16. Tanto per cambiare, Alex si arrabbia (P)
[15.01.2021 ~ capitolo revisionato ✔]
Sfrecciai come un razzo verso l'alto e sbucai in superficie. Non avevo idea di quanto tempo avessi passato sott'acqua a cercare di liberare il serpente-mucca, ma sapevo che rischiavo di venire scuoiato dalle arpie se non mi davo una mossa.
Blackjack mi corse subito incontro e lasciò che lo afferrassi per il collo. Mi sollevò in aria e mi riportò verso la spiaggia. "Ce l'hai fatta, capo?"
«Sì. Abbiamo salvato un cucciolo di... uno strano animale, non lo so. C'è voluta una vita. Per poco non rimanevo schiacciato» replicai.
"Le buone azioni sono sempre pericolose, capo. Hai salvato anche la mia povera criniera, no?"
Non potei fare a meno di ripensare al mio sogno, con Annabeth accasciata e inerte fra le braccia di Luke. Riuscivo a salvare i cuccioli di mostro, ma non la mia amica.
Mentre Blackjack mi riportava in volo alla mia capanna, gettai un occhio verso quella di Alex. Sicuramente era presto e stava ancora dormendo... e Talia doveva partire all'alba, quindi sapevo di avere pochissimo tempo. «Blackjack, vai verso la cabina di Alex» dissi al pegaso.
"Perché? Vuoi salutarla? Adoro quella ragazza. Mi dà sempre le mele..."
Mi scappò un sorriso. Alex aveva immediatamente preso in simpatia Blackjack; si ricordava di lui da quando l'avevamo salvato dalla nave di Luke –e ovviamente anche degli insulti che il pegaso aveva lanciato al nostro ex amico e ai suoi tirapiedi. Non era raro trovarla nelle stalle a coccolarlo... a dire il vero lo aveva anche viziato un po'. «No, devo prendere una cosa» dissi mentre atterrava sul fianco della Casa Uno «ci vorrà poco»
Scesi dalla groppa di Blackjack e mi avvicinai furtivo alla casa, aprendo piano la porta. Pregai che Zeus non mi fulminasse mentre entravo di soppiatto.
Talia doveva essere già sveglia, perché il suo letto era vuoto. Alex, invece, mi rivolgeva la schiena; era coperta solo fino a metà vita, e sembrava tranquilla. Mi avvicinai al suo letto; l'oggetto che cercavo, il berretto di Annabeth, era posato sul suo comodino.
Pregai mio padre che non si svegliasse d'improvviso, perché avrei dovuto darle un sacco di spiegazioni. Era meglio se rimaneva al Campo. Non è che non la volessi con me (anzi, mi sarei sentito decisamente meglio a saperla al mio fianco), ma non potevo chiederle di accompagnarmi dopo aver sentito la Profezia. Due si sarebbero persi, uno sarebbe morto... il pensiero che potesse succederle qualcosa mi angosciava da morire. Era già abbastanza brutto sapere Annabeth in pericolo... volevo che stesse al sicuro. Certo, probabilmente l'avrei fatta inferocire e mi avrebbe quasi sicuramente strangolato, ma ero disposto a correre il rischio piuttosto che saperla persa o morta.
Sinceramente... non avrei retto il colpo. Proprio per niente.
Mi ficcai il berretto in tasca e la guardai. Il respiro era lento e regolare, quasi pacifico. Tirai un sospiro di sollievo, perché poteva voler dire che non avevamo fatto lo stesso sogno. Afferrai le coperte e la coprii meglio; lei si mosse appena, stringendo un lembo del lenzuolo con un mugugno soddisfatto. Mi sentivo come se stessi lasciando indietro una parte vitale del mio corpo... ma poi ripetei a me stesso che la stavo proteggendo. Era per una buona causa, ed era la cosa giusta da fare.
Mi girai e uscii velocemente dalla cabina prima di cedere e cambiare idea. Blackjack agitò pigramente la coda. "Dorme, capo?"
«Sì» replicai, salendogli sulla groppa «meglio lasciarla tranquilla»
"Peccato. Mi andava proprio una bella mela..."
«Andiamo alla stalla. Te la darò io»
Blackjack si alzò in volo. Gettai per puro caso un'occhiata al padiglione della mensa. Vidi una sagoma: un ragazzino rannicchiato dietro una colonna greca, come se si nascondesse. Era Nico, ma ancora non era nemmeno l'alba. Era decisamente presto per la colazione. Che ci faceva lassù?
