36. Per mano di un genitore

Al piano di sopra entrammo nello studio del dottor Chase.

La stanza era tappezzata di libri. C'era un tavolo enorme pieno di carri armati in miniatura e di soldatini che combattevano lungo un fiume dipinto d'azzurro, con tanto di colline, alberi e altra roba finta che attirarono immediatamente l'attenzione di Percy, che esclamò: «Wow!». Dei vecchi biplani pendevano con degli spaghi al soffitto, inclinati ad angolature pazzesche, come se fossero nel bel mezzo di un duello aereo.

Il dottor Chase gli sorrise. «Sì. La Terza Battaglia di Ypres. Sto scrivendo un saggio sull'uso dei Sopwith Camel per colpire a bassa quota le linee del nemico. Sono convinto che abbiano giocato un ruolo molto più importante di quanto venga loro attribuito». Staccò un biplano dallo spago e lo fece volare sopra il campo di battaglia, mimando il rumore del motore e abbattendo i soldatini tedeschi. Annabeth ci aveva raccontato che suo padre era un professore di storia militare... ma non mi sarei mai aspettata di vederlo giocare con i soldatini.

Zoe si avvicinò a studiare il campo di battaglia. «Le linee tedesche erano più lontane dal fiume»

Il dottor Chase la guardò, sgranando gli occhi. «Come fai a saperlo?»

«C'ero anch'io» rispose lei in tono piatto «Artemide voleva mostrarci quanto fosse orribile la guerra, il modo in cui i mortali combattevano gli uni contro gli altri. E anche quanto fosse sciocca. Quella battaglia fu un inutile spreco»

Il dottor Chase aprì la bocca, scioccato. «Tu...»

«Lei è una Cacciatrice, signore» intervenne Talia «ma non è per questo che siamo qui. Abbiamo bisogno...»

«Hai visto i Sopwith Camel?» esclamò il dottor Chase, interrompendola «Quanti erano? In che formazione volavano?»

«Signore» soggiunse di nuovo Talia «Annabeth è in pericolo»

Attenzione catturata. Mise giù il biplano. «Ma certo. Raccontatemi tutto»

Non era facile, ma ci provammo. Nel frattempo, la luce del pomeriggio si stava affievolendo. Non ci restava molto tempo. Quando finimmo, il dottor Chase crollò sulla sua poltrona reclinabile. Intrecciò le mani. «La mia povera, coraggiosa Annabeth. Dobbiamo sbrigarci»

«Signore, ci serve un mezzo di trasporto per il Monte Tamalpais» disse Zoe «e ci serve subito»

«Vi ci accompagno io. Mmh, faremmo prima usando il mio biplano, ma c'è posto solo per due». Si picchiettò l'indice sul mento. Non ero affatto stupita che ne possedesse uno, visti i modellini. «Lo tengo giù al parco di Crissy Field» continuò con orgoglio «è il motivo per cui mi sono dovuto trasferire qui. Il mio sponsor è un collezionista privato e ha alcuni dei migliori esemplari al mondo risalenti alla Prima guerra mondiale. Mi ha permesso di restaurare il suo Sopwith Camel...»

«Signore, una semplice macchina andrà benissimo» lo interruppi io.

«E sarebbe meglio che andassimo senza di lei. È troppo pericoloso» aggiunse mia sorella.

Il dottor Chase aggrottò la fronte, imbarazzato. «Aspettate un minuto... Annabeth è mia figlia. Pericoloso o meno, io... io non posso starmene...»

«Merenda» annunciò la signora Chase entrando con un vassoio pieno di panini al burro di arachidi, Coca-Cola e biscotti appena sfornati, con le gocce di cioccolata ancora calde. Io, Percy e Talia ingollammo qualche biscotto, mentre Zoe continuava: «Posso guidare io. Non sono giovane come sembro. Prometto di non distruggerle la macchina»

La signora Chase aggrottò la fronte. «Che sta succedendo?»

«Annabeth è in pericolo» rispose il marito «sul Monte Tam. Li accompagnerei io ma... a quanto pare non c'è posto per i mortali»

Ebbi l'impressione che per lui pronunciare quell'ultima frase dovesse costargli molto. Mi aspettavo che la signora Chase si opponesse. Invece annuì. «Allora sarà meglio che si sbrighino»

«Giusto!». Il dottor Chase saltò in piedi e cominciò a tastarsi le tasche. «Le mie chiavi...»

