Day 15
"Professor Piton!" Urlo.
Spalanco gli occhi e mi metto immediatamente a sedere, la gola serrata.
“Granger.” La voce arriva dall'altro lato della cella.
É qui.
Mi rilasso visibilmente.
Lui è qui. Proprio come aveva promesso.
Incontrando i suoi occhi per la prima volta oggi, non posso fare a meno di sentire qualcosa di strano.
Lui è...diverso.
Sembra quasi che questo sia il nostro primo giorno qui.
Sembra come che questo sia il suo primo giorno.
É pulito.
E poi abbasso lo sguardo verso me stessa e la realtà mi colpisce.
Non è il mio primo giorno.
É il quindicesimo.
Non avrei mai pensato di poter sopravvivere dopo il primo.
“Granger?”
Ha notato l'espressione sul mio volto.
Mi limito a scuotere il capo e poi i miei occhi puntano dritto verso il corpo immobile sul pavimento.
“L-lei è ancora qui?” Sussurro.
“Lo stanno facendo di proposito.” È la sua risposta.
“Ma non possono lasciarci qui... con un... cadavere.” Inizio a sentirmi male.
Grazie a Dio è coperta. Non sarei in grado di guardarla. Di guardarla negli occhi.
“Non guardarla” Dice lui
“Non è così semplice.”
“Guardami.”
Non ubbidisco.
“Granger.” Dice di nuovo, con voce ferma. “Guardami.”
Alla fine distolgo lo sguardo dalla ragazza e incontro i suoi occhi.
Ha degli occhi davvero scuri. Non l'avevo mai notato prima. O non ci avevo dato molto peso.
Ma sono davvero scuri.
“É un peccato che la ragazza abbia perso la vita.” Dice. “Ma non dovremmo rimuginarci su.”
Sono un po' sorpresa alle sue parole. “Come può dire una cosa del genere?”
“Sono più preoccupato per noi due al momento.”
“Ma comunque-”
“Siamo noi quelli che hanno bisogno d'aiuto, non lei. Lei è già andata.”
Le sue parole mi trafiggono come un coltello. Lui è...insensibile. O forse sono io ad essere troppo... premurosa?
Ma devo ammettere che ha ragione. La ragazza è morta e nessuno può aiutarla ormai.
Rimango in silenzio, anche se non sono completamente d'accordo con lui.
***
“Cos'è successo esattamente, Professore?”
Mi guarda. “Che vuoi dire?”
“Quando sono venuti a cercarla... Perché non mi sono svegliata?”
“Avevano detto che era la visita al bagno. Non pensavo valesse la pena svegliarti.”
“Oh.”
Ero davvero esausta per via delle lezioni di Occlumanzia. Potrebbe essere vero.
Un lungo silenzio.
Poi mi viene in mente qualcosa.
Quando ero andata a dormire la scorsa notte era tardi. Le guardie non ci avevano mai concesso una visita al bagno così tardi. Non era mai successo. Di solito vengono nel tardo pomeriggio, ma mai dopo di allora.
Perché il Professor Piton non l'ha trovato strano?
M'irrigidisco improvvisamente, una strana sensazione mi pervade.
C'è qualcosa che non va.
Mi permetto di guardarlo.
Mi sta mentendo?
***
“Ti senti bene?” Chiede lui.
Lo guardo dal mio posto sul materasso.
“H-ho fame.” Rispondo sinceramente.
Lui annuisce semplicemente, poi abbassa lo sguardo. Credo di aver visto vergogna sul suo viso per un breve istante.
“Che c'è?” Chiedo
“Niente.”
“C’è qualcosa.” Insisto.
Sospira, ma non risponde.
Poi capisco. “Le...hanno dato del cibo, è così?”
Dopo un lungo attimo annuisce.
“Oh.” Non so come reagire.
Sono...contenta che non stia soffrendo la fame anche lui, ma non posso fare a meno di... invidiarlo.
Ho così fame.
“È davvero una bella cosa per lei.” Dico infine. “Cosa... cos'ha mangiato?”
S'irrigidisce. “Miss Granger, non credo che parlarne possa aiutarti.”
Ha ragione.
Parlare di cibo peggiorerebbe solo le cose.
Ho bisogno di pensare ad altro.
“Come va il suo petto?” Chiedo all'improvviso, cercando di cambiare discorso.
Lui mi guarda, confuso. “Che vuoi dire?”
