41. Saluti
Finito il giuramento, Talia mi venne immediatamente incontro e mi strinse in un forte abbraccio. «Capisci perché l'ho fatto, vero?» mi chiese.
«Sì» replicai. Ed era vero: gli anni persi mentre era dentro l'albero, il tradimento di Luke, l'essere costretta a battersi con lui... per Talia era troppo. Cioè che aveva rappresentato l'ultima goccia, per lei, era l'aver quasi ceduto alla tentazione di Crono. Non si sentiva forte e sicura abbastanza da resistere. Diventando una Cacciatrice non avrebbe più compiuto sedici anni e la profezia non avrebbe potuto parlare di lei. Talia si stava sacrificando di nuovo.
Mi posò entrambe le mani sulle spalle e mi sorrise debolmente. «Ti voglio bene, Lexy. Sempre, e per sempre»
Annuii, asciugandomi la lacrima. «Anche io, Lia. Sempre, e per sempre» le risposi.
Mi abbracciò di nuovo prima di voltarsi verso Percy. Gli sorrise, e di fronte a tutta l'assemblea lo strinse in un grande abbraccio.
Percy divenne rosso come un pomodoro. Quando si scansò lui le disse: «Ehm... ma ormai per te non dovrebbe essere proibito? Abbracciare i ragazzi, intendo?»
«Sto rendendo onore a un amico» gli rispose «io devo diventare una Cacciatrice, Percy. Non ho avuto più pace da... dalla Collina Mezzosangue. Finalmente sento di avere trovato una casa. Ma tu e Lexy... siete dei veri eroi. Sarà uno di voi due, quello della profezia»
«Fantastico» mormorò Percy, poco entusiasta.
«Sono fiera di essere tua amica»
Talia infine abbracciò Annabeth, che si stava sforzando di non piangere. Poi abbracciò perfino Grover, che sembrò sul punto di svenire. Quindi Talia si portò al fianco di Artemide. «Ora, tornando all'Ofiotauro» disse la dea.
«Jackson e Grace sono ancora pericolosi» ammonì Dioniso «e quella creatura è una tentazione di grande potere. Anche se risparmiamo la vita a loro-»
«No» lo interruppe Percy. Guardò tutti gli dei, a uno a uno, e io ammirai il suo sangue freddo. «Vi prego. Mettete l'Ofiotauro al sicuro. Mio padre può nasconderlo in mare da qualche parte, oppure potete tenerlo in un acquario qui sull'Olimpo. Ma dovete proteggerlo»
«E perché dovremmo fidarci di voi?» bofonchiò Efesto.
«Io e Alex abbiamo solo quattordici anni» rispose Percy «se la profezia riguarda uno di noi due, mancano ancora due anni»
«Due anni che Crono potrà usare per traviarvi meglio» intervenne Atena «molte cose possono cambiare in due anni, mio giovane eroe»
«Madre!» esclamò Annabeth, esasperata.
«È solo la verità, bambina. È una pessima strategia tenere in vita quell'animale. E questi due ragazzi»
Poseidone si alzò. «Non lascerò che una creatura marina venga distrutta, se posso evitarlo. E io posso evitarlo». Tese la mano, e un tridente gli comparve in pugno: un'asta di bronzo lunga sei metri, con tre punte affilate che scintillavano di una luce azzurra e liquida. «Garantisco io per i ragazzi e per la sicurezza dell'Ofiotauro»
«Non lo porterai sotto il mare!». Mio padre si alzò all'improvviso. «Non ti lascerò un asso nella manica di questa portata!»
«Fratello, ti prego!» sospirò Poseidone.
Zeus si fece comparire in pugno la sua folgore, un cilindro carico di elettricità che riversò nella sala l'odore intenso dell'ozono. Mi mossi, a disagio. Era chiaro da chi avevo ereditato il temperamento... e se Zeus non si fosse calmato, lì si sarebbero scatenati gli Inferi. «Vi prego» intervenni «manteniamo la calma... non è necessario che l'Ofiotauro venga portato in mare»
«Cosa suggerisci, nipote?» mi domandò Poseidone.
