15. Insofferenza

[15.01.2021 ~ capitolo revisionato ✔]

Dire che non ero per niente felice era un dannatissimo eufemismo.

Prima di tutto, Talia si era eletta a Capo della Casa Uno senza interpellarmi nemmeno. Okay, va bene, era la più grande, però mi ero occupata io della nostra cabina mentre lei non c'era –e mi sembrava anche di aver fatto un lavoro discreto, sinceramente. Quando eravamo state avvisate che Dioniso stava indicendo il Consiglio, Talia si era fiondata fuori dalla porta senza nemmeno salutarmi, ordinandomi di stare in Cabina.

Sì, me lo aveva ordinato.

Mi ero costretta a stare ferma e buona, perché una parte di me sperava che Percy avrebbe "infilato" entrambi nell'Impresa così da poter andare a cercare Annabeth... e invece, al ritorno di Talia, avevo scoperto che non solo Zoe si era rifiutata di viaggiare con Percy, ma che la mia splendida sorella (notare il sarcasmo, prego) le aveva proibito di portare me

Tralasciando pure il fatto che a quanto pare Zoe voleva che mi unissi all'impresa perché mi giudicava "bisognosa di allenamento" (... tzè...razza di boriosa, antipatica, figlia di una Benevola...), Talia ci sarebbe ovviamente andata. Con Grover.

Il mio nervosismo stava raggiungendo vette epiche, veramente. Avevo voglia di strangolarli tutti, ad iniziare da Zoe. Come osava insinuare che ero una combattente scarsa?! Se non mi avesse colpita con quella freccia l'avrei ridotta ad un mucchietto di resti umani fumanti ai piedi del Pugno di Zeus. Per un breve istante avevo percepito che ero in grado di farlo... e non nascondo che la cosa, con il senno di poi, un po' mi aveva spaventata.

Dopo aver rischiato di abbattere la statua di Zeus con la mia Elettrocinesi un po' fuori controllo per via della rabbia, decisi di andare ad allenarmi. Dovevo sfogarmi in un qualche modo... ed ero sicura che il mio caro, vecchio papà non avrebbe apprezzato se avessi distrutto la Casa.

Il fatto era che la mia rabbia veniva ampiamente fomentata dall'angoscia che provavo per le sorti di Annabeth. Mentre distruggevo il terzo manichino sotto l'occhiata intimorita di Will Solace e di alcuni dei suoi fratelli, pensai che lei, al posto mio, avrebbe probabilmente smosso mari e monti per venirmi a cercare. Io invece ero bloccata lì... e non stavo facendo niente per salvarla. Mi sentivo un'amica orribile.

«Ehi, Lex, perché non ti prendi una pausa?»

Mi girai, ansante. Beck mi fissava un po' preoccupato... o meglio, stava fissando le mie katane. Erano almeno dieci minuti che le lame brillavano di luce azzurrognola. Le stavo costantemente caricando dell'energia del fulmine per evitare che si sprigionasse dal mio corpo e facesse male a qualcuno. «Sto bene» dissi secca, girandomi verso il quarto manichino.

Per essere così massiccio, dovevo ammettere che Beck era parecchio veloce. Stavo per fare un passo verso la mia quarta vittima, quando me lo trovai improvvisamente davanti. «Non è vero» disse paziente «fermati un attimo e guardati intorno. Questa ti sembra opera di una persona che sta bene?»

Sbuffai, obbedendo al suo ordine. I resti dei tre manichini giacevano a terra ancora fumanti... e c'erano segni di bruciatura nella polvere lì dove mi ero mossa. Avevo notato solo Will e i suoi fratelli; guardandomi in giro, però, mi ero resa conto che non erano gli unici. C'era anche un gruppetto della Casa di Ermes che mi lanciava occhiate nervose.

Di immortales... aveva ragione. Ritirai le Gemelle con un sospiro. «Ti hanno chiamato, non è vero?» domandai.

«Sì» ammise lui «Grover è venuto in fucina. Aveva provato prima con Percy, ma... be', non so esattamente che cosa si sono detti, ma pare che voglia starsene un po' da solo. Sinceramente, non lo biasimo»

Aggrottai la fronte. «Che vuol dire?» chiesi confusa «Sta male?»

Beck strinse le labbra, guardandosi in giro. Poi mi fece un cenno. «Vieni, facciamo due passi» mi disse.

Lo seguii fuori dall'arena un po' controvoglia, a dire la sincera verità. Avrei voluto rimanere lì a fare a pezzi qualche manichino, ma la preoccupazione per Percy mi spinse a mettere momentaneamente la rabbia da parte.

Camminammo in silenzio fino al laghetto. Poi Beck si fermò e si girò verso di me. «Il Consiglio non è andato molto bene, Lex» esordì, scrutandomi con attenzione «inizialmente Percy aveva proposto che i sei fossero tre del Campo e tre delle Cacciatrici, ma poi Zoe ha chiesto che venissi anche tu»

«Sì, lo sapevo» mi accigliai, fissando la superficie dell'acqua «Talia me l'ha detto, che Zoe pensa che io abbia un allenamento scarso. Si è opposta alla sua idea»

«Sì, e anche Percy»

Girai di scatto la testa verso di lui. La rabbia tornò e smisi di preoccuparmi per Percy. «Cosa?!» sibilai.

«Non è come pensi» si affrettò a rassicurarmi Beck «sì, probabilmente si sono preoccupati anche per il fatto che la Profezia dell'Oracolo ha predetto la morte di tre dei sei –oppure la morte di uno e la scomparsa di due... non ne siamo certi...»

