23. Il caffè (P)
[17.08.2021 ~ capitolo revisionato ✔]
"Credo che mi piaccia Annabeth, MA mi piaci anche tu".
Ecco. Era così difficile? Eh? No che non lo era.
Cavolo, Alex aveva ragione, ero proprio un imbecille.
Non ero riuscito a trovarla dopo che era scappata dalla macchina. La sua espressione appena prima che scendesse era marchiata a fuoco nella mia mente: non l'avevo mai vista così affranta... ed era colpa mia. Le avevo fatto del male... subito dopo che avevo assicurato a sua sorella che non l'avrei mai fatto.
Bravo, Percy. 10+.
Avevo il sospetto che si fosse rifugiata in una delle macchine chiuse –sospetto poi confermato da Apollo/Fred, con il quale avevo avuto una chiacchierata subito dopo. Mi aveva consigliato di lasciarla tranquilla almeno per quelle poche ore in cui potevamo concedercelo... ma mi aveva anche avvertito che le conseguenze di quello che avevo combinato non mi sarebbero affatto piaciute.
«Le donne sono creature splendide ma complicate, amico mio» aveva detto. E cavolo, aveva ragione da vendere.
Eravamo arrivati ai margini di una piccola località sciistica annidata fra le montagne. Il cartello diceva: BENVENUTI A CLOUDCROFT, NEW MEXICO. L'aria era fredda e rarefatta. I tetti delle baite erano coperti di neve, che si ammucchiava in sporchi cumuli anche ai lati delle strade. Alti pini si stagliavano sulla vallata, proiettando ombre scurissime nonostante il sole del mattino. Malgrado il cappotto di pelle di leone, stavo congelando quando giungemmo sulla via principale, che era a poco meno di un chilometro dai binari della ferrovia.
Alex era pallida e aveva gli occhi un po' gonfi e rossi. Doveva aver pianto... e io mi sentii di nuovo orribile. Tuttavia si comportava in modo normale; rassicurò Grover e Talia di stare bene, e mi sorrise persino –non fu difficile rendermi conto che era un sorriso finto, però. L'espressione nei suoi occhi era rimasta triste.
Strada facendo, raccontai a Grover tutto quello che era successo: la mia conversazione Apollo e il suo consiglio di andare a cercare Nereo a San Francisco. Non gli dissi niente riguardo ad Alex, ma lui sembrò intuire che avevo qualcosa a che fare con il suo umore. Continuava a far saettare lo sguardo tra me e lei, la fronte aggrottata.
Ci fermammo al centro della città. Da lì si riusciva a vedere quasi tutto: una scuola, un gruppetto di negozi e di locali per turisti, qualche baita e una bottega di alimentari. «Fantastico» esclamò Talia, guardandosi attorno «non c'è una stazione degli autobus. Niente taxi e niente autonoleggi. Nessuna via d'uscita»
«Non dirmi che ti aspettavi qualcosa di diverso» le disse Alex.
«Be'... sarebbe stato bello, per una volta»
«Però c'è una caffetteria!» esclamò Grover «Mi andrebbe proprio, un bel caffè...»
«Sì» convenne Zoe «il caffè è buono»
«Una tazza fumante non suona male, in effetti...» sospirò Alex.
«E anche i dolci» aggiunse lui in tono sognante «e la carta oleata»
Talia sospirò a sua volta. «E va bene. Voi tre andate a prendere un po' di cibo per tutti. Percy, Bianca, Ophelia e io facciamo un salto alla bottega. Forse ci possono dare delle indicazioni»
Concordammo di ritrovarci di fronte all'alimentari quindici minuti dopo. Bianca e Ophelia sembrarono a disagio a venire con noi, ma non protestarono.
