Day 12
È ancora arrabbiato con me?
A giudicare dal suo sguardo, direi che è furioso. Una piccola parte di me è felice che non abbia una bacchetta, perché probabilmente non avrebbe alcun problema nel maledirmi per il resto della settimana.
Mi dispiace.
Perché non può accettarlo?
Sono stata ingenua e sciocca.
Ma ... come può aspettarsi che io sia egoista e me ne vada? Lasciando lui? Lasciandolo soffrire al mio posto? Lasciandolo tradire l'Ordine in cambio della mia sicurezza? È troppa pressione. Non potevo farlo.
Preferirei...rimanere in questa cella.
Spero di non cambiare idea in futuro.
Ieri ho avuto un assaggio di quello che le guardie sono davvero in grado di fare. Per tutto questo tempo ne ho avuto paura, disgustata da loro e da quello che avrebbero potuto fare. Ma ora hanno invertito le cose.
Mi hanno fatto aver paura del Professor Piton.
Lui è uno strumento che utilizzeranno per farmi del male.
E questo fatto mi terrorizza.
Cerco disperatamente di ignorare il...ricordo del...bacio.
Posso davvero chiamarlo bacio?
Sembra sbagliato.
Se solo potessi chiudere gli occhi e far finta che non sia successo.
***
"Dove diavolo sono?"
La mia testa scatta verso di lui in stato di shock. Non mi aspettavo di sentirlo parlare. A dire il vero non mi aspettavo di sentire niente da lui.
Ha continuato a camminare su e giù per la cella per circa mezz'ora, ma pensavo che fosse nervoso e di cattivo umore.
A causa mia.
“I-intende dire l-le guardie?” Chiedo, non sicura di dover anche solo dire qualcosa.
Lui mi guarda, roteando gli occhi: “Chi altro potrei intendere, Granger?”
Alzo le spalle, senza ribattere nulla.
Lui continua a camminare, emettendo sospiri di fastidio ogni pochi minuti.
Perché è cosi nervoso?
Anch’io devo fare pipì, ma lui sta davvero esagerando.
Quando sono sicura che non sta guardando, butto uno sguardo nella sua direzione.
Sembra...impaziente. Nervoso. Teso. A disagio. E...come se stesse soffrendo.
Ma questo non è affar mio. E poi lui non vuole parlare con me, o sentire la mia voce o sentire la mia presenza. Ovviamente lo sto irritando a tal punto.
*
**
Le porte si aprono.
Ci sono due guardie questa volta.
Il più alto ci indica. “È l'ora della doccia. La cella sta cominciando a puzzare.”
Mi irrigidisco, non aspettandomelo. Abbiamo appena fatto la nostra ultima doccia due giorni fa. Mi aspettavo che la facessimo la settimana prossima, almeno.
Un po’ confusa mi alzo, guardo il Professor Piton e l'espressione sul suo viso mi sorprende. Sembra assolutamente terrorizzato.
Poi i suoi occhi scattano verso di me, ma non c'è una spiegazione nel suo sguardo. Il suo comportamento mi rende ancora più nervosa. Il fatto che ho ancora il ciclo non mi preoccupa. È quasi l'ultimo giorno e dubito che noteranno qualcosa.
Ma perché il Professor Piton si comporta in questo modo?
Senza dir nulla ci conducono fuori dalla prigione.
*
**
Oh.
Ora capisco.
Le guardie stanno ancora ridendo mentre ci portano di nuovo nella cella.
“Professore.” Il leader inizia: “Noi non siamo contrari alle relazioni insegnante-studente, quindi sentitevi liberi.”
Entrambi ridono di nuovo, poi escono dalla cella, sbattendo le porte.
Scivolo sul mio materasso, rifiutandomi di guardare verso di lui.
Come ho potuto essere così stupida? Avrei dovuto capirlo da sola.
Ecco perché era a disagio e...arrabbiato tutto il tempo.
Riesco ancora a sentire le guardie nella mia mente.
“Oh, guarda un po', sembra che il nostro Professore preferito abbia un piccolo problema.”
Risate.
“Ha un erezione.”
Ancora?
Oppure ... di nuovo?
