11. Confusione (P)
[18.12.2020 ~ capitolo revisionato ✔]
Non avevo idea per quanto fossi rimasto lì seduto sull'erba. Il mio cervello iperattivo aveva improvvisamente triplicato la velocità di pensiero, e io non mi ero mai sentito così confuso in tutta la mia vita.
"Non riuscirei mai a lasciarti", mi aveva risposto Alex. E poi era scappata come se avesse avuto tutti i dannati Inferi alle calcagna, rossa in volto come non l'avevo mai vista. Mentre si alzava mi aveva addirittura dato la scossa senza nemmeno toccarmi.
Che cosa voleva dire? Cioè, credevo di saperlo, però... ah, miei dei, in che senso lo intendeva? Non sarebbe riuscita a lasciarmi perché ero, tipo, il suo migliore amico o non sarebbe riuscita a lasciarmi per via di... uh, un altro motivo, magari più... romantico?
Cavolo. C'era davvero la possibilità che piacessi ad Alex? Mi sembrava impossibile. Insomma... era decisamente fuori dalla mia portata, diciamoci la verità. Per lei poteva andare bene qualcuno tipo, che ne so... Beckendorf. Forte, coraggioso, simpatico e con le fossette sulle guance quando sorrideva.
Quel pensiero mi fece venire la nausea, quindi lo scacciai con prepotenza. Poteva voler dire che lei... insomma... mi piaceva? Come cavolo si faceva a capire se avevi una cotta per qualcuno? Magari era solo istinto di protezione perché era mia amica e le volevo bene... insomma, anche con Annabeth... a pensarci bene, la situazione non era poi così diversa...
Oh, dei. Improvvisamente mi resi conto che mi ero cacciato in un bel casino. Le parole di Circe di qualche tempo prima avevano acquistato un senso tutto nuovo: c'era effettivamente la possibilità che mi piacessero sia Alex che Annabeth, e che io piacessi a tutte e due.
Porca miseria. Dannate Cacciatrici... se quella brochure non fosse venuta fuori... se loro non si fossero presentate...
Cercai di tenermi occupato tutta la giornata, ma quello che avrei voluto davvero fare era strangolare le Cacciatrici di Artemide, una fanciulla immortale dopo l'altra. Misi da parte i pensieri infelici sul "triangolo" che stavo rischiando di creare (... Di immortales...) e mi concentrai sui problemi più impellenti, tipo la scomparsa di Annabeth. Dopo il sogno che avevo fatto, ero angosciato da morire.
Andai a lezione di giavellotto: la teneva un tipo della casa di Ares che mi diede una bella strigliata dopo che per sbaglio avevo lanciato senza aspettare che lui si scansasse. Mi scusai per il buco nei pantaloni, ma mi buttò fuori lo stesso.
Feci un salto alla stalla dei pegasi, ma Silena Beauregard della casa di Afrodite stava litigando con una Cacciatrice e decisi che fosse meglio non immischiarsi.
Dopodiché mi sedetti sulle gradinate della pista delle bighe, con la faccia scura. Giù al tiro con l'arco, Chirone conduceva gli allenamenti. Sapevo che era lui la persona giusta con cui parlare. Forse avrebbe saputo darmi un consiglio -per salvare Annabeth, non per le mie faccende... ehm... di cuore, o qualunque cosa fossero- ma qualcosa mi trattenne. Avevo la sensazione che avrebbe cercato di proteggermi, come sempre. E forse non mi avrebbe detto tutto quello che sapeva.
Guardai dall'altra parte. In cima alla Collina Mezzosangue, il signor D e Argo stavano dando da mangiare al cucciolo di drago che faceva la guardia al Vello d'Oro.
Poi ci arrivai: significava che nella Casa Grande non c'era nessuno.
C'era qualcun altro... qualcos'altro a cui potevo rivolgermi.