Nella bottega scoprimmo due o tre cosette utili su Cloudcroft: non c'era abbastanza neve per sciare, i ratti di gomma costavano un dollaro l'uno, e non c'era un modo facile per raggiungere o lasciare la città, a meno che non si avesse la macchina. «Potete far salire un taxi da Alamogordo» suggerì il commesso in tono dubbioso «è in fondo alle montagne, ma ci metterà almeno un'ora a venire quassù. Dovrete spendere diverse centinaia di dollari»
Il tizio aveva un'aria così desolata che comprai un ratto di gomma. Poi uscimmo e ci fermammo sotto il portico. «Magnifico» brontolò Talia «faccio un giro per gli altri negozi, vediamo se qualcun altro può suggerirci qualcosa»
«Ma il commesso ha detto-»
«Lo so» mi interruppe lei «però controllo lo stesso»
La lasciai andare. Sapevo cosa significasse sentirsi irrequieti. Tutti i mezzosangue hanno problemi di deficit dell'attenzione per via dei riflessi da combattimento innati. Non sopportiamo di starcene fermi ad aspettare. E poi avevo la sensazione che Talia fosse ancora turbata per la nostra conversazione della sera prima. Mi domandai se Alex le avesse detto qualcosa... ma poi pensai che, se l'avesse fatto, probabilmente Talia mi avrebbe già pestato.
Io, Ophelia e Bianca restammo lì, imbarazzati. «Carino, il ratto» disse infine lei.
Lo posai sul parapetto del portico. Forse avrebbe attirato più gente alla bottega. «Allora... ti piace essere una Cacciatrice?» chiesi.
Lei storse la bocca. «Non ce l'hai più con me per la mia scelta? Alex mi guarda a malapena...»
«Oh, io no. E non te la prendere per Alex... è particolarmente sensibile, sulla questione "famiglia". Le passerà, credo. Per me basta che... insomma, che tu sia felice»
«Non credo che "felice" sia la parola giusta, considerata la scomparsa di Artemide. Ma essere una Cacciatrice è proprio forte. In un certo senso, mi sento più calma. Tutto sembra essersi rallentato, attorno a me. Immagino che sia l'effetto dell'immortalità»
La studiai, cercando di cogliere la differenza. In effetti sembrava più sicura di prima, più serena. Non nascondeva più il viso sotto un berretto verde; teneva i capelli legati all'indietro e mi guardava dritto negli occhi mentre parlava. Con un brivido, mi resi conto che a distanza di cinque secoli o mille anni da quell'istante Bianca Di Angelo sarebbe stata tale e quale ad allora. Forse avrebbe avuto una conversazione del genere con qualche altro mezzosangue dopo che io ero morto da un pezzo, ma avrebbe sempre e comunque dimostrato dodici anni.
«Nico non ha capito la mia decisione» mormorò Bianca. Mi guardò come in cerca di rassicurazione.
«Starà benone» dissi «il Campo Mezzosangue accoglie un sacco di ragazzini. È successo anche ad Alex e Annabeth»
Bianca annuì. «Spero che riusciremo a trovarla. È fortunata ad avere amici come te e Alex...»
«Si è visto...»
«Non è colpa vostra, Percy. Avete rischiato la vita per salvare me e mio fratello. Insomma, è stata una cosa davvero coraggiosa. Se non vi avessi conosciuto, non mi sarei fidata a lasciare Nico al Campo Mezzosangue. Ma ho pensato che se lì c'erano persone come voi, si sarebbe trovato bene. Sei un bravo ragazzo»
Lo ero? Non mi ci sentivo per niente. Non dopo il modo in cui avevo ridotto Alex.
A poche centinaia di metri di distanza, Grover, Alex e Zoe uscirono dala caffetteria carichi di buste con la roba da bere e da mangiare. Un po' mi seccava che fossero già di ritorno. Era strano, ma mi accorsi che mi piaceva parlare con Bianca. Non era tanto male. E comunque era molto più facile passare del tempo con lei che con Zoe. Ophelia... be', non faceva testo. Era come se non ci fosse... e si comportava come se non ci fossimo nemmeno noi.
