15.5 Il sogno

[15.01.2021 ~ capitolo revisionato ✔]

Ero di nuovo nella caverna spoglia, il soffitto pesante e basso che mi sovrastava. Annabeth era inginocchiata sotto una massa scura che somigliava a una pila di macigni.

Era troppo stanca perfino per gridare. Le tremavano le gambe. Da un secondo all'altro sapevo che avrebbe esaurito le forze e che la caverna le sarebbe crollata addosso. Cercai di correre da lei, ma esattamente come l'altra volta non riuscii a muovere un solo passo. Gli occhi mi si riempirono di lacrime.

«Come sta la nostra ospite mortale?» tuonò d'improvviso una voce maschile che non avevo mai sentito prima. Era profonda e cupa, e la sua forza faceva vibrare il terreno. Mi domandai se si trattasse di Crono.

Luke sbucò dalle tenebre. Corse da Annabeth, le si inginocchiò accanto, poi si voltò verso l'uomo invisibile. «Sta cedendo. Dobbiamo sbrigarci»

Schifoso pezzo d'ipocrita, ecco che cosa era. Non gli importava nulla di Annabeth –anzi, probabilmente era pure contento del fatto che stesse per essere spiaccicata a morte. La mia voglia di ucciderlo stava triplicando ad ogni suo battito di ciglia.

La voce profonda ridacchiò. Apparteneva a qualcuno nelle tenebre, ai margini del mio sogno. Poi una mano robusta spinse qualcuno nella luce: Artemide, con le mani e i piedi legati da catene di bronzo celeste.

Per gli dei... che cavolo le era successo? 

La sua veste d'argento era ridotta a brandelli. Il volto e le braccia erano segnati da diversi tagli, dai quali fuoriusciva l'icore. «Hai sentito il ragazzo» disse l'uomo nelle tenebre «decidi!»

Gli occhi di Artemide lampeggiarono di rabbia. Non sapevo perché non mandasse in pezzi le catene o non scomparisse, ma non sembrava in grado di farlo. Forse glielo impedivano le catene. La dea guardò Annabeth e la sua rabbia cedette il posto all'ansia e all'indignazione. «Come osi torturare così una fanciulla?!»

«Morirà presto» disse Luke «tu puoi salvarla»

Annabeth emise un lieve gemito di protesta. 

«Liberami le mani» ordinò Artemide.

Luke estrasse la sua spada, Vipera. Con un solo colpo esperto spezzò le manette della dea. Artemide corse da Annabeth e le sollevò il carico dalle spalle. Annabeth crollò a terra e rimase distesa là, tremante. 

Artemide vacillò, sforzandosi di sostenere il peso delle rocce nere. L'uomo nelle tenebre ridacchiò. «Sei prevedibile quanto sei facile da sconfiggere, Artemide»

«Mi hai colto di sorpresa» rispose la dea, affaticata sotto il grande peso «non succederà più»

«Direi proprio di no» replicò l'uomo «ora sei fuori dai piedi per sempre! Sapevo che non avresti saputo resistere alla tentazione di aiutare una fanciulla. Dopotutto è la tua specialità, mia cara»

Artemide gemette. «Porco! Tu non sai che cosa sia la pietà!»

«Su questo» ribatté l'uomo «siamo d'accordo. Luke, puoi uccidere la ragazza, adesso»

«NO!» gridammo io e Artemide insieme.

Luke esitò. Ringraziai i cieli che lo stesse facendo, anche se non ne capivo il motivo. «Potrebbe... potrebbe ancora esserci utile, signore. Come ulteriore esca»

«Bah! Lo credi davvero?»

«Sì, Generale. Verranno a cercarla. Ne sono sicuro»

Generale...? Allora quello non era Crono... ma chi poteva essere?

L'uomo rifletté. «Allora le dracene le faranno la guardia. Ammesso che non muoia prima per le ferite, puoi tenerla in vita fino al solstizio d'inverno. Dopo, se andrà tutto secondo i piani, la sua vita sarà insignificante. La vita di tutti i mortali sarà insignificante»

Luke raccolse il corpo privo di sensi di Annabeth. Usò una delicatezza che non ritenevo possibile vedere da parte sua. Lo portò via, facendo molta attenzione. 

«Non troverete mai il mostro che cercate» affermò Artemide «il vostro piano fallirà»

«Quante cose ignori, mia giovane dea» replicò l'uomo nelle tenebre «in questo stesso istante, le tue care ancelle stanno partendo per venirti a cercare. Faranno il mio gioco alla perfezione. Ora, se vuoi scusarmi, abbiamo un lungo viaggio da affrontare... dobbiamo andare incontro alle tue Cacciatrici e assicurarci che la loro impresa sia... stimolante»

La risata dell'uomo riecheggiò nell'oscurità, scuotendo la terra finché non sembrò che l'intero soffitto della caverna fosse sul punto di crollare.

Il sogno cambiò all'improvviso, tanto che per un momento mi girò pesantemente la testa.

