7. Il Dio del sole
[01.11.2020 ~ capitolo revisionato ✔]
Artemide ci assicurò che l'alba era vicina, anche se non sembrava proprio. Era più freddo, buio e nevoso che mai. In cima alla collina, le finestre di Westover Hall erano tutte spente.
Le Cacciatrici smontarono il campo con la stessa rapidità con cui lo avevano allestito. Artemide teneva gli occhi puntati verso oriente, come in attesa di qualcosa, mentre io, Grover, Percy e Talia ce ne stavamo a tremare nella neve aspettando il momento di andare.
Bianca si era seduta in disparte a parlare con Nico. Dalla faccia scura del ragazzino, intuii che gli stesse spiegando la sua decisione. «L'ultima volta che le Cacciatrici hanno fatto visita al campo non è andata molto bene» disse Grover dopo che io e Percy finimmo di spiegare a lui e a mia sorella che cosa era successo nella capanna.
«Come hanno fatto ad arrivare quassù?» si chiese Percy «Insomma, sono sbucate fuori dal nulla...»
«E Bianca si è unita a loro» aggiunse Talia, disgustata «è tutta colpa di Zoe. Quella montata, quella buona a-»
«Come biasimarla?» la interruppe Grover «L'eternità con Artemide?» e fece un sospirone sognante.
Allungai la mano e gli diedi uno schiaffetto dietro la testa. Belò in protesta; Talia alzò gli occhi al cielo. «Satiri. Siete tutti cotti di Artemide. Non capite che non sarete mai ricambiati?»
«Ma è così... amante della natura» replicò lui in tono svenevole.
«Sei proprio fuori» ribatté Talia.
«Fuori come una stella che splende nel cielo, sì» ammise lui con voce sognante.
«Grover, piantala, o ti do una scossa talmente forte che diventi davvero una stella splendente nel cielo» brontolai.
Il cielo, in quel momento, cominciò a illuminarsi. «Era ora. È così pigro, d'inverno» sospirò Artemide.
«Lei... ehm... si riferisce al sorgere del sole?» chiese Percy.
«A mio fratello, sì. E non è come pensi» rispose Artemide.
«Oh, okay» disse Percy, rilassandosi «così non è che lo vedremo accostare con un...»
Ci fu un'improvvisa esplosione di luce all'orizzonte e un'ondata di calore. «Non guardate» ci avvertì Artemide «lasciatelo parcheggiare, prima»
Distolsi lo sguardo velocemente. Percy ancora si guardava in giro, così lo afferrai per un braccio e lo costrinsi a girarsi. La luce e il calore si intensificarono; poi, all'improvviso, la luce si spense.
Mi girai a guardare. Una Maserati Spyder decappottabile rossa era parcheggiata a poca distanza da noi. La neve lì intorno si era fusa in un cerchio perfetto a causa del calore. Il pilota scese dall'auto, sorridendo.
Avrà avuto diciassette o diciotto anni, e per una frazione di secondo lo scambiai per Luke. Aveva gli stessi capelli biondi e lo stesso fisico atletico, ma non era lui. Era più alto e non aveva cicatrici sul viso. Il suo sorriso era più luminoso e divertito. Indossava dei jeans, un paio di orrendi mocassini e una maglietta senza maniche. «Cavolo, che splendore!» commentò Talia.
«Certo, è il dio del sole» osservò Percy.
«Mi sa che parlava della macchina, Percy» gli feci notare io.
«Sorellina!» esclamò Apollo. Se avesse avuto i denti ancora un po' più candidi, ci avrebbe abbagliati tutti senza bisogno della macchina solare. «Come butta? Non chiami mai. Non scrivi mai. Stavo cominciando a preoccuparmi!»
Artemide sospirò. «Sto bene, Apollo. E non sono la tua sorellina»
«Ehi, io sono nato prima»
«Siamo gemelli! Quanti millenni dobbiamo ancora litigare...»
«Allora, come butta?» la interruppe lui «Le ragazze sono con te, vedo. Serve qualche ripetizione con l'arco?»
Artemide strinse i denti. «Ho bisogno di un favore. Devo andare a caccia, da sola. Vorrei che tu portassi le mie compagne al Campo Mezzosangue»
«Ma certo, sorella!». Poi alzò le mani come per dire: "Fermi tutti!". «Sento che sta per arrivare un haiku!»
Le Cacciatrici accolsero la notizia con un gemito. Il dio si schiarì la voce e sollevò la mano in un gesto melodrammatico. «Erba e neve. / Artemide soccorro. / Quanto sono forte»
Ci guardò con un gran sorriso, in attesa dell'applauso. «L'ultimo verso era di sei sillabe» commentò Artemide.
Apollo si accigliò. «Davvero?»
«Sì. Prova con: Sono un esaltato»
«No, no, sono ancora troppe. Mmh...» si mise a borbottare fra sé e sé.