«Allora, come vivevate tu e Nico? Dove andavate a scuola prima di Westover?»
Lei si accigliò. «Mi pare che fosse un collegio a Washington. Sembra passato talmente tanto tempo...»
«Non avete mai vissuto con i vostri genitori? Cioè, con il vostro genitore mortale?»
«Ci dissero che i nostri genitori erano morti. C'era un fondo bancario per noi. Un sacco di soldi, credo. Un avvocato veniva a trovarci di tanto in tanto per vedere come stavamo. Poi però dovemmo lasciare quella scuola»
«Perché?»
Aggrottò la fronte. «Dovevamo andare da qualche parte. Ricordo che era importante. Facemmo parecchia strada. E restammo in quell'hotel per un po' di settimane. E poi... non lo so. Un giorno venne a prenderci un altro avvocato. Disse che era ora che ce ne andassimo. Ci riportò in macchina sulla costa orientale, prima a Washington, poi nel Maine. E iniziammo a frequentare la Westover»
Era una storia strana. Ma del resto Bianca e Nico erano dei mezzosangue. Niente poteva essere normale, per loro. «Così hai cresciuto Nico da sola praticamente per tutta la vita? Siete sempre stati solo voi due?»
Lei annuì. «Ecco perché ci tenevo tanto a unirmi alle Cacciatrici. Insomma, lo so che è egoistico, ma volevo una vita mia, delle amiche. Voglio bene a Nico, non mi fraintendere, ma avevo bisogno di scoprire come si sta a non fare la sorella maggiore a tempo pieno»
Ripensai all'estate prima, a come mi fossi sentito quando avevo scoperto di avere un ciclope per fratello. Riuscivo a capire bene quello che Bianca mi stava dicendo. «Zoe sembra fidarsi di te» continuai «di che cosa stavate parlando, a proposito... c'è un pericolo particolare nell'Impresa?»
«Quando?»
«Ieri mattina al padiglione» risposi, prima che riuscissi a fermarmi «era qualcosa a proposito del Generale...»
Lei si rabbuiò. «Ma come hai...». I suoi occhi scuri si spalancarono, consapevoli. «Il berretto dell'invisibilità! Ci stavi spiando?»
«No! Cioè, non proprio. Ero solo-»
L'arrivo di Zoe, Alex e Grover con i viveri mi salvò dalle spiegazioni. Cioccolata calda per me e Bianca, caffè per loro e per Ophelia. Mi diedero un muffin ai mirtilli, ed era così buono che quasi non feci fatica a ignorare gli sguardi indignati che Bianca mi stava lanciando.
«Dovremmo rifare l'incantesimo del battitore» disse Zoe «Grover, ti sono rimaste delle ghiande?»
«Mmh» borbottò lui. Stava masticando un muffin integrale, con la carta e tutto. «Credo di sì. Devo solo-»
Si bloccò. Alex scostò il bicchiere dalle labbra, alzando bruscamente la testa. «Che cos'è questo profumo?» chiese tesa.
Stavo per chiederle cosa stesse succedendo, quando ci sentimmo sfiorare da una tiepida brezza, come se una folata di vento primaverile si fosse smarrita nel colmo dell'inverno. Una corrente d'aria pura, profumata di sole e fiori selvatici. E c'era anche qualcos'altro... quasi una voce, che cercava di dire qualcosa. Un avvertimento.
Zoe trasalì. «Grover, il tuo bicchiere!»
Grover lo lasciò cadere a terra. Era decorato con delle immagini di uno stormo di colombe in miniatura: all'improvviso si staccarono dal bicchiere e volarono via. Il mio ratto di gomma squittì. Zampettò via dal parapetto e si tuffò in mezzo agli alberi, baffi e pelliccia autentici al cento per cento.
Grover svenne all'improvviso e crollò accanto al suo caffè, che emanava vapore a contatto con la neve.
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