Sono passati due giorni da quell'incidente, quando ho visto il suo problema.
Perché ci sto ancora pensando?
Fai finta di non aver sentito nulla, Hermione.
Cerco di concentrarmi su altre cose.
Sto congelando.
I miei capelli sono bagnati. E in quel momento mi rendo conto che è stata cosa buona che le guardie li abbiano tagliati. Mi ha facilitato le cose. Si asciugheranno più in fretta.
Tutto qui.
Devo pensare positivo.
Devo trovare un lato positivo in ogni cosa negativa che accade.
***
È a disagio.
Non una sola volta mi ha guardata.
É arrabbiato o imbarazzato?
Forse entrambe le cose?
“Professore?”
Si irrigidisce, ma ancora non mi guarda: “Sì?”
Non mi aspettavo mi rispondesse davvero e ora non so cosa dire.
“I-io...è ancora arrabbiato con me a causa di quello che è successo ieri?”
Non reagisce per un lungo istante, poi sospira alla fine: “Continuo a pensare che sia stato molto stupido da parte tua fare quello che hai fatto.”
“Lo so.” Abbasso lo sguardo.
Silenzio.
***
“
Granger.”
La mia testa scatta verso di lui, non credendo di aver sentito bene. Mi ha appena detto qualcosa?
“Professore?”
Lui lotta con le parole, cosa che non sono abituata a vedergli fare.
“La prossima volta le guardie vengono, quando è il tuo tempo per andare al gabinetto, potresti forse rimanere un po’ più a lungo?” Chiede, infine, incontrando i miei occhi.
“Che cosa vuole dire? Perché?”
“Sto solo chiedendo...di prenderti un po’ più di tempo per tornare alla prigione.”
“V-Va bene, ci proverò, ma...perché?”
Distoglie di nuovo lo sguardo, serrando la mascella.
Deve dirmelo. La sua richiesta è inusuale e ho bisogno di sapere perché sta me lo sta chiedendo.
“Ho bisogno di un po' di tempo da solo, Granger.” Sputa fuori tra i denti alla fine, ovviamente non a suo agio a parlarne.
“Ma ...” Comincio e mi interrompe.
“Nessuna domanda.” Dice freddamente.
È stufo di me. La mia presenza lo sta annoiando a tal punto che ha disperatamente bisogno di un po’ di tempo da solo.
Non posso fare a meno di sentirmi un po’ ferita per questo, ma capisco. Siamo stati insieme per troppo tempo.
Undici giorni.
24 ore al giorno.
Insieme in questa piccola cella.
Annuisco velocemente. “Certo, Professore. Farò del mio meglio. Q-quanto tempo le serve?”
Sembra pensieroso per un momento, poi risponde: “Cinque minuti, almeno.”
Annuisco ancora.
La visita al bagno di solito dura cinque minuti. E io cercherò di tirarla per le lunghe. Per altri cinque minuti.
Insieme fanno 10 minuti.
Spero che sarà in grado di godersi il momento in cui non sarò in giro.
So di non essere una compagnia interessante. So che posso essere fastidiosa, soprattutto a lui. Non gli sono mai piaciuta. Beh, ovviamente gli sto davvero sui nervi se è così disperato per avere dieci minuti da solo.
Non dico altro.
Nemmeno lui lo fa.
***
Le guardie finalmente arrivano.
Io sono la prima ad essere portata in bagno.
Butto uno sguardo al Professor Piton e annuisco, dicendogli che ricordo il nostro accordo.
***
Vengo spinta nella cella.
Ho cercato di tirarla per le lunghe più che ho potuto. Le guardie stavano diventando impazienti dal fatto che mi stessi prendendo così tanto tempo.
Ho dato al Professor Piton non dieci, ma almeno quindici minuti di solitudine.
Questo è il minimo che merita dopo avermi sopportato per tanto tempo.
Lo guardo mentre entro nella cella.
Che strano.
Sembra...un po' a corto di fiato e...c’è del colore sul suo viso.
Le guardie lo indicano e lui li segue fuori.
Cosa gli è successo?
C’era una persona qui dentro mentre ero via?
***
Lo riportano dopo cinque minuti.