Zoe si rivolse a noi. «Il divino Apollo sta attraversando una fase haiku dopo il suo ultimo viaggio in Giappone. Sempre meglio della volta in cui è tornato da Limerick. Non avrei mai retto un'altra poesia che cominciava con: "C'era una dea che veniva da Sparta..."»
«Ci sono!» annunciò Apollo «Sono un figo. Cinque sillabe!». Si inchinò, molto soddisfatto. «Ora a noi, sorella. Un mezzo di trasporto per le Cacciatrici, hai detto? Tempismo perfetto. Stavo proprio per mettermi in marcia»
«Anche questi semidei necessitano di un passaggio» replicò Artemide, indicandoci «ragazzi del campo di Chirone»
«Nessun problema!». Apollo ci passò in rassegna. «Vediamo... Talia, giusto? So tutto di te»
Lei arrossì. Cioè, giuro, divenne rossa. La fissai sorpresa. Succedeva veramente tanto di rado. «Salve, divino Apollo» borbottò.
«La figlia di Zeus, eh? In pratica sei la mia sorellastra. Una volta eri un albero, giusto? Felice di riaverti fra noi. Non sopporto quando trasformano le belle ragazze in alberi. Cavolo, mi ricordo di quella volta-»
«Fratello» lo interruppe Artemide con una certa urgenza «dovresti andare»
«Oh, giusto» disse, poi guardò me. Mi rivolse un sorriso che quasi mi abbagliò. «Aaah, un'altra figlia di Zeus, un'altra sorellina. Alexandra, vero?»
Annuii. «Alex, divino Apollo»
«Alex. Sì. E' un bel nome, sai? Un nome... musicale. Perfetto per un haiku...»
«Fratello...» lo richiamò esasperata Artemide.
«Sì, scusa, scusa. Dobbiamo andare. E tu?». Guardò Percy e socchiuse gli occhi. «Percy Jackson?»
«Sì. Cioè... sì, signore» rispose lui.
Apollo lo studiò, ma non disse nulla. «Bene!» annunciò infine «Sarà meglio salire, eh? La corsa ha un'unica direzione... l'ovest. E chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori». Guardò la Maserati, che avrebbe accolto al massimo due persone. E noi eravamo una ventina.
«Bella macchina» fece Nico.
«Grazie, figliolo» rispose Apollo. Per un attimo mi domandai se fosse davvero suo figlio... ma fu un'ipotesi che scartai a priori. Insomma... Nico aveva capelli e occhi neri come la pece, mentre Apollo era di un biondo che avrei definito "allucinante" da tanto che era chiaro. Per non parlare del loro odore: quello del dio era talmente dolce e fresco che mi ricordava -sorpresa delle sorprese- un qualcosa di estremamente luminoso. Tutto l'opposto rispetto a quello di Nico, che avrei definito un po'... boh, cupo. Sempre che gli odori potessero esserlo... «Ma come facciamo a entrarci tutti?» chiese il giovane Di Angelo.
«Oh». Il dio sembrò accorgersi del problema per la prima volta. «Be', già. Detesto cambiare la modalità Spyder, ma suppongo...»
Si sfilò le chiavi dalla tasca e premette il pulsante dell'allarme.
Bip, bip. Per un attimo la macchina si illuminò di nuovo. Quando il bagliore si spense, la Maserati era stata rimpiazzata da uno spazioso minibus. «Fatto» esclamò «tutti a bordo!»
Zoe ordinò alle Cacciatrici di salire. Quando raccolse il suo zaino da terra, Apollo disse: «Dai qui, dolcezza. Lascia che lo porti io».
Zoe si scansò con un balzo e un lampo assassino negli occhi. «Fratello» lo rimbrottò Artemide «non aiutare le mie Cacciatrici. Non le guardare, non parlare con loro, non flirtare con loro. E non chiamarle "dolcezza"»
Apollo alzò le mani. «Scusa. Dimenticavo. Ehi, sorella, dove te ne vai, a proposito?»
«A caccia» rispose lei «non sono affari tuoi»
«Lo scoprirò. Io vedo tutto. E so tutto»
Artemide sbuffò. «Devi solo portarle al campo, Apollo. E non combinare casini!»
«No, no! Io non combino mai casini!»
La dea alzò gli occhi al cielo, poi ci guardò. «Ci vedremo al solstizio d'inverno. Zoe, ti affido le Cacciatrici. Sii un bravo capo. Fai tutto quello che farei io»
Zoe drizzò la schiena. «Sì, mia signora»
Artemide si inginocchiò e toccò il terreno come per cercare delle tracce. Quando si rialzò, aveva un'espressione turbata. «Stiamo correndo un grave pericolo. Quella bestia dev'essere trovata». Si slanciò nel bosco e svanì nella neve e nelle tenebre.
Apollo si voltò e sorrise, facendo tintinnare le chiavi del minibus su un dito. «Allora» disse «chi ha voglia di guidare?».
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