Day 11
Dio.
Sono passati undici giorni.
Undici.
Non riesco nemmeno a crederci. Sembra così tanto tempo, ma allo stesso tempo ho la sensazione che fosse solo ieri che ero al sicuro ad Hogwarts.
Come si è arrivati a questo?
Guardo il Professor Piton, seduto sulla sedia accanto al suo materasso. Sembra a disagio. Subito le mie guance arrossiscono mentre ricordo la scena di ieri. Aveva un…piccolo problema ieri.
È finita ora?
Ma dall'espressione del suo viso, non sembra. O forse è proprio di cattivo umore questa mattina?
È malsano. Non dovrei pensare a questo.
Come sarò mai in grado di guardarlo senza ricordare...? Se per qualche miracolo veniamo salvati e tutto torna alla normalità, sarò in grado di sedermi nella sua aula, ad ascoltare la sua lezione? Come se non fosse successo niente? E che dire di lui? Vorrebbe ancora essere il mio insegnante?
Ma io voglio che sia il mio insegnante. A parte la sua personalità scontrosa, lui è uno dei migliori professori di Hogwarts.
Prendo un respiro profondo, realizzando ora quanto i miei pensieri siano sciocchi. Siamo ancora prigionieri e sto già pensando alla vita dopo il salvataggio.
Stupida.
***
“Professore, sto iniziando a credere ... di essere stata Obliviata.” Dico, tagliando il silenzio.
Non abbiamo parlato molto da quando ci siamo svegliati. E questo mi ha lasciato un sacco di tempo per pensare, per analizzare, per mettere insieme i pezzi e cercare di ricordare cosa mi è successo.
“Ti va di spiegare?” Mi guarda con un'espressione ombrosa.
Non sembra interessato alla mia teoria, solo infastidito. Perché è così? Non vuole sapere come siamo finiti in questa prigione?
“Beh... non mi ricordo nulla... l'ultima cosa che ricordo è di aver preso una punizione da lei.”
Piton alza un sopracciglio nella mia direzione, aspettando che continui e faccio un respiro profondo, raccogliendo i pensieri.
“Ha detto che avevo colpito la testa e che i ricordi sarebbero tornati.”
“L'ho fatto.” Concorda.
“Solo che non è successo. Ancora non riesco a ricordare nulla.” Dico, frustrata.
Lui rimane in silenzio e quello mi infastidisce ancora di più. Perché si comporta così? Sembra che stia deliberatamente cercando di essere inutile.
“Quello che mi dà fastidio è che... ha detto che ho svolto la punizione con Gazza. Perché con lui? Perché non ho svolto la punizione con lei?”
Lui sospira. “Miss Granger, qual è il punto di questa conversazione?”
“Come sono riusciti a rapirmi ad Hogwarts?” Chiedo, guardandolo.
“Forse non eri ad Hogwarts, in quel momento.”
“Che cosa? Dove potevo essere?”
“Non lo so. Non siamo... stati portati qui, allo stesso tempo.”
“Lei era già qui?”
“Almeno la metà del giorno prima.”
Annuisco, cercando di elaborare il tutto. Ma non mi aiuta. Non sono ancora vicina alla verità.
Guardandomi intorno nervosamente, cerco di decidere se porre la domanda successiva. Forse non sarebbe intelligente, il Professore ha già detto che non vuole parlare. Ma ho bisogno di risposte.
Dopo qualche istante, raccolgo il coraggio e mi sforzo di parlare. “Professore ... che mi dice di lei? Si ricorda come è stato catturato?”
Il suo volto si indurisce e non risponde subito, ma quando parla, il tono è basso e tranquillo. “Ti ho detto che non sarebbe saggio discuterne.”
“E questo è stato un paio di giorni fa. Era diverso. Ora ... voglio sapere. Me lo dica.”
“Granger-”
“Ha paura che possano ascoltarci?”