Quando le guardie se ne vanno, mi rivolgo a lui, incapace di resistere alla mia curiosità.
“Cosa è successo?”
“Che cosa vuoi dire?” Chiede.
“Quando sono tornata.. sembrava-”
“Non è successo niente.”
“Ma-”
“Granger.”
“Perché mi sta tenendo dei segreti?” Chiedo, un po’ arrabbiata.
Sospira, poi mi guarda. “Ti ho aiutata con il tuo problema. Non ho fatto domande e non cercato di metterti ulteriormente in difficoltà.”
Arrossisco e guardo verso il basso.
Continua: “Cerca di restituire il favore.”
“L-lei vuole...che l’aiuti?” Chiedo, confusa, non capendo quello che sta cercando di dire.
I suoi occhi si spalancano per un secondo. “No!” Poi chiude gli occhi e fa un respiro profondo per calmarsi. “Ti chiedo di lasciare le cose come stanno. Non fare domande.”
Lo guardo per un attimo, poi finalmente rinuncio. “Va bene.”
Si rilassa visibilmente alle mie parole.
***
Un piccolo pezzo di pane.
E due bicchieri d'acqua.
Per quanto tempo una persona può sopravvivere a pane e acqua?
Credo che lo scopriremo presto.
Tralasciamo le formalità e iniziamo a mangiare
***
Mi manca il mondo esterno.
Mia madre. Mio padre. Harry. Ron.
Hogwarts.
È come se fossi intrappolata in questo buco nero.
E come se il tempo si fosse fermato.
Mi riesce difficile immaginare che il mondo esterno stia...andando avanti.
Nulla si è fermato solo perché ho smesso di esistere in esso.
Questa è la cosa più difficile a cui abituarsi.
Le lezioni si stanno ancora svolgendo. Ron e Harry sono ancora ad Hogwarts. I miei genitori stanno ancora lavorando.
E io sono seduta qui.
“Grazie per avermi spinta via ieri.” Dico improvvisamente.
So che l'ultima cosa di cui vuole parlare sono gli eventi di ieri, ma io devo parlare.
Il silenzio mi sta uccidendo.
Sembra insicuro su cosa dire e alla fine decide di rimanere in silenzio.
Ma ho bisogno di parlare.
Come faccio a farlo parlare con me?
“Ho già baciato prima d’ora, sa.”
Mi guarda fisso, ma non dice ancora niente.
“Non voglio che lei creda che fosse il mio primo bacio.” Continuo.
Silenzio.
Alla fine parla. “Smettila di chiamarlo...un…”
“Un bacio?”
Si irrigidisce. “Quello che è successo erano mie labbra che venivano premute sulle tue. Non ti sei neppure mossa. Era come se... stessi premendo le mie labbra contro questo muro di pietra.”
Sono un po' risentita da quella frase. “Oh.”
Lui pensa a me come ad un muro di pietra.
Beh, questo è...
Silenzio.
“Quello che sta accadendo a noi è disgustoso. Malato. Disturbato.” Ringhia. “E in qualche modo...questo è niente in confronto a quello che potrebbero farci. O che faranno in futuro.”
Annuisco, gli occhi persi.
Mi ricordo qualcosa.
Dovrei dirglielo?
La mia voce taglia il silenzio. “Ero a questa festa durante l'estate.” Dico a bassa voce.
“Scusa?”
“Non sono mai stata una da uscite e feste, ma ho voluto provare. È stato nel mondo babbano.”
Lui mi guarda, ascolta con pazienza, anche se c'è confusione sul suo volto.
“Ho incontrato questa ragazza, Joanna e lei mi ha convinto ad andare ad una festa a casa sua.” Spiego, sorridendo un po’. “La festa non era per niente come mi aspettavo che fosse. Sa come sono le feste nel mondo babbano?”
Lui stringe gli occhi per la confusione, poi alza il sopracciglio e annuisce. “Posso immaginare.”
“Tutti erano ubriachi ed io ero rimasta sola. Poi questo ragazzo si avvicinò a me e mi sembrò simpatico. Un po' fastidioso, ma non volevo essere scortese così ho continuato a parlare con lui.”