Corsi alla Casa Grande, entrai e imboccai le scale con il sangue che mi ronzava nelle orecchie. L'avevo fatto solo una volta, prima di allora, e avevo ancora gli incubi al ricordo. Aprii la botola e salii in soffitta. La stanza era buia, polverosa e ingombra di ciarpame proprio come la ricordavo. C'erano scudi addentati da mostri, spade piegate a forma di testa di demone e qualche creatura imbalsamata, tipo un'arpia e un pitone arancione. In fondo, seduta su un treppiede vicino alla finestra, c'era la mummia raggrinzita di una vecchietta con un vestito da hippie colorato.
L'Oracolo.
Mi costrinsi ad avvicinarmi. Mi aspettavo che dalla bocca della mummia fuoriuscisse del vapore verde, ma non successe nulla. «Salve» dissi «ehm... tutto bene?»
Feci una smorfia: che domanda stupida. Quante cose potevano andarti "bene" se eri morta e chiusa in una soffitta? Ma sapevo che lo spirito dell'Oracolo era lì da qualche parte. Percepivo una presenza gelida nella stanza, come un serpente addormentato, attorcigliato su se stesso. «Ho una domanda» continuai, un po' più forte «ho bisogno di sapere di Annabeth. Come posso salvarla?»
Nessuna risposta. Il sole penetrava di sbieco dalla finestra sudicia, illuminando il pulviscolo che danzava nell'aria.
Aspettai ancora. Poi mi arrabbiai. Stavo subendo l'ostruzionismo di un cadavere. «E va bene» sbottai «benissimo. Lo scoprirò da solo»
Mi voltai e inciampai in un grosso tavolo pieno di souvenir. Sembrava più ingombro rispetto all'ultima volta. Gli eroi conservavano in soffitta ogni genere di cose: trofei di imprese che non volevano più tenere nelle capanne o roba che suscitava ricordi dolorosi. Sapevo che lì, da qualche parte, Luke aveva riposto un artiglio di drago, quello che gli aveva procurato la cicatrice. C'era l'elsa di una spada spezzata con l'etichetta: questa si ruppe e Leroy rimase ucciso. 1999. Poi notai un foulard di seta rosa con un cartellino. Lo raccolsi e cercai di leggere:
FOULARD DELLA DEA AFRODITE
RINVENUTO A WATERLAND, DENVER, COLORADO
DA ANNABETH CHASE E PERCY JACKSON
Fissai il foulard. L'avevo completamente dimenticato. Due anni prima, Annabeth me lo aveva strappato di mano dicendo qualcosa tipo: "Oh, no... Stai alla larga dalla magia dell'amore". Pensavo che l'avesse buttato... e invece eccolo lì. L'aveva tenuto lei per tutto questo tempo? E poi perché l'aveva nascosto in soffitta?
Mi voltai a guardare la mummia. Non si era mossa, ma le ombre sembravano dipingerle un sorriso raccapricciante sul volto. Lasciai cadere il foulard e mi sforzai di non correre verso l'uscita.
Quella sera, dopo cena, ero seriamente intenzionato a battere le fanciulle di Artemide a Caccia alla Bandiera. Sarebbe stato un piccolo scontro: c'erano solo quattordici Cacciatrici, inclusa Bianca, e più o meno lo stesso numero di ragazzi del Campo.
Alex era in piedi vicino a Talia, dall'altra parte rispetto a me, e guardava ovunque meno che nella mia direzione. Continuava ad allacciarsi e slacciarsi gli spallacci dell'armatura. Doveva essere nervosa. Non l'avevo vista per tutto il pomeriggio. Mi chiesi se fosse stata in fucina con Beckendorf... e dovetti distrarmi velocemente.
Zoe sembrava parecchio turbata. Continuava a lanciare occhiate risentite a Chirone, come se non riuscisse a credere che le stesse chiedendo di fare quello. Neanche le altre Cacciatrici sembravano molto contente. A differenza della sera prima, non ridevano né scherzavano. Se ne stavano raccolte in un capannello sotto il padiglione della mensa, a bisbigliare e a indossare le armature. Alcune sembravano perfino aver pianto. Probabilmente Zoe aveva detto loro dell'incubo.
