24. Il Porco
[17.08.2021 ~ capitolo revisionato ✔]
Cercammo di svegliare Grover, ma lui rispose con un gemito, sbattendo le palpebre. «Ehi!» esclamò Talia, accorrendo dalla strada «Ho appena... cos'ha Grover?»
«Non lo so, è svenuto» risposi. La guardai, aggrottando la fronte. Aveva la lancia in mano. «Lia, che succede?»
«Uuuuuhhhh» gemette Grover.
«Fatelo alzare!» esclamò Talia. Si guardò alle spalle come se fosse inseguita. «Dobbiamo andarcene di qui!»
Non ce lo facemmo ripetere due volte. Se era così agitata, voleva dire che eravamo sicuramente in grossi guai.
Eravamo ai margini del paese quando comparvero i primi due guerrieri-scheletro. Sbucarono dagli alberi ai lati della strada. Al posto della mimetica adesso indossavano le uniformi blu della polizia del New Mexico, ma avevano comunque la pelle grigia e trasparente e gli occhi gialli. Estrassero le pistole e io imprecai in greco antico. Contro quelle non potevamo difenderci bene.
Talia attivò il suo braccialetto. L'egida si spalancò, ma i guerrieri non batterono ciglio. Continuarono a fissare Percy con i loro occhi gialli e luccicanti. Lui sguainò Vortice, e io le Gemelle. Zoe, Ophelia e Bianca tesero gli archi, ma l'ultima stava avendo qualche problema con Grover, che continuava a svenirle addosso.
«Ritiriamoci» ordinò Talia.
«Lia, le pistole-»
«Lo so, Lexy» mi interruppe lei «stammi vicino, d'accordo?»
Stavamo per ritirarci, quando udii frusciare dei rami. Altri due scheletri comparvero sulla strada, alle nostre spalle. Eravamo circondati. «Dove sono gli altri?» chiese Percy nervoso.
Uno degli scheletri si portò un cellulare alla bocca e cominciò a parlare. Cioè... "parlare": faceva un rumore strano, come un acciottolio di denti secchi sopra un osso. Si erano separati per cercarci, a quanto pare... e ora stavano chiamando gli altri.
«È vicino» gemette Grover «il dono. Il dono delle Selve...»
«Eppure non ha battuto la testa» borbottai. Di che cavolo stava parlando? Sembrava stordito, come sotto una sorta di incantesimo... e in quelle condizioni non sarebbe riuscito a combattere.
«Dobbiamo affrontarne uno a testa» decise Talia «loro sono sei. Noi siamo sei. Forse così lasceranno stare Grover»
«D'accordo» esclamò Zoe.
«Le Selve!» mugugnò Grover.
Un vento tiepido attraversò il canyon, facendo stormire gli alberi. Percy attaccò all'improvviso. Imprecando di nuovo partii anche io.
Lo scheletro che avevo puntato mi sparò contro. Sfruttando le correnti dell'aria deviai il proiettile verso l'alto; poi puntai Destra verso il cielo, richiamando la potenza del fulmine. Deviai un altro proiettile con la mano libera e puntai l'arma carica di elettricità verso lo scheletro. Lo presi in pieno: la potenza gli squagliò le ossa, riducendole ad un mucchiettino informe nella neve... che iniziò a riformarsi subito dopo.
«Ma che cavolo...!» sbottai.
«Percy!» sentii Talia gridare.
Mi voltai. Percy era caduto bocconi in strada. La pelliccia di Nemeo che indossava fumava leggermente. Dovevano avergli sparato, ma non ebbi il tempo di sincerarmi delle sue condizioni: lo scheletro che avevo fritto si era riformato in pieno e stava per raccogliere la pistola. Lanciai Sinistra e gli trafissi l'avambraccio all'altezza del gomito, staccandoglielo di netto.
Nella foresta alla nostra sinistra si udì d'improvviso uno schianto, come di un bulldozer. Forse i rinforzi degli scheletri stavano arrivando... ma sperai di no. La situazione faceva già schifo così.