“Il suo petto?”
Ancora, non sembra comprendere.
“I tagli?” Aggiungo lentamente. “Quando ho intagliato 'traditore' sul suo petto?”
“Oh, certo. Me ne ero completamente dimenticato. “Risponde, poi annuisce, “Guariscono senza problemi.”
Ho bisogno di qualche attimo per elaborare ciò che ha detto.
“B-bene.” dico, guardando altrove.
Qualcosa davvero non va.
O forse sto reagendo in maniera eccessiva. É solo la mia paranoia?
***
Le ore passano e sono sempre più diffidente nei suoi riguardi. Spero solo che non si accorga che lo sto fissando. Ma non posso farci nulla. C'è qualcosa di strano.
Molto strano.
Ci sono momenti in cui credo che la persona che è con me nella cella non è nemmeno il Professor Piton.
É possibile?
Stanno giocando con me?
Il vero Professor Piton è da qualche altra parte?
Il solo pensiero è così orribile che mi manda i brividi lungo il corpo.
“Professore?”
Devo provare a fare qualcosa.
Non posso non fare niente. O potrei fare la stessa fine della ragazza che sta a qualche passo di distanza da me.
“Cosa c'è, Miss Granger?”
Prendo un respiro profondo. “C-c'è una cosa che vorrei chiederle.”
“Sì?”
“É da qualche anno che mi tormenta.”
Lui alza semplicemente le sopracciglia, aspettando che continui.
“Durante il quarto anno, quando ci fu un incidente tra Harry e Malfoy, quando i loro incantesimi rimbalzarono e colpirono me e quel... Goyle.”
Sta ascoltando attentamente, con aria confusa.
Continuo. “Perchè ha... Perché ha preso in giro i miei capelli? Diceva davvero? O stava solo cercando di... mettermi in imbarazzo ancora di più?"
Trattengo il respiro, osservando attentamente il suo volto.
A primo impatto sembra confuso, poi socchiude gli occhi con diffidenza.
Tutto dipende dalla sua risposta.
Determinerà se sto condividendo la cella con un Mangiamorte o con il vero Professor Piton.
Alla fine parla, lentamente e in modo controllato. “Miss Granger, cosa stai cercando di fare?”
“C-cosa vuole dire?” Obbligo il mio viso a rimanere calmo.
Lui ripete la domanda. “Cosa stai cercando di fare?”
“Niente.”
“Perché mi stai chiedendo di una cosa che è successa due anni fa?” Mi sta guardando dritto negli occhi. “E cosa più importante, perché stai inventando i fatti?”
Mi irrigidisco. “Q-quali fatti?”
“Sappiamo entrambi che non ho mai preso in giro i tuoi capelli, anche se se lo meriterebbero. Feci un'osservazione sui tuoi denti.”
Lascio andare il fiato che avevo trattenuto fino a quel momento, chiudendo gli occhi per un istante.
“Cosa stai facendo, Granger?” Mi domanda.
Lo guardo. “Stavo solamente... controllando.”
“Controllando?” Chiede. “Controllando se la mia memoria funziona?”
“N-no.”
Annuisce. “Capisco. Stai controllando se sono chi dico di essere.”
Emetto un respiro carico di frustrazione. “Non ne ho il permesso? É lei che se n'è andato per tutta la notte e ritorna senza nessun segno evidente di tortura, anzi, sembra addirittura stare meglio e in salute.”
Il suo volto s'irrigidisce. “D'accordo. É il quindicesimo giorno e ancora dubiti di me. Credi che io non abbia lo stesso diritto?”
“C-come?”
“Come faccio a sapere che sei davvero Hermione Granger?”
“Non sia ridicolo.”
“Come faccio a sapere che sei chi dichiari di essere?”
“Non le ho dato alcun motivo per dubitare di me!”
“E io ti ho dato motivo per dubitare di me?”
Silenzio.
“Alcuni conti non mi tornano.” Dico a bassa voce.
Sospira. “Ti ho detto che ci sono cose che non posso spiegarti. Non ha niente a che vedere con te.”
“E ha a che vedere con lei?”
A quella domanda fa semplicemente roteare gli occhi, pizzicandosi il naso per calmarsi.
Continuo. “Perché 'traditore'? Come li ha traditi? E poi dice che le hanno dato tutte quelle cose per tentare di convincerla a passare dalla loro parte?”