Nella nostra squadra, a parte io e le sorelle Grace, c'erano Beckendorf e altri due ragazzi di Efesto, un gruppetto della casa di Ares (e comunque l'assenza di Clarisse mi sembrava ancora stranissima), i fratelli Stoll e Nico per la casa di Ermes, e qualcuno delle file di Afrodite. Era insolito che i figli della dea dell'amore avessero voglia di giocare. Normalmente se ne stavano seduti in panchina, oppure chiacchieravano, si contemplavano nel riflesso del fiume o roba del genere, ma quando avevano saputo che la sfida era contro le Cacciatrici, erano stati impazienti di partecipare. «Glielo faccio vedere io se "l'amore non conta niente"» borbottava Silena, allacciandosi l'armatura «giuro che le distruggo!»
Vidi Alex dare un colpetto di gomito a Beckendorf, che le rivolse una smorfia. Qualcosa mi si mosse nel petto... e io mi affrettai a girarmi verso Talia. «Io vado in attacco» propose lei «tu stai in difesa con Lexy»
«Ehi, aspetta un momento» obbiettò Alex, girandosi a fronteggiare la sorella «non voglio stare in difesa! Voglio attaccare!»
Talia scosse la testa. «E' tutto il giorno che sei di pessimo umore. Non voglio rischiare che tu perda il controllo. Potrebbe succedere qualcosa di brutto»
Alex si imbronciò visibilmente, fulminando Talia con lo sguardo. «Non sono una novellina, Lia» disse dura «e nemmeno Percy lo è». Mi indicò con un cenno della mano. «Sappiamo bene quello che facciamo quando si parla di combattere. E poi tu hai l'Egida. Staresti meglio in difesa»
Be', ero d'accordo con lei, ma non lo dissi, perché l'espressione di Talia era un po' truce. «Pensavo che fosse più utile in attacco. E poi tu e Percy avete maggiore esperienza in difesa»
«Come no» replicò Alex sarcastica, alzando gli occhi al cielo.
Aveva ragione. Avevo avuto delle esperienze piuttosto brutte giocando in quel ruolo a Caccia alla Bandiera, e lei aveva sempre sostenuto che l'attacco fosse la migliore difesa. Era brava a schivare e a ripiegare, ma in attacco era una specialista.
Talia si voltò per aiutare un paio delle ragazze di Afrodite che avevano qualche problema a infilarsi l'armatura senza spezzarsi le unghie, considerando la questione chiusa. Nico ci corse incontro con un grande sorriso stampato in faccia. «Che forza!» esclamò. L'elmo di bronzo con il pennacchio azzurro gli cadeva davanti agli occhi e il pettorale dell'armatura era di almeno sei taglie più grande. Alex fece un suono a metà tra uno sbuffo e una risata, aggiustandogli l'elmo. Nico sollevò la spada con un certo sforzo. «Dobbiamo uccidere le avversarie?»
«No, Nico» replicò paziente Alex.
«Ma le Cacciatrici sono immortali, giusto?»
«Solo se non cadono in battaglia» specificai io «e poi-»
«Pensa che forte se potessimo resuscitare non appena ammazzati in battaglia... potremmo continuare a combattere, e-»
«Nico, questa è una cosa seria» lo interruppi «le spade sono vere. Possono fare male»
«Lascialo stare, Percy» mi disse Alex «è la sua prima Caccia alla Bandiera»
Aveva ragione. Mi resi conto di aver appena parlato come mia madre. Cavolo. Non era un buon segno. Gli diedi qualche pacca sulla spalla. «Ehi, hai ragione tu, è proprio una forza! L'importante è che segui la squadra. Sta' alla larga da Zoe. Ci divertiremo un mondo»
«Oh sì» concordò Alex, fissando Zoe con astio «e io mi divertirò particolarmente se qualche Cacciatrice mi capita tra le grinfie».
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top