Day 13
Dove sono?
Mi guardo intorno con un occhio e tutto sembra strano... poco familiare.
Apro l'altro occhio e sbatto le palpebre un paio di volte. Poi capisco.
Non sono sul mio materasso. Questo è il motivo per cui la cella sembra strana. Non sto guardando dal mio punto di vista abituale.
Velocemente mi metto a sedere, notando il Professor Piton seduto su una sedia in un angolo. Mi sta guardando in modo strano.
“Mi dispiace.” Mormoro. “Perché non mi ha svegliato?”
Questa è la seconda volta che gli ho rubato il materasso. Come ho potuto addormentarmi senza rendermene conto?
“Beh, io ci ho provato.” Risponde. “Ma allora hai iniziato russare e ho capito che era inutile.”
“Io non russo!”
Alza il sopracciglio. “È così? Beh, allora mi scuso, devo averti confusa con un’altra capelli-selvaggi-so-tutto-io che dormiva sul mio materasso.”
“Io non russo.” Ripeto ancora una volta, poi mi alzo in piedi, allungando le braccia sopra la mia testa.
In realtà ho dormito bene. Non mi sono agitata, nessun incubo.
“Tredicesimo giorno.” Dice all'improvviso, la sua voce amara.
Guardo nella sua direzione. “Non sembra, vero?”
Lui resta in silenzio.
“A volte sembra che siamo in questa prigione da sempre.” Ammetto, a bassa voce.
Anche in questo caso, nessuna risposta viene da lui.
Sospiro, realizzando che la nostra conversazione mattutina è giunta al termine.
***
“Professore.” Comincio. “Chi pensa abbiano trovato per sostituirla?”
La sua testa scatta verso di me e subito mi rendo conto di quanto sono stata sciocca.
Immediatamente, cerco di risolvere il problema. “I-intendo dire...per sostituirla mentre non c’era.”
I suoi occhi sono ancora duri e so che è rimasto molto colpito.
Dovrò imparare a pensare prima di parlare.
Vergognandomi, abbasso lo sguardo, sperando che il momento scomodo passi presto.
“Non lo so.” Dice alla fine. “Ci sono alcuni che potrebbero essere appropriati per la posizione.”
“Ma sarebbero sicuramente un debole sostituto per lei.”
Lui mi guarda, socchiudendo gli occhi. “Miss Granger, non ce ne è alcun bisogno. Non posso darti dei punti della casa.”
“Non lo faccio per i punti della casa.” Lo rassicuro. “Dico sul serio.”
Non mi crede.
“Lei è l'insegnante più severo che abbia mai avuto. Pretende un sacco, ma so che è solo perché desidera che noi impariamo.”
Lui sorride. “Ne sei sicura, Miss Granger? Forse sono semplicemente un bastardo.”
“Non ci credo.”
“Tu sei troppo ingenua per il tuo stesso bene.”
Rimango in silenzio, pensando a le sue parole. Lo sta solo dicendo. Non può essere vero. Sono sicura che c’è di più nel suo comportamento, in lui che soddisfi l'occhio.
“Ma ti assicuro che non sono un vampiro.” Dice improvvisamente e guardo verso di lui con gli occhi spalancati.
E continua: “Sono pienamente consapevole dei pettegolezzi che gli studenti fanno su di me. Né sono un pipistrello.”
Non posso fare a meno di sorridere un po’ a questo, anche se cerco di nasconderlo. “Beh, è bello saperlo.”
***
Deve essere ben oltre mezzogiorno e nessuno è ancora venuto da noi.
“Come sta il suo…petto?” Faccio una smorfia al ricordo degli eventi di ieri.
Lui non risponde subito e questo mi preoccupa.
“Professore?”
“Prude.”
“C'è qualcosa che posso fare?”
“No.” Scuote la testa. “Cercherò di pulire le ferite la prossima volta che arriva il momento per la visita al bagno.”
“Forse sarebbe meglio se la lasciasse prendere un po’ d'aria-”
“Non ho intenzione di togliermi la camicia.”
Arrossisco. “N-non intendevo dire quello. Forse potrebbe semplicemente sbottonarla? Non vorrà che si infetti.”
Sembra pensarci per un momento, poi mi guarda. “E non ti darebbe fastidio?”
“Perché dovrebbe darmi fastidio?”
“É un po' fuori luogo.”
Alzo gli occhi. “Professore, guardi ciò che ci sta accadendo. Abbiamo...passato di peggio.”
La mia mente ricorda immediatamente tutte quelle docce che siamo stati costretti a fare insieme, ma lo spingo via.
Lui sospira, poi annuisce con la testa, togliendosi la veste e sbottonandosi un po’ la camicia.
Guardo lontano, sentendomi improvvisamente a disagio. Non mi aspettavo di esserlo.