“Granger-”
“Non ha alcun senso, Professore!”
“Non ti ho protetta per tutto questo tempo?”
Questo mi prende alla sprovvista. “S-sì, ma-”
“Ma potrebbe far tutto parte del mio piano per conquistarmi la tua fiducia.” Finisce la frase per me.
Sospiro, mordendomi il labbro inferiore per la frustrazione.
“Non vedi?” Chiede in modo calmo. “Questo è esattamente ciò che vogliono. Vogliono che iniziamo a dubitare dell'altro. Vogliono che perdiamo la fiducia nell'altro.”
“E sta funzionando.” Sussurro.
“Sfortunatamente, sì.”
Silenzio.
Vorrei potergli credere. Dio, voglio credergli. Non sto facendo tutto questo perché lo voglio. Sarebbe molto più facile fidarmi di lui. Ma perché quella vocina nella mia testa continua a sussurrare?
“Non ricordava i tagli sul suo petto.” Dico, guardandolo.
“Avevo cose più serie a cui pensare.”
“Ma ancora...” Mi azzittisco.
Improvvisamente si alza in piedi e inizia a svestirsi.
Scuoto velocemente la testa. “Non c'è bisogno che lo faccia.”
Lui non risponde.
Quando arriva alla camicia, la sbottona velocemente e si avvicina.
Giro la testa da un'altra parte.
“Guarda.” Mi ordina e il suo tono di voce non lascia spazio per le discussioni.
I miei occhi puntano dritto sul suo petto.
I tagli sono lì.
Traditore.
Sta guarendo, ma rimarranno le cicatrici.
“Riconosci la tua scrittura, Miss Granger?” Mi chiede, quasi prendendomi in giro.
Annuisco, distogliendo lo sguardo da lui.
Questo è il Professor Piton.
Ricorda le cose del passato, cose che solo il vero Professore ricorderebbe. E ha le stesse ferite che aveva prima di sparire.
Ma c'è ancora una cosa che mi tormenta.
É ancora dalla nostra parte?
O è passato dall'altra?
E non c'è alcun modo per scoprirlo.
Lui si volta e si riveste.
Nessuno dei due parla di nuovo.
La sua storia non è molto convincente, ma non posso fare nulla per venirne a capo. Tutto ciò che posso fare è far finta di niente.
***
La guardia entra nella cella, lanciando un pezzo di pane sul pavimento. Poi agita la bacchetta e un bicchiere d'acqua si materializza. I miei occhi si spalancano alla vista di ciò che ho davanti e riesco a malapena a controllarmi. Non voglio sembrare un animale, ho ancora un po' di dignità rimasta. Non mi lancerò sul cibo. Almeno non di fronte alla guardia.
Poi mi guarda. “Vieni.”
Bagno? Probabilmente.
Velocemente, mi alzo e vado via con lui.
***
Finalmente sono tornata nella cella.
Ho provato a essere quanto più veloce possibile, per ritornare da quel pezzo di pane.
La guardia indica Piton. “Adesso tu.”
Il Professore cammina nella sua direzione con fare calmo, lanciandomi una veloce occhiata prima che entrambi lascino la prigione
Questo è il momento in cui mi rendo conto.
Sono di nuovo sola.
Sola con la... ragazza.
Immediatamente tutti i pensieri sul cibo abbandonano la mia mente. Raggiungo lentamente l'angolo più lontano della cella, adocchiando il corpo immobile.
Le porte si aprono di nuovo improvvisamente.
E non è il Professor Piton.
Oh Dio. É quella guardia di ieri.
La mia gola si chiude.
E c'è un'altra guardia con lui.
“Portala via” Gli dice il capo, guardando il cadavere della ragazza.
L'uomo ubbidisce, togliendole il mantello di dosso e afferrandola sgarbatamente, trascinandola fuori dalla cella.
Il suo viso è così pallido.
Mi obbligo a guardare da un'altra parte mentre la guardia sparisce insieme a lei.
Ma il capo rimane, guardandomi.
Alla fine parla. “Ho trascorso l'intera nottata pensando a come fartela pagare. Mi hai fatto abbastanza male.”
Dovrei provare soddisfazione per una cosa del genere. Invece no. Solo paura.
“Quale pensi che sia la punizione più appropriata?” Chiede.
Non riesco nemmeno ad aprire la bocca.