Mi imbronciai, incrociando le braccia. Non mi stupiva che Talia non mi considerasse pronta, e sinceramente la cosa mi offendeva un po'... ma che anche Percy, con il quale ne avevo passate di ogni, la pensasse come lei... mi faceva male. Impossibile negarlo. 

Beck sospirò. «So cosa stai pensando, e ti sbagli» continuò «non si sono opposti perché non ti ritengono all'altezza, Lex. Quello che volevo dire è che erano preoccupati sia per la tua incolumità, sia per il fatto che ti potessi unire alle Cacciatrici»

Lo guardai, un po' perplessa. «Come, scusa?»

«Se lo chiedi a me, Zoe ha insistito per portarti perché spera che tu ti unisca alle Cacciatrici dopo aver visto cos'hanno da offrire» spiegò Beck paziente «sì, ha detto che hai un allenamento scarso, ma ha anche detto che hai molte potenzialità»

«Vorrei ben vedere» brontolai «stavo per incenerirla...»

«Appunto, stavi per batterla, e l'avresti fatto se tu non avessi perso sia la pazienza che la concentrazione. Zoe è la luogotenente di Artemide, Lex. E' molto potente. Se fossi in lei, ti vorrei anche io nella mia squadra. Talia e Percy non vogliono che tu ti unisca alle Cacciatrici, tutto qui»

Scossi la testa. «Non mi unirei mai» ammisi. Strinsi le labbra per un momento, arrossendo. «E... uhm... l'ho detto anche a Percy...» aggiunsi con un filo di voce.

«Ehi, aspetta un momento. Perché stai arrossendo?». Beck spalancò gli occhi. «E perché me lo dici come se ti vergognassi? Che gli hai detto?»

«Be', perché... uh... potrei o non potrei aver usato una frase un po'... ecco...»

«Lex, ti prego, è incredibilmente strambo vederti imbarazzata. Sputa il rospo»

Sbuffai frustrata, guardando ovunque meno che nella sua direzione. «Perché gli ho detto che non sarei mai riuscita a lasciarlo!» sbottai «Ecco. Sei contento adesso, Beckendorf?»

Ci fu una lunga pausa. Poi Beck scosse la testa, sghignazzando. «Finalmente!» esclamò «Alla faccia della dichiarazione d'amore!»

«C-cosa?! Ma quale dichiarazione?!» esclamai, la voce un po' più acuta per l'imbarazzo «Gli ho detto... ehm... non riuscirei a lasciare nemmeno Talia, il Campo, Chirone, te...»

«Sì, vabbè» fece lui scettico «sai anche tu che non è la stessa cosa. Percy ti-»

«Basta» lo interruppi stizzita «ho detto quello che ho detto, va bene? Non cambia la situazione. Non mi unirei mai alle Cacciatrici. Avrei partecipato a quella stupidissima impresa solo per cercare Annabeth, e basta!»

«Lo so, Lex» disse lui sospirando «ma devi fidarti di Talia e Grover. Annabeth è anche amica loro. Scommetto che faranno di tutto per trovarla»

Mi strofinai stancamente il viso, fissando la superficie del lago. Beck aveva ragione... Talia e Grover non avrebbero sprecato l'occasione di trovarla. 

Eppure... be', non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione che avrei dovuto essere io ad andarla a cercare. Continuavo a sentirmi una pessima, pessima amica. Annabeth non mi avrebbe mai abbandonata... e io mi sentivo come se lo stessi facendo. 

«Sì, hai ragione» ammisi controvoglia.

Quella sera a cena avevo deciso di parlare con Percy. Se c'era qualcuno che aveva un piano per sgattaiolare fuori dal Campo e partire comunque, quello era sicuramente lui.

Il problema era che non si era presentato. A dire la verità, non lo vedevo da tutto il giorno. Avrei scommesso entrambe le Gemelle che era rintanato nella sua cabina, di pessimo umore, e che si sentiva inutile. Pianificavo di andare a parlargli dopo cena, e l'avrei fatto, se Chirone non mi avesse fermata. «Alexandra, sai dov'è Percy?» mi chiese.

«Grover mi ha detto che è nella sua cabina» risposi «stavo pensando di andarlo a trovare. Dev'essere di pessimo umore»

Chirone annuì piano. «Sì, è così. E anche tu non sembri in forma. Confido che sia per via dell'impresa, non è vero?»

Sospirai. «Sì, ma non solo» ammisi «sono preoccupata per Annabeth. Vorrei andarla a cercare»

«Lo so, mia cara, ma un bravo eroe deve sapere anche quando è il momento di farsi da parte. In più, Talia è molto capace, anche se...»

Gli lanciai un'occhiata. «Non l'avresti scelta per questa impresa, vero?»

«Francamente no» ammise «conosci tua sorella, Alexandra. E' un'impresa delicata, questa. Comunque sia, perché non vai a passare le vacanze con Percy e sua madre? Ti farà bene, e se dovessimo aver bisogno di te-»

«No, Chirone, non voglio andarci» lo interruppi «non fraintendermi, adoro Sally, ma non riuscirei mai a rilassarmi e a godermi le vacanze sapendo che Annabeth è scomparsa e a mia sorella potrebbe succedere qualcosa durante l'impresa. Rimarrò qui, se per te va bene»

«Non ho niente in contrario, Alexandra, ma considera lo stesso l'idea. Un po' di normalità ti può fare solo che bene».

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