Esitai. L'ultima cosa che volevo era concedere a Nico altro tempo per assillarmi con il suo Mitomagia. Ma c'era qualcosa che non andava. Si capiva dal modo in cui era accovacciato. «Blackjack» dissi «fammi scendere laggiù, per favore. Dietro quella colonna».
Per poco non rovinai tutto.
Stavo salendo le scale alle spalle di Nico. Non mi aveva visto per niente. Era nascosto dietro una colonna e sbirciava dall'altra parte, concentratissimo sulla mensa. Ero a un paio di metri da lui e stavo per dire: «Che stai facendo?» ad alta voce, quando mi accorsi che era impegnato in un appostamento alla Grover.
Stava spiando le Cacciatrici. Si sentivano delle voci: due ragazze che parlavano a uno dei tavoli della mensa. A quell'ora assurda del mattino? Ma nemmeno la dea dell'alba...
Mi sfilai il berretto magico di Annabeth dalla tasca e lo indossai. Non mi sentii affatto diverso, ma quando sollevai le braccia, non le vidi. Ero invisibile. Mi avvicinai a Nico in punta di piedi e sgattaiolai oltre la colonna. Non vedevo bene le ragazze nel buio, ma riconobbi le voci: Zoe e Bianca. Stavano discutendo.
«Non si può curare» stava dicendo Zoe «non in fretta, comunque»
«Ma com'è successo?» chiese Bianca.
«Una stupida bravata» ringhiò Zoe «quei due giovani Stoll, della casa di Ermes. Il sangue di centauro è simile all'acido. Lo sanno tutti. La maglietta della Battuta di Caccia di Artemide ne era intrisa»
«Ma è terribile!»
«Sopravvivrà» replicò Zoe «ma sarà costretta a letto per settimane, afflitta da un'orticaria terribile. È impensabile che possa unirsi a noi. Ce la vedremo io, Ophelia... e te»
«Ma la profezia?» protestò Bianca «Senza Phoebe, saremo solo in cinque. Dovremo sceglierne un'altra»
«Non c'è tempo» insistette Zoe «dobbiamo partire con le prime luci dell'alba. Ovvero, subito. La profezia diceva che ne avremmo perse due...»
«Sì, nella terra dove mai pioggia viene» osservò Bianca «non può essere qui. E comunque parlava di due, non una»
«Forse è proprio qui» replicò Zoe, poco convinta «i confini del Campo sono magici. Nemmeno il cattivo tempo può entrare senza permesso. Si potrebbe considerare una terra "dove mai pioggia viene"... e forse l'altra di cui parlava potrebbe essere Alexandra... la volevo nell'impresa, ma sua sorella si è messa di mezzo»
«Ma...»
«Bianca, ascoltami». La voce di Zoe era provata. «Non te lo so spiegare, ma ho la sensazione che non dovremmo coinvolgere nessun altro. Sarebbe troppo periglioso. La prescelta andrebbe incontro a un destino ancor più gramo di quello di Phoebe. Non voglio che Chirone scelga qualcuno del Campo. E... non voglio rischiare un'altra Cacciatrice»
Bianca rimase zitta. «Dovresti raccontare a Talia il resto del tuo sogno»
«No. Non servirebbe a niente»
«Ma se i tuoi sospetti sono fondati, riguardo al Generale...»
«Mi hai promesso di non favellarne, ho la tua parola» la interruppe Zoe. Sembrava davvero angosciata. «Lo scopriremo fin troppo presto. Orsù, vieni. È l'alba»
Nico si tolse subito di mezzo. Fu più veloce di me. Mentre le ragazze scendevano svelte le scale, ci mancò poco che Zoe non venisse a sbattermi contro.
Si bloccò, socchiudendo gli occhi. Accostò la mano all'arco, ma poi Bianca esclamò: «Le luci della Casa Grande sono accese. Sbrighiamoci!». E Zoe la seguì fuori dal padiglione.
Sapevo cosa stava pensando Nico. Trasse un profondo respiro, e stava per correre dietro alla sorella quando io mi tolsi il berretto e dissi: «Aspetta».
Per poco non scivolò sui gradini gelati per voltarsi a guardarmi. «E tu da dove salti fuori?»