Sorride. “Hai mai sentito la frase 'un bacino e passa tutto'?
I miei occhi si spalancano per lo shock.
Non intende quello. Non può.
“Forse una carezza sarebbe sufficiente.” Aggiunge. “Se farai del tuo meglio.”
In un secondo è accanto a me, spingendo il mio corpo contro il muro. Resto immobile fin quando non afferra la mia mano sinistra, tirandola.
“No-” Tento di spingerlo via, ma è inutile.
Con l'altra mano lo aggredisco, graffiandolo, senza sortire alcun effetto.
“Se provi a fare qualcosa di stupido, ti taglio la mano, capito?” Sussurra in tono pericoloso.
Non posso credere a ciò che sta accadendo.
Mi scappa un singhiozzo e lui ride semplicemente. “Puoi fare finta che sono il tuo... Professore se può renderti le cose più semplici.”
La frase fa solo aumentare il mio disgusto.
Lui tira la mia mano sempre più giù.
La zip dei pantaloni si abbassa improvvisamente.
Lotto contro di lui, cercando di liberarmi dalla sua presa, ma ho paura che mi spezzerà le dita, me le stringe così forte.
E poi lo sto toccando.
La bile mi sale su per la gola e mi paralizzo completamente.
Sto semplicemente lì, gli occhi fissi su quell'unico punto sul muro mentre lui usa la mia mano.
Posso sentirlo grugnire nel mio orecchio.
Poi improvvisamente sobbalziamo entrambi quando la porta si apre di nuovo. La guardia lascia velocemente la mia mano e si aggiusta le vesti prima di voltarsi.
Sono un'altra guardia e il Professor Piton.
Mi rifiuto di guardare entrambi. Resto immobile, cercando di ricompormi.
Sento le guardie scambiarsi qualche parola e poi vanno via tutte e due, lasciandomi di nuovo da sola con il Professor Piton.
“Hanno portato via il corpo.” Dice lui con fare calmo.
Deglutisco rumorosamente, annuendo.
“Miss Granger.” Comincia. “Cosa stava succedendo?”
Non riesco a guardarlo.
Gli passo davanti, scuotendo la testa. “N-niente.”
Lui sospira. “Hai detto che dobbiamo fidarci l’uno dell'altro.”
“L-lei l'ha detto.”
“E avevo ragione.”
“Ho bisogno di lavarmi le mani.”
“Scusami?”
“I-io ho bisogno di lavarmi le mani.” Ripeto.
“Sei appena tornata dal bagno.” Mi fa notare.
“Ho bisogno di lavarle di nuovo, va bene?” Rispondo in modo brusco.
Il suo volto s'irrigidisce e rimane in silenzio
Guardo la mia mano sinistra con disgusto.
“Come desideri.” Si limita a dire il Professor Piton, allontanandosi da me. “Puoi mangiare tutto il pane. Non ho fame.”
Mi lascio cadere sul mio materasso, trattenendo a stento i singhiozzi dentro di me.
***
Silenzio.
Non potevo essere più felice quando arrivò il momento della visita al bagno.
Ho lavato le mani scrupolosamente.
E ora posso finalmente mangiare il pane.
Non avrei potuto toccarlo con quella mano.
Comunque, anche se l'ho lavata, mi sembra sporca.
Mi chiedo se mi sbarazzerò mai di questa sensazione.
***
Forse il Professor Piton ha ragione.
Continuo ad accusarlo di tradimento. Pretendo che lui si fidi di me, ma allo stesso tempo io non mi fido di lui.
Perché mi vergogno di ammettere ciò che è successo? Non è come se fosse stata colpa mia. É stato qualcosa che la guardia ha fatto.
Alla fine prendo un respiro profondo. “Professore.”
Non mi guarda. Probabilmente è ancora arrabbiato.
Continuo. “Mi dispiace.”
Ancora nessuna reazione da parte sua.
“Quando lei è arrivato... noi stavamo... lui stava... io-”
Mi interrompe. “Lo so.”
“L-lo sa?”
Mi sta guardando adesso. “Quanto pensi che sia ignorante?”
Mi manca il respiro. “P-perchè non...”
“Volevo vedere se me l'avresti detto.”
Annuisco, comprendendo.
Non c'è altro che lui possa dire.
Le scuse non farebbero alcuna differenza. Dire che tutto andrà per il meglio sarebbe una bugia.
Così resta in silenzio.
“Possiamo non parlarne mai più?” Chiedo a bassa voce. “Può cancellarlo dalla sua mente?”
So che non può.
Ma annuisce. “Certamente.”
Una bugia.
Ma mi fa sentire meglio.
***
“Professore, possiamo provare di nuovo? Con l'Occlumanzia, intendo?”
“Non penso che sia una buona idea. Specialmente dopo ciò che è successo oggi.” Risponde. “Sei troppo emotivamente instabile.”
Mi irrigidisco. “Non è successo nulla oggi. Proprio nulla.”
Mi guarda fisso negli occhi. “Granger.”
“Non posso starmene seduta e non fare niente.”
“E io non desidero vedere certe cose.”Mormora.
“Cosa sta dicendo?”
“Non sei capace di nascondere i tuoi ricordi o i tuoi pensieri.” Spiega. “Non voglio rivivere alcune... esperienze di nuovo. E questa volta dal tuo punto di vista.”
“Intende... quando è stato forzato a baciarmi?”
“E quando ti ho colpito.” La sua voce è fredda
Sospiro. “Ci metterò più impegno rispetto all'ultima volta. La prego.”
Non è completamente convinto, ma dopo qualche attimo annuisce. Penso che capisca che stare seduti in una cella e non fare niente sia un totale spreco di tempo.
Se non sto andando a scuola, almeno con le lezioni di Occlumanzia sto facendo qualcosa per la mia istruzione.
Mi siedo sulla sedia e lui si muove per mettersi davanti a me.
Mi guarda fisso negli occhi prima di sussurrare. “Legilimens.”
***
Il Professor Piton fa una smorfia. “Non stai nemmeno provando, Granger.”
“Lo sto facendo!”
Mi fa male la testa.
“Ovviamente stai sbagliando qualcosa.”
“Ci sto provando.”
“A quanto pare non sei brava in tutto ciò che fai.”
A quell'affermazione un senso di irritazione mi pervade. “Non mi ha nemmeno detto cosa devo fare!”
“Non ci sono istruzioni dettagliate.” Risponde. “Devi imparare a svuotare la mente. Deve essere vuota.”
Questo è impossibile.
Ci sono milioni di pensieri nella mia mente in questo momento.
Pensieri.
Emozioni.
Ricordi.
Come posso cancellare tutto questo?
“Proviamo di nuovo” Dice.
“Va bene.”
***
Nessun successo.
Non sto facendo progressi.
Forse è un caso senza speranza.
Non imparerò mai.
Anche il Professor Piton sembra frustrato.
Sto solo aspettando che mi aggredisca e si arrenda.
Alla fine parla. “Sono stato troppo clemente.”
“Cosa?”
“Proverò ad accedere ai ricordi più dolorosi. Quelli che non vuoi mostrare a nessuno.”
Lo guardo, allarmata.
Continua. “Forse posso provare con i ricordi di oggi?”
Mi ci vuole un momento per capire a cosa sta alludendo.
L'orrore prende forma sul mio volto. “No!”
“Cos'ha fatto la guardia esattamente?” Dice lentamente. “Ho un'idea, ma sarebbe interessante vederlo.”
“No.” Ripeto.
“Sì.”
Apro la bocca per contestare, ma prima che io abbia la possibilità di dire qualcosa lui è di nuovo nella mia mente.
***
Mi lascio scappare un grido e salto dalla sedia. “Non ne aveva il diritto!”
Riesco a stento a controllarmi. Ciò che voglio fare è colpirlo.
Ripetutamente.
Sembra disgustato e un po' sbalordito. “Pensavo potesse essere d’aiuto.”
“Beh, non lo è stato! E... e lei ha visto tutto!”
E io ho rivissuto tutto di nuovo. Non aveva il diritto di farlo. Non aveva il diritto di obbligarmi a rivivere tutto questo di nuovo.
“Chiedo scusa.”
Cosa?
Lo guardo.
“Chiedo scusa.” Ripete.
Non posso parlare con lui. Non ora.
Ho bisogno del tempo per me stessa.
Mi fa male la testa.
Mi fanno male gli occhi.
Gli passo davanti e mi lascio cadere sul mio materasso. “Lei pretende che io rispetti la sua privacy, Professore. Forse dovrebbe pensare a fare lo stesso.”
Non dice nulla.
É già buio.
E la nostra conversazione è finita per oggi
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