La moglie sospirò. «Frederick, mio dio. Perderesti anche la testa se non la chiudessi sempre in quel tuo cappello da aviatore. Le chiavi sono appese al gancio vicino alla porta d'ingresso»

«Giusto!»

Zoe afferrò un panino. «Grazie a entrambi. Ora dovremmo andare»

Corremmo fuori dalla porta e giù per le scale, seguiti dai Chase. «Percy» chiamò la signora Chase mentre stavo uscendo «di' ad Annabeth... dille che questa è sempre la sua casa... per favore. Ricordaglielo»

Sinceramente non capivo che problemi avesse Annabeth. Io avrei fatto carte false per avere una famiglia come la sua... certo, potevo capire che non volesse metterli in pericolo, però era chiaro che le volevano bene e ci tenevano a lei. «Glielo dirò» promise Percy.

«Ma questo affare non può andare un po' più veloce?» domandò Talia una volta che partimmo.

Zoe le scoccò un'occhiataccia. «Non posso controllare il traffico»

«Mi sembra di sentire mia madre... e mi riferisco a tutte e due» commentò Percy, seduto di fianco a me.

«Chiudi il becco!» risposero all'unisono.

Zoe zigzagava in mezzo al traffico del Golden Gate. Il sole stava calando all'orizzonte quando finalmente arrivammo nella contea di Marin e uscimmo dall'autostrada. Le strade erano strettissime e si snodavano tortuose in mezzo a foreste e colline, costeggiando ripide gole. Zoe non accennò a rallentare. «Perché sento odore di pastiglie per la tosse?» chiese Percy.

«Eucalipti». Zoe indicò i grossi alberi che avevamo intorno.

«Quella roba che mangiano i koala?»

«La mangiano anche i mostri» rispose lei «adorano masticarne le foglie. Soprattutto i draghi»

«I draghi masticano le foglie di eucalipto?»

«Credimi, se avessi l'alito dei draghi, anche tu masticheresti eucalipto» spiegò Zoe.

«Lo masticherei anche se non avessi l'alito dei draghi» buttai lì.

Percy mi guardò come se fossi matta. «Perché?»

Mi strinsi nelle spalle. «Mi piace l'eucalipto» spiegai, osservando distrattamente la strada davanti a noi «ha un odore fortissimo ma è buono. Spesso mi fa passare il mal di testa»

Talia sbuffò divertita. «Mi ricordo una volta... avevi sei anni, e siamo passati davanti a degli alberi di eucalipto. Hai riempito di nascosto il tuo zaino di foglie... non capivo da dove cavolo venisse quell'odore fortissimo. Poi ti ho beccata in piena notte mentre le sniffavi invece che dormire»

Percy ridacchiò e io alzai gli occhi al cielo, vagamente imbarazzata. «Così quello è il Monte della Disperazione?» domandò poco dopo.

«Sì» rispose Zoe asciutta.

«Perché lo chiamano così?»

Rimase zitta per più di un chilometro prima di rispondergli. «Dopo la guerra fra i Titani e gli dei, molti dei titani furono puniti e imprigionati. Crono fu fatto a brandelli e gettato nel Tartaro. Il suo braccio destro, il generale che guidava le sue armate, fu rinchiuso lassù, sulla vetta, dietro il Giardino delle Esperidi»

«Il Generale» disse Percy.

Le nuvole sembravano vorticare attorno alla cima, come se il monte le attirasse e le facesse girare come una trottola. «Che sta succedendo? Una tempesta?»

Zoe non rispose. Ebbi la sensazione che conoscesse benissimo il significato di quelle nubi e che non le piacesse per niente. «Dobbiamo concentrarci» intervenne Talia «la Foschia è molto forte da queste parti»

«Quella magica o quella naturale?» chiese Percy.

«Entrambe»

Le nuvole grigie turbinavano ancora più fitte sopra la montagna, e noi continuammo a guidare proprio in quella direzione. Adesso eravamo usciti dalla foresta e percorrevamo ampi spazi aperti fatti di scogliere, erba, rocce e nebbia. «Guardate!» gridò Percy all'improvviso.

Mi voltai verso la direzione in cui stava guardando, ma non vidi niente. «Cosa?» chiesi.

«Una grande nave bianca» spiegò lui «attraccata vicino alla spiaggia. Sembrava una nave da crociera»

«Di immortales... la nave di Luke?» dissi preoccupata.