Mi strinsi nelle spalle. «Be'... potete tenerlo qui. Costruirgli... non so, una specie di acquario. Qui sarà ben protetto, visto che ci siete voi dei»
Mio padre e Poseidone si scambiarono una lunga occhiata. Poi il dio del Mare si girò verso di me. «Molto bene, allora. Costruirò un acquario sull'Olimpo. Efesto mi aiuterà. La creatura sarà al sicuro. La proteggeremo con tutti i nostri poteri. I ragazzi non ci tradiranno. Ve lo garantisco sul mio onore»
Zeus ci rifletté. «Tutti a favore?». Molte mani si alzarono, con mio grande sollievo. Dioniso si astenne, e così fecero Ares e Atena. «Abbiamo raggiunto la maggioranza» decretò «e così, dal momento che non distruggeremo questi eroi... immagino che dovremmo rendergli onore. Che la celebrazione del trionfo inizi!»
Esistono le feste, e poi esistono le feste pazzesche, fantasmagoriche, straordinarie.
Dopodiché esistono le feste dell'Olimpo.
Le nove muse cominciarono a suonare qualunque cosa si desiderasse. Gli dei potevano ascoltare musica classica mentre i semidei si davano all'hip-hop o a quello che preferivano: la colonna sonora era sempre la stessa. Niente discussioni. Niente liti per cambiare stazione radio. Solo richieste per darci ancora più dentro. Dioniso faceva spuntare i banchi del rinfresco dal terreno, muovendosi in giro per la festa a braccetto con una bellissima donna: sua moglie Arianna. Era la prima volta che lo vedevo così felice. Nettare e ambrosia traboccavano da fontane d'oro, e vassoi di stuzzichini mortali gremivano i tavoli del banchetto. C'erano calici colmi di qualunque bevanda ti saltasse in testa. Grover se ne andava in giro con un piatto pieno di lattine ed enchiladas, e il suo calice era colmo di un caffellatte doppio, su cui continuava a borbottare come un incantesimo: «Pan! Pan!».
Gli dei vennero a turno a congratularsi. Grazie al cielo avevano assunto dimensioni umane, perciò non calpestarono nessuno per sbaglio. Mentre Percy chiacchierava con Apollo, mio padre mi si avvicinò. «Figlia, vieni con me» mi disse «desidero parlarti in privato»
Annuii, seguendolo fino al balcone su cui avevamo parlato tre anni prima. In un angolo, Afrodite era intenta a parlare con un paio di divinità minori; mi lanciò un'occhiata e mi sorrise. Feci del mio meglio per ignorarla, seguendo Zeus fino all'angolo opposto. «Di cosa volevi parlarmi?» gli chiesi.
Lui mi scrutò con attenzione. «La figlia di Atena ha ragione, Alexandra» disse burbero «il traditore non è morto»
Trasalii. «Luke... vivo?» dissi attonita «Ma padre... com'è possibile? L'ho visto cadere personalmente, e sopravvivere ad un volo del genere...»
Zeus scosse impercettibilmente la testa. «Poseidone mi ha informato che in questo stesso istante la sua barca sta navigando al largo di San Francisco, insieme ai resti di Crono. Si ritirerà e radunerà di nuovo le forze, e poi tornerà. Devi essere pronta, Alexandra. Lo capisci, vero?»
Mi strofinai il viso con un sospiro, addossandomi alla balaustra. Ma come cavolo aveva fatto a sopravvivere? «Sì. Lo capisco» risposi.
«Bene. E' importante. Ora che Talia è fuori dalla sua portata, cercherà di insistere con te e con il figlio di Poseidone. Non puoi permetterti di cedere alle sue tentazioni. La posta in gioco è troppo alta»
«Lo so. Cercherò di essere forte»
Zeus stette in silenzio per un po'. Poi si girò verso di me. «Hai portato sulle tue spalle il peso del Cielo e sei qui per raccontarlo. Se tu non fossi stata abbastanza forte, ti avrebbe uccisa. Tu già possiedi la forza necessaria, figlia mia. Quello che devi fare è non perderla, e usare la testa. Il tuo difetto fatale non deve diventare la tua debolezza»
Sospirai. «Sarebbe più facile se io sapessi con precisione di quale si tratta...» ammisi.