Lui scuote la testa: “No, non lo fanno. A loro piace il libero arbitrio. Se hanno intenzione di ottenere qualcosa di utile da noi, vorrebbero vedercelo fare perché noi stessi lo vogliamo.”
“Va bene, allora perché non me lo può dire? Dov'era? Che cosa stava facendo? Era ad Hogwarts?”
“Troppe domande, Granger.” Sbotta.
Mi mordo il labbro inferiore, impedendomi di scattare verso di lui.
“Ci sono alcune cose che non dovresti sapere.” Aggiunge con calma.
“Perché?”
“Sta diventando noioso.” Dice, alzando gli occhi verso di me.
“Be', mi scuso se sto cercando di ricordare quello che ci è successo, Professore.” Distolgo lo sguardo, dentro di me una rabbia incandescente.
Lui non dice niente. Nemmeno io.
***
Una breve risata mi sfugge.
Non so nemmeno io cosa ci sia di divertente. Non c'è niente di neanche lontanamente divertente nell’essere rinchiusa in una prigione con il Professor Piton.
Ma ancora una volta, mi sfugge una risata.
Il Professor Piton mi guarda, il suo viso sembra preoccupato a dire il vero.
Rido di nuovo. E ancora.
E ancora.
Ben presto, sto ridendo istericamente, il suono colpisce le pareti della cella.
I miei occhi sono umidi, sto ridendo così forte.
“Miss Granger?”
La sua voce mi spinge oltre il bordo e mi viene da ridere ancora di più, se possibile.
“Miss Granger, smettila subito.”
Non riesco a smettere. Tutto il mio corpo è scosso dalle risate e più cerco di fermarle, più tutto sembra divertente.
Arrivo al punto in cui non riesco a respirare e il mio stomaco fa male, ma le risate non si fermano.
Cosa c'è di sbagliato in me?
“Granger!” Sbotta.
Premo subito la mano contro la bocca, cercando di calmarmi. E funziona per davvero e lentamente il mio corpo smette di tremare. È finita.
Rischiarandomi la gola, tolgo la mano e cerco di sembrare seria. Non voglio mettermi in imbarazzo ancora di più di fronte a lui. Mi sta ancora guardando in modo strano, ma non dice nulla.
Una risatina mi sfugge e mi copro la bocca con la mano, fermandola prima che si trasformi in una risata.
Presto comincio a sentirmi di nuovo normale.
“Meglio?” Chiede improvvisamente e lo guardo, annuendo lentamente.
Per qualche motivo mi sento meglio.
***
“Tu.” La guardia indica il Professor Piton. “Vieni con noi.”
Lo guardo, preoccupata, ma la sua espressione è calma. Probabilmente è solo la visita al bagno. Niente di cui preoccuparsi.
Una volta che sono sola nella cella finalmente mi permetto di arricciarmi a palla, respirando a pieni polmoni e desiderando che i crampi se ne vadano. È già abbastanza brutto doverlo sopportare rinchiusa in una prigione e l'ultima cosa che voglio sono sperimentare i crampi.
Premo il viso contro il materasso, gemendo ad alta voce alla sensazione dolorosa di qualcosa che si contrae nel mio basso ventre.
Andrà via. Lo fa sempre. Devo solo essere paziente e aspettare.
Con gli occhi chiusi, la cella in silenzio il mio respiro rallenta e quasi mi addormento. Proprio quando sto per addormentarmi, le porte si aprono rumorosamente.
Il Professor Piton è tornato e sembra illeso.
I suoi occhi volano su di me e inarca un sopracciglio per l’interesse. Posso solo immaginare come sembri, rannicchiata, coperta con il suo mantello, quasi morente.
“È il tuo turno, ragazzina.” Dice la guardia e mi fa segno di alzarmi.
Prendendo un respiro profondo, in qualche modo mi tiro su. Ho davvero bisogno della visita al bagno. Ho uno dei pezzi della canottiera di Piton con me, nel disperato bisogno di arrangiarmi.