I miei occhi lentamente trovano la loro strada verso di lui e non posso fare a meno di guardare il suo petto, osservandolo con interesse. Non avrei mai immaginato che avrei visto il Professor Piton sbottonarsi la camicia. Non avrei mai immaginato di vedere la sua pelle, diversa da quella sulle sue mani e la faccia.
Poi vedo i tagli. Le ferite che ho provocato.
Traditore.
Un'ondata di colpa mi colpisce.
Sono stata io. Io glielo ho fatto.
Subito mi costringo a distogliere lo sguardo prima che si accorga che lo sto fissando.
***
“Ha di nuovo bisogno di un po’ di tempo da solo?” Chiedo, spezzando il silenzio.
Lui mi guarda, scioccato. “Cosa?”
“Potrei temporeggiare di nuovo.” Dico. “Se vuole.”
Si schiarisce la gola. “No, non credo che sia necessario.”
“Ne è sicuro?”
“Sicuro.”
***
“Miss Granger.”
Alzo gli occhi verso di lui sorpresa e speranzosa.
Il silenzio mi sta uccidendo.
Non potrei essere più felice se decidesse di parlarmi. Vorrei parlare di qualsiasi cosa, davvero.
“Sì?”
“Stavo pensando.” Dice. “Forse sarebbe una buona idea se imparassi le basi di Occlumanzia.”
I miei occhi si allargano per lo shock. “C-che cosa?”
Mi guarda, infastidito: “Tu sai cos’è Occlumanzia, vero?”
“Certo che lo so! Si tratta di un atto di magia che chiude la propria mente contro la Legilimanzia. La parola ‘occlumanzia’ deriva da occlude, ‘per nascondere’ emens, dal latino per ‘mente’.” Rispondo.
“Sono consapevole di ciò che è l’Occlumanzia, Granger, non ho bisogno di una definizione.”
Mi sforzo di tenere chiusa la bocca mentre aspetto che continui.
“Abbiamo un sacco di tempo e sarebbe intelligente se cercassimo di fare qualcosa di utile.” Spiega. “Questa capacità potrebbe venirti utile in futuro.”
“Certo!” Annuisco. “Ma richiede una grande quantità di forza di volontà, come resistere alla Maledizione Imperius così come un alto grado di disciplina mentale ed emotiva. È anche un metodo di resistere alla influenza del Veritaserum.”
"Stai citando di nuovo brani dai libri, Granger.”
“M-mi dispiace.”
Sono così eccitata. Ho sempre voluto imparare questa particolare arte, ma non ho mai avuto una possibilità.
“Ci vuole molto tempo per imparare, alcuni non la padroneggeranno mai.” Spiega Piton. “Ma penso che non sarebbe male provare.”
Annuisco. “Va bene, ma...pensa che abbia qualche possibilità di impararla, vero?”
“Non lo suggerirei se non la pensassi così.”
L’orgoglio mi inonda. Poi la paura. Cosa succede se non sono in grado di impararlo? Mi metterei solo in imbarazzo
Prima che qualcuno di noi possa dire qualsiasi cosa, una guardia entra, indicandomi per prima.
***
Infine, siamo entrambi di nuovo soli.
Sono molto nervosa. Non ho mai avuto nessuna lezione privata con il Professor Piton, ma da quello che ho sentito da Harry, è ancora più esigente rispetto alle lezioni normali.
“P-può farlo senza bacchetta?” Chiedo.
“Ovviamente.” Sogghigna.
“Ha mai letto la mente della guardia?”
“Sì, ma non ho trovato nulla di utile.”
Faccio un respiro profondo. “Come si comincia?”
“Siediti sulla sedia.”
Obbedisco, leccandomi nervosamente le labbra, pensando che forse tutto questo è uno sbaglio.
Si mette di fronte a me e improvvisamente sembra come un pipistrello. Dalla mia posizione sembra spaventosamente alto e non posso fare a meno di sentirmi come una bambina.
“Vediamo quanto forte di volontà sei.” Dice, e connette i nostri occhi.
Poi sembra che l'oscurità prenda il soppravvento sulla cella.
Il mio respiro si blocca in gola e una sensazione vertiginosa mi avvolge.
C'è una leggera pressione nella mia testa, come se fossi sul punto di avere un’emicrania.
Cerco di distogliere lo sguardo dal Professor Piton ma mi accorgo di non riuscirci.
La pressione si intensifica e sento qualcosa che si muove dentro la mia mente.
E poi finisce improvvisamente.
Sbatto le palpebre un paio di volte, rilasciando dei respiri corti
“Cos’era?” Chiedo, cercando di rimettermi in sesto.
Lui sorride. “È stato solo un assaggio, Miss Granger.”
Oh Merlino.
“Liberati di tutte le emozioni.” Ordina.“La tua mente deve essere vuota. Libera.”