Era impossibile fermarli. Zoe, Ophelia e Bianca miravano alla testa, ma le frecce attraversavano invano i teschi vuoti. Un guerriero si scagliò su Bianca, e pensai che fosse spacciata... ma poi lei estrasse il pugnale da caccia e glielo conficcò nel petto. Lo scheletro esplose, avvolto dalle fiamme, riducendosi in un mucchietto di cenere e in un distintivo per terra.
«Come hai fatto?» chiese Zoe.
«Non lo so» rispose Bianca, nervosa «un colpo di fortuna?»
«Be', fallo di nuovo!» esclamai, decapitando lo scheletro che avevo davanti.
Bianca ci provò, ma i tre scheletri rimasti ormai diffidavano di lei e ci pressavano, tenendoci a distanza con i manganelli.
«Qualcuno ha un piano?» domandò Percy mentre arretravamo.
Nessuno rispose. Gli alberi alle spalle degli scheletri stavano tremando. I rami si spezzavano. «Un dono» mormorò Grover.
E poi, con un possente ruggito, il maiale più enorme che avessi mai visto piombò in mezzo alla strada.
Era un cinghiale alto quasi dieci metri, con il grugno rosa pieno di moccio e le zanne grosse quanto due canoe. La groppa era ispida di setole marroni e gli occhi erano folli e imbizzarriti. «GRRRUNFFF!» grugnì, e spazzò via gli scheletri con le zanne. La spinta fu così forte che i guerrieri volarono sopra gli alberi e finirono sul fianco della montagna, schiantandosi in una pioggia di omeri, femori e tibie.
Poi il maiale si voltò verso di noi. Talia sollevò la lancia, ma Grover strillò: «Non ucciderlo!».
Il cinghiale grugnì e pestò le zampe a terra, pronto ad attaccare. «Quello è il Cinghiale di Erimanto» spiegò Zoe, cercando di restare calma «non penso che possiamo ucciderlo»
«Confortante» borbottai sarcastica, tenendolo d'occhio «ho la sensazione che invece lui sappia benissimo che può uccidere noi...»
«È un dono» ripeté Grover «una benedizione dalle Selve!»
Il cinghiale emise un grugnito e agitò le zanne. Zoe e Bianca si tolsero di mezzo con un tuffo. Ophelia mi tirò bruscamente indietro, afferrandomi per la collottola. Percy spintonò Grover per impedirgli di farsi spedire sulla montagna. «Sicuro, mi sento proprio benedetto!» esclamò Percy sarcastico «Sparpagliamoci!»
Corremmo tutti in direzioni diverse, e per un attimo il cinghiale fu confuso. «Vuole ammazzarci!» esclamò Talia.
«Ovvio» replicò Grover «è un animale selvatico!»
«Be', a me non sembra proprio una benedizione!» strillai contrariata.
Mi sembrò che l'enorme maiale se la fosse un po' presa per la mia frase... e mi caricò. Grazie al cielo non avevo riflessi umani e riuscii a schivarlo, perché se non fossi stata una semidea sarei stata spiaccicata da almeno dieci quintali suini.
«Lexy! Tutto bene?» mi chiese Talia.
«Sì! Ma è meglio se continuiamo a muoverci!»
«Eccellente idea!» gridò Zoe.
Lei, Ophelia e Bianca corsero in tre direzioni opposte. Grover ballava attorno al cinghiale, suonando il flauto, mentre il mostro sbuffava e cercava di infilzarlo.
Mi allontanai dalla bestia, correndo più o meno nello spazio tra Bianca e Zoe. Quando mi voltai, vidi Talia, di fianco a Percy, alzare lo scudo. La vista della testa della Medusa fece grugnire il maiale di sdegno; li attaccò immediatamente. I due presero a correre in salita, sfruttando la copertura degli alberi sul fianco della montagna. La bestia li inseguì.
«Cavolo! Dobbiamo aiutarli!» gridai «Andiamo!»
Iniziammo a correre, inseguendo il suino bellico. Correre e schivare i detriti che lasciava dietro di sé non era per niente facile: non riuscii ad accelerare abbastanza da raggiungere Percy e mia sorella, ma almeno non potevamo perderli di vista. Il posteriore del maiale era veramente gigante.