Riesco a sentire gli occhi del Professor Piton fissi su di me quando lentamente mi avvicino alla guardia, avvolgendomi con le braccia. Cerco di raddrizzarmi, ma falliscono miseramente. Per fortuna vengo condotta fuori dalla prigione, lontano dagli occhi sospettosi di Piton.
***
“Non sembri star bene.” Commenta non appena la guardia scompare, lasciandoci da soli nella cella.
Mi siedo sul materasso, coprendomi con il suo mantello. Sta diventando davvero freddo o me lo sto solo immaginando?
Lui non sembra aver freddo.
“Miss Granger?.” Chiede.
"Io... non mi sento molto bene.” La mia stessa voce mi sciocca, è così debole e rauca.
Il Professor Piton annuisce: “Sì, la mancanza di cibo sta cominciando ad incidere su di noi. Eppure, non credo che continueranno ancora a lungo. Non siamo di alcuna utilità per loro morti.”
Abbasso gli occhi, senza dire niente.
“Forse...”Continua. “Non è la mancanza di cibo che ti sta facendo soffrire.”
“Starò bene.” Lo rassicuro.
Sto sempre bene.
“Qual è il problema?” Chiede, senza distogliere lo sguardo.
Non voglio parlarne. Non voglio parlare con lui. Tutto quello che voglio e di cui ho bisogno in questo momento è di dormire.
E un letto caldo.
E una tazza di tè.
E-.
Smettila, Hermione.
Sospiro, chiudendo gli occhi per un attimo. “Il mio stomaco fa male.”
“Ho capito. Ti assicuro, Miss Granger, che io sto vivendo la stessa cosa.”
Una risata mi sfugge nel sentirlo. “No, non credo che capisca, Professore.”
“Pure il mio corpo sta protestando, la mancanza di cibo è quasi una tortura.”
“Io .. io non sto parlando di questo.” Il sorriso sparisce dal mio viso. “Sto avendo dei... crampi davvero davvero dolorosi.”
Silenzio.
“Oh.” É tutto ciò che dice.
Alzo gli occhi verso di lui e noto un leggero rossore sul suo volto. Probabilmente si sente stupido di essere così ignorante in merito a tutta la situazione. E naturalmente, è un uomo, non vuole parlare di queste cose. Soprattutto con una sua studentessa.
“Non ho mai pensato che potesse avere un effetto del genere.” Commenta, osservandomi con espressione seria.
“È stata peggio.” Rispondo, poi improvvisamente mi colpisce che sto discutendo di questo con il Professor Piton e distolgo lo sguardo in disagio.
Fa un respiro profondo. “C'è ... qualcosa che possa fare per aiutarti?”
Scuoto la testa, forzando un lieve sorriso: “Grazie. Ma passerà da solo. Ho solo...bisogno di un po' di riposo.”
Lui annuisce, poi si allontana nella sua parte di cella, come per darmi spazio. Ma la privacy è una cosa che non ho avuto da undici giorni. E forse questo è il modo in cui sarà fino alla fine.
Spingo immediatamente via quei pensieri. Non posso permettermi di pensare così. Pensieri positivi sono quello che mi serve in questo momento.
Purtroppo, non riesco a trovarne nessuno
***
La cosa che più temevo è arrivata.
Dopo due lunghi giorni le guardie hanno finalmente deciso di farci visita.
Non è una semplice visita al gabinetto. È quella guardia, il capo, l’essere umano più disgustoso che abbia mai incontrato.
Mi tiro subito in piedi e mi allontano il più possibile. Ci sono due guardie con lui, non ricordo di averle mai viste prima.
“Le mie più sincere scuse per avervi fatto aspettare così a lungo.” Parla, guardando me e il Professor Piton.
“Non c’è bisogno di scuse. Ciò che conta è che sei qui ora.” Risponde Piton e sento il veleno nella sua voce.
La guardia ride. “Vero.”
Mando giù duro, ricordando l'ultimatum che ci è stato dato l'ultima volta che quell'uomo è stato qui. Ha detto che solo uno sarebbe sopravvissuto, colui che avrebbe deciso di aiutarli per primo.