“È più facile a dirsi che a farsi.” Dico a bassa voce.
Lui ignora il mio commento. “Forma un muro intorno a quei ricordi che desideri rimangano nascosti.”
Annuisco, anche se non ho idea di come farlo.
Mi guarda, i suoi occhi intensi e scuri. “Ancora!”
***
Sto respirando troppo velocemente, il mio cuore sta battendo dolorosamente nel petto.
“Ci sto provando!”
“Ovviamente non ci stai provando abbastanza.”
Non so quante ore sono passate. Sembra non aver mai fine.
“Abbiamo appena iniziato!” Cerco di difendermi. “Non può semplicemente spingermelo in gola tutto in una volta!”
Lui sembra essere preso alla sprovvista alle mie parole. E mi sta guardando, un'espressione indecifrabile sul volto.
Infine si schiarisce la voce e si ricompone.
“Questo è niente, Miss Granger.” Dice, infastidito. “Sto solo guardando la superficie e non riesci a spingermi via."
“Non so come!”
“Usa la tua mente!”
Gemo disperata, poi guardo verso di lui. “Proviamo di nuovo.”
Lui sorride. “Almeno tu sei più testarda di Potter. Voleva mollare dopo solo il primo paio di minuti.”
Rimango in silenzio, limitandomi a fissarlo, cercando di concentrarmi.
“Questa volta mi spingerò oltre.” Spiega.
Non reagisco.
Poi lo sento di nuovo nella mia mente.
***
Grido non appena lui lascia la mia mente.
Tutto sembra girarmi intorno e ho problemi a stare seduta sulla sedia.
La testa mi fa male e sembra che stia per esplodere.
Ha visto troppo.
Non ho mai voluto che vedesse alcune cose. Cose private.
Le mie conversazioni con Ron e Harry.
I miei genitori.
Io che cerco disperatamente di pettinarmi i capelli, poi mi arrendo e getto la spazzola contro il muro.
“A-ancora.” Riesco a dire.
“No.”
“Cosa?”
“È abbastanza per oggi.”
“M-ma non ho imparato niente!”
“Ti ho detto che era molto impegnativo.”
“Posso farcela!” Insisto.
“Domani.”
“Ma-”
“Granger, guardati. Non sarai in grado di sopportare un altro tentativo.”
La mia faccia si indurisce. “Ancora una volta, Professore.”
Lui mi guarda, poi dopo qualche istante annuisce lentamente.
Faccio un respiro profondo.
Delle immagini mi appaiono di fronte.
Hogwarts.
Io che studio.
Io nella biblioteca.
Io che osservo un allenamento di Quidditch.
Io che sto osservando Ron, mentre lui non se ne accorge.
Improvvisamente sento qualcosa di duro a contatto con il mio corpo.
“Sciocca!” Qualcuno scatta verso di me.
Mi guardo intorno, realizzando che sono sul pavimento.
“C-Che cosa è successo?” Chiedo, la testa dolorante.
“Non avrei dovuto ascoltarti.” Dice, afferrandomi il braccio e guidandomi verso il mio materasso.
Crollo, sentendomi stanca e debole.
“Riposa.” Ordina Piton.
Chiudo gli occhi. “Sono patetica.”
Lui si limita a sospirare.
“Pensavo che sarebbe andata meglio di così.”
“I Grifondoro hanno sempre più problemi con l’Occlumanzia.”
“Che cosa vuole dire?”
“Vi lasciate provocare troppo facilmente, non riuscite a controllare le vostre emozioni.”
Vorrei discutere con lui, ma sono troppo stanca.
E sonnolenta.
Chiudo gli occhi
***
Sono da sola
Questa è la prima cosa di cui mi rendo conto quando mi sveglio.
Il Professor Piton non è da nessuna parte.
Il panico mi attraversa e mi tiro su in piedi.
Dov’è?
Tutte le sue cose sono ancora qui, ma lui non c’è.
Calmati, Hermione.
Probabilmente era andato solo alla sua visita al bagno.
Ma...perché non mi ha svegliato? Perché le guardie non mi hanno svegliato? Perché io non mi sono svegliata? Le porte fanno sempre quell’orribile rumore quando si aprono.
Che cosa sta succedendo?
***
È ancora via.
È già notte.
Non c’è stata neppure una visita da parte delle guardie.
Mi accorgo che non ci hanno portato il cibo oggi.
Ma il cibo è l'ultima cosa nella mia mente in questo momento.
Non riesco nemmeno a pensare.
Sono nel panico.
Che gli è successo?
Mi manca.
La cella sembra così sbagliata senza di lui. Sono abituata a vederlo stare nell’angolo, seduto sulla sedia, fissare con aria vuota il muro.
Ignorarmi.
Come ha potuto sparire così?
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