Mi trovavo nel padiglione della mensa del Campo. Il sole era alto nel cielo... eppure non c'era anima viva. Mi guardai in giro, confusa, chiedendomi cosa diavolo ci facessi lì, quando una voce mi fece sobbalzare dallo spavento. 

«Hai deciso?»

Mi girai di scatto. Davanti a me c'era una donna di una bellezza assoluta; portava un'armatura dorata che emanava uno scintillio pigro persino alla penombra, indossata sopra una veste bianca. I capelli biondi erano parzialmente coperti da un elmo dorato, decorato con immagini di quelli che mi sembrarono grifoni e sfingi. Fu quando la guardai dritta negli occhi che capii chi fosse: era impossibile non riconoscere quei freddi e vividi occhi grigi, per me. «Divina Atena...?»

«Hai deciso, Alexandra?» ripetè lei.

Sbattei piano le palpebre, chiedendomi per un attimo di che accidenti stesse parlando. Poi me ne resi conto... e diciamo che fare la figura della scema di fronte alla dea più saggia e intelligente dell'Olimpo non è una cosa che ti fa sentire fiera di te stessa. «Sono stata esclusa dall'impresa, signora» risposi, vagamente imbarazzata «ma non posso ignorare quello che ho appena sognato»

Lei annuì. «Quindi andrai»

Strinsi le labbra. Era contro quello che Talia e Chirone volevano che facessi... ma non potevo abbandonare Annabeth. Non potevo e basta. 

«Sì» risposi decisa «andrò. Cercherò Annabeth»

Un angolo delle sue labbra si sollevò appena. «Ne ero certa» disse, portandosi le mani dietro la schiena «sei sempre stata molto vicina a mia figlia. Sapevo che poteva contare su di te»

Annuii. «Non mi arrenderò fino a che non l'avrò trovata. E lo farò. Io...». Strinsi i denti, determinata. «Lo giuro sullo Stige»

Mi sembrò di sentire qualcosa smuoversi dentro di me. Una folata d'aria calda mi scompigliò i capelli. Atena mi scrutò con grande attenzione per una manciata di secondi, immobile come una statua; poi annuì. «Allora ti servirà questo»

La fissai, attendendo che mi porgesse una qualche sorta di oggetto. Ma lei rimase immobile, e non mi sembrò che volesse muoversi. «Uh... cosa?» chiesi imbarazzata.

«Guardati in tasca»

Obbedii. Le mie dita trovarono un cerchietto gelido, simile ad un anello; lo afferrai e lo tirai fuori, confusa. Era un anello che non avevo mai visto prima. Era una sottile banda d'argento; c'era una piccola civetta incisa nel metallo con due piccoli smeraldi incastonati al posto degli occhi. «Oh» esclamai sorpresa «è... è molto grazioso, divina Atena. Grazie»

«Non te ne ho fatto dono semplicemente perché è grazioso, Alexandra. Indossalo»

Aggrottai la fronte e lo feci, infilandolo sul dito medio proprio accanto a Freccia. Per poco non mi scappò uno strillo.

La mia mano destra era sparita.

Guardai verso il basso, e mi resi conto che anche il resto del mio corpo era sparito. Mi affrettai a toglierlo, e la mia mano ricomparve. «Un anello dell'invisibilità» dissi «come il cappello di Annabeth»

«Precisamente» mi disse.

«Uh... perché me ne sta facendo dono? Insomma, non voglio sembrare ingrata, assolutamente» mi affrettai ad aggiungere, notando la sua espressione un po' truce «ma... ehm, forse non lo sa, ma quando la Manticora ha rapito Annabeth lei ha perso il suo cappello. L'ho raccolto io, perciò... ecco...»

Atena scosse appena la testa. «Nel momento stesso in cui parliamo qualcuno l'ha preso di soppiatto dal tuo comodino. Qualcuno che tiene ad Annabeth tanto quanto ci tieni tu» e fece una smorfia «e che ha deciso di partire ugualmente per cercarla, nonostante fosse stato escluso dall'impresa. Proprio come te»

Mi accigliai. «Percy» borbottai «perché l'ha preso di nascosto?»

«Perché anche lui, in cuor suo, ha preso la sua decisione». Atena strinse le labbra. «Partirà tra poco, e senza di te. Voglio che tu vada con lui»

Misi temporaneamente da parte la rabbia. Insomma... Percy aveva deciso di partire senza di me? Senza dirmi niente? 

Oooh, non appena lo prendo passerà un brutto quarto d'ora...

«Allora mi scusi, signora, ma mi devo svegliare o rischierò di mancarlo» le dissi.

Atena annuì. «E sia» disse «un'ultima cosa. Non avrai tempo di avvisare tua sorella Talia circa quanto hai sognato riguardo Annabeth, o rischierai che Jackson se ne vada senza di te. Hai giusto il tempo di vestirti. Troverai Jackson proprio qui, dove siamo noi adesso. E non rivelarti alle Cacciatrici se non in condizioni di pericolo. Ora vai, Alexandra Grace. Trova mia figlia».

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