Il Professor Piton non ha intenzione di aiutarli, almeno questo era quello che mi ha detto. E l'ultima cosa che ho in mente è aiutare quei criminali. Quindi non riesco a immaginare cosa ci faranno quando si renderanno conto che non siamo ancora disposti a cooperare.
“Ecco quello che ci accingiamo a fare.” Dice la guardia con un sorriso crudele. “Colui che decide di aiutarci, sarà condotto in una camera elegante e calda con una cena già pronta.”
Il mio stomaco si lamenta ad alta voce, ma mantengo la mia faccia impassibile.
“Che cosa avete deciso?” Chiede, in attesa di una nostra risposta.
Non dico niente.
Né il Professor Piton.
Silenzio.
I secondi passano e l'espressione sul volto del capo si trasforma da soddisfatta a seccata e poi arrabbiata.
“Ancora testardi, vedo" Commenta, poi scuote la testa: "Sciocchi".
Poi, improvvisamente, il Professor Piton si fa avanti ed i miei occhi si allargano per lo shock. Non ha intenzione di-?
Che cosa sta facendo?
Mi fidavo di lui.
La guardia sorride. “Eccellente. Ammetto che speravo fossi tu. Possiedi informazioni di maggior valore rispetto alla ragazzina.”
Non riesco nemmeno a nascondere lo shock e l'incredulità sulla mia faccia. Resto semplicemente lì, incapace di fare o dire qualcosa.
Infine Piton parla. “Mi avrete ... se la lasciate andare.”
Cosa?
“Questo non era parte del nostro accordo.”Risponde la guardia.
“La rendo io una parte.” Abbaia il Professore. “Lasciala andare e puoi usarmi come vuoi.”
Faccio un passo in avanti, afferrando il suo braccio. “Non lo faccia!”
“Granger-”
“No! Non è un opzione.” Insisto.
“Com’è ... dolce.” Commenta la guardia, un sorriso sul volto.
Lo ignoro, girando tutta la mia attenzione al Professor Piton. “Siamo sulla stessa barca.”
“Ragiona, Granger!”
“Non sarò una codarda!” Alzo la voce. “Non si sacrificherà per me!”
“Toccante.” Dice la guardia e lo guardo. “Ma dimenticate che sono io quello che prende le decisioni qui dentro.”
Gli lascio andare il braccio e mi volto verso i carcerieri.
E continua: “E non lascerò andare nessuno. O ci aiutate o morirete. Non c'è altra scelta."
“Allora puoi scordarti di ottenere qualcosa da me.” Dice Piton con voce fredda.
“Non ne sarei così sicuro di questo.”
Che cosa vuol dire con questo?
C'è quello sguardo pericoloso e malato nei suoi occhi. Mi invia i brividi lungo il corpo.
“Ho appena capito una cosa.” Continua. “Ho sbagliato, cercando di convincervi facendo del male all’altro.”
Cosa?
“Forse voi due potreste rivoltarvi l’uno contro l'altro.” Conclude ed i miei occhi scattano subito al Professor Piton.
Mi accorgo che mi sta già guardando. É preoccupato e questo mi spaventa. Se c'è preoccupazione nei suoi occhi allora c'è motivo di essere preoccupati.
“Severus Piton.” Sorride guardia. “Sono consapevole del fatto che sei in grado di resistere alla Maledizione Imperius. Ma...se indebolito, forse pure la tua resistenza si indebolirebbe.”
Di che cosa sta parlando?
Qualunque cosa abbia in programma, è malato e contorto. Riesco a vederlo sul suo viso.
Ad un tratto alza la bacchetta. “Crucio!”
Lancio un grido quando il Professor Piton cade a terra, il suo corpo tremante e contorto violentemente.
Oh Dio. Oh Dio.
“Smettila!” Chiedo, non sapendo che altro fare.
Mi sento così patetica.
Così impotente.