Gridammo e gli lanciammo anche qualche freccia nel tentativo di attirare la sua attenzione, ma fu tutto inutile. L'Egida di Talia doveva averlo proprio fatto imbestialire. Li seguimmo lungo i binari di una vecchia ferrovia; dal quel poco che riuscii a vedere, c'era un tunnel.
Lo imboccammo subito dopo il maiale; eravamo quasi arrivati alla fine, e d'improvviso la bestia mi sparì proprio sotto gli occhi. Il braccio di Zoe mi comparve davanti, obbligandomi ad arrestare la corsa. «C'era quasi sicuramente un ponte, e ha ceduto» disse Grover con il fiato grosso.
Un sonoro PUUUUUF! confermò le sue parole. Il terrore mi serrò la gola. Dov'erano Percy e Talia?
«Oh dei...» dissi debolmente. Raggiunsi di corsa il limitare dello strapiombo, guardando disperata verso il basso.
Il cinghialone era ancora vivo; guaiva e si divincolava nel tentativo di liberarsi dalla sua prigione di neve. Solo la sommità irsuta della groppa era visibile. Lì di fianco, Percy e Talia stavano seduti sull'Egida.
Tirai un sospiro di sollievo. Non ero affatto pronta a vederli in versione frittella. «State bene?» gridai.
«Benissimo!» rispose la voce di Percy.
Li raggiungemmo qualche minuto dopo. Esaminai immediatamente le loro condizioni: mia sorella stava bene, a parte gli aghi di pino infilzati nei capelli e il colorito vagamente verdognolo. Percy, invece, era coperto di tagli. Il mio istinto primario fu di aiutarlo... ma mi bloccai, costringendomi ad alzarmi in piedi e ad allontanarmi di un passo. Mi ero ripromessa di mettere una certa distanza tra me e lui dopo quanto successo sul treno. Avevo problemi ben più grossi della mia stupida cotta... avrei cercato di fare i conti con la situazione una volta tornata al Campo –se mai ci fossi tornata. Sì... perché per la prima volta in vita mia avevo considerato come una possibilità valida l'unirmi alle Cacciatrici.
«Una benedizione delle Selve» esclamò di nuovo Grover distraendomi dai miei pensieri, anche se ora sembrava agitato.
«Hai ragione» convenne Zoe «dobbiamo sfruttarla»
«Fermi tutti» sbottò Talia, seccata. Le tolsi un paio di aghi di pino dai capelli e lei allontanò la mia mano con uno schiaffetto. «Spiegatemi perché siete così sicuri che questo maiale sia una benedizione»
Grover le lanciò un'occhiata distratta. «È il nostro passaggio per l'ovest. Hai idea di quanto sia veloce questo cinghiale?»
«Cioè dovremmo salire in groppa al suino dopo che ha cercato di ucciderci?» chiesi scettica.
«Come in un... rodeo di maiali?» aggiunse Percy.
Grover annuì. «Dobbiamo salire a bordo. Vorrei... vorrei avere più tempo per guardarmi attorno. Ma ora se n'è andato?»
«Che cosa?» fece Percy.
Grover sembrò non sentirlo nemmeno: si avvicinò al cinghiale e saltò sulla sua groppa. La bestia si stava già facendo un po' di strada nella neve. Una volta libero, sarebbe stato impossibile fermarlo. Poi tirò fuori il suo flauto. Cominciò a suonare un motivetto allegro e lanciò qualcosa davanti al mostro. Era una mela, che rimase a volteggiare in aria proprio sopra il muso del cinghiale, facendolo impazzire per lo sforzo di acchiapparla.
«Sterzo automatico» mormorò Talia «fantastico»
«Be', almeno non devi guidare» le dissi. Le porsi il braccio e lei si aggrappò a me; la aiutai a raggiungere il maiale e a salirgli in groppa. Poi mi arrampicai dietro di lei. «Meno male che è comodo... ehi, Grover, come lo ringraziamo per avercelo mandato?»
«Ringraziare chi?» domandò Talia, confusa.
«Pan» replicò Grover sovrappensiero «ho avvertito la sua presenza, poco fa».
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