«Sono stato qui per tutto il tempo. Invisibile»
Sillabò in silenzio la parola "invisibile". «Wow! Forte!»
«Come facevi a sapere che Zoe e tua sorella erano qui?»
Arrossì. «Le ho sentite passare vicino alla casa di Ermes. Io non... non dormo molto bene al Campo. Così ho sentito i passi, e poi i bisbigli. E sì, insomma... le ho seguite»
«E ora stai pensando di seguirle anche nell'impresa» intuii.
«E tu come fai a saperlo?»
«Perché se fosse mia sorella, probabilmente penserei la stessa cosa». Strinsi le labbra, scacciando momentaneamente il pensiero di Alex. Mi ripetei di nuovo che avevo fatto la cosa giusta. «Ma non puoi» aggiunsi.
Mi lanciò uno sguardo di sfida. «Perché sono troppo piccolo?»
«Perché non te lo permetteranno. Ti prenderanno e ti rispediranno qui. E... sì, perché sei troppo piccolo. Ti ricordi la Manticora? Ci saranno parecchie altre creature come quella. Più pericolose. Alcuni degli eroi moriranno»
Scrollò le spalle. Pestò un po' i piedi, a disagio. «Forse hai ragione. Ma... ma tu puoi andarci per me»
«Come, scusa?»
«Tu puoi diventare invisibile. Tu ci puoi andare!»
«Le Cacciatrici detestano i ragazzi» gli rammentai «se scoprono che-»
«E tu non farglielo scoprire. E poi, se Alex viene con te-»
«No» lo interruppi brusco «Alex rimane qui. Non la porterò con me»
«Perché? Non è tua amica?»
«Certo, ma...». Esitai. «Rimarrà qui, ecco tutto»
Nico mi fissò per un momento, poi scrollò le spalle. «Va bene lo stesso. Tieni d'occhio mia sorella! Ti prego!»
«Nico...»
«Tanto progettavi già di farlo, non è vero?»
Avrei voluto negare. Ma lui mi guardò negli occhi e, non so perché, non riuscii a mentirgli. «Sì» ammisi «devo trovare Annabeth. Devo aiutarle, anche se non vogliono»
«Non ti tradirò» mi assicurò lui «ma tu devi promettermi di proteggere mia sorella»
«Io... è una promessa grossa, Nico, per un viaggio come questo. E poi lei ha Zoe, Ophelia, Grover e Talia...»
«Prometti» insistette.
Cavolo. Perché mi ricordava spaventosamente Alex? Cocciuti nella stessa maniera... «Farò del mio meglio. Questo lo prometto» cedetti infine.
«Allora muoviti!» concluse «Buona fortuna!»
Era una cosa folle. Non avevo nemmeno preparato lo zaino. Avevo soltanto il berretto, la spada e i vestiti che indossavo. Dovevo tornare a Manhattan quella mattina stessa. «Di' a Chirone...»
«Mi inventerò qualcosa». Nico fece un sorriso furbo. «Sono bravo a inventarmi storie. Non ti prometto niente con Alex... credo che si arrabbierà parecchio...»
Sospirai, rassegnato. «Sì... lo so»
«Ci penso io! Muoviti!»
Mi misi a correre, con il berretto di Annabeth in mano. Quando sorse il sole, diventai invisibile. Raggiunsi la cima della Collina Mezzosangue appena in tempo per vedere il furgone del Campo che spariva in fondo alla strada sterrata. Probabilmente Argo stava accompagnando il gruppo dell'impresa in città. E da lì in poi avrebbero continuato da soli.
Provai un'ondata di rimorso e mi sentii anche piuttosto stupido. Come avrei fatto a stargli dietro? Correndo?
Poi udii il battito di un grande paio di ali. Blackjack atterrò al mio fianco. Si mise a brucare come se niente fosse qualche ciuffo d'erba che spuntava nel ghiaccio. "A occhio e croce, capo, direi che hai bisogno di un cavallo per la fuga"
Mi salì un groppo di gratitudine in gola. Mi girai a guardarlo per rispondergli, ma mi si gelò il sangue nelle vene e per poco non mi venne un infarto.
Alex era comodamente sistemata sul dorso di Blackjack, visibilmente furibonda. Mi fissava come se avesse voluto uccidermi. «Serve un passaggio, brutto stronzo?» sibilò velenosa.
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