Se solo potessi distogliere lo sguardo. I miei occhi sono bloccati sul Professor Piton, mentre si dimena sotto la Maledizione. Nessun suono proviene da lui, a parte i respiri frammentati che inala.
“Per favore, smettila.” Sussurro, cadendo a terra.
Improvvisamente la Maledizione viene sollevata e il corpo dell’uomo rimane immobile. Solo il suo petto si muove e striscio verso di lui, non sapendo cosa fare.
“Professore?” Chiedo silenzio, decidendo se toccarlo o no.
Apre gli occhi e mi guarda, il suo respiro ancora fuoriesce in brevi rantoli dolorosi.
“Imperio.”
Guardo le guardie, notando il sorriso sui loro volti.
“Professor Piton.” Il capo sorride: “Che cosa dovrei farti fare? Hmm?”
Cerco di calmarmi. Qualunque cosa sia, la gestirò. Tutto andrà bene. Guardo il Professore e anche se i suoi occhi sembrano calmi e privi di anima, c'è del panico in essi. Riesco a vederlo attraverso il vuoto causato dall’Imperius.
É come se mi stesse avvertendo.
Improvvisamente provo ad alzarmi e allontanarmi da lui, ma non ci riesco.
Non riesco a muovermi.
Il mio corpo non mi obbedisce.
Il panico schizza dentro di me all’orribile scoperta.
La Maledizione delle Pastoie.
Siamo completamente alla loro mercé ora.
Respira, Hermione.
Solo respira.
“Professor Piton, schiaffeggia quel bel viso della tua studentessa.” Ordina la guardia, con evidente malizia nella voce.
Chiudo gli occhi e subito sento una mano scontrarsi con la mia guancia. La testa si gira a causa della forza del colpo e mi sfugge un grido di dolore.
Dio, ha fatto male.
E fa ancora male.
La mascella è rotta?
Aprendo gli occhi, vedo il Professor Piton fissarmi, il suo corpo tutto teso...e tremante. La sua testa sta tremando e so quello che sta cercando di fare. Sta tentando di rompere la maledizione, ma è debole. La Cruciatus lo ha lasciato completamente privo di forze.
I miei occhi incontrano i suoi e cerco di rassicurarlo che sto bene.
Non è lui a ferirmi.
Cerco di sorridere, ma fallisco miseramente.
“Ti ha fatto sentire bene?” Chiede la guardia: “Sono sicuro che ti ha infastidito durante tutti questi anni. Il Mangiamorte in te sicuramente desiderava metterla al suo posto, vero?”
Gli occhi del Professore non si spostano dai miei.
“Cosa dovremmo fare ora?” Continua la guardia: “Dato che che voi due sembrate aver stretto un legame, che ne dite di portare la cosa al livello successivo?”
“N-No.” La parola sfugge debolmente dalla bocca del docente e spalanco gli occhi nella speranza che forse sta resistendo alla maledizione, ma quando non si muove, tutta la mia speranza viene distrutta.
“Potremmo cominciare con un bacio?” La voce della guardia mi attraversa e inizio a sentire una sensazione di malessere nello stomaco.
No, no, no.
“Severus Piton, dai alla tua studentessa un bacio vero e proprio.”
NO!
Cerco di allontanarmi da lui, ma il mio corpo è congelato.
Andiamo, Hermione. Muoviti!
Non succede niente.
Il mio stesso corpo mi sta tradendo.
Prima di rendermi conto di quello che sta succedendo,le sue labbra sono sulle mie, premendo, reclamando,esigendo.
Il mio stomaco si rivolta quando realizzo quello che sta accadendo.
È malato.
Ad un tratto delle braccia forti mi spingono via e finisco a terra, a ridosso del muro. Tutto accade in meno di un secondo. Alzo gli occhi e vedo il Professor Piton afferrare il capo, per poi venire scaraventato via e colpire dolorosamente il muro con la schiena.
“Questo ... è non giocare correttamente.” Ghigna,puntando la bacchetta contro di noi.