Percy non rispose, ma capii che pensava che fosse proprio quella. «Avremo compagnia, allora» commentò Zoe, cupa «l'esercito di Crono»

Improvvisamente un formicolio fin troppo familiare mi invase per tutto il corpo. Mi sembrava addirittura di respirare energia statica. Sapevo perfettamente quello che stava per succedere. Mi irrigidii; con la coda dell'occhio vidi Talia fare lo stesso. Doveva averlo avvertito anche lei. «FERMA!» gridai «FERMA LA MACCHINA!»

Anche Zoe probabilmente aveva percepito qualcosa di storto, perché pigiò sui freni senza protestare. La Volkswagen gialla fece due testacoda prima di fermarsi sul ciglio della scogliera. «FUORI!» gridò Talia, aprendo lo sportello.

Seguii il suo esempio e mi gettai in strada appena in tempo; un secondo dopo un "BOOM!" mi spaccò i timpani.

Il lampo di un fulmine e la Volkswagen del dottor Chase esplose come una granata giallo canarino. Rotolai via per evitare le schegge; Zoe mi afferrò e mi costrinse a rannicchiarmi accanto a lei. Udii un rumore come di pioggia metallica, e quando aprii gli occhi eravamo circondati dai rottami. Parte della macchina si era conficcata nell'asfalto. Il cofano fumante stava ruotando su sé stesso. La strada era cosparsa di pezzi di carrozzeria gialla. «Di immortales» dissi debolmente. Guardai Zoe. «Stai bene?»

«Sì. E tu?»

«Io-»

«LEXY!». Talia mi corse incontro, ritirando lo scudo. Si inginocchiò vicino a me e mi tirò in piedi. «Non posso crederci» ringhiò «stai bene? Ma che diavolo...»

«Sto bene» risposi «sono tutta intera. Dov'è-»

«Sono qui» mi interruppe Percy, sbucando dietro mia sorella. Fortunatamente era tutto intero. «Sto bene» mi rassicurò «ma che cosa-»

«E per mano di un genitore, un altro dovrà perire» recitò Talia furiosa «maledetto! Voleva distruggere una delle sue figlie?!»

Mi strofinai stancamente il viso. La sensazione che avevo avuto appena prima che il fulmine colpisse era familiare, sì... ma c'era qualcosa di strano. «Lia, non credo che sia stato lui» dissi «sono già stata colpita da una folgore di nostro padre, ma questa mi sembrava diversa»

«E allora di chi era?» domandò Talia.

«Non lo so, ma... forse era di Crono. Zoe l'aveva appena nominato, e-»

Talia scosse la testa, con un'espressione arrabbiata e sbigottita. «No. Non è andata così»

Sospirai profondamente. «Non credo fosse la sua, Lia. Quello che la manticora ti ha detto giù al molo-»

«Non mi va di parlarne» tagliò corto «ero solo scioccata, tutto qui»

«Crono sta cercando di manipolarti» insistetti «vuole farti arrabbiare con nostro padre, così riuscirà a farti uccidere l'Ofiotauro». Attesi che dicesse qualcosa, ma le sue labbra erano premute saldamente insieme. Le misi le mani sulle spalle. «Lia, non ci vuole morte, perché se così fosse stato non saremmo qui a discutere. Non ci avrebbe nemmeno aiutate alla diga. So quello che dico: non è stato lui. Devi fidarti di me»

Talia alzò lo sguardo su di me. Per un lungo momento ci fissammo. Poi sospirò. «Non so come fai ad esserne così sicura...» disse incerta «ma mi fido di te, Lexy. Se dici che non è stato lui...»

Strinsi appena la presa sulle sue spalle. «Grazie. E adesso» mi voltai verso Zoe «dove siamo? Manca molto?»

«Ci siamo quasi» rispose lei «seguitemi»

Dall'altra parte della strada, la nebbia si raccoglieva in fitti strati. Zoe ne attraversò uno e in un attimo svanì. Io, Percy e Talia ci scambiammo uno sguardo. «Concentratevi su Zoe» ci consigliò lei «la stiamo seguendo. Entrate nella nebbia e tenetelo a mente»

Osservai Talia entrare nella nebbia. Io e Percy ci guardammo. «Pronta?» mi domandò.

Presi un bel respiro. «Sì, sono pronta»

Percy mi tese la mano. L'istinto non mi fece esitare un attimo, ma alla fine intrecciai le dita con le sue, e insieme seguimmo Talia.

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