«L'ira. Il tuo difetto fatale è l'ira, Alexandra»
Be'... non è che era una sorpresa, sinceramente. In effetti, i miei poteri andavano fuori controllo quando mi arrabbiavo molto e perdevo la pazienza. Dovevo imparare a gestirla. «Grazie per avermelo detto, Padre. Farò attenzione»
Zeus annuì. «Non riusciremo a conferire per un po', temo. Rifletti bene su quanto ci siamo detti»
Annuii, guardandolo mentre si allontanava. Non ebbi nemmeno il tempo di riflettere su quello che ci eravamo appena detti, perché una voce alla mia destra disse: «Credo che abbia ragione, sai?»
Voltai la testa in quella direzione. La bellezza di Afrodite mi fece rimanere senza parole per un lungo momento; poi mi ripresi e chiusi immediatamente la bocca. Ero abbastanza sicura di essere attratta solo dai ragazzi, almeno finché non me la ero trovata lì davanti. Mi resi conto di provare anche un po' di sana invidia: in confronto a lei ero decisamente una racchia. «A cosa si riferisce, divina Afrodite?»
La dea ridacchiò, e quello diventò rapidamente il mio suono preferito. Oh, miei dei. Odiavo la magia che si portava appresso. Mi sentivo stupida. «Il tuo spirito è molto forte» rispose lei, appoggiandosi alla balaustra di fianco a me «se lo chiedi a me, Crono ha veramente poche chance di portarti dalla sua... ma» alzò un dito, guardandomi con grande attenzione «ti devi fare da parte»
Sbattei piano le palpebre, senza capire. «Mi devo fare da parte?» ripetei «In che senso, scusi?»
«Ma sì, cara. Pensaci bene... e vedrai che capirai»
Aggrottai la fronte, cercando di capire a che cavolo si riferiva. «Uh... intende che... che forse non dovrei combatterlo...?» tentai incerta.
«Oh, ma no!» esclamò lei con un mezzo risolino «Non mi riferisco a quello, Alexandra cara. Io mi riferisco a Perseus»
«A Percy...? Ehm... mi scusi tanto, divina Afrodite, ma non la seguo proprio» ammisi, scuotendo leggermente la testa «sta per caso parlando della profezia o-»
Afrodite si imbronciò, sbuffando. «Tsè. Voi eroi... sempre a pensare a combattere e alle profezie...» brontolò «non è ovvio? Mi riferivo a te, Perseus e Annabeth!»
L'unica cosa che riuscii a dire è: «Oh».
Di immortales, ero proprio scema... era ovvio che Afrodite parlasse del nostro strano –e deprimente- triangolo amoroso! «Come dicevo» riprese la dea, portandosi una ciocca di capelli dietro la spalla «ti devi fare da parte, cara. Di solito mi piacciono i triangoli amorosi, tutto quel dramma, quello struggimento...» sospirò deliziata «ma in questo caso può essere molto, molto pericoloso. Crono potrebbe sfruttare i sentimenti che nutri verso il giovane Perseus per convincerti a passare dalla sua parte... e non possiamo permettere che succeda, non è vero?»
«Ma-»
Afrodite mi prese sottobraccio, chiudendomi la bocca. Mi condusse verso la porta e mi indicò qualcosa. Annabeth e Percy stavano ballando insieme. Lui le stava sorridendo mentre lei gli sfiorava con tenerezza la striatura grigia nei capelli. E il modo in cui si stavano guardando...
Dei, avrei proprio voluto non vederlo.
Qualcosa dentro di me si spezzò. Avrei voluto scansarmi da Afrodite, scappare come una codarda, rifugiarmi in un angolo buio e... non lo sapevo nemmeno io. «Lui ha già scelto. E' chiaro, no?» fece la dea «Fatti da parte, cara. Fidati di me, so bene quello che dico: ti passerà in fretta. Sei una ragazza splendida... troverai qualcun altro che ti dia l'amore che meriti e non dovrai condividerlo con nessuno. Come dite, voi mortali? Il mare è pieno di pesci»
Riuscii finalmente a distogliere lo sguardo da quei due. Lo abbassai e mi osservai i piedi; per un momento quasi mi aspettai di vederci accanto i cocci del mio cuore. Mi sentivo... non so. Sconfitta, forse. A pezzi. Ma avevo una certezza: Afrodite aveva ragione. Dovevo farmi da parte.
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