Sono ancora sotto shock e completamente senza parole.
Dopo essersi sistemato le vesti, continua a parlare: “Questo era solo un esempio di quello che potrebbe accadere.”
“Bastardi.” Mormora Piton, con gli occhi ardenti di rabbia.
“Possiamo fare molto peggio, siamo in grado di farti fare molto peggio.”
Silenzio.
Sento ancora le labbra del Professore sulle mie e mi pulisco furiosamente la bocca con la mano, cercando di cancellare ogni prova di quello che è successo.
“Pensateci.” Dice la guardia, quindi evoca due bicchieri d'acqua. “Non possiamo permettervi di prendere la via più facile, no?”
Poi tutti escono.
L'acqua viene completamente dimenticata. Nessuno di noi se ne accorge.
So che dovrei andare dal Professor Piton e vedere sesta bene. È stato lui quello ad essere torturato con la Maledizione Cruciatus e scaraventato
contro il muro. Potrebbe essere gravemente ferito. Tutto questo lo so. Eppure, non mi muovo. Non riesco a muovermi. Non riesco ad avvicinarmi a lui.
Il suo respiro è l'unico suono nella cella.
Io sto respirando?
“Dannazione!”
I miei occhi scattano su di lui sentendo la sua voce arrabbiata. Colpisce il muro con un pugno, poi sibila per il dolore che lo colpisce.
Ancora non mi muovo.
É furioso.
“Dannazione!”
Mi rendo conto che devo parlare.
Non sarebbe un bene per noi se desse di matto.
Devo sistemare tutto.
Anche se non è giusto.
“Professore.” Comincio, poi mi accorgo di quanto suoni sbagliato. “Si calmi, per favore.”
“Questo non è possibile, Miss Granger.” Scatta.
“Per favore-”
“Mi sono appena…. imposto su una mia studentessa.”
“No.” Scuoto la testa “Lei è stato costretto-”
“E potrei essere costretto a fare altre cose, cose brutte, cose disgustose e non c'è niente che io possa fare per impedirlo!”
Chiudo gli occhi, cercando di non reagire. Le sue parole mi spaventano, disgustandomi, ma non devo cedere alla paura.
“Ci verrà in mente qualcosa.” Dico a bassa voce.
“Io avevo pensato a qualcosa e tu hai sprecato quella possibilità!” É furioso. “Avrei potuto farti uscire di qui e tu ti sei rifiutata!”
"Non posso lasciarla qui!”
Lui sbuffa. “È stato stupido da parte tua. Ora dovrai affrontare le conseguenze.”
È arrabbiato con me.
Non lo sopporto.
Voglio che sia controllato, riflessivo, che mi dica che in qualche modo tutto andrà bene.
Ma non è così.
“Preparati.” Dice con disgusto. “Farò cose che la tua mente innocente non ha mai nemmeno immaginato l'esistenza.”
“La smetta.”
“Perché? Credo che tu abbia tutto il diritto di sapere in che cosa ti sei cacciata.” La sua voce è fredda.
“Mi dispiace!” Grido. “Non potevo lasciarla qui. Perché mi stai punendobper questo?”
“Perché.” Dice. “A causa della tua mancanza di volontà nell’essere egoista e andartene, dovrò sopportare cose di gran lunga peggiori. Sarei stato meglio se te ne fossi andata.”
Sono una stupida.
Perché ho aperto la bocca e protestato?
Lui chiaramente non mi vuole qui.
“Mi dispiace.” Ripeto.
“Questo non cambia le cose, Miss Granger.”
Non mi guarda nemmeno.
È come se non fossi nemmeno li.
L’oscurità, la cella, e mi rendo conto che non mi sono mai sentita così sola prima d’ora.
Perché pubblico un capitolo a quest'ora? Bho mi andava
Oggi ho conosciuto un ragazzo Babbano che voleva farsi il figo dicendo di conoscere Harry Potter ma naturalmente non sapeva una mazza e l'ho zittito più volte.
Babbano😂
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