“Signorina Granger-”
Continuo, ignorandolo. “Poi ha detto che voleva mostrarmi qualcosa. Al piano di sopra.”
Silenzio.
Qualche lungo istante passa e nessuno di noi parla.
Infine, mando giù con forza e continuo. “Che stupido da parte mia. Aveva qualcosa da mostrarmi. E non era nemmeno casa sua!”
Guardo in basso verso le mie mani. “Nel momento in cui arrivammo in camera, chiuse la porta e...mi saltò addosso. Letteralmente. All'inizio ero completamente scioccata, ma poi ho cominciato a lottare. Che cosa stava facendo? Non riuscivo a credere a quello che stava succedendo. Fui presa dal panico, gridai. Ma era troppo ubriaco.”
“Miss Granger.” Dice Piton, lentamente. “Perché mi stai dicendo questo?”
“Perché voglio che la smetta di trattarmi come una bambina. Non è necessario che mi nasconda la terribile verità, non c'è bisogno che mi protegga tutto il tempo. Ho visto delle cose, ho vissute delle situazioni. Posso gestirla. Può parlare con me.”
Lui guarda intensamente nei miei occhi e faccio del mio meglio per fare lo stesso.
Infine annuisce: “Va bene. Come desideri, Miss Granger.”
“Grazie.”
Silenzio.
“Cosa è successo, allora?” Chiede e la sua voce mi stupisce. Morbida.
Scuoto la testa. “Era ubriaco. In qualche modo sono riuscita a spingerlo via e sono scappata. Corsi fuori dalla stanza, fuori dalla casa, fino a casa mia.”
Non riesco a capire perché lo sto dicendo. Non l'ho detto a nessuno.
E ora lui lo sa.
Il Professor Piton, fra tutte le persone.
Perché glielo ho detto?
L'espressione sul suo volto si adombra e infine parla. “È stato punito per le sue azioni?”
La domanda mi sorprende, poi scuoto la testa: “No”
C’è rabbia nei suoi occhi: “Perché no?”
“I-io non lo so. Non l’ho mai più visto.”
Silenzio.
***
Le guardie sono tornate.
Non me lo aspettavo.
Pensavo avessimo almeno un giorno prima di doverli affrontare di nuovo.
Ovviamente no.
Il capo sorride ad entrambi e subito so che non sono qui solo per parlarci.
“Perché così rigidi?” Chiede: “Fortunatamente per voi, abbiamo solo un paio di minuti, quindi cerchiamo di saltare le formalità e andare direttamente al punto.”
Poi tira fuori un coltello dalla sua veste.
Sobbalzo per lo shock e mi allontano, i miei occhi sul coltello tra le sue mani.
Questo è diverso.
Anche se una bacchetta può fare molti più danni, vedere un coltello è più terrificante.
Faccio fatica a respirare ed i miei occhi scattano verso il Professor Piton. Sembra più calmo di me.
Improvvisamente la guardia lancia il coltello a terra.
Cosa?
“Vi dirò cosa accadrà questa sera.” Dice il capo. “Uno di voi taglierà l'altro, o meglio ancora, inciderà
qualcosa nella pelle dell’altro. La domanda è: chi sarà l’incisore?”
Malati.
Bastardi.
I miei occhi volano al coltello sul pavimento.
“E non cercate nemmeno di attaccarci.” Aggiunge. “Sarebbe inutile.”
Silenzio.
“Beh? Che si fa’?”
I-io non lo so.
Dobbiamo farlo.
Le conseguenze sarebbero probabilmente molto più dolorose.
“Voi due non siete divertenti.” Sorride il capo. “Quello che pretendo da voi è niente e ancora vi rifiutate di partecipare.”
Improvvisamente Piton si avvicina al coltello e lo raccoglie. Quasi mi aspetto che attacchi le guardie, ma lui non fa niente del genere. Non è così imprudente.
“Oh, Professore.” Scoppia a ridere il capo. “Ti offri volontario per incidere la tua allieva?”
Raggelo e attendo la sua risposta.
Non dice nulla mentre si gira verso di me. Poi mi offre il coltello.
“C-Cosa? No, no, no. I-io non posso farlo.” Balbetto, scuotendo la testa.
“Tu puoi.” Dice e la sua voce non lascia spazio ad alcuna discussione.
“I-io ho un alta tolleranza al dolore, veramente, Professore.” Insisto.
“Non taglierò un mio studente. “Risponde freddamente: “Lo farai tu.”
Ma non voglio.
C'è una..preghiera nei suoi occhi.
Cosa?
Poi capisco.
Non posso fargli fare questo. Sarebbe egoistico chiedergli di ferirmi. Si sente già in colpa per l'evento di ieri e questo non farebbe che aggiungerne altra.
Tremante prendo il coltello dalla sua mano.
“Bene.” Dice la guardia. “Non posso dire che sia una sorpresa.”
Guardo negli occhi del Professore e lui annuisce leggermente come per rassicurarmi.
“Dove sarebbe il posto migliore? Hmm?” Il capo sorride. “Il petto.”
Immediatamente il Professor Piton si toglie le vesti, gettandole sul materasso e poi inizia a sbottonarsi la camicia. Il suo volto è impassibile.
Prendo un respiro profondo, raccogliendo il mio coraggio.
Posso farcela.
“E la parola sarà...'traditore'.” Dice l’uomo e serro gli occhi per la sorpresa.
Traditore?
Perché?
“Sbrigati, Sanguesporco, abbiamo solo pochi minuti.”
Subito guardo il petto nudo di fronte a me.
Cicatrici. Così tante cicatrici.
“Fallo, Granger.” Dice Piton all'improvviso.
Annuisco, portando la punta del coltello sulla sua pelle.
Respira, Hermione.
Questo non è niente in confronto a quello che potrebbero chiederti di fare.
Mordendomi il labbro inferiore, premo il coltello nella pelle, cercando di ritagliare la prima lettera.
Non succede niente.
Prendo un respiro profondo e provo di nuovo, più forte questa volta.
Appare del sangue.
Mi viene male.
Il Professor Piton si irrigidisce, ma quella è la sua unica reazione.
Alzo lo sguardo verso di lui, notando che il suo viso è duro e gli occhi sono fissi su qualcosa sul muro.
Devo continuare.
La prima lettera è fatta.
Cerco di rendere le lettere più piccole possibile.
T.
R.
A.
D.
I.
T.
O.
R.
E.
Finalmente è finito.
Lascio cadere il coltello che finisce a terra accanto ai miei piedi.
La guardia agita la bacchetta e quello scompare immediatamente.
Fa un passo in avanti e osserva il mio operato. “Magnifico.” Rivolge poi la sua attenzione verso Piton. “Speriamo che questo ti ricordi il più grande errore della tua vita.”
E poi se ne vanno.
Proprio così.
Come se nulla fosse successo.
Guardo le mie mani, notando c'è un po' di sangue su di esse.
“Mi dispiace, Professore.” Sussurro.
“Hai fatto bene.” É la sua unica risposta.
“Mi sento malissimo.”
"Non era niente, non hai nemmeno inciso profondamente, guarirà presto.”
“Ma le cicatrici resteranno.”
Lui sospira prima di camminare verso il suo materasso e sedersi, asciugandosi il sangue dal petto.
Senza preoccuparmi di cosa potrebbe dire, mi avvicino e mi lascio cadere sul materasso accanto a lui.
“Miss Granger?” Mi guarda, confuso.
“Per favore, solo per un po’.”
“Il tuo materasso non è abbastanza comodo?”
“La prego.”
Sospira per il fastidio, ma non dice altro.
“Perché traditore?” Chiedo. Silenzio.
Si ferma per un attimo, poi continua ad abbottonarsi la camicia, non dandomi una risposta.
Non me lo sarei mai aspettata da lui.
Guardo in silenzio mentre si abbottona la camicia, si rimette le vesti e poi rimaniamo seduti in silenzio.
Chiudo gli occhi per un attimo e poi non mi ricordo di nient’altro.
Siete delle infami perché siete andate su efp ma vi capisco... anch'io l'avrei fatto😂😂😂
Dopo tutto io voglio solo farvi conoscere questa storia che ho amato tantissimo😘😘😘
Se vi va mettete comunque una 🌟
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