Vedremo, Miss Granger."
Sorrido debolmente.
Quando torneremo ad Hogwarts? Se torneremo ad Hogwarts.
I brutti pensieri hanno la meglio su di me e non posso farci nulla.
"Diciannove giorni." Sussurro. "Non avrei mai pensato che saremmo rimasti qui per così tanto tempo. Dove sono? L'Ordine? Perché non ci hanno trovati?"
"Forse hanno interrotto le ricerche."
Lo guardo, shockata. "No... non lo dica."
"Potrebbe essere la verità."
"Non lo è."Scuoto la testa.
"Dobbiamo guardare in faccia la realtà, Granger. Sono passati diciannove lunghi giorni. É ammissibile che si siano arresi."
Non riesco ad ascoltarlo.
Ma dentro di me so che potrebbe aver ragione.
"Non posso crederci." Mormoro "Perché se ci credo, allora niente ha più importanza."
"Dovremmo cambiare argomento."
Ma non lo facciamo.
Nessuno dei due parla per un bel po'.
***
Cosa stanno pianificando di farci oggi le guardie?
Non ci hanno ancora fatto visita.
Questo è tutto?
Ci portano via il sonno e ci lasciano così?
***
Più la notte si avvicina, più è difficile resistere al sonno.
Riesco a malapena a tenere gli occhi aperti. E anche il Professor Piton sembra stanco. Continua a camminare avanti e indietro per la cella.
Ma io non posso camminare. Riesco a stento a tenermi in piedi senza che la testa mi giri.
Ho bisogno di qualcosa che mi tenga la mente occupata.
"Lei è un Mezzosangue, vero, Professore?"
Si ferma e mi guarda. "Sì."
"Quale dei suoi genitori era un Babbano?"
I suoi occhi sono immobili. "Perché questo improvviso interesse per il mio albero genealogico, Granger?"
"Sto solo... parlando."
Prende un respiro profondo attraverso il naso. "Trova un altro argomento."
Questo mi dà fastidio. "Non è giusto. Lei sa così tanto su di me. Le ho detto cose che non avrei mai detto a nessuno. Perché non possiamo parlare di lei per una volta?"
"Perchè lo dico io." Ringhia.
Mi mordo l'interno della guancia con rabbia, poi continuo. "É cresciuto nel Mondo Babbano?"
Fa roteare gli occhi. "Sì."
"Davvero?" L'interesse si fa strada sul mio volto. "Allora ha confidenza con tutte le cose Babbane?"
"Più o meno."
Silenzio.
Alla fine raccolgo il mio coraggio. "Perché non le piace parlare della sua famiglia?"
Mi rivolge uno sguardo glaciale. "Forse perché la mia famiglia non era perfetta come la tua, Miss Granger."
C'è una nota così amara nella sua voce.
"La mia famiglia non è perfetta." Mi difendo.
"Oh, perdonami, ma i litigi per chi ha mangiato l'ultimo biscotto non sono niente in confronto a-" Si ferma e prende un bel respiro.
Sono senza parole. C'è una tale rabbia sul suo volto. Un tale...dolore e rancore.
Forse è meglio se tengo la bocca chiusa.
***
É notte fonda.
La cella è buia.
Sono seduta sul mio materasso, dondolandomi avanti e indietro, cercando di trattenermi dall'addormentarmi.
"Questa è una tortura." Sussurro.
"Già." É la risposta che viene dall'altra parte della stanza.
"Ho letto qualcosa sulla privazione di sonno."
"Certo che l'hai fatto."
"Causa confusione, vuoti di memoria, depressione, allucinazioni e mal di testa."
Lui sbuffa. "E sapere queste cose come ci può aiutare, Miss Granger?"
"N-non... Pensavo solo..."
Silenzio.
"Miss Granger?"
"Sì?"
"Voglio che tu mi prometta una cosa."
Questo cattura la mia attenzione e ho quasi paura di sentire cosa riguarda la promessa.
"D-d'accordo." Mi sforzo di dire.
"Se mai dovessimo uscire di qui." Dice. "Voglio che trovi quella... testa di legno di quella festa e ti assicuri che paghi per ciò che ha fatto."
Questa è l'ultima cosa che mi aspettavo menzionasse.
"Ma... perché?" Non posso credere che stia tornando sull'argomento dopo così tanti giorni.
"Perché merita di essere punito." É la sua unica spiegazione.
Resto in silenzio per un attimo, poi annuisco. "Ci proverò."
"Bene."
Di nuovo silenzio.
Non so che altro dire. E allo stesso tempo non riesco più a parlare. Sono stanca, ho sonno.
Dopo un lungo istante mi do un bel pizzicotto per restare sveglia. Funziona solo per un paio di minuti, poi i miei occhi minacciano di chiudersi di nuovo.
Come sopravvivremo a questa notte?
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