Day 14


È ancora via.

Nessun segno di lui.

Nessun segno delle guardie.

Sono terrorizzata.

Sono stata sveglia tutta la notte, aspettando, sperando che sarebbe tornato. Ma non lo ha fatto.

Probabilmente è ancora prima mattina. E la cella è ancora molto buia.

Terrificante.

Mi sembra che diventi sempre più piccola ad ogni secondo che passa. Si sta chiudendo su me stessa?

Cerco di respirare normalmente, ma non posso fare a meno di sentire brividi puro panico scorrermi dentro.

C’è un tale silenzio.

È quasi doloroso.

Quando c’era il Professor Piton il silenzio era fastidioso, ma ora è insopportabile.

Sono sola.

Completamente sola.

Ho la gola serrata per la paura e sento le lacrime che iniziano a formarsi negli occhi. È passato così tanto tempo dall'ultima volta che ho pianto.

Non importa quello che stava succedendo, quali cose orribili le guardie ci avevano inferto, era più facile, perché lui era qui. Potevo contare su di lui. Potevo appoggiarmi a  lui. Era come una roccia.

E ora se ne è andato.

 
***
 

Infine mi permetto di dire quelle parole nella mia mente.

È morto?

Lo è?

No. No. No.

Perché avrebbero dovuto ucciderlo? Non è molto sensato. Se hanno ucciso lui, avrebbero voluto che guardassi, no?

Dove è?

Forse lo hanno portato in un’altra cella per torturarlo?

Tornerà?

 
***

Ancora nessuna traccia di lui.


Aspetto.

Qualcosa di orribile inizia a formarsi nella mia testa.

Il dubbio.

Che succederebbe se i miei timori precedenti fossero stati veri?

E se davvero stesse collaborando con i Mangiamorte?

Raggelo, rendendomi conto di quanto possibile sia. Potrebbe succedere.

Oh Dio.

Sembrava molto determinato nell’insegnarmi l’Occlumanzia ieri. Voleva avere accesso alla mia mente per ottenere le informazioni di cui aveva bisogno ed adesso è sparito.

Mi alzo in piedi, non essendo più in grado di rimanere seduta.

Ho i nervi a pezzi.

Ha approfittato di me?

Ora sta parlando con Voldemort, dandogli tutte le informazioni che mi ha sottratto?

Non so quale pensiero sia il più orribile.

Il pensiero che lui sia stato cattivo per tutto il tempo o il pensiero che sia morto.

***

Mi fa male lo stomaco.

Fa veramente male.

E non dipende dal ciclo, che è già finito. Grazie a Dio.

Il mio mal di stomaco dipende dal fatto che ho fame. E questo è eufemismo.

Sto morendo di fame.

Mi rannicchio in una palla, premendo la testa nel materasso.

***

Un forte rumore mi tira fuori dai pensieri.

Immediatamente mi alzo, notando una guardia entrare nella cella.

E non c'è nessuno con lui.

Osservo con orrore mentre la porta si chiude alle sue spalle e mi guarda stranamente.

Non capisco quello sguardo.

“Dov'è il Professor Piton?” Domando.

“Il Professor Piton non è al momento disponibile.” É la sua unica risposta.

“Dove si trova? Sta bene?”

Lui rotea gli occhi. “Dovresti ascoltare di più e parlare di meno.”

Inconsciamente faccio un passo indietro e sobbalzo quando la schiena tocca il muro dietro di me.

Lui sorride: “Permettimi di spiegarti perché sono qui.”

Attendo in silenzio.

“Mi è stato dato il compito di convincerti a rivoltarti contro l'Ordine.”

Quasi sbuffo a quelle parole, ma per fortuna mi sono fermata in tempo.

Lui continua: “Mi è permesso di fare qualsiasi cosa pur di riuscirci. Lo capisci?”

“V-volete che io... lavori per voi? Perché? Sono solo una Sanguesporco, giusto? Sicuramente i Sanguesporco non sono ammessi nei vostri ranghi.”

“Questo è vero, ma il Signore Oscuro è disposto a fare un'eccezione questa volta. Per te.”

Tremo alla menzione di Voldemort. Tutto mi sembra più reale ora.

Dopo un paio di minuti scuoto la testa. “Stai perdendo il tuo tempo.”

“Mi aspettavo questo tipo di risposta da te.” Dice, tirando fuori una bacchetta dai suoi abiti.

Mi irrigidisco anche se cerco di nasconderlo.

“Proviamo di nuovo.” Sospira, guardandomi. “Sei disposta ad aiutarci?”

No.

No.

No.

La parola è così chiara nella mia mente, ma per qualche strano ragione non riesco a dirla.

Apro la bocca per parlare, ma i miei occhi sono fissi sulla bacchetta ed è come se fossi paralizzata.

Non voglio più soffrire. Sono così nauseata e stanca del dolore.

La guardia sorride e si avvicina a me: “Va tutto bene, ragazzina. Basta che tu dica di sì e tutto andrà bene. Verrai portata nelle nostre stanze al piano di sopra, farai un bagno caldo, avrai un pasto decente.”

Chiudo gli occhi, prendendo un respiro profondo.

“Dov’è il Professor Piton?” Chiedo, debolmente.

“Sta bene, ha già accettato la nostra offerta.”

Spalanco gli occhi alle sue parole. “C-che cosa?”

“C’è voluta tutta la notte, ma alla fine si è reso conto di qual'è la cosa giusta da fare.”

“Lui...” Non riesco nemmeno a dirlo.

“Ora tocca a te. Fai la cosa giusta. Proprio come il Professor Piton.”

Oh Dio.

Sono completamente sola.

“Che ne dici, ragazzina?”

I miei occhi si fanno lentamente strada fino al suo viso.

“No.”

“Che cosa hai detto?" Si china verso di me.

“No.” Ripeto, più forte questa volta.

Sto tremando di paura, panico, delusione, rabbia, dolore.

Non so per quanto tempo potrò reggere il tutto, ma non tradirò i miei amici e l'Ordine. Non tradirò delle brave persone.

La guardia sospira. “Quanti anni hai?”

“Diciassette.”

Non so nemmeno perché gli sto rispondendo.

Sono solo così stanca.

“Sei troppo giovane per morire, ragazza.” Risponde. “Che cosa direbbero i tuoi genitori? Vuoi far loro del male? Se ti uccidiamo, il tuo corpo verrà lasciato sulla soglia di casa loro. Vuoi questo?”

Mi viene la nausea.

Lo stomaco si contorce e sono contenta di non aver avuto nulla da mangiare.

Mi limito a scuotere la testa.

“Sei molto carina, lo sai?”

Cosa?

Arretro a disagio, sentendomi allarmata alla sua vicinanza.

“Mi scuso per il taglio i capelli, ma era necessario.” Spiega, facendo un passo più vicino a me.

“Non farlo.”  É tutto quello che riesco a dire. “Per favore.”

Non so nemmeno quello che sto chiedendo.

“Sarebbe un peccato se la tua vita finisse così, ragazza.”

Cerco di spingerlo via, ma lui è più forte.

Non sono mai stata così terrorizzata. Non sono mai stata da sola con una guardia. Non in questo modo.

Improvvisamente si allontana da me e posso respirare di nuovo.

Ma non è finita.

La sua bacchetta è puntata contro di me.

“Crucio.”

Il mio corpo colpisce il pavimento.

***

Grido quando è finalmente finita.

Quanto tempo è passato?

Un'ora? Di più?

E quante dosi della Maledizione Cruciatus?

Tre? O forse dieci?

Non ne sono sicura. La mia mente non funziona correttamente. Non riesco a pensare.

È come se il pavimento gelido fosse diventato il mio migliore amico. Non riesco nemmeno a sollevarmi.

“Ragazza.” Dice la guardia. “Hai cambiato idea? Sono piuttosto annoiato con la Cruciatus. Potremmo provare qualcosa di diverso.”

Non reagisco.

Sono almeno spaventata?

Forse la Cruciatus ha in qualche modo danneggiato la mia capacità di sentire.

All'improvviso la porta si apre e mi irrigidisco, aspettando che un'altra guardia  entri.

Ma non è una guardia.

É...una ragazza.

La guardo, sorpresa e lei sembra confusa.

Dal suo aspetto, direi che anche lei è una prigioniera. Ma sembra essere stata qui più a lungo di me.

Dio, ha la mia età.

La guardia l’afferra per un braccio e la spinge contro il muro.

Poi mi guarda. “Il suo nome è Rose.”

“C-Cosa ci fa lei qui?” Chiedo.

“Dipende da te.” Risponde. “Se fai come diciamo noi, sopravvivrà. Altrimenti...”

I miei occhi incontrano quelli terrorizzati di lei. Sembra così spaventata, non riesce nemmeno a parlare. Le sue labbra non si muovono, ma lo sguardo nei suoi occhi è implorante. Mi sta chiedendo di aiutarla.

“Non...non farlo.”  Sussurro alla guardia. “Puoi fare quello che vuoi di me.”

Lui si limita a scuotere la testa.

Silenzio.

Oh dio. Oh dio.

“Ora.” Comincia. “Passerai dalla nostra parte e ci aiuterai al meglio delle tue capacità?”

“N-non so nemmeno qualcosa! Voi credete che io abbia tutte queste informazioni, ma non le ho! Non so niente!”

Sono nel panico in questo momento. Cosa mai potrei dire per salvare questa ragazza?

“Non spetta a me decidere. Se il nostro Maestro pensa che tu abbia un potenziale, allora lo hai.”

Scuoto la testa.

Tutto questo è pazzesco.

La guardia si lascia sfuggire un sospiro infastidito, poi muove rapidamente la bacchetta contro la ragazza. Lei urla mentre un ampio taglio le appare sul collo. C'è del sangue, ma per fortuna ha mancato una vena.

Mi sforzo di distogliere lo sguardo da lei. “Non posso.”

“Questa è la tua ultima possibilità.” Mi avverte la guardia. “Tu o la sua vita.”

“Non posso!” Urlo. 

“Avada Kedavra.”

Proprio così.

“No!” Lancio un grido orribile mentre il corpo della ragazza colpisce il suolo.

È morta.

Mi copro la bocca con la mano in stato di shock.

“C-Che cosa hai fatto?” Sussurro. “Non è stata colpa sua...”

Non riesco nemmeno a piangere, c'è solo questo strano rumore che proveniente da me.

A malapena mi accorgo  della guardia mentre mi viene incontro.

Si inginocchia accanto a me.

Cerco di tirarmi su, ma fallisco miseramente. Mi sento così patetica.

Di nuovo mi punta la bacchetta contro e chiudo gli occhi, in attesa che la maledizione mi colpisca.

Dio, non voglio morire.

Non voglio che questa cella sporca sia l'ultima cosa che vedrò.

Non voglio stare da sola.

Mentre aspetto, mi rendo conto che non sta succedendo niente.

Ma ...

I miei occhi si spalancano e abbasso lo sguardo, notando qualcosa di invisibile che lentamente sbottona la camicetta.

“No!” Protesto, trattenendo la stoffa e cercando di rotolare sul mio stomaco.

Improvvisamente mi salta addosso, in ginocchio su entrambi i lati. Cerco di spingerlo via, ma le mie braccia sono così deboli che a malapena lo raggiungono.

La cosa successiva che sento è  l’orribile rumore di uno strappo mentre la mia camicia viene spalancata. I bottoni volano dappertutto.

Lotto.

Non riesco a credere a quello che sta accadendo.

Sono davvero in procinto di essere violentata in questa sporca prigione con il cadavere di una ragazza morta a pochi passi di distanza?

La guardo e noto che i suoi occhi sono ancora aperti.

Poi qualcosa dentro di me esplode.

Non so da dove provenga questa forza. Ero completamente inutile solo un momento fa.

E ora mi sto contorcendo sotto di lui, scalciando, colpendo, mordendo.

Sono come un animale.

Ma in qualche modo lui sta ancora vincendo. Ovviamente è così.

“Hai un bel corpo, non c'è da stupirsi che l'amato professore abbia delle difficoltà a tenerlo giù intorno a te.” Sussurra.

Disgustoso.

“Lasciami andare!” Urlo, la gola fa già male per tutte le urla.

Non reagisce.

Le sue mani fredde sono improvvisamente sul mio stomaco, risalendo, toccando, tastando.

Una delle sue mani sta spingendo su la gonna e allora qualcosa scatta dentro di me.

Mordo l’altra sua mano per confonderlo e poi faccio schiantare con forza il mio ginocchio contro le sue parti maschili. Lo colpisco così forte  che sono sicura avrò un livido sulla pelle.

Lui rotola giù da me, gridando e tenendosi la parte lesa del corpo.

Mi trascino lontano da lui, fermandomi quando raggiungo il muro.

Poi aspetto.

La guardia sembra provare una grande quantità di dolore.

Grugnisce e dopo pochi istanti riesce a tirarsi su. “Noi...finiremo questa faccenda un'altra volta. Non credere che questo resterà impunito. Hai reso le cose molto più difficili per te stessa.”

Lancio un respiro di sollievo, senza curarmi che possa accorgersene.

“Come punizione-niente cibo per oggi.”

Con queste parole zoppica verso l’uscita della cella.

Non mi importa del cibo in questo momento. Tutto quello a cui riesco pensare è quello che è quasi successo.

Le lacrime scendono lungo mie guance e mi sdraio a terra, cercando di sistemare la camicetta strappata.

È inutile.

Premo la mano sulla bocca per trattenere le grida.

Come si è arrivati ​​a questo?

Dov’è l'Ordine? Perché non vengono  a salvarci?

Perché non ci aiutano? Hanno rinunciato?

Chiudo gli occhi, ignorando la vista della cella e del corpo della ragazza morta.

***

Passano le ore.

Non mi muovo nemmeno. Sono ancora nella stessa posizione di quando la guardia se ne è andata.

Ho paura di aprire gli occhi.

Non voglio vedere quella ragazza. So che avrei dovuto coprirla con qualcosa, ma non riesco nemmeno a muovermi. Perché l'ha lasciata qui?

Poi c'è di nuovo quell’orribile rumore.

La porta che si apre.

Mi rifiuto di aprire gli occhi, sperando che sia solo la mia immaginazione.

Ti prego, fa che sia la mia immaginazione.

La porta si richiude.

Ma riesco a sentire la presenza di qualcuno.

Tremo e mi sforzo di trattenere le grida.

“Miss Granger.”

Mi si blocca il respiro in gola

“Miss Granger.”

Quella fredda, setosa voce.

È davvero lui?

Sento muovere dei passi verso di me, poi una mano mi tocca la spalla e sobbalzo indietreggiando, spalancando gli occhi.

Non ci posso credere.

È lui.

Il Professor Piton.

“Sei...vivo.” Riesco a dire.

Sento il bisogno di abbracciarlo. Sono così felice che sia tornato.

“S-sei qui.” Sussurro, sorridendo.

“Sono qui.” Risponde lui, poi i suoi occhi scivolano oltre fino a guardare la ragazza distesa accanto al suo materasso. “Cosa è successo?”

Si avvicina velocemente verso di lei, chinandosi. Dopo un momento, si volta verso di me: “É morta.”

Annuisco, mentre le lacrime mi annebbiano la vista. “È colpa mia.”

“Che cosa vuoi dire?”

“H-ha detto che l'avrebbe uccisa se mi fossi rifiutata di aiutarlo...”

Piton prende un respiro profondo, mentre la comprensione appare sul suo volto. Si alza, afferra il mantello dal mio materasso, poi copre con delicatezza la ragazza.

Non credo che toccherò mai più quel mantello.

Poi lui rivolge la sua attenzione su di me, osservandomi con attenzione. “Cos'altro è successo?”

Stringo la camicetta intorno a me, senza rispondere.

“Miss Granger?”

Poi noto qualcosa.

Lui sembra…diverso.

Più pulito. I suoi abiti sono diversi. Si è rasato la barba.

“Cosa è successo a lei?” Chiedo, confusa. “Perché è…”

Lui non risponde subito e mi irrigidisco. “È vero, allora?”

Cerco di allontanarmi da lui, l’orrore sul viso. “É dalla loro parte!”

“Granger, calmati.”

“Mi fidavo di lei.” Non riesco a fermare il tremolio della mia voce. “Stava guardando? Le è piaciuto lo spettacolo?”

“Non saltare alle conclusioni.” Dice con fermezza.

Prendo un respiro profondo, cercando di calmarmi. “H-hanno detto che lei è dalla loro parte adesso.”

“Miss Granger, quella era una bugia.”

“Allora, dove è s-stato? I-io ero così sola. Così da sola.”

Lui sospira. “Sono stato portato in una stanza e hanno trascorso tutta la notte cercando di convincermi di passare dalla loro parte.”

“E...le hanno tagliato i capelli e rasato la barba?

“Erano molto persistenti e convincenti.”

Cerco di spostarmi, ma mi sfugge un grido quando una fitta di dolore mi attraversa.

“Dove ti fa male?” Chiede con preoccupazione, i suoi occhi perlustrano il mio corpo.

Mi lascio sfuggire una breve risata. “Mi fa m-male t-tutto.”

“Granger, vuoi dirmi cosa è successo?”

Distolgo lo sguardo da lui. “La guardia è venuta da me. Era da sola.”

“Mi hanno assicurato che non ti sarebbe stato arrecato alcun danno in mia assenza.” É arrabbiato, lo sento.

Silenzio.

“Che cosa ha fatto?” Chiede lentamente.

“Maledizione Cruciatus, per lo più.”

Per lo più?”

“E d-dopo di quello lui... ha provato qualcosa d'altro e-ed ero così debole e s-stanca e non riuscivo a fermarlo...non ho potuto fare niente.”

“Miss Granger.” Dice con voce addolorata.

So cosa vuole chiedere, ma non osa.

Subito scuoto la testa. “Non è successo niente.” Poi mi obbligo a sorridere. “Penso di avergli fatto male a sufficienza per oggi.”

Si rilassa visibilmente a quelle parole, poi si avvicina per aiutarmi. “Vieni.”

Mi conduce fino al mio materasso, poi fa un passo indietro, ancora guardandomi.

“Perché ha rifiutato?” Chiedo a bassa voce.

“Vedo che abbiamo ancora alcuni problemi di fiducia.” É la sua unica risposta.

“Non volevo pensare...in un primo momento non l'ho fatto...ma poi…” Arranco.

“Credi onestamente che sia capace di tradire l'Ordine, di tradire il Preside?”

Vorrei poter dire di no. Ma non lo so.

Non so più nulla.

“Capisco.” Dice dopo il mio silenzio.

“Cosa ... cosa faranno con lei?” Chiedo, guardando quella povera ragazza.

“Non la lasceranno qui, non ti preoccupare.”

“É così giovane.” Sussurro. “La conosce? É una studentessa di Hogwarts?”

Lui si irrigidisce. “Dovresti riposare un po’.”

“È tutta colpa mia.”

“Granger-”

“Avrei dovuto fare qualcosa. Lei mi stava guardando e…”

“Ci sono sempre le vittime innocenti.”

Silenzio.

“Riposati un po’.” Ripete.

“Sarà ancora qui quando mi sveglio?”

Mi sento come una bambina, chiedendoglielo.

“Hai la mia parola.” Risponde.

Annuisco, chiudendo gli occhi, desiderando che tutti i ricordi orribili del giorno scompaiano